Don Giuseppe Zammit detto “Brighella” non è noto oggi come lo era nei
suoi tempi soprattutto perché scrisse poesie occasionali di tono minore che furono poi
dimenticate con il passare degli anni. Lo scopo di questa ricerca è di fissare le tappe più
importanti della sua vita: nascita, infanzia, gioventù, primo amore, studi, presbiterato,
prime pubblicazioni, studi a Roma, il ritorno e la ripresa dell’attività letteraria e
giornalistica, il carcere, la sua fama come poeta latino e italiano, la vecchiaia, la sua
morte e le sue connessioni con l’Italia e con la realtà storica, sociale, politica, religiosa,
letteraria di Malta sotto gli Inglesi nell’Ottocecento. Si cercherà anche di elencare le
sue pubblicazioni, libri, giornali in latino, italiano e maltese che gli procurarono il nome
di poeta famoso. Si vedrà anche quanto questo scrittore prolifico fosse intelligente e
aperto a tutte le influenze del suo tempo di Malta e dell’Italia e quanto fosse impegnato
quando lodò o criticò persone importanti dei suoi tempi. Molti suoi lavori sono sparsi in
giornali e spesso non sono firmati ma fortunatamente il manoscritto 33 della Biblioteca
maltese e il manoscritto “In Hebreos” della collezione del Cavaliere John Frendo Azopardi
contengono raccolte ampie delle sue poesie italiane. Inoltre esiste un libro di cento
sonetti tronchi dedicati ad un certo Pasquino. Esaminando la sua produzione in italiano
si nota che il poeta è collegato alla tradizione letteraria italiana contemporanea. Nei suoi
scritti notiamo che la sua posizione ideologica si manifesta sempre a favore della dottrina
cristiana, del gesuitismo, dell’antiliberalismo, del papismo e del nazionalismo. È sempre
accanito contro gli esuli italiani, Garibaldi e Vittorio Emmanuele II e si schiera contro la
corruzione delle istituzioni dell’Ottocento maltese. Alcune poesie che saranno citate e
analizzate sono i sonetti Ritratto dell’Associazione Patriottica, Ad un predicatore insulso
– che fece la predicina di S. Antonio, un altro contro Gaspard le Marchant, il governatore
inglese, un sonetto contro Don Marforio (Quod superest date pauperibus), i cento sonetti
contro Pasquino, in cui ricalca Li Tre Giuli di Giambattista Casti, fra cui i numeri LX e C
che ricordano il Petrarca, il XXXIV che menziona il tema famoso della libertà di stampa,
il LXXXIV, un’ invettiva feroce, e il XLVII che ricorda Rustico da Filippo. Inoltre troviamo
stilemi danteschi ed alfieriani in O stupidi costumi imperversanti. Interessante l’inno
A nostra donna del Carmelo e A Sant’Elena imperatrice che si possono inserire nella
tradizione arcadica e manzoniana. Ci sono inoltre le poesie amorose, fra cui L’invito, una
canzonetta arcadica con modulazioni metastasiane, rulliane, frugoniane e montiane. Va
notato che durante la sua vita e anche anni dopo la sua morte, per molti anni Zammit fu
noto come il più grande umanista maltese.peer-reviewe