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La scrittura di Sant\u2019Ignazio di Loyola tra paleografia e chimica
Il saggio si compone di due parti distinte, che si soffermano in particolare sull'analisi paleografica del Diario spirituale, scritto di sua mano da Ignazio di Loyola.Nella prima parte si delinea in particolare il contesto grafico della Spagna del XVI e si analizzano le caratteristiche pi\uf9 peculiari della scrittura di s. Ignazio, osservando fra l'altro il sistema abbreviativo da lui usato. Nella seconda parte si esamina l'esecuzione della scrittura sulla base di una analisi spettrografica dell'inchiostro usato nel codice, ponendo particolare attenzione ai cambi di inchiostro e alle correzioni effettuate
Usare i cataloghi come specchio del territorio: validit\ue0 e limiti
L\u2019intervento dimostra che, considerando un\u2019area diversa da quella toscana, ovvero quella dell\u2019Italia nord-orientale, fra Veneto e Trentino, i cataloghi di manoscritti medievali, datati e no, possono riflettere le specificit\ue0, grafiche soprattutto, ma non solo, di un dato ambito geografico, disegnandone una \u201ccarta culturale\u201d di un territorio, ma va anche sottolineato che essi i cataloghi sono anche, ma non sempre e non completamente, uno specchio del territorio, come dimostrano i casi, per certi versi opposti, di Padova e Vicenza
Qualche riflessione su scritture e strutture
Il catalogo di una mostra di manoscritti miniati pu\uf2 costituire in realt\ue0 un ideale album paleografico-codicologico, che rappresenta efficacemente una parte importante e ben connotata della produzione libraria, non solo in Italia, fra l'avvio del tardo medioevo e gli anni iniziali del Cinquecento, raccogliendo una serie di esempi, perfettamente coerenti fra di loro e che si possono collocare in una sequenza diacronica che non presenta di fatto soluzione di continuit\ue0, in particolare delle scritture librarie canonizzate che si utilizzano fra il pieno XII e tutto il XV secolo, oltre che delle diverse tipologie librarie che, in questo lungo arco temporale, si producono in relazione anche ai tipi di testi che sono destinate a contenere
Gli eredi di Costantino. Il papato, il Laterano e la propaganda visiva nel XII secolo
Si tratta di una traduzione dalla lingua tedesca in italiano di un volume dedicato alla propaganda visiva messa in atto dai pontefici nel XII secolo
Italia epigrafica. Giov\ue8 Marchioli legge Bottazzi
Partendo dalla lettura di un recente saggio sull'epigrafia altomedievale italiana si osservano i problemi che derivano dallo studio delle scritture esposte medievali
Caratteri e trasformazioni della cultura scritta nel V secolo
Dalla prospettiva della cultura scritta, in particolare di ambito librario, spicca la circostanza per cui il V secolo \ue8 in qualche modo in ritardo e in anticipo, e, anzi, pu\uf2 essere considerato un\u2019invenzione recente. Infatti \ue8 un periodo che per molto tempo \ue8 stato e rimasto inesistente, invisibile, sempre schiacciato fra due secoli importanti, il IV e il VI, e in cui modalit\ue0 di produzione del libro e sistema di diffusione della cultura sono ancora immutati, rimangono propri del tardo impero e rimarranno peraltro ancora tali almeno durante il regno goto e il dominio bizantino. Il V secolo grafico \ue8 ancora tutto classico e non ancora, o comunque davvero poco medievale, anche se l\u2019innesto della cultura cristiana ha modificato irreversibilmente la morph\ue8 tanto grafica che materiale del libro. Siamo in particolare davanti a un momento di costruzione di un\u2019identit\ue0 grafica, in cui si registra un\u2019iniziale latitanza delle scritture librarie usuali in attesa dell\u2019arrivo della semionciale e in cui si definisce soprattutto il canone della scrittura onciale, tramite privilegiato nel processo della trasmissione culturale nel tardo antico. La produzione libraria del V secolo \ue8 infatti caratterizzata da codici di grande significato, come alcuni dei cosiddetti codices Vergiliani antiquiores o come i sontuosi evangeliari purpurei. Il libro in forma di codice membranaceo, pur prevalente, non \ue8 tuttavia un modello assoluto e totalizzante, perch\ue9 persiste una presenza minoritaria del papiro
Sante scritture. L\u2019autografia dei santi francescani dell\u2019Osservanza del Quattrocento
Alcuni grandi protagonisti della stagione dell\u2019Osservanza, che sono stati nel contempo anche gli esponenti pi\uf9 significativi e originali della produzione sermonistica quattrocentesca, hanno avuto un rapporto forte, personale e continuo con la scrittura, quasi fosse una pratica spontanea e nel contempo necessaria: insomma i santi della predicazione, dunque della parola detta, diventano anche santi della parola scritta, dal pulpito la parola passa al libro e dal libro al pulpito, in una sorta di moto perpetuo i cui protagonisti rimangono sempre i medesimi.
All\u2019interno di questa interazione spicca in particolare l\u2019autografia di Bernardino da Siena, di Giacomo della Marca, di Pietro da Mogliano (strettamente legati fra di loro, come maglie di una robusta catena), di Caterina Vigri e infine di Battista da Varano: personaggi appartenenti tutti a quell\u2019Osservanza dell\u2019Italia mediana cos\uec attiva e connotata
I libri che hanno fatto l\u2019Europa. Qualche nota di lettura
Si osservano il contributo agli studi paleografici, codicologici, ma anche di storia della tradizione testuale e della cultura, che fornisce una mostra di manoscritti col relativo catalogo
Libri sacri, libri preziosi, libri magici. Lo status del libro nell\u2019alto medioevo
Nell'universo altomedievale il libro \ue8 sicuramente un oggetto prezioso, indicatore dello status sociale ed economico, pi\uf9 che di quello meramente culturale, di chi lo possiede, e dunque \ue8 un tesoro. Un tesoro metaforico, in quanto racchiude e conserva in s\ue8 la parola, in particolare la parola di Dio, e nel contempo un tesoro materiale, in quanto manufatto costoso e prezioso. Ma \ue8 anche un oggetto dal valore magico, taumaturgico, capace di rappresentare, di sintetizzare il sacro, il divino, capace di catalizzare l'affetto, il rispetto, la devozione, vuoi anche la superstizione dei fedeli, strumento di miracoli, destinato al culto o alla venerazione. Insomma un oggetto non solo e non pi\uf9, o non tanto, funzionale, ma anche e soprattutto commemorativo
Le epigrafi funerarie trecentesche del Santo
Oltre a essere manifestazione imponente della fede e della presenza francescana nella citt\ue0, meta di pellegrinaggi, luogo di culto, espressione superba dell\u2019arte medioevale, anzi delle pi\uf9 alte manifestazioni artistiche di epoche diverse, la Basilica del Santo di Padova \ue8 stata anche uno spazio grafico, uno spazio cio\ue8 in cui, in modo pi\uf9 o meno organizzato e ordinato, si sono prodotte e si conservano scritture esposte, e fra di esse iscrizioni lapidee, in primis funerarie. Tuttavia le scritte esposte destinate alla commemorazione dei defunti, che risultano forse le pi\uf9 attestate da un punto di vista numerico, sono comunque solo una delle tipologie testuali possibili, in un contesto che vede un proliferare e sovrapporsi continuo delle parole scritte, da quelle che occupano i cartigli o fungono da didascalie alle immagini dipinte, a quelle incise che ricordano fondazioni e donazioni, a quelle usate dagli artisti per firmare le loro opere e lasciare la traccia concreta del proprio lavoro. Nel loro complesso le iscrizioni funerarie trecentesche del Santo, analizzate secondo tanti circostanziati criteri, si presentano con un profilo straordinariamente coerente. Si tratta di una raccolta numericamente cospicua, che conferma l\u2019importanza del Santo come uno dei loci eletti, privilegiati, per la commemorazione dei defunti, e precipuamente dei defunti illustri, specie laici, appartenenti a famiglie eminenti, che hanno rivestito ruoli di qualche spessore, e che hanno dunque ereditato o acquisito il diritto, o il privilegio, di celebrare e perpetuare il ricordo di s\ue9 in questo contesto cos\uec significativo anche grazie alla parola scritta. Ma questo corpus epigrafico si presenta di uno straordinario livello medio anche se lo valutiamo attraverso la prospettiva esclusiva del suo aspetto artistico-formale: oltre a essere inserite, nella maggioranza dei casi, in contesti monumentali di elaborata e superba raffinatezza, le epigrafi del Santo sono anche prodotti grafici fortemente stilizzati, in scritture nitide e ineccepibili
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