2 research outputs found

    Giuseppe Ungaretti and Anglo-Saxon World

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    Il lavoro di ricerca s'è occupato di indagare il rapporto tra Giuseppe Ungaretti e il mondo anglosassone, rapporto, sinora, relativamente inesplorato da parte della critica letteraria, soffermandosi, particolarmente, sulle traduzioni dall'inglese del poeta italiano. Apre una breve introduzione riguardo le motivazioni principali che hanno portato il poeta italiano ad interessarsi alla cultura anglosassone. Segue il nucleo della tesi, costituito dall'analisi delle versioni ungarettiane dei 40 Sonetti di Shakespeare e di numerosi testi blakiani, raccolti nel volume Visioni; ad essa s'aggiunge quella, più marginale, relativa alle traduzioni da altri due autori anglofoni, Joyce e Pound. L'indagine condotta ha portato alla luce una dipendenza intrinseca tra i poeti inglesi, in special modo Blake e Shakespeare, e Ungaretti, che si struttura in base a consonanze tematiche, ma, anche, a livello testuale e lessicale.This research work is an inquiry about the relationship between Giuseppe Ungaretti and Anglo-Saxon world, a relationship partially unexplored by literary criticism till now. A particular interest is given to Ungaretti's translation of English poems. First of all there's a presentation of the main reasons that led the Italian poet to take an interest in Anglo-Saxon culture. The core of the thesis is represented by the analysis of Ungaretti's versions of 40 Sonnets by Shakespeare and of many poems by Blake, collected in Visioni; then follows a study, even if less important, of the translations from other two Anglophone poets, Joyce and Pound. This enquiry shows an intrinsic dependence between English poets, above all Shakespeare and Blake, and Ungaretti; this dependence is structured through thematic affinities, but it's present, also, at a textual and lexical level

    Fuga dalla modernità (fuga verso il mito). L’Escape nelle opere di Tolkien

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    The Lord of The Rings non è un romanzo per ragazzi o una saga fantasy di pura evasione, ma è un racconto epico di sopravvivenza alle ‘brutture’ del mondo moderno. In On Fairy-Stories Tolkien chiarisce il concetto di escape come molla propulsiva per la sub-creation, momento salvifico per l’essere umano, il cui prodotto è la creazione di un mondo alternativo, improntato alla Bellezza, collocato in un tempo mitico ed eterno. La fantasia ha per Tolkien tre funzioni: recovery, escape e consolation, tra loro indissolubilmente intrecciate. Tale fantasia ristoratrice permette all’essere umano di evadere dal carcere di una vita limitata da menzogne, vuote formalità e condizionamenti. E attraverso di essa l’uomo può ritrovare una freschezza della visione della realtà, depurata dalle scorie contingenti e immersa in un’aurea mitica; l’escape avvia un processo che si adempie e sublima nell’eucatastrophe, oramai non più solo semplice lieto fine delle favole, ma eco dell’Evangelium nel mondo reale
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