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Pratiche insorgenti e riappropriazione della città
Negli ultimi anni, le città italiane sono profondamente e intensamente attraversate da processi e pratiche di riappropriazione dei luoghi, da occupazioni, recupero e riuso di spazi abbandonati, forme di auto-organizzazione, ecc. Vi sono motivazioni a diversi livelli: legate alla necessità, oppure più politiche e personali. Il lavoro sul campo, però, mostra un altro motivo, vale a dire la necessità di urbanità e di qualità della vita urbana. Lo spazio è il mediatore di tutte queste esperienze. Luoghi e vita quotidiana vi hanno una forte centralità. Il processo di auto-organizzazione in/con il territorio diventa un processo di produzione di territorio, di una nuova idea di città. Infine, alcune esperienze direttamente ed esplicitamente pongono domande sui modi di produzione della politica e delle istituzioni, entrando così in un ampio dibattito. Le esperienze considerate nel libro sono pratiche e processi di riappropriazione della città e si realizzano attraverso forme di auto-organizzazione. Il testo intende rileggere criticamente tali esperienze.In recent years, the Italian cities are deeply and intensely crossed by processes and practices of re-appropriation of the places, by occupation, recovery and reuse of abandoned spaces, forms of self-organization, etc. There are reasons at different levels: related to the need, or more political and personal. The field work, however, shows another reason, namely the need to urbanity and quality of urban life. Space is the mediator of all these experiences. Places and everydaily life have a strong centrality. The self-organizing process becomes a process of production of territory, of a new idea of the city. Finally, some experiences directly and explicitly raise questions about the ways of production of politics and institutions, thus entering into a wider debate. The experiences considered are practices and processes of reappropriation of the city and are accomplished through forms of self-organization. The text intends to critically review such experiences
Le diverse periferie di Roma e le forme di autorganizzazione
A partire dalla considerazione delle periferie romane, il contributo intende sia evidenziare la loro diversificazione sia ridiscutere l’immagine della periferia associata tout court al degrado edilizio e al disagio sociale e quindi portare ad un ripensamento dell’idea stessa di periferia e del binomio tradizionale centro-periferia che spesso non è utile a ripensare i problemi. Le periferie romane saranno illustrate attraverso tre principali situazioni. In primo luogo, la periferia abusiva, che ha caratterizzato così fortemente la nascita e la strutturazione, non solo della periferia romana, ma dell’intera città. Si tratta di un sistema socio-economico complessivo di costruzione della città e di definizione della società locale. Una seconda situazione, che segna in maniera innovativa lo sviluppo urbano di Roma, è quella delle grandi centralità e del sistema delle polarità commerciali connesse. Esse rappresentano il modello della città del mercato e l’affermazione del modello neoliberista a Roma, con la riduzione del policentrismo ad un sistema di polarità commerciali e per il loisir. Tale situazione è emblematica anche di un modello di sviluppo insediativo extraurbano che sta attraversando Roma. Infine, le situazioni realmente problematiche si ritrovano in una terza situazione, quella dei quartieri di edilizia residenziale pubblica. Luoghi di conflitto, ma anche di produzione culturale e di socialità; luoghi dove il protagonismo sociale emerge e si afferma attraverso le forme di autorganizzazione e le pratiche di appropriazione e riappropriazione della città.Starting from the consideration of the Roman suburbs, the paper aim is both to highlight
their diversification and to discuss the image of the periphery associated tout court to
building decay and to social problems. Thus, it discusses the idea of the periphery and the
traditional binomial center-periphery that often is not useful to rethink the problems.
Roman suburbs will be illustrated through three main situations. First, the illegal
periphery, which featured so strongly the birth and structuring not only the outskirts of
Rome but of the entire city. It is an overall socio-economic system of the city construction
and definition of the local society. A second situation, which is innovative, is that of the
great “centralities” and the associated commercial polarity system. They are the model of the
"market city" and of the neoliberal development of Rome, with the reduction of
polycentrism to a commercial polarity system. Finally, there is a third problematic
situation, that of the neighborhoods of public housing. Places of conflict, but also of cultural
production and social relations; places where the social role emerges and where we find
forms of self-organization and practices of appropriation and re-appropriation of the city
Periferie, politiche dell'abitare e autorganizzazione
In uno sguardo critico sulle politiche urbane a Roma è importante assumere il punto di vista dell’abitare e, quindi, interpretare la situazione in maniera organica e complessiva, ossia in termini di “politiche dell’abitare” (Cellamare, Cognetti, 2018). Per molti versi, è un punto di vista che può apparire vasto e di difficile definizione. Si tratta però del punto di vista degli abitanti e cerca di rispondere fortemente e adeguatamente alle loro esigenze, integrando aspetti spaziali, sociali, culturali, di vita collettiva, di necessità economiche, ecc. (Cellamare, 2016a). Il focus sarà soprattutto sulle periferie, in quanto rappresentano oggi la componente più consistente e più problematica della città. Rimandando ad altri testi per maggiori approfondimenti (Cellamare, 2016b), si sottolinea come l’espansione urbana abbia prodotto una periferia estesa, che supera abbondantemente il Grande Raccordo Anulare e che, di fatto, assumendo un carattere metropolitano, determina la costituzione di una città-territorio. Si tratta in realtà di periferie molto diverse tra loro. Contrariamente alla lettura tradizionale che associa la periferia al degrado, oggi la periferia romana costituisce il luogo più vitale della città, sebbene ancora molto problematico. Inoltre, Roma è caratterizzata da un gran numero di esperienze di autorganizzazione e autogestione che, anche a fronte dell’arretramento del welfare state e delle carenze della pubblica amministrazione, sviluppano concretamente risposte alle esigenze sociali, riappropriazione della città, politiche innovative. Per molti versi può essere considerata una “città fai-da-te”.In a critical look at urban policies in Rome it is important to assume the point of view of living and, therefore, to interpret the situation in an organic and comprehensive manner, that is in terms of "housing policies" (Cellamare, Cognetti, 2018). In many ways, it is a point of view that can appear vast and difficult to define. However, this is the point of view of the inhabitants and tries to respond strongly and adequately to their needs, integrating spatial, social, cultural, collective life, economic necessities, etc. (Cellamare, 2016a). The focus will be mainly on the outskirts, as they represent today the most consistent and most problematic component of the city. Referring to other texts for further information (Cellamare, 2016b), it is emphasized that urban sprawl has produced an extended suburb, which far exceeds the Grande Raccordo Anulare and which, in fact, assuming a metropolitan character, determines the constitution of a city -territory. These are actually very different suburbs. Contrary to the traditional reading that associates the suburbs with decay, today the Roman suburbs are the most vital place in the city, although still very problematic. Moreover, Rome is characterized by a large number of experiences of self-organization and self-management that, even in the face of the retreat of the welfare state and the shortcomings of the public administration, concretely develop responses to social needs, re-appropriation of the city, innovative policies. In many ways it can be considered a "do-it-yourself city"
Georg Simmel, La metropoli e la vita dello spirito e altri scritti
Georg Simmel è una personalità del pensiero e della cultura che ha vissuto alterne vicende e letture critiche. Per i suoi stessi contemporanei, Simmel – il cui modo di procedere era così al di fuori dei canoni tradizionali – risultava difficilmente accettabile e categorizzabile, tanto da ottenere riconoscimenti accademici soltanto molto tardivamente. Per molti anni dimenticato (soprattutto nel dopoguerra), la sua ‘ri-valorizzazione’ a partire dalla fine degli anni ’80 ha permesso di riconoscerne il valore fondamentale non solo per la nascita e lo sviluppo della sociologia, ma anche per lo sviluppo del pensiero nel suo complesso. Georg Simmel, con Emile Durkheim e con Max Weber è oggi considerato uno dei ‘padri fondatori’ della sociologia (JEDLOWSKI 1995).
Simmel sviluppa un approccio del tutto particolare, che interpreta la questione da analizzare come un tutto unico. Simmel ha una visione integrale (ancor più che ‘integrata’), si potrebbe oggi dire ‘olistica’, della conoscenza; radicalmente antipositivista, il centro del suo interesse sta nell’interazione e nelle relazioni.Georg Simmel is a personality of thought and culture who has experienced alternating events and critical readings. For his contemporaries, Simmel - whose way of proceeding was so outside the traditional canons - was hardly acceptable and categorized, so much so as to obtain academic recognition only very late. For many years forgotten (especially in the post-war period), its 're-appreciation' since the late 80s has allowed us to recognize its fundamental value not only for the birth and development of sociology, but also for the development of thought as a whole. Georg Simmel, with Emile Durkheim and with Max Weber is today considered one of the 'founding fathers' of sociology (JEDLOWSKI 1995).
Simmel develops a very special approach, which interprets the issue to be analyzed as a whole. Simmel has an integral vision (even more than 'integrated'), one could today say 'holistic', of knowledge; radically anti-positivist, the center of his interest lies in interaction and in relationships
Roma tra città metropolitana e grandi processi globali
Roma e il suo territorio sono sicuramente un laboratorio di esperienze e iniziative molto interessanti da questo punto di vista, sebbene non vi sia sempre un’intenzionalità e non vi siano politiche pubbliche realmente indirizzate in questo senso. Anzi, molto spesso le iniziative di auto-organizzazione sono sollecitate dall’assenza dell’amministrazione pubblica o dalla mancanza di politiche pubbliche. Siamo quindi di fronte a esperienze molto diverse tra loro, alcune molto discutibili e che pongono diversi problemi (pensiamo alla rischiosa deriva dei consorzi di autorecupero nelle aree ex abusive), altre di grande interesse, che costituiscono una punta avanzata e potenzialmente un’opportunità, dove pratiche e processi di auto-organizzazione sono anche pratiche e processi di riappropriazione e di risignificazione dei luoghi, dove sono messe in gioco le capacità creative e progettuali degli abitanti, le dinamiche della cura e della responsabilizzazione, una gestione non economicista dei beni comuni.Rome and its territory are certainly a laboratory of experiences and initiatives very interesting from this point of view, although there is not always an intentionality and there are no public policies really addressed in this sense. Indeed, very often self-organization initiatives are prompted by the absence of public administration or the lack of public policies. We are therefore faced with very different experiences, some very questionable and that pose different problems (think of the risky derivation of self-recovery consortia in former areas of abuse), others of great interest, which are an advanced tip and potentially an opportunity, where practices and processes of self-organization are also practices and processes of re-appropriation and re-signification of places, where the creative and planning skills of the inhabitants are at stake, the dynamics of care and empowerment, non-economic management of common goods
“Rigenerare dal basso”. Capacità di riuso e gestione innovativi nei quartieri in difficoltà della periferia romana
Il termine “rigenerazione urbana”, già concetto originariamente abbastanza ambiguo, è diventato per molti versi - nell’uso comune e diffuso - uno slogan. D’altra parte molti territori esprimono capacità progettuali e di organizzazione, in grado di sviluppare politiche di “rigenerazione” e iniziative di qualità e complessità molto rilevanti. Questo riguarda, ad esempio, anche i quartieri ERP, che sicuramente costituiscono le situazioni più problematiche delle nostre periferie, non solo per i problemi edilizi ed urbanistici, ma soprattutto per la povertà, la mancanza di lavoro e la concentrazione del disagio sociale. In questo contesto si può riconoscere come nel recente passato assistiamo ad un crescente sviluppo di pratiche e processi di riappropriazione della città che sono anche processi di risignificazione dei luoghi. Molte sono le esperienze di autorganizzazione e le progettualità che il protagonismo sociale sviluppa sui territori, anche con le loro ambiguità. Un obiettivo della riqualificazione urbana è quindi quello di sviluppare “politiche per l’autorganizzazione” in grado di valorizzare sotto diversi punti di vista tali forme di autorganizzazione.The term "urban regeneration", formerly a fairly ambiguous concept, has become in many ways - in common and widespread use - a slogan. On the other hand, many territories express design and organizational skills, capable of developing “regeneration” policies and initiatives of very high quality and complexity. This concerns, for example, also the ERP districts, which surely constitute the most problematic situations of our suburbs, not only for building and urban problems, but above all for poverty, lack of work and concentration of social hardship. In this context we can recognize how in the recent past we are witnessing a growing development of practices and processes of re-appropriation of the city which are also processes of re-signification of places. There are many experiences of self-organization and planning that social protagonism develops in the territories, even with their ambiguity. An objective of urban regeneration is therefore to develop "policies for self-organization" capable of enhancing these forms of self-organization from different points of view
Abitare pienamente la città. Protagonisti della polis a partire dalle sue periferie
Parlare di architettura o di urbanistica “sociali” è sicuramente molto importante e anche positivo, ma allo stesso tempo problematico e obbliga a definire bene i vari aspetti implicati e i margini entro cui si pone la questione. L’urbanistica, quasi per definizione, o almeno come carattere identitario originario, ha come obiettivo l’interesse pubblico più generale, e quindi anche uno scopo “sociale” se per questo intendiamo che abbia un occhio attento alle esigenze “sociali”, che emergono dalla società. Ma si può dire anche di più. Indubbiamente è condiviso da molta cultura urbanistica e da molti urbanisti l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita della società ed in particolare dei suoi componenti; in qualsiasi modo li vogliamo definire, con declinazioni che hanno portati anche differenti: abitanti, cittadini, appartenenti alla polis, appartenenti alla civitas, o semplicemente persone. Si tenga conto che gli abitanti della città non sono tutti uguali, e che quindi già la questione delle disuguaglianze è un problema. Inoltre, in relazione a questo, è importante che molto dipende anche dal punto di vista che si assume e qui si vuole assumere il punto di vista delle periferie, quel “luogo” della città che spesso, nell’immaginario collettivo, viene associato alle parti più degradate e problematiche, in una visione in realtà molto distorta di quel mondo, fatto di cose molto diverse tra loro, e di situazioni (nei casi in cui ci si riferisca ai quartieri dove si concentra il disagio sociale) molto ricche oltre che di problemi anche di potenzialità, risorse, progettualità, iniziative, culture, ecc. (Cellamare, 2016).
Pur assumendo, fatto assolutamente non scontato, l’obiettivo di migliorare le condizioni dell’abitare, questo obiettivo è stato lungamente disilluso dall’urbanistica moderna e poi contemporanea.
Rimanendo però questo il nostro riferimento bisogna subito chiarire che quando parliamo di architettura o urbanistica “sociali” non dobbiamo intenderle come un’architettura o un’urbanistica “buoniste”, “concessive”; in particolare, da due punti di vista. Non è semplicemente che l’architetto, l’ingegnere, il tecnico in generale, da una parte, e l’amministrazione pubblica, dall’altra, fanno una concessione e condiscono le loro azioni e le loro politiche di attenzione alle esigenze sociali; né che questi soggetti semplicemente ascoltano e raccolgono le sollecitazioni e poi decidono in autonomia, aggiungendo appunto gli aspetti sociali
Is Italy still special? Conceptual and empirical remarks on urbanization in the era of globalization
Many scholars have argued, over time, about Italy’s social, economic, political and cultural peculiarities. Its urbanization too has always been studied as fairly distinctive: many historic cities with singular settings, often held up as models of an appealing way of life.
How has globalization changed the Italian city and its image? Is Italian urbanization just a part of an overall global flattening? Do Italian cities, and their social and spatial settings and practices, show a radical break with the past? Do its greater metropolitan city-regions show patterns and transformations like those of post-metropolitan situations around the world?
In this chapter, we will try to frame these issues through a discussion of some concepts which seem of basic importance for the understanding of Italian urbanization. Such concepts are mostly related to the influence of time (and space, place, territory, also as a legacy from the past) in the urban persistence and transformation (not only physical, but also social and economic), which appears much more powerful than in other realities, such as the US or Asia
PNRR: rigenerazione urbana e housing
Il PNRR costituisce oggi un complesso di politiche e di interventi particolarmente rilevante per le nostre città. Il presente articolo ne analizza il contributo per quanto riguarda le politiche abitative la rigenerazione urbana. Su questi temi individua poi alcune questioni in discussione con particolare riguardo alla mancanza di politiche abitative strutturate e specifiche, alla mancanza di un approccio integrato alla rigenerazione urbana (discutendo questo stesso concetto), ai problemi della gestione e del coordinamento. Si sottolinea come un approccio integrato alla rigenerazione urbana sia effettivamente praticabile e si suggeriscono alcune linee di prospettiva.The PNRR today constitutes a complex of policies and interventions that are particularly relevant for our cities. This article analyses their contribution as regards housing policies and urban regeneration. On these items he then identifies some issues under discussion with particular regard to the lack of structured and specific housing policies, the lack of an integrated approach to urban regeneration (discussing this same concept), the problems of management and coordination. It is emphasized that an integrated approach to urban regeneration is actually practicable, and some lines of perspective are suggested
Recuperare il rapporto con la terra. L'agricoltura nelle periferie urbane
Le nostre città stanno cambiando profondamente, sia nella loro struttura spaziale sia nei modi con cui organizziamo la nostra vita quotidiana e quindi le abitiamo. Focalizzare l’attenzione sul tema dell’agricoltura periurbana è un buon modo per leggere tali trasformazioni e interrogarci sul futuro delle nostre città . Per cogliere questi cambiamenti e darne una diversa narrazione è necessario però assumere un approccio innovativo rispetto al tradizionale sguardo dall’alto o attraverso le mappe, tipico di molti urbanisti. Bisogna piuttosto, in primis, sviluppare un lavoro sul campo che permetta di comprendere dall’interno e dal basso come viene vissuta la città e, poi, rivolgere una particolare attenzione all’abitare nella sua complessità (e quindi non soltanto agli aspetti fisici e spaziali) attraverso un approccio interdisciplinare che faccia cogliere sia le dimensioni materiali che quelle immateriali (sociali, culturali, simboliche, valoriali, ecc.)Our cities are changing profoundly, both in their spatial structure and in the ways in which we organize our daily life and therefore we inhabit them. Focusing attention on the issue of peri-urban agriculture is a good way to read these transformations and ask ourselves about the future of our cities. To grasp these changes and give a different narrative, however, it is necessary to take an innovative approach compared to the traditional view from above or through maps, typical of many urban planners. Rather, it is necessary, first of all, to develop a fieldwork that allows us to understand from the inside and from the bottom how the city is lived and, then, to pay particular attention to living in its complexity (and therefore not only to the physical and spatial aspects ) through an interdisciplinary approach that grasps both material and immaterial dimensions (social, cultural, symbolic, values, etc.
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