Una stima dell’area infartuale può essere ottenuta con la scintigrafia miocardica; dalle esperienze finora riferite in letteratura risulta che l’isotopo più indicato nella fase acuta dell’infarto è il Tc.
In questo studio ci siamo proposti di ricercare eventuali correlazioni tra estensione scintigrafica dell’infarto ed incidenza di complicazioni intraospedaliere. Sono stati studiati 71 pazienti con segni clinici e/o elettrocardiogradici e/o enzimatici certi di necrosi; tali pazienti sono stati sottoposti in 2° o 3° giornata a scintigrafia miocardica con Tc 99m PP, eseguita nelle proiezioni antero-posteriore, laterale sinistra ed obliqua anteriore sinistra. Sono stati così ottenuti 13 scintigrammi negativi, 8 diffusi e 50 focali.
Sono state ricercate correlazioni tra gli eventi clinici ed il tipo di scintigramma (normale, focale e diffuso), la intensità della radioemissione (0-1, 2, 3, 4) e l’area planimetrica (<16 cm2, 16-40, 40), Una ulteriore analisi è stata condotta utilizzando il prodotto della superficie planimetrica dell’area scinti» grafica per l’intensità della radioemissione.
I dati ottenuti hanno dimostrato che le complicazioni in traospedaliere presentano un certo grado di correlazione con l’area scintigrafica dell’infarto, anche se non vengono raggiunti i livelli di significatività statistica. Se la correlazione è ricercata tra gli eventi cimici ed il prodotto area per intensità, nei casi con scintigramma focale si ottengono valori statisticamente significativi che dimostrano l’assenza di complicazioni di ogni tipo nei pazienti, il cui scintigramma presenta un prodotto superficie per intensità 40 ed un tasso elevato di incidenza nei pazienti la cui scintigrafia presenta lo stesso prodotto> 80