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MAZARA DEL VALLO. CITTA’ E TERRITORIO IDENTITA’ STORICO-ARTISTICA NELL’ETA’ BIZANTINA E MEDIEVALE
Il progetto di ricerca “Mazara del Vallo. Città e territorio.
Identità storico-artistica nell’età bizantina e medievale” ha avuto per
oggetto la cittĂ ed il suo hinterland, identificati come fulcro e snodo di
realtĂ monumentali e storico-artistiche particolarmente significative.
Mazara è stata riconosciuta, nella sua qualità di capoluogo di
Diocesi sin dall’età normanna, come punto di partenza privilegiato per
una indagine sistematica sullo sviluppo ed il divenire delle scelte
artistiche in un preciso territorio della Sicilia occidentale, in dialogo con
le realtĂ culturali del mondo mediterraneo ma portatore di una identitĂ
propria e peculiare che affonda le radici in un periodo, quello tardoantico,
paleocristiano e bizantino, spesso sottovalutato e ricco, invece, di
testimonianze di valore.
L’indagine sul campo ha, infatti, lasciato emergere una realtĂ
antica di grande interesse, sebbene frammentaria nelle sue testimonianze
monumentali: le arule-urne funerarie, le epigrafi, i sarcofagi di marmo
pregiato riccamente lavorati indicano un contesto sociale e culturale di
committenza alta già dall’età romana. Ricordiamo che l’emporio fenicio,
citato già da Diodoro (XIII, 9; 54), è l’avamposto costiero e portuale
fortificato della potente Selinunte, mentre l’Itinerarium Antonini ricorda
la città come Statio, ossia stazione di posta, lungo l’itinerario tra
Agrigento e Lilybeo.
Inoltre, l’area dei monasteri di San Michele e di Santa Veneranda
ha lasciato emergere recentemente, in uno sterro di edilizia civile,un’ampia e significativa evidenza architettonica, oggetto di scavo
stratigrafico ma non ancora edita, che avrebbe tutte le caratteristiche di
una basilichetta paleocristiana.
I rinvenimenti archeologici sparsi nell’area cittadina e nelle zone
limitrofe hanno chiarito che l’antica Mazaris aveva una dimensione
urbana ed uno spessore socio-culturale anche in etĂ tardoanticapaleocristiana
e poi bizantina: lo documentano anche la domus con
mosaici sotto la Chiesa di San Nicolò Regale e l’epigrafe paleocristiana
in lingua greca, ritrovata nel centro storico ed oggi conservata in
Cattedrale.
Sono particolarmente significative, poi, le testimonianze
architettoniche monumentali e artistiche riferibili alla seconda
bizantinizzazione ed alla cultura normanna di Sicilia, visibili in urbe in
diversi contesti.
Tra i monumenti maggiormente rappresentativi di questo periodo,
la Chiesa di San Nicolò Regale, edificata presso il porto, sui bastioni di
cinta, e la Chiesa di Santa Maria delle Giummare, su una collina in vista
del centro urbano.
La Cattedrale, fondata dal Conte Ruggero nell’XI secolo e
dedicata al SS. Salvatore, conserva ancora tracce evidenti dell’antica
costruzione, al di sotto della ristrutturazione del secolo XVII: le absidi, le
croci a rilievo, alcuni inediti elementi e decorazioni architettoniche posti
oggi all’esterno costituiscono suggestive preesistenze di valore che i
ricostruttori vollero in qualche modo preservare e sopravvivono insieme
a documenti artistici conservati o murati all’interno della grande aula,
come l’absidiola laterale con il raffinato affresco palinsesto raffigurante
il Pantokrator.
Un particolare cenno merita la presenza e l’opera del Vescovo
Tustino (o Tristano), regnante tra il 1156 ed il 1180: restano il suo
sarcofago, murato all’ingresso della Cattedrale, e pregevoli elementi
scultorei e decorativi superstiti dell’ambone e della cattedra da lui stesso
commissionata, parzialmente inediti o poco noti, rintracciati in sedi
diverse e ricomponibili per via ipotetica, sulla base di testimonianze,
confronti e paralleli tipologici e stilistici.Presso la Cattedrale, inoltre, è esposta ancora oggi alla
venerazione dei fedeli la grande croce dipinta di etĂ federiciana, un
unicum per i suoi raffinati caratteri iconografici e stilistici.
Nel Tesoro della stessa Cattedrale, inoltre, si segnala un inedito
assoluto di rilevante interesse: si tratta di una croce astile in argento
sbalzato, afferente alla tipologia delle cruces fiordalisades e databile al
secolo XV. Lo stato di conservazione non proprio ottimale del manufatto
lo aveva escluso dall’utilizzo fino a provocarne l’oblio; la Croce può oggi
idealmente aggiungersi alla preziosa collezione di Croci astili conservate
al Museo Diocesano.
Esse possono inserirsi in un percorso piĂą ampio, che comprende
anche le grandi Croci lignee, dipinte o scolpite, prevalentemente di
ascendenza e cultura catalana.
La stessa tradizione quattrocentesca del gotico internazionale è
parzialmente visibile sui paramenti murari di alcuni edifici di rilievo
urbano: sono diversi gli esempi di chiese, monasteri e corpi edilizi di
carattere pubblico e privato interessati da ristrutturazioni, aggiunte e
riedificazioni, soprattutto d’età barocca, che tra i secoli XVII e XVIII
hanno completamente rivoluzionato la propria identitĂ storico-artistica,
ma che conservano in aree limitate e spesso poco visibili elementi,
talvolta assai pregevoli, appartenenti al contesto storico e storico-artistico
del momento fondativo di etĂ medievale.
Tra gli esempi piĂą eloquenti, oltre alla citata Chiesa Cattedrale,
che presenta componenti estremamente notevoli per numero e qualitĂ , si
segnalano la Chiesa e il Monastero di Santa Caterina, quello di Santa
Veneranda, la Chiesa di San Nicola in urbe, la Domus c.d. “del Pino” o
“della Pigna”, la Chiesa e il grande Convento di San Francesco, i
monumentali resti del Castello a mare; solo qualche elemento è
sopravvissuto nei contesti architettonici e artistici della Chiesa e del
Monastero benedettino di San Michele, di fondazione normanna.
Sono stati identificati, inoltre, attraverso un’attenta prospezione,
ragguardevoli porzioni di arredo marmoreo, scultura e decorazione
architettonica di età tardoantica e medievale dispersi all’interno del
tessuto costruttivo della cittĂ storica, spesso sopravvissuti a profondi rimodellamenti del tessuto viario o superstiti rispetto a radicali
trasformazioni delle strutture monumentali. A questi si aggiungono un
congruo numero di manufatti “erratici” di decorazione architettonica,
databili invece tra l’XI ed il XV secolo, in gran parte inediti, individuati
presso la sede provvisoria del Museo Civico (ex-Chiesa di San
Bartolomeo) e presso la Cattedrale, con un abbozzo di musealizzazione.
Completamente fuori dai contesti abitativi, invece, sono gli
antichi siti di culto rupestri che sono stati censiti lungo il corso del fiume
Mazaro, come l’area c.d. “del Miragliano” e la Chiesa di San Bartolomeo
in grotta. Altri siti di origine paleocristiana e/o bizantina, adibiti al culto
cristiano, sono sparsi nelle aree rurali delle immediate prossimitĂ
dell’hinterland mazarese.
Di una ricca e colta committenza parlano, in diverso contesto, i
ritrovamenti di oreficerie pregiate, preziosi e raffinati manufatti di arti
suntuarie, rinvenuti nel sito di Contrada Guardiola / Chiusa del Pellegrino
e noti come “Tesoro di Campobello”. Tuttavia, gli storici locali (e non
solo) sono concordi nel ritenere questi reperti di diretta pertinenza del
territorio di Mazara, sia per la vicinanza territoriale, sia perché il paese di
Campobello di Mazara è di recente fondazione; inoltre, la natura e
tipologia del “tesoro” si mostra perfettamente integrata e congruente con
le caratteristiche storiche e storico-artistiche riscontrate nella coeva
cultura del sito. Tra questi pregevoli manufatti si segnala una collana con
croce pendente, raffigurante al centro la Vergine in posa orante e
accompagnata da un’iscrizione in greco, con una scelta iconografica
alquanto inedita per tale tipo di manufatto.
Infine, l’attività di ricerca svolta a Mazara ha portato significativi
fattori di novitĂ nel percorso di studio programmato: sono emerse, infatti,
nella capillare ricerca sul territorio cittadino e durante la catalogazione,
una serie di opere e manufatti, diversi per tipologia e caratteristiche, che
presentano un notevole interesse storico-artistico, alcuni dei quali
assolutamente inediti, come le numerose testimonianze di scultura
architettonica, il bel crocifisso ligneo della Chiesa di Santa Maria di GesĂą
e la croce astile dal Tesoro della Cattedrale.Altri materiali, invece, risultavano poco noti e interessati solo da
esigui e brevi riferimenti, o da citazioni ormai datate.
All’indagine sul campo è stata accompagnata un’attenta analisi
delle fonti bibliografiche, documentarie e archivistiche, nell’intento di
ripercorrere contestualmente la storia degli studi storici e storico-artistici
su monumenti ed opere d’arte della città .
A fronte di un patrimonio di tale importanza, l’indagine delle
fonti storiche e bibliografiche ne attesta la relativa esiguitĂ e vetustĂ ,
rispetto anche ai nuovi ritrovamenti ed ai nuovi orientamenti delle
ricerche storico-artistiche; sembra emergere un quadro bibliografico poco
ricco ed estremamente frammentario, concentrato spesso sui singoli
monumenti o sui loro aspetti particolari, o piuttosto sullo studio
diacronico dello insediamento urbano. Tali studi, inoltre, si presentano
talvolta sotto le specie dell’erudizione locale, piuttosto che attestarsi
metodologicamente sui moderni parametri scientifici.
Sono state consultate le Biblioteche Comunale e Diocesana di
Mazara, oltre alle principali Biblioteche generaliste di Palermo, Trapani,
Roma; l'Archivio Storico Diocesano ha potuto fornire solo quella
documentazione salvatosi dalla distruzione del precedente archivio,
prima conservato nella residenza feudale "Casale Bizir" dell'antica
Diocesi di Lilibeo e poi trasferitasi a Mazara nel secolo XIV.
L’obiettivo era quello di verificare il numero, l’entità , la tipologia,
il valore, la collocazione delle opere d’arte in oggetto, nella
consapevolezza che esistevano poche opere notissime ed una serie poco
nota, o del tutto ignota e da quantificare, di monumenti e testimonianze
da indagare e censire.
Sono stati presi in esame i manufatti databili tra i secoli III-IV e
XV d. C., cioè dalle prime tracce evidenti della cristianizzazione (con un
breve excursus nel tardoantico, radice del Medioevo, secondo le ipotesi
ormai consolidate di lettura critica del Kitzinger) alle pregevoli
manifestazioni dell’epoca normanna, fino alla produzione gotica
siciliana, nelle sue declinazioni anche piĂą tarde. Sono stati volutamente
esclusi, invece, quei manufatti che, pur potendo essere con maggiore o minore approssimazione ricondotti al secolo XV, si mostravano però giĂ
partecipi delle sensibilitĂ umanistiche e rinascimentali.
Le schede propongono una sintetica griglia di comprensione
dell’opera, fornendone i dati essenziali e le coordinate descrittive ed
interpretative, cercando anche di individuare possibili confronti tipologici
e stilistici.
Il patrimonio censito si mostra interessante e degno di rilievo, di
tipologia variegata; assume spesso carattere “sparso” e frammentario,
risulta nell’insieme poco indagato e parzialmente inedito, talvolta di
difficile individuazione ed ardua lettura.
Infatti, si è verificato che i monumenti, le opere ed i manufatti
medievali siano stati spesso brutalmente dismessi e disgregati (come
l’ambone di Tustino), talvolta per dar luogo a ristrutturazioni posttridentine,
soprattutto tra i secoli XVII e XVIII, con interventi miranti a
rendere le espressioni architettoniche e figurative cristiane piĂą vicine alle
nuove ed urgenti esigenze di carattere liturgico, pastorale ed ecclesiale
della Chiesa della Controriforma. E’ il caso delle facies moderne della
Cattedrale e di quasi tutte le chiese di fondazione medievale.
PiĂą complesso talvolta il riconoscimento degli spolia: riveste
particolare importanza, infatti, il fenomeno del riutilizzo di fragmenta del
mondo antico, sotto forme diverse ed in fasi cicliche (normanna e
moderna).
Le opere ed i monumenti, però, esplorati con attenzione, riescono
a condurre ad una realistica comprensione della produzione e della
circolazione della cultura figurativa e architettonica dell’area, anche in
rapporto al piĂą vasto contesto siciliano, mediterraneo ed europeo,
prestandosi anche a fornire validi argomenti di riflessione storica e
storico-artistica.
I riscontri operati attraverso monumenti, opere d’arte e manufatti
segnalano una presenza attiva dell’oppidum mazariensis anche dopo la
distruzione di Selinunte, che non si spegne in etĂ romana e tardoantica.
Emerge con evidenza che non è necessario aspettare l’invasione islamica
per fare di Mazara una cittĂ dalle risorse umane e commerciali consistenti, anche se certamente, come narrano le fonti, gli Arabi ne
fecero un porto di grande traffico per i contatti con l’Africa.
Le testimonianze artistiche mostrano che il sito continua ad avere
un rilievo in ambito territoriale anche nel periodo normanno, dove una
committenza forte e volitiva esprime nella costruzione di nuove chiese,
piccole e grandi, la nuova identitĂ cristiana e culturale, particolarmente
legata, soprattutto all’inizio, al mondo dell’Impero Bizantino, identificato
come modello di riferimento politico e religioso, nonché iconografico,
iconologico e stilistico, sia nelle produzioni pittoriche che in quelle
scultoree.
A questo si aggiunge, evidentemente, una profonda istanza locale
di “bizantinità ”, che sembra riaffiorare nelle forme e nei contenuti, quasi
senza soluzione di continuitĂ con il periodo bizantino pre-arabo.
Il Trecento ed il Quattrocento vedono l’espandersi del centro
urbano e l’infittirsi della presenza, nel tessuto viario e monumentale, di
domus aristocratiche e di edifici di culto, tra cui hanno particolare ruolo
quelli fondati dagli ordini religiosi.
Frammenti e lacerti sparsi di questa grande Mazara gotica sono
visibili negli spolia architettonici, nelle preesistenze integrate, negli
erratici.
La cittĂ si mostra ricca e colta anche attraverso la committenza di
significative opere di scultura, come i grandi Crocifissi e le croci astili in
materiale prezioso, dove emerge il forte legame con la cultura spagnola e
catalana del gotico internazionale, filtrata spesso da una sensibilitĂ locale
che ha giĂ conosciuto la lezione artistica peninsulare.
Mazara “Inclita Urbs”, come la definiscono le fonti medievali, è
dunque pienamente inserita nella circolazione della cultura mediterranea,
dai rapporti con le sponde africane a quelli con il mondo orientale, per
agganciarsi, infine, alle grandi correnti artistiche europee.
*** Nel completare il presente lavoro, desidero manifestare la
mia piĂą viva gratitudine a tutti coloro che hanno accompagnato il mio
percorso di studio: in primis alla Prof. Maria Annunziata Lima, che ha
seguito da Tutor accademico ogni passo della ricerca con vigile affetto e generosa attenzione, sostenendomi con i suoi preziosi consigli; alla Tutor
Prof. Laura Bica per il sempre benevolo supporto e la grande
disponibilitĂ .
Doverosi e sentiti ringraziamenti formulo anche nei confronti di
S.E.R. Mons. Domenico Mogavero, Vescovo della Diocesi di Mazara del
Vallo, per avermi “aperto ogni porta”, consentendo o agevolando
l’accesso a luoghi, monumenti ed opere d’arte.
Sono grata anche alla Dom.na Gertrude Francesca Giglio,
Abbadessa del Monastero di San Michele Arcangelo in Mazara del
Vallo; a Don Leo Di Simone, già Direttore dell’Ufficio per l’Arte Sacra,
Bb.Cc.Eccl. ed Edilizia di Culto della Diocesi di Mazara ed all’Ing.
Bartolomeo Fontana, del medesimo Ufficio; a Don Pietro Pisciotta,
Direttore dell’Archivio Storico Diocesano; alla Dott. Cristina Gallo,
Responsabile della Biblioteca Diocesana; al Dott. Rosario Salafia,
Direttore della Biblioteca Comunale di Mazara ed al personale tutto; a
Don Orazio Placenti; a Don Nicola Misuraca; al maestro fotografo
Filippo Serra.
Alla cortesia dell’amico Arch. Santi Gallo devo l’elaborazione
della grande planimetria della città , in cui mi è stato possibile segnalare i
monumenti con indicazione numerica
Scheda 393. Anello con monogramma.
scheda scientifica di anello in bronzo con monogramma a croce, sec. VI-VII d. C., in Museo Archeologico di Palerm
scheda 357. Orecchino in bronzo
scheda scientifica di orecchino in bronzo e pasta vitrea, sec. III d.C., in Museo Archeologico di Palerm
Le gemme gnostico-magiche
studio tipologico, iconografico e stilistico sulle gemme gnostiche conservate al Museo Archeologico di Palermo "A. Salinas
Pulcherrima Res. Ori e gemme dal mondo antico
Presentazione della mostra Pulcherrima Res- dal patrimonio di oreficeria e glittica dal sec. I all'XI d.C. nel Museo Archeologico di Palermo
Scheda 356. Orecchino con perla.
scheda scientifica di orecchino con perla da Agrigento, sec. III d. C., in Museo Archeologico di Palerm
Scheda 378. Orecchino con sinusoidi in oro da Selinunte
scheda scientifica di orecchino in oro con sinusoidi da Selinunte, sec. VI-VII d.C., in Museo Archeologico di Palerm