Sironen, Timo

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ARCTOS ACTA PHILOLOGICA FENNICA VOL. XVII HELSINKI 1983 HELSINGFORS Jaakko Aronen liro Kajanto Mika Kajava Bengt Lofsted t Martti Nyman Tuomo Pekkanen INDEX 'An;wcrtxaxoL ltEot and 'Alta va ÙJtO'tQOJttda in the Ro-man Forum: A Note on IGUR 94-95 ........... . Notes on the Cult of Fortuna ................... . A Note on the Text Tradition of CIL IX 1973 ....... . Zur Latinitat von T. Mores Utopia ............... . Reconstructing Compound Accentuation: On the Pre-Latin Initial Stress ............................. . The Hellusii and the Oxiones of T-ac. Germ~ 46,4 .... 5 13 21 23 31 49 Leena Pietila-Castrén Atria Tiberina: Remarks on Ovid's Fasti 4,275-347 . . 61 Olli Salomies Timo Sironen Heikki Solin Rolf W estman Toivo Viljamaa Mai ja Vaisanen Appius Claudius Iulianus und CIL X 1688 ....... . Un nuovo documento osco-lucano del IV sec. a.C. da Pisticci Analecta epigraphica LXXX-LXXXV Analecta Oenoandensia: Zu neuen Fragmenten des Dio-genes Gallus - Soldier or Shepherd? Una nave d'Alceo in tempesta: Che tipo di allegoria: Un 69 79 87 109 119 commento al "Dichter und Gruppe" di W. Rosler 123 De novts libris iudicia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 135 UN NUOVO DOCUMENTO OSGO-LUCANO DrEL IV SEC A.C. DA PISTICCI Timo Sironen A Pisticci (prov. di Matera) non sono state finora scoperte epigrafi osco-lucane. Pisticci si trova a ca. 22 km da Metaponto verso ovest ed altrettanti a nord di Eraclea, tra i fiumi Basento e Salandrella. Essa viene di solito attribuita al proschoros di Metaponto.l È uno degli insediamenti lucani meglio documentati con ceramica greca, magnogreca e locale, la cui vita comincia già dall' VIII secolo a.1C. 2 Abbiamo persino testimonianze epigrafiche da Pisticci, come la dedica graffita in alfabeto acheo , sotto uno skyphos attico, eseguito a Metaponto o forse proprio a P'isticci. 3 Durante il IV secolo a.C,. la pressione dei Lucani era molto intensa nel Metapontino, soprattutto nella seconda metà di ess<?: ad esempio Cleonimo di Sparta, chiamato in aiuto dai tarantini, si alleò con i Lucani ed entrò poi con loro a Metaponto nel 302 a.C. 4 A Pisticci si hanno pochissimi ritrovamenti archeologici risalenti al periodo successivo alla prima metà del III secolo a.C. 5 e questo fa pensare che l'insediamento abbia finito di esistere. E,cco lo sfondo storico-archeologico di Pisticci. l D. Adamesteanu, La Basilicata antica. Storia e monumenti,. Cava dei Tirreni 1974, 158. Angela Pontrandolfo Greco,. I Lucani. ~Etnografia e archeologia di una regione antica, Milano 1982, .62-63. 78. 109-110. Cfr. D. Adamesteanu-·Cl. Vatin, L'arrière-pays de Métaponte, CRAI 197·6, 110-123. 2 Pontrandolfo Greco 29 e 62--63. 3 Ibidem l 09-110. 4 D'iod. Sic. 20,104,1-3. Ath. 13,605 D~-E. Cfr. Maria Teresa ·Giannotta, Meta-ponto ellenistico romana, Galatina 1980, 12-13. 5 Maria Letizia Gualandi-Christina Palazzi-M. Paoletti, La Lucania orientale, Società romana e produzione schiavistica I, L'Italia: Insediamenti e forme eco-nomiche (1981, a cura di A. ,Giardina e A. Schiavone),. 155-179. 502-504 (note). Tavv. IV-VIII. "Pisticci. Necropoli che cessa alla fine del IV-inizi 80 Timo S.ironen Il 24 giugno 1980, 1n uno scavo eseguito dal dott. Marcello Tagliante nel centro di Pisticci, fu scoperto un peso da telaio iscritto. Il telaio fu presentato nell'ottobre dello stesso anno al Convegno di Taranto anche a studiosi di epigrafia e di linguistica italica, rimanendo però inedito, forse per difficoltà interpretati ve. N el giugno 1983 ne ebbi notizia dal prot Dinu Adamesteanu a Metaponto che assieme al dott. Tagliante mi ha subito proposto una pubblicazione. I dati di scavo mi sono stati gentil-mente forniti dal dott. Tagliante al quale va un particolare ringraziamento come anche al prof. Salvatore B·ianco e alla dott.ssa Francesca Quarato. Dati di scavo (dott. Tagliante): data 24. 6. 1980. Località: Pisticci (MT), Via M. Pagano (proprietà Lazzazzera). Ubicazione: buca 4, profondità di ca. ·cm 150-200. Datazione archeologica: contesto di fine IV secolo-inizi III secolo a.C. con ceramica a vernice nera. Luogo di conservazione: Museo di Metaponto, inv. n. 139644. D,escrizione dell'oggetto: peso da telaio, tronco, piramidale, forato. Misure (dall'autore): altezza 20-3 7 mm, lun-ghezza del lato 67 mm, spessore 17-30 mm, peso ca~ gr. 90. Vedi le figure l. e 2. (foto dell'autore). Testo (scritto evidentemente sull'argilla prima della cottura dell'oggetto): Fcx<J-r, ovviamente nome del fabbricante (v. interpretazione); altezza delle lettere: F e x 10 mm, E 9 mm, a 12 mm, ,; 8 rom, ben regolari tranne l'ultima. La prima lettera, digamma F, è greca, che normalmente nell'alfabeto dell'asco lucano-bruzio si scriveva con la lettera epicorica [; questo potrebbe far pensare che il testo sia greco; infatti, nella vicina Eraclea alla fine del IV secolo a.C.. si usava ancora la digatnma, ma dato che qui si tratta quasi sicuramente di un'epigrafe osco-lucana si potrebbe spiegare solo con un'influenza greca. 6 Potremmo anche essere in presenza del III a.C. Tesoretto della fine del III a.C." (per le indicazioni bibHografiche di scavo ecc., vedi pp. 174-175 dell'elenco dei ritrovamenti). - Interessante è anche l'articolo di E. Lepore nello stesso volume, ·Geografia del modo di produzione schiavistico e modi residui in Italia meridionale, pp. 79-85 e 480 -482 (note). 6 Un altro d'imprestito di una lettera greca (X): Vetter, Handb. it. Dial., nro. 184 (da Anzi, Lucania interna). Cfr. M. Lejeune, Phonologie osque et graphie grecque, REA 72 (19'7·0) 3·08. 271-273. 2716-277 e 315 (sulle origini e sullo sviluppo dell'alfabeto dell' osco meridionale, cioè lucano-bruzio). Altri casi di uso di un grafema greco W: o-ra() otiJt() a Lao bruzio nel IV sec a.C. (Vetter 200 F 3), Nu~tpt~ nella defixio bruzia di Tiriolo del III-II sec. a;C. (P. Poccetti, Un nuovo documento asco-lucano 81 Fig. l. Scala l: l. Fotografato 9. 6. 1983. 82 Timo Sironen Fig. 2. . . ,..---· .. ·-...:.,... FfK)i. Fig. 3. Scala 1:1. Un nuovo documento asco-lucano 83 di una fase più antica dell'alfabeto lucano finora sconosciuta, ma la spiega-zione d'influenza greca è più probabile. La quarta lettera,<, è una sigma ~ a solo tre striscie che potrebbe essere sia corsiva che del tipo epicorico dell' osco campano-sannita; in altre epigrafi lucano-bruzie del IV e del III secolo si ha il tipo a quattro strisci e; 7 è possibile che si tratti della stessa lettera dell'alfabeto ionico-tarentino. Tenendo conto del tipo del l'oggetto e del testo può darsi che si tratti semplicemente di una forma corsiva della sigma epicorica; questa sarà le spiegazione più semplice e logica. La striscia orizzontale dell'ultima lettera, T, è un po' incompleta, scritta in fretta. Nessun segno di interpunzione è visibile tra le lettere; le distanze sono rispettivamente di 9, 9, 8 e 7 mm. Vedi le figure l. e 3. in scala di l: 1.. Dopo aver descritto il testo, passiamo all'interpretazione. N ella pubblicazione di questo documento si affrontano le problematiche di simili epigrafi brevi, come ad es. quelle del graffito osco-lucano di Montegiordano (CS). 8 Sono testi in sé brevissimi e sporadici (mancano paralleli meridionali o tipologici) e quindi, anche se si conoscesse bene l'ambito culturale e anche se gli argomenti decisivi per una classificazione linguistica fossero abbastanza convincenti, non ci si può muovere in base a criteri assoluti e generali, ma probabilistici ed applicabili caso per caso. Ci si suol basare sia su argomentazioni inerenti .la grafia sia su elementi stretta-mente linguistici. Però, nonostante la scarsa rilevailza di dati paleografici, onomastici e linguistici che si possono ricavare da tali documenti, tutto viene ricompensato dal valore documentario di queste nuove acquisizioni anche per le implicazioni storiche. 9 Nel presente caso, oltre ai dati paleografici, il valore documentario è importante. Vorrei ricordare Nuovi documenti italici a complemento del Manuale di E. Vetter, Pisa 1979, nro. 190, in seguito Po) e N() O'I'() a Montegiordano nel ca. 350 a.C., nella Lucania meridionale (Poccetti, 79 dell'op.cit. nella nota ,g, sotto). L'uso del grafema 8 : !lEbbEL~ a Messina ca. 289 a.C. (Vetter, nro. 196); cfr. Lejeune, Phonologie osque 311. Poccetti sottolinea il fatto che l'uso del grafema greco era finora circoscritto al Bruzio. 7 Lejeune, Phonologie osque 273,. i tipi ~l e ~2- Un tipo corsivo si ha nella defixio di Tiriolo (Po 190, foto ad es. A. de Franciscis-----0·. Parlangeli, Gli Italici del Bruzio nei documenti epigrafici, Napoli 1960, fig. 15). 8 P. Poccetti, Nuovi contributi alla topografia della documentazione italica, AIUONLing 2 (.1980) 77-79·. 9 Idem ibidem 77-78. 84 Timo Sironen che il nostro documento, almeno per quanto sappia io, è il primo di questo tipo tra tutti i documenti oschi e perciò difficile da interpretare (senza paralleli), ·ma come tale pure interessante/importante. Il contesto dell'epigrafe sopra descritta induce a pensare ad una sigla di antroponimo, cioè del nome del fabbricante. Visto che il testo non sembra greco, 1 o sarà verosimilmente i tali co e probabilmente osco-lucano. 11 Quindi la sigla, di tipo bimembre, 1 2 si scioglierebbe in una formula onomastica italica. Fcxo--r come sigla non è stata ancora documentata nell' onomastica osca.13 Però, visto che conosciamo già l'abbreviazione ST in un bollo laterizio proveniente da Pietrabbondante, 14 sembra logico pensare ad una divisione in Fcx( ) <JT( ) che,. ovviamente, indicherebbe il praenom.en e il gentilicium abbreviati del fabbricante. Quindi, le ipotesi per il gentilicium sarebbero: a-r(atEç), a-r(aTtEç), a-r(aÀÀtEç) e possibil~ :mente anche a-r( aTtAtEç) .15 La più probabile, comunque, sarà a-r( aÀÀtEç). 10 A meno che si tratti di un errore oppure di un proton legomenon abbreviato/ incompleto, non sembra greco. Per un parallelo greco: su un peso da telaio greco di Metaponto dello stesso periodo (nel Museo delle Tavole Palatine) il nome del fabbricante greco è stato scritto in pieno: API~TOKAH/IA~ (però, questo peso è di forma cilindrica con uno spazio un po' più grande per il nome, non piramidale come il nostro). Il contesto J:?Otrebbe far pensare anche ad una sigla o ad un'abbreviazione di un numerale sia greca che osco-lucana, che indicava il numero forse della serie oppure dell'esemplare; si ricordi che nelle tavole di Eraclea, più o meno contemporanee al telaio, si ha FÉx-ta 'sesto' (2,106). 11 È praticamente impossibile che si tratti di messapico. 12 Paralleli di sigle bimembri abbreviati nel repertorio di M. Lejeune, L'anthro-ponymie osque (Paris 1976, in seguito AO): numeri 62-67 (monete lucano-bruzie), 108-125 (bolli laterizi pompeiani), 142 (bollo laterizio lucano) e 149 bis (bollo laterizio mamertino); cfr. anche i numeri 137, 139-195 e 201 -203 del repertorio nonché p. 39; cfr. soprattutto il graffito di Montegiordano. Su un'interpretazione per una sigla trimembre, vedi p. 85 e la nota 22. 13 I dati sull'onomastica osca sono ancora molto limitati, cfr. Lejeune, AO 28-29. 14 A. La Regina, RhMus 109 (1966) 2~67, nro. 10. Po 30. Cfr. anche l'abbrevia-zione ST(ATIS?) Lejeune, AO nro. 115 (= Vetter nro. 41). 15 Paralleli per il gentilizio Staius in Lejeune, AO repertorio: 3 7-38, 41, 44, 137, 140?, 227 e 231-232 (da Pietrabbondante e Boiano); per Statius: 40, 241 e 263 (da Pietrabbondante, dal Sannio e di provenienza ignota); per Stallius (o Statilius): 249 (da Rossano di Vaglio, datazione II sec. a.C.); un altro Stallius / Statilius lucano conosciamo da fonti letterarie: il condottiere dei lucani e dei Un nuovo documento osco-lucano 85 Il prenome Fcx( ) , invece, rimarrà privo di paralleli. N el repertorio del Lejeune si hanno otto casi di un prenome abbreviato con V. 16 Dalla Lucania si conosce un (altro?) prenome abbreviato con FE( ) .1 7 Poi, se leggiamo come il Lejeune, avremmo già qualcosa in più: FE-rEvtç.18 Quesf ultimo è un elmo dedicato a Metaponto nel IV secolo a.'C., e la sua formula onomastica sembra risalire al tipo pregentilizio; quindi, l'ipotesi più pro-babile per il prenome sarebbe *FEx( vtç), visto che non ci sono neanche difficoltà fonetiche.19 Così avremmo una nuova (cioè, un po' più recente) forma del nome e una nuova abbreviazione di esso. l gentilicia bruzi Fc() e FEQEXO non sono accostabili.2 0 È possibile anche un errore nella scrittura delle lettere, ma è molto improbabile. Per il momento, leggerei il testo *F Ex( vtç?) a-r( aÀÀtEç), 21 in attesa di nuovi dati onomastici dell' osco centro-meridionale.. Escluderei la possibilità di una sigla trimembre, consistente di prenome +gentilizio+ patronimico / prenome + patronimico +gentilizio, in quanto segue: nei documenti con spazio iscrivibile limitato (leggende di monete, bolli) il tipo trimembre è rarissimo; 2 2 poi, sarebbe straordina-rio incontrare un patronimico in un documento osco così antico (IV secolo Brezi nel 282 a.C. Statius Statilius/Sthennius Stallius (rispettivamente Val. Max. 1,8,6 e Plin. nat. 34,32); chiaramente Stallius - a-ra.À}.Lcç è solo una forma più recente di Statilius - *a-ra.-rLÀLcç (* st.dlliyes < * statliyes < * stdtiliyes < * std-tiliyos), l'una ricorrente almeno nel II secolo a.C. e l'altra molto prima, forse solo verso la metà del IV secolo a.C. 16 I numeri 6, 8, 15, 77, 108, 112, 114 e 189' che provengono tutti da Pompei. 17 Lejeune, A'O repertorio nro. 142 (bollo laterizio proveniente da Rossano di Vaglio; altri esemplari da Cività di Tricarico). 18 Lejeune, AO repertorio nro. 291 e p. 40. Si ricordi, comunque, che è solo una lettura. 19 Il passaggio da Fc-rcvLç a FcxvLç si ricostruisce: :JI:.wétenyos > *wétenyes > *wétenis > *wétenis > *wétnis > *wéknis, cfr. C. D. Buck, A Grammar of Oscan and Umbrian2, § 159 a. e § 129,2. Cfr. inoltre Veceni(us) CIL XI 1015 (Correggio, Aemilia), etr. vecni-sa CIE 2164 {Chiusi). 20 Lejeune, AO repertorio nro. 290 (da Castiglione di Paludi) e 288 (da Vibo). 21 Tradotto/adattato in latino sarebbe "Vec(nius) St(allius)". 2.2 Lejeune, AO § § 43 e 44 c: "La mention du patronyme est contraire aux usages commerciaux; ... la désignation de firme (sottolineato dal Lejeune) se contente de PR +GE, quand elle ne se réduit pas à un nom unique ... ". Si noti che tutte le quattro attestazioni di sigla trimembre (AO repertorio 120 e 138-140) sono dell'esco campano-sannita del II o del I secolo a.·C. 86 Timo Sironen a.C.). Inoltre, sciogliendo la sigla ad es. in Fc(?)x(?)cr-r(?), l'abbreviazione x( ) non avrebbe paralleli né come gentilizio né come patronimico. A prescindere dell'interpretazione più o meno giusta del testo ora presentata, il documento è importante come indicazione storica e testi-monianza epigrafica epicorica dell'esistenza di un tipo di artigianato lucano intorno al 300 a.C. possibilmente proprio a Pisticci, nel proschoros di Metaponto, donde non provengono troppe epigrafi osco-lucane. L'aspetto storico si rimanda ai colleghi storici per l'approfondimento. 

Un nuovo documento osco-lucano del IV sec. a.C. da Pisticci

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