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Marxism and Cultural Studies in the Development of Axel Honneth’s Theory of Recognition
This essay analyses the interaction between Marxism and Cultural Studies in the genesis of Honneth’s theory of recognition. I reconstruct the passages through which Honneth, by drawing on the
writings of some of the major cultural theorists and in reference to the works of the young Marx, develops the conceptual foundations of his paradigm (I), with special attention to the themes of social labour and the relationship between work and recognition (II). I then point out the epistemic and practical qualities of Honneth’s theory in relation to its origins in Marxism and Cultural Studies; notably its capacity of detecting even the forms of social protest which have not yet reached the threshold of public expression, and its providing an explanation for those revolts which would otherwise seem to be only led by destructive rage (III)
Il diritto della libertà nel nostro tempo: ripercorrendo criticamente «Das Recht der Freiheit» di Axel Honneth
This article focuses on Axel Honneth’s latest book, “Das Recht der Freiheit”: I briefly describe Honneth’s critique to constructivism, which introduces his proposal of elaborating a theory of justice through the device of «normative reconstruction». With respect to this point, I argue that, in choosing the basic principle from which to reconstruct the normative configuration of modern societies, Honneth should have accorded to the ideal of equality (at least) the same importance as to the principle of freedom. I then outline the three spheres of negative, reflexive and social freedom, and the internal articulations of this latter sphere: affective relationships, market economy, democracy. While recognising several new elements which bring Honneth’s proposal to a very high level of inclusiveness and theoretical refinement, I object to the author’s overly-irenic depiction of the sphere of family relations and point out some inconsistencies in the sphere of market economy: it is sometimes unclear, to me, if this should be understood as an intrinsically normative sphere (as in the tradition of the «moral economy»), or, on the contrary, as a sphere essentially made of systemic and supra-individual dynamics, in need of being normatively regulated “from the outside”
Honneth e Adorno. Ricostruzione, discussione, prospettive
Tra gli autori discussi da Axel Honneth nel suo pluridecennale itinerario teorico, Adorno è senza dubbio una delle presenze più costanti e rilevanti: fin dai suoi primi scritti Honneth stabilisce con il
pensiero adorniano un rapporto complesso, che, attraverso un susseguirsi di ricostruzioni critiche, prese di distanza, riavvicinamenti impliciti ed esplicite ritrattazioni, va a rivelarsi una delle maggiori sorgenti di stimoli per la progressiva delineazione della teoria del riconoscimento. Nel presente lavoro ci proponiamo di ricostruire e discutere criticamente questo rapporto, al fine di determinare quali siano le acquisizioni positive che da esso derivano per la teoria honnethiana, quali i punti irrisolti, e quali, infine, le potenzialitĂ del pensiero di Adorno rimaste ancora inesplorate nella riattualizzazione che Honneth compie di esso
La contrastata promessa di libertà del moderno. Considerazioni su «Das Recht der Freiheit» di Axel Honneth
L'articolo presenta una ricostruzione critica del volume "Il diritto della libertĂ " di Axel Honneth (2011). Dopo una ricostruzione della struttura dell'opera e delle principali argomentazioni in essa contenute, vengono presentate alcune critiche, in particolare alla giustificazione porposta da Honneth per la teoria sociale normativa presentata nel volume e alla concettualizzazione della sfera dell'economia
Il problema del riconoscimento come ideologia nella teoria di Axel Honneth
La teoria del riconoscimento di Axel Honneth va soggetta a un problema che condivide con paradigmi analoghi: tale problema consiste nella possibilità che determinate attestazioni di riconoscimento siano concepite e impiegate – da individui, gruppi o istituzioni – in senso ideologico, ossia finalizzato a ottenere la spontanea conformità dei destinatari di esse a rapporti di dominio. L'articolo discute criticamente questo problema, riportando le soluzioni avanzate da Honneth e proponendo una via d'uscita originale da esso
Il riconoscimento tra etica, morale e politica
In questo saggio, dopo aver illustrato per grandi linee come si configura, nella sua struttura, la teoria del riconoscimento proposta da Axel Honneth, intendo avanzare la possibilità di integrare la dimensione etica di tale paradigma-in esso predominante-con una più netta considerazione della dimensione morale e di quella politica, specificamente riferita alle istituzioni. Tanto la componente morale quanto quella politica, sebbene siano ricavabili a partire dal concetto stesso di riconoscimento, rimangono infatti in ombra nel modello che Honneth elabora a partire da Lotta per il riconoscimento (1992); la mia convinzione è che una più esplicita considerazione di esse permetta di risolvere alcuni problemi che restano aperti in tale paradigma, tanto rispetto alla sua fondazione quanto alla possibilità di individuare forme di misconoscimento finora tralasciate e di intervenire su di esse
Axel Honneth critico dell'economia capitalistica: da "Redistribuzione o riconoscimento?" (2003) a "L'idea di socialismo" (2015)
Questo saggio ripercorre l'itinerario di Axel Honneth come critico dell'economia capitalistica, a partire da Redistribuzione e riconoscimento (2003), passando per Il diritto della libertĂ (2011), fino a L'idea di socialismo (2015). Si tratta di un cammino con notevoli punti di svolta, sebbene sempre guidato dall'idea che i soggetti sociali possono, e devono, imporre una cosciente regolazione sulla sfera economica. Tale regolazione, prospettata in Redistribuzione o riconoscimento come una serie di vincoli giuridici che andrebbero imposti dall'esterno alle dinamiche sistemiche del capitalismo, lascia il posto ne Il diritto della libertĂ alla prefigurazione di un capitalismo eticamente riformato; in L'idea di socialismo si approda infine alla prospettiva di un sistema di socialismo di mercato, che implica quindi il superamento dell'economia capitalistica. Nel ripercorrere questo itinerario, oltre a mettere in risalto i punti di svolta all'interno di esso, dedicheremo attenzione anche ai nodi problematici che restano aperti nelle elaborazioni di Honneth
Michael Mann: Le fonti del potere sociale
La teoria del potere di Michael Mann è una delle prospettive più influenti nell’ambito della ricerca sul potere contemporanea. La sua grande carica innovativa è data dal modello teorico che Mann elabora nella sua opera più ampia e conosciuta, The Sources of Social Power: le relazioni di potere succedutesi nella storia umana possono essere ripercorse e spiegate sulla base delle quattro categorie costituite dal potere ideologico, economico, militare e politico. Grazie a questa chiave analitica Mann offre risposte empiricamente documentate e teoricamente affascinanti a fondamentali interrogativi storico-politici: come e perché sono sorte le prime grandi civiltà dell’antichità ? Come si è generata la proprietà privata? In che modo sono nati gli Stati nazionali? A quali condizioni può prodursi una rivoluzione? Il volume ripercorre, e discute criticamente, il complesso delle ricerche svolte da Mann; esse, facendo luce sul passato, offrono una chiave originale per capire come si è formata la società in cui viviamo, e ci permettono di valutare più chiaramente, in quanto studiosi e cittadini, le scelte che ci si prospettano per il futuro
La Scuola di Francoforte
La Scuola di Francoforte costituisce, nel panorama filosofico-politico
del Novecento, una delle più ricche e interessanti esperienze di declinazione, di riattualizzazione e, per alcuni aspetti, di critica del marxismo. L'articolo presenta una sintetica ricostruzione l’itinerario teorico della prima generazione della Scuola di Francoforte, concentrandosi in particolare sulle opere degli intellettuali
più rappresentativi all’interno di essa (Max Horkheimer, Erich Fromm,
Theodor W. Adorno, Friedrich Pollock, Herbert Marcuse), con l’obiet-
tivo di evidenziare le innovazioni, in chiave di teoria sociale, apportate
da questi autori rispetto alla teoria marxiana
Una democrazia inclusiva. Il modello di Iris Marion Young
Iris Marion Young (1949-2006), originaria di New York, è considerata una delle voci più importanti della recente filosofia politica, sociale e di genere. A partire dal 1990 Young ha sviluppato un modello di democrazia denominato deep democracy, nel quale interagiscono apporti provenienti dalla teoria critica, dalle politiche dell'identità e della differenza, dalla fenomenologia e dalle teorie dell'intersoggettività ; esso mira a rendere più profonde e complete l'inclusione sociale, la partecipazione collettiva e le basi di parità dei cittadini sia rispetto a quanto vediamo nelle odierne democrazie reali, sia in relazione al paradigma classico della democrazia deliberativa. Obiettivo di questo volume è una ricostruzione critica del modello della deep democracy, volta a metterne in luce i molti punti di forza (non da ultimo in relazione ai problemi delle democrazie contemporanee), ma anche a notarne aporie e aspetti problematici, avanzando proposte di soluzione