Pasquale Penta (1859-1904), un antropologo criminale non soltanto “lombrosiano”

Abstract

In the updating of medical historiography the debate of positive or negative expressions about the criminal anthropology asproposed by Lombroso never seems to have ceased. Some critical remarks already began within the same boundaries of theschool that recognized him as a teacher. In retracing the incessant discussion, our attention focused on the almost forgottenfigure of Pasquale Penta, a psychiatrist and criminal anthropologist of the late nineteenth century who had a good reputationamong his contemporaries, presenting himself in the Italian scientific world as one of the most valid exponents of the studiesof sector. He soon knew the works of Cesare Lombroso and accepted his dictation, but with a personal position. It stood alongsidethose who felt they had to counteract a criminal determinism based on individual anthropometry and in particular on themetric observation of the skull. Our analysis also focuses on the text of his lectures dictated in the school year 1899-1900 inthe University of Naples collected in a lithographed volume, a really useful tool to learn the history of teaching psychiatry andcriminal anthropology in a fundamental period of the doctrinal development of these two disciplines.Nell’aggiornamento della storiografia medica sembra non essere mai cessato il dibattito circa l’esprimersi pro o contro l’antropologiacriminale così come proposta da Lombroso. Alcune osservazioni critiche erano peraltro già nate dentro gli stessi confini della scuolache lo riconosceva maestro. Nel ripercorrere l’incessante discussione la nostra attenzione si è focalizzata sulla quasi dimenticatafigura di Pasquale Penta, psichiatra e antropologo criminale di fine Ottocento che pure ebbe buona notorietà tra i suoi contemporaneiproponendosi nel mondo scientifico italiano come uno dei più validi esponenti degli studi di settore. Conobbe presto le opere diCesare Lombroso e ne accettò il dettato, ma con una personale posizione. Si collocava a fianco di quanti sentivano di dover contrastareun determinismo criminale basato sull’antropometria individuale ed in particolare sull’osservazione metrica del cranio.La nostra analisi si incentra inoltre sul testo delle sue lezioni dettate nell’anno accademico 1899-1900 nell’Università di Napoli eraccolte in forma litografata in volume, strumento davvero utile per conoscere la storia dell’insegnamento della psichiatria e dell’antropologiacriminale in un periodo fondamentale dello sviluppo dottrinario di queste due discipline

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