L’intervento presenta un quadro delle consuetudini pedagogiche dell’aristocrazia piemontese delineato da Alfieri nella "Vita" e nella sesta satira sull’"Educazione", trasposizione caricaturale di una situazione personalmente vissuta e patita, e intermedia tra le due redazioni dell’autobiografia, che condanna senza appello i cattivi maestri. Costruite sulle brevi battute di dialogo fra il borioso aristocratico e il modesto precettore, le terzine mettono in luce la scarsa rilevanza dell’educazione in sé e la bassa collocazione dei docenti nella scala sociale. Né è da escludere che la sesta satira di Ariosto "A Messer Pietro Bembo" sull’educazione, pur nella diversità di un registro esplicitamente oraziano, abbia lasciato traccia nella memoria letteraria di Alfieri