Liminarietà e temporalità nelle interpretazioni cinematografiche della diaspora italoaustraliana di Giorgio Mangiamele

Abstract

La presente relazione intende partire dai concetti di liminarietà e temporalità elaborati da Hamid Nacify (2001) per analizzare i temi relativi alla diaspora italoaustraliana trattati nell’opera cinematografica di Giorgio Mangiamele con particolare riferimento alla due versione di The Spag. Caso più unico che raro del primo periodo immigratorio del secondo dopoguerra si rivela l’esperienza di Giorgio Mangiamele, nato al Catania nel 1926 e emigrato a Melbourne nel 1952 dove la sua passione per il cinema lo portò a dare un contributo notevole all’emergente cultura cinematgrafica australiana anche se è stato poi poco riconosciuto nonostante la sua induscitibile bravura come cineoperatore e regista. Mangiamele, difatti, è da considerarsi il fondatore del “cinema d’arte” in Australia — il suo è l’unico nome italiano riportato nel lavoro fondamentale di John Baxter (1970) sul cinema australiano — e il primo lungometraggio da lui realizzato Clay (1965) è stato il primo film australiano ammesso al festival del cinema di Cannes procurando così alla produzione cinematografica australiana un primo successo artistico a livello internazionale. Oltre a Clay e Beyond Reason (1970) Mangiamele conta al suo attivo sei film, prodotti tra il 1953 ed il 1970 nonché cinque documentari sulla Nuova Guinea finanziati dal governo di quel paese prodotti all’inizio degli anni ’80. Le prime produzioni — The Contract (1953), Unwanted (ca 1957 ma purtroppo andato disperso), The Brothers (1958), The Spag (1961) e Ninety-Nine Per cent (1963) — trattano temi che riguardano l’emigrazione italiana in Australia degli anni ’50 vista in tutta la sua contemporaneità ed immediatezza come parte integrale della condizione esistenziale dell’uomo moderno. Unico cineasta australiano ad occuparsi in quel periodo del fenomeno emigratorio — la prima produzione australiana They’re a weird mob appare solo nel 1966 e presenta un’impostazione del tutto antitetica — Mangiamele mette a fuoco la dislocazione, l’alienazione, la solitudine ed il richiamo del paese d’origine che costituisce l’esperienza dei suoi personaggi emblematici alle prese con la necessità di dover ambientarsi in una societa per molti versi poco accogliente. English: This report is from the terms liminarietà and temporality processed by Hamid Nacify (2001) to analyse the Italian-Australian diaspora issues treated in the film by Giorgio Mangiamele with particular reference to two version of The Spag. More unique than rare case of early post-war immigration turns the experience of Giorgio Mangiamele, born in Catania in 1926 and emigrated to Melbourne in 1952 where his passion for the cinema led him to give a substantial contribution to the emerging cinematgrafica Australian culture although it was then little recognized despite his induscitibile bravery as cameraman and Director. Mangiamele, in fact, is considered the founder of the art cinema in Australia — his is the only Italian name reported in the fundamental work of John Baxter (1970) Australian film — and the first feature film he made Clay (1965) was the first Australian film admitted to the Cannes film festival brought him to the Australian film production a first artistic success internationally. In addition to Clay and Beyond Reason (1970) Mangiamele has to his credit six films, produced between 1953 and 1970 and five documentaries on New Guinea Government funded the country\u27s products in the early \u27 80. The first productions — The Contract (1953), Unwanted (ca 1957 but unfortunately went missing), The Brothers (1958), The Spag (1961) and Ninety-Nine Per cent (1963) — deal with themes relating to the Italian diaspora in Australia of the years \u27 50 vista in all its contemporaneity and immediacy as an integral part of the existential condition of modern man. Unique Australian filmmaker responsible at the time of the emigration phenomenon — the first Australian production They\u27re a weird mob appears only in 1966 and has a setting quite antithetical — Mangiamele focuses the dislocation, alienation, loneliness and the lure of the country of origin which is the experience of its emblematic characters grappling with the need to Acclimate in a society in many ways unwelcoming

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