The authors question the common idea that a paedophile is affected by a severe psychiatric problem or personality disorder, underlying instead a different evidence. In the vast majority of cases an individual indicted for sexual abuse on minors does not show any pathological personality profile in strict terms, appearing as a “perfect whoever”, as mentioned in the title of this paper. If in our penal code the category of paedophilia is summarized by a specific behaviour, i.e. engaging in sexual actions with a child under fourteen (under sixteen in specific cases), in the field of psychopathology we do not have such a strict and unequivocal definition. While we ascertain the presence of a paedophilic behaviour in an individual we can not predict which kind of personality traits characterizes this individual and,more importantly, if he is affected at all by any psychiatric disturbance relevant in the forensic field. Our experience, supported by international literature, is that such a disturbance is not ordinarily present except in rare cases of major psychoses, mental retardation or severe personality disorders with marked sadistic or antisocial traits. The authors stress also another important topic. In their view the paedophilic behaviour is not exclusively a sexual crime at all, even though sexuality is involved. In the vast majority of cases an indicted individual is a relevant figure in the emotional sphere of the child,belonging to his parental or social environment. So, this criminal behaviour is, in the authors’ opinion, related instead to the psychological situation connected to cases of circumventions of an incapable. Thus it finds its determinants in the relation between the child victim and the adult, who manipulates him/her in order to exploit his dominant role. In this situation the paedophile creates an aura of confidence and dependence in which sexual behaviour is just a tool to reach his goal of creating an atmosphere of intimacy and proximity with the child victim, alluring and enticing him in a special and exclusive relationship. What happens is that the child requests affective intimacy to the adult while the latter deliberately misinterprets this need through a manipulative use of his sexual behaviour as a goal to strengthen and mark this intimacy. This set of “sexual” actions leads to a subsequent strengthening of relation between the child and the paedophile, though of a distorted kind,with an improper use of sexuality (very often completely different from the adult sexuality which the paedophile exercises in a complete form with his adult partner – wife, fiancé, girlfriend, etc.). One more point is the fact that at present times paedophilic behaviour is generally confined to male sex. The authors do not have an answer to this specificity, even though they try to put forward some hypotheses. One of these, taking into account an historical and a psychodynamic perspective, suggests that a male individual may feel a sort of repressed longing, compared to the female role, for the education and rearing of a child. This repressed need is enacted through the exercise of sexual power on the child victim,so that the paedophile is nevertheless able to impress his mark,deep and indelible, on the child exercising his criminal behaviour.Gli autori mettono in dubbio l’idea comune che il pedofilo sia affetto da un grave problema psichiatrico o da un grave disturbo di personalità, sottolineando invece una diversa evidenza. Nella grande maggioranza dei casi un soggetto imputato per un abuso sessuale su minore non mostra alcun profilo di personalità patologico strictu sensu, apparendo come un “perfetto chiunque”, così come indicato nel titolo di questo articolo. Se nel nostro codice penale la categoria del pedofilo è sussunta sotto uno specifico comportamento, cioè quello di ingaggiare azioni a contenuto sessuale con un bambino al di sotto dei quattordici anni d’età (al di sotto dei sedici in casi specifici), nel campo della psicopatologia non disponiamo di una tale stringente ed inequivocabile definizione. Mentre rileviamo la presenza di un comportamento pedofilo in un dato individuo, non possiamo predire quali tratti personologici caratterizzino quel dato individuo e, fatto ancor più importante, addirittura se egli sia affetto da qualche disturbo psichiatrico rilevante sotto il profilo psichiatrico-forense. La nostra esperienza, sostenuta dalla letteratura internazionale, è che un disturbo psichiatrico non è affatto ordinariamente presente, eccetto in qualche raro caso di psicosi maggiore, ritardo mentale o gravi disturbi di personalità con elevati tratti sadici e anti-sociali. Gli autori mettono l’accento anche su un’altra questione importante. Secondo il loro punto di vista il comportamento pedofilo non è esclusivamente un reato sessuale, per quanto la sessualità vi sia coinvolta. Nella grande maggioranza dei casi un imputato di pedofilia è figura di rilievo nella sfera emotiva del bambino, appartenendo al suo ambiente parentale o sociale. In questo modo, questo reato risulta, almeno nell’opinione degli autori, invece correlato alla situazione che fa da sfondo ai casi di circonvenzione d’incapace. Esso reato trae così la sua origine nella relazione tra la vittima-bambino e l’adulto, che manipola la vittima al fine di sfruttare il proprio ruolo dominante. In questa situazione il pedofilo crea un’aura di confidenza e dipendenza nella quale il comportamento sessuale è soltanto uno strumento per raggiungere il proprio scopo, quello di creare un’atmosfera di intimità e prossimità con il bambino, la vittima, lusingandolo e allettandolo in una relazione affatto speciale ed esclusiva. Quello che accade è che mentre il bambino richiede intimità affettiva all’adulto, quest’ultimo gli offre deliberatamente una restituzione ingannevole di questa richiesta, attraverso l’uso manipolativo del comportamento sessuale come fine per rafforzare e marcare questa intimità. Tale insieme di azioni “sessuali” conduce ad un successivo consolidamento della relazione tra bambino e pedofilo, benché appunto in modo distorto e attraverso la sessualità (molto spesso completamente diversa dalla sessualità adulta che il medesimo pedofilo esercita invece in modo completo col proprio partner adulto – moglie, fidanzata, compagna, etc.). Un ulteriore punto è il fatto che attualmente il comportamento pedofilo è generalmente confinato al sesso maschile. Gli autori non hanno una risposta a questa specificità, per quanto tentino di proporre alcune ipotesi. Una di esse,che tiene in considerazione una prospettiva storica e psicodinamica, suggerisce che un maschio possa avvertire una sorta di invidia nostalgica rimossa, rispetto al ruolo femminile, per gli aspetti connessi all’educazione ed alla crescita di un bambino. Essi verrebbero allora agiti attraverso l’esercizio di un potere sessuale su di lui, così da imporre una sorta di impronta, profonda ed esclusiva, che s’imporrà attraverso il comportamento criminoso