19 research outputs found
Il libro fittizio. Storia e funzioni di un espediente letterario
The peper deals with the topos of fictional books, which are books that only exists inside others books. First, theoretical study about fictional books will be shown, such as the ones of Max Beerbohm and Lyon Sprague de Camp. Then, we will focus on the function of fictional books in some authors from the early modern to contemporary age. The first two trends are the satirical one, from François Rabelais’ Pantagruel, and the invention of the sources in Miguel de Cervantes’ Don Quijote. During the twentieth century fictional books acquires more and more functions. We will analyze the cases of Jorge Luis Borges, who uses the fictional book in order to create fantastic worlds, and Italo Calvino, who uses books inside books as a metaliterary tool in the novel Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979). These and other examples will be analyzed with the aim of understanding the reasons for the fortune of the fictional books over the centuries
Gadda e Solaria: la rivista come laboratorio letterario
L'articolo analizza la genesi de La Madonna dei Filosofi alla luce del rapporto tra Gadda e la rivista Solaria e in aprticolar modo attraverso i carteggi tra Gadda, Alberto Carocci e Bonaventura Tecchi
Lalla Romano testimone e protagonista del Novecento
Lalla Romano è una delle figure più interessanti della letteratura italiana del secondo Novecento. I suoi romanzi ebbero molto successo mentre la scrittrice era in vita, soprattutto da parte dei lettori. A partire dalla pubblicazione dell’opera completa nella collana «I Meridiani» di Mondadori a cura di Cesare Segre all’inizio degli anni Novanta, si è assistito a una rinascita di interesse critico, culminato in vari convegni, mostre e studi. È stata così riscoperta, oltre che la narratrice, anche la poetessa e la pittrice, aspetti fino ad allora messi in secondo piano dai romanzi. La poesia si dimostra invece il vero motore di poetica dell’opera di Lalla Romano, il luogo in cui la riflessione intorno alla scrittura e alla vita prende forma in maniera progressiva. Allo stesso modo, le radici pittoriche di Lalla Romano determinano quel suo particolare gusto per l’immagine che da molti è stato individuato come carattere centrale della sua scrittura. A distanza di diciassette anni dalla morte dell’autrice, il presente numero vuole riunire le varie anime della sua opera con contributi che mettano in luce le possibilità di studio e approfondimento che l’opera di Lalla Romano ancora offre. L’articolo introduttivo offre a questo proposito, a partire dalle dichiarazioni dell’autrice, un resoconto della poetica dell’autrice intorno ai suoi tre poli fondativi: scrittura, immagine e memoria. L’articolo di Luca Stefanelli mette in luce le potenzialità dell’archivio di Lalla Romano per gli studi sull’autrice, potenzialità valorizzate nel saggio di Elena Arnone, che dimostra proprio come il recupero dei materiali d’archivio possa essere funzionale alla ricostruzione dei processi creativi dell’autrice, in questo caso in rapporto a un grande classico come Flaubert. L’articolo di Alessandra Trevisan, ragionando sulla funzione della forma breve, mette la scrittura di Romano in rapporto a quella di Goliarda Sapienza e Milena Milani; mentre il contributo di Sara Murgia propone un percorso nei nuclei tematici ricorrenti della poesia di Lalla Romano. Infine, l’intervista ad Antonio Ria, compagno di vita degli ultimi anni della scrittrice, offre una preziosa testimonianza da parte di chi l’ha conosciuta e oggi si dedica al ricordo e alla divulgazione della sua opera
Lalla Romano tra scrittura, immagine e memoria
Nata nel 1907 a Demonte, sulle montagne cuneesi, Lalla Romano pubblica la sua prima raccolta di poesie nel 1941 con il titolo Fiore; in seguito riscopre la prosa attraverso Le metamorfosi, suggestiva raccolta di sogni pubblicata nel 1951. Il passaggio alla narrativa avviene in seguito alla lettura dei Trois contes d Flaubert, che nel 1944 traduce per Einaudi su incarico di Cesare Pavese: «Dovevo a Flaubert il mio passaggio dalla pittura alla narrativa. Un cuore semplice per me era stato decisivo, la fine del pregiudizio che nutrivo verso il romanzo» . Il romanzo vero e proprio arriverà nel 1953, con la pubblicazione di Maria, cui faranno seguito molti altri: Tetto Murato (1957), La penombra che abbiamo attraversato (1964), Le parole tra noi leggere (1969), L’ospite (1973), Una giovinezza inventata (1979), Inseparabile (1981), Nei mari estremi (1987), per ricordare solo quelli di maggior successo. Nel frattempo l’autrice continua a pubblicare poesia: nel 1955 esce L’autunno, mentre del 1974 è Giovane è il tempo, raccolta riassuntiva e definitiva in cui confluiscono rielaborate molte poesie delle prime due. La poesia è per Lalla Romano luogo di riflessione personale e di poetica. Spesso ricordata come una scrittrice autobiografica, in realtà Romano rifiutò questa definizione, preferendovi il concetto di scrittura della memoria, qualcosa che partendo dall'individuo arriva alla collettivitÃ
«Trovare nuove terre o affogare». Europeismi, letterature straniere e potere nelle riviste italiane tra le due guerre
Come si spiega la compresenza negli anni Trenta tra l’autarchia culturale imposta dal regime e l’incremento delle traduzioni? Chi furono i veri protagonisti della scoperta delle letterature straniere in Italia? Come si è formato il nuovo canone della letteratura europea nell’Italia tra le due guerre? Quali rapporti si stabilirono tra gli intellettuali e il potere in relazione alla ricezione delle letterature straniere? Il presente studio cerca di dare risposta a domande di questo tipo, attraverso l’analisi di alcune delle principali riviste culturali attive tra le due guerre: «La Ronda», «Il Convegno», «Energie Nove», «La Rivoluzione Liberale», «Il Baretti», «La Cultura», «La Fiera Letteraria», «900», «Solaria», «Circoli», «Letteratura», «Campo di Marte», «Corrente». La ricerca si muove intorno tre linee di investigazione: il dibattito sull’europeismo testimoniato sulle riviste; l’effettiva ricezione degli autori stranieri, anche in termini quantitativi; i rapporti degli intellettuali e delle riviste con il potere. Attraverso il dialogo tra questi elementi si è voluto riportare alla luce il lavoro sommerso di una generazione di critici, scrittori e intellettuali che contribuirono a gettare le basi culturali per la rifondazione della cultura nazionale in chiave europeista, tappa fondamentale per i successivi sviluppi della letteratura italiana del Novecento
La riscrittura dei generi tradizionali nel microracconto ispanoamericano
L'articolo analizza il fenomeno della riscrittura di testi della tradizione (favola, bestiario, Bibbia, mito) all'interno del microracconto ispanoamericano contemporaneo
Nello scriptorium di Lalla Romano. Il caso di Diario di Grecia
L'articolo analizza attraverso le certe d'archivio il percorso genetico di Diario di Grecia di Lalla Romano per individuare le caratteristiche del lavoro della scrittrice e per trarre conclusioni sull'utilizzo del genere letterario
Il lavoro tra reportage e narrazione. Il caso della miniera
Analizzare il rapporto tra lavoro e letteratura significa anche affrontare il nodo tra realtà e finzione, fiction e non-fiction. Questo ci porta a un metodo che tenga conto della prospettiva dei generi letterari. Tra i generi che meglio hanno saputo raccontare la realtà del lavoro c’è il reportage-inchiesta. Molti scrittori hanno fatto ricorso a questa forma giornalistica al fine di descrivere le condizioni sociali e lavorative dell’Italia moderna. Il reportage può essere considerato come una forma di letteratura impegnata, essendo spesso portatore di una forte dose di denuncia. L’ulteriore passo è analizzare come i reportage abbiano influito sull’opera narrativa degli scrittori, ossia in che modo la fiction si modelli sulla non-fiction. Questo permette di quantificare il carattere testimoniale di un determinato testo e capire i metodi di lavoro degli scrittori nel momento della creazione letteraria.
Il metodo delineato sarà applicato su due casi particolari, presi da due momenti della modernità letteraria lontani tra loro ma legati dalla scelta di raccontare il lavoro nelle miniere. Il primo caso è quello di Verga e l’inchiesta Il lavoro dei fanciulli nelle zolfatare siciliane di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino. Si analizzerà come lo scrittore utilizzi il reportage come fonte documentaria per la sua opera narrativa. A un’altezza più matura della storia del reportage si colloca I minatori della Maremma di Carlo Cassola e Luciano Bianciardi. In questo caso sono gli scrittori stessi a recarsi sui luoghi di lavoro ed entrare in contatto con le persone. Anche qui si analizzerà il rapporto che si instaura tra il reportage e l’opera narrativa dei due scrittori.
Il metodo esposto e gli esempi vogliono riflettere su come nell’ambito della letteratura sul lavoro tendano a sfaldarsi i confini tra fiction e non-fiction e tra forma e contenuto e il tema finisca per modellare i generi letterari
Intertestualità ed erudizione nei bestiari ispanoamericani
L’articolo affronta il tema dei rapporti tra i bestiari ispanoamericani contemporanei e la tradizione letteraria. Questi testi dimostrano infatti una gran varietà di fonti: bestiari medievali, mitologia greco-romana, leggende orientali, cronache degli scopritori, mitologia precolombiana, letteratura moderna, ecc. Si affronterà il rapporto degli autori di bestiari con questa varietà di tradizioni, concentrandosi in particolare sui casi di Anderson Imbert, Hernández Catá, Borges e Guerrero, Arreola e Avilés Fabila