31 research outputs found

    Lingua dei segni e non solo: accessibilita', progetti e buone prassi

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    Presentazione di progetti e azioni per l'accessibilità', nell'ambito di una giornata di studi presso l'Università' di Bar

    Deaf users and technologies: a case study

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    An overview of the relationships between deaf users and technologies. It is important to be able to distinguish between what may be a social phenomenon, which can open interesting study and research perspectives - such as the creation of voice-text / voice-sign translation interfaces, or important dimensions of entertainment and awareness from what can represent real tool for inclusion: at school, in the workplace, in access to information and communication, in everyday lif

    Pensare la sordità: tra dimensione scientifica e promozione sociale. Contributi dalla 3a conferenza nazionale sulla sordità

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    Questo libro raccoglie una selezione di contributi presentati nell’ambito della 3a Conferenza Nazionale sulla Sordità, organizzata “in presenza” a Napoli dal 20 al 22 febbraio 2020, con il patrocino e supporto della Regione Campania e di Sviluppo Campania, poco prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid19. Un importante momento di approfondimento e confronto, voluto in continuità con le precedenti conferenze di Roma (2008) e Verona (2010) dall’Ente Nazionale per la protezione e l’assistenza dei Sordi – APS (ENS), ente che per mandato statale tutela e rappresenta le persone sorde in Italia. Nonostante i progressi in ambito scientifico-tecnologico e la maggiore sensibilità delle Istituzioni e dell’opinione pubblica in tema di accessibilità e inclusione sociale, tante sono le difficoltà che le persone sorde affrontano quotidianamente. La sordità rimane una disabilità poco conosciuta e sottovalutata nella sua gravità e nelle conseguenze che può avere sulle relazioni sociali, l’educazione, l’accesso alla comunicazione e all’informazione. Ci auguriamo che i contributi qui presentati possano aiutare a pensare la sordità, a comprenderne la complessità e non riconducibilità a una sola visione; a far emergere temi poco conosciuti come quelli della pluri-disabilità; a far riflettere sulla necessità di adottare strategie per l’accessibilità adattate su esigenze, aspettative, progetti di vita delle persone sorde. E che questa raccolta possa promuovere quel prezioso approccio multi e inter-disciplinare fondamentale per lo sviluppo di una dimensione realmente inclusivaThis book collects a selection of contributions presented as part of the 3rd National Conference on Deafness, organized in Naples from 20 to 22 February 2020, with the patronage and support of the Campania Region and Campania Development, shortly before the start of the health emergency from Covid19. An important moment of study and comparison, wanted in continuity with the previous conferences in Rome (2008) and Verona (2010) by the Italian Association of the Deaf (ENS). Despite scientific-technological progress and the greater sensitivity of institutions and public opinion in terms of accessibility and social inclusion, there are many difficulties that deaf people face on a daily basis. Deafness remains a little known and underestimated disability in its seriousness and in the consequences it can have on social relationships, education, access to communication and information. We hope that the contributions presented here can help to think about deafness, to understand its complexity and non-reducibility to a single vision; to bring out little-known issues such as those of pluri-disability; to make people reflect on the need to adopt accessibility strategies adapted to the needs, expectations and life plans of deaf peopl

    L’invenzione della sordità. Riflessioni sulla rappresentazione sociale

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    La sordità non riguarda solo un deficit fisico ma realizza un essere al mondo all’interno di una complessa rete di relazioni, una immersione in una trama di significati in movimento e in comunicazione tra loro. Esistono diverse sordità che si riferiscono a diverse rappresentazioni sociali della stessa. Conoscere i processi sociali che plasmano questo diverse visioni e prendere coscienza delle relazioni simboliche costruite intorno alla figura della persona sorda significa avere la possibilità di modificarle e contribuire all’inclusione sociale.Deafness does not only concern a physical deficit but creates a being in the world within a complex network of relationships, an immersion in a web of meanings in motion and in communication with each other. There are different deafnesses that refer to different social representations of the same. Knowing the social processes that shape these different visions and becoming aware of the symbolic relationships built around the figure of the deaf person means having the possibility to modify them and contribute to social inclusion

    OraLISmo. politiche linguistiche e attori sociali nella campagna per il riconoscimento della lingua dei segni in Italia

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    Il contributo vuole fornire una panoramica delle numerose voci che hanno agito e agiscono, a sostegno, contrasto o semplice polifonia nel processo di riconoscimento della LIS. Partendo dall’esperienza di lavoro presso l’ENS verranno analizzate le politiche portate avanti in contesti istituzionali, nella comunicazione pubblica e nell’interazione con altri soggetti pubblici e privati. Anche in riferimento alle politiche che vengono condotte dalle federazioni internazionali delle associazioni a tutela dei diritti delle persone sorde. Si darà conto di come vengono costruite le retoriche avverse alla lingua dei segni da parte di altri organismi e come la parte politica giochi ruoli differenti nei diversi ambiti istituzionali. Le lingue dei segni sono riconosciute a livello costituzionale in Austria, Finlandia, Portogallo e Ungheria e tutelate con diversi provvedimenti legislativi in Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia. Gli atti legislativi più recenti sono stati approvavi a Malta il 16 marzo 2016 con il riconoscimento del Maltese Sign Language e in Irlanda il 24 dicembre 2017 attraverso l’Irish Sign Language Act 2017. I numerosi documenti europei tra cui la Carta dei Diritti Fondamentali, il Trattato Europeo per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali, la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, le Risoluzioni del Parlamento Europeo del 17 giugno 1988 e del 18 novembre 1998, i documenti internazionali quali la Risoluzione ONU 48/96 del 20 dicembre 1993, la già richiamata Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità (L. 18/2009) nonché gli articoli 3 e 6 della Costituzione Italiana, tutti richiamano il principio del diritto all’accessibilità, alla comunicazione e il riconoscimento delle lingue dei segni. In Italia tale riconoscimento da parte dello Stato non è ancora avvenuto, pur essendo pervenute alcune Regioni ad atti legislativi che ne promuovono la diffusione e tutale. Da anni è in corso un processo di rivendicazione del diritto alla lingua dei segni, che vede in prima linea la comunità sorda, l’ENS – Ente che per mandato statale ne tutela e rappresenta le istanze – altre associazioni, movimenti, aggregazioni spontanee composte da persone sorde, udenti, familiari, operatori del settore. Rispetto a qualche anno fa la LIS gode di maggiore visibilità in termini di rappresentazione mediatica e al di là del mancato riconoscimento ufficiale da parte dello Stato, in affiancamento alla pressione politica da parte dell’ENS vi è l’impegno di centri di ricerca di eccellenza come il CNR di Roma, una maggiore visibilità degli atenei italiani in cui sono attivi insegnamenti che ruotano intorno alla LIS e alla cultura sorda, numerose finestre di rappresentazione sui social media, campagne mediatiche su youtube, attività che promuovono l’accessibilità al patrimonio culturale, materiale e simbolico, e che pongono al centro la lingua dei segni come via privilegiata per l’autonomia della persona sorda. In tale scenario sono numerosi gli attori sociali che a livello individuale o collettivamente mettono in scena il proprio ruolo, sia a supporto del processo di riconoscimento e utilizzo della LIS, sia con modalità più neutre che in aperto contrasto e con una rivendicazione della sola necessità di avvalersi del progresso tecnologico e medico scientifico al fine di “curare” definitivamente la sordità, spazzando via dall’orizzonte dell’OraLISmo ogni possibile spazio per la sillaba centrale. Fino a diventare, quello dell’Italia, un case study a livello internazionale: http://www.globi- observatory.org/status-italian-sign- language-struggle-legal-recognition/. Verrà pertanto data una panoramica sulle principali dinamiche che vengono messe in atto in tale complesso processo, chi ne sono gli attori principali, come risponde la parte politica, in che modo si animano le retoriche e i discorsi delle associazioni e federazioni internazionali dei sordi, quali sono le politiche linguistiche messe in atto non solo dalla comunità sorda e dalle Istituzioni ma da chi produce retoriche antagoniste. Verranno altresì prese in esame iniziative che indirettamente supportano il processo di riconoscimento e quelle che direttamente mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica e i media, in special modo attraverso i social network. Infine si cercherà di dare conto anche delle percezioni da parte delle persone sorde di cosa significhi la LIS e il suo riconoscimento nella vita quotidiana

    Le persone sorde e la voce. identità e vita quotidiana

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    “Come ciascuno di noi è una faccia, una figura, un carattere propri e unici, così ciascuno di noi è anche una voce unica” (Albano Leoni, 2022, p. 38). Non solo infatti la voce è “lo strumento con cui diciamo quello che vogliamo dire” ma “è molto di più, e questo di più precede la lingua, precede i significati […] La voce inoltre rivela l’identità, l’interiorità di chi parla”. Se la voce ha da sempre rivesto un’importanza cruciale non solo nel linguaggio ma nella costruzione e riconoscimento dell’identità personale, nella percezione e rappresentazione di sé e dell’altro, che relazione hanno le persone sorde con la voce, la propria e degli altri? Un buon residuo uditivo può consentire la percezione di alcune frequenze ma quelle del parlato sono in genere le più penalizzate dalla sordità grave e profonda (con soglia uditiva sopra i 50db, cfr. World report on hearing 2021). A una diagnosi nei primi mesi o anni di vita segue un percorso di abilitazione logopedica, di graduale allenamento percettivo e produttivo dei suoni, di uso e controllo della voce, come strumento in sé e in ambito propriamente linguistico. Una vasta letteratura si è occupata dell’impatto della sordità sullo sviluppo del linguaggio, delle fasi di acquisizione delle lingue parlate e segnate, del bilinguismo (lingue segnate e parlate), della complessità della dimensione multimodale della comunicazione nell’ambito della sordità. La sordità è stata ed è oggetto di rappresentazione sociale, prevalentemente polarizzata - utilizzando le storiche definizioni della social representation theory (Moscovici, 1988; Wagner, 1995; Jodelet, 2003) - in una rappresentazione egemonica che considera la sordità un deficit individuale da curare, campo di interesse e intervento della medicina, ed una rappresentazione polemica in cui la sordità diviene risorsa generatrice di cultura, valori condivisi, identità collettiva (Zuccalà, 1997; Leigh 2009; Branni 2022). Nei Deaf Studies tale polarizzazione è sempre stata centrale e il corpo è luogo privilegiato in cui questa si manifesta: da un lato rappresenta una condizione difettosa da normalizzare, mascherare, recuperare; dall’altro la manifestazione di una identità che rivendica una presenza visibile attraverso la comunicazione segnata ma soprattutto l’esperienza del mondo in una modalità visivo- gestuale e non acustico-vocale. La voce delle persone sorde si tinge delle rappresentazioni sociali di queste due dimensioni contrapposte, divenendo nella prima l’obiettivo primario del percorso logopedico, risultato da raggiungere con sforzo, necessario all’integrazione nel mondo mainstream, alla presenza (Bauman, 2008), all’esserci (la non-parola è più problematica del non-udito); nella seconda un tratto marginale da non rendere visibile in quanto non rilevante nella connotazione culturale della sordità, veicolo di fraintendimenti (Kisor, 2010), simbolo di oppressione di una maggioranza che impone voce/parola (Lane, 1992) laddove l’epistemologia sorda dà senso alla presenza nel mondo dei Sign Language People attraverso il corpo, le mani, gli occhi (Ladd, 2003). Tale polarizzazione non dà però conto della complessità e variabilità dell’esperienza della sordità e dei diversi usi del corpo e della voce che le persone fanno nella loro vita quotidiana. Che percezione hanno le persone sorde della propria (e altrui) voce? In che modo contribuisce a costruire l’identità e l’agire nel mondo? Come viene utilizzata, con quali obiettivi e strategie? In una prospettiva che tenga conto dei framework teorici dell’etnografia della comunicazione (Hymes, 1974), dell’analisi delle rappresentazioni sociali incorporate nella vita quotidiana (Wagner e Hayes, 2005) e delle recenti discussioni sul translanguaging nei Deaf Studies (ad es. De Meulder et al., 2019) si esporranno risultati e riflessioni a partire da interviste condotte a persone sorde sulla personale relazione con la voce, le strategie comunicative messe in atto nell’esperienza quotidiana, la rappresentazione dell’identità in rapporto a tale dimensione. Obiettivo della relazione è contribuire al dibattito in corso, in atto non solo nei Deaf e Disability Studies (Kusters et al., 2017) ma anche nella linguistica della Lingua dei Segni Italiana (Volterra et al., 2019), finalizzato a percorrere nuove vie di indagine che tengano maggiormente conto della complessità, variabilità e individualità della deaf experience. Bibliografia Albano Leoni, F. (2022). Voce. Il corpo del linguaggio. Carocci editore. Bauman, H-Dirksen L. (2008). ‘‘Listening to Phonocentrism with Deaf Eyes: Derrida’s Mute Philosophy of (Sign) Language’’ Essays in Philosophy 9(1) Article 2. De Meulder M., Kusters A., Moriarty E., Murray J.J. (2019). “Describe, don't prescribe. The practice and politics of translanguaging in the context of deaf signers”, Journal of Multilingual and Multicultural Development, 40:10, 892-906. Hymes, D. (1974), Foundations in Sociolinguistics. An Ethnographic Approach. Tavistock Publications Ltd. Jodelet, D. (2003). Les représentations sociales, Presses universitaires de France. Kisor, H. (2010). What’s That Pig Outdoors?: A Memoir of Deafness. University of Illinois Press Kusters A., De Meulder M., O’Brien D., eds. (2017). Innovations in Deaf Studies: the role of deaf scholars. Oxford University Press. Lane, H. (1992). The mask of benevolence: disabling the Deaf community. Knopf. Leigh, I. W. (2009). A lens on deaf identities. Oxford University Press. Moscovici, S. (1988). Notes Towards a Description of Social Representations. European Journal of Social Psychology, 18, 211-250. Volterra V., Roccaforte M., Di Renzo A., Fontana S. (2019). Descrivere la lingua dei segni italiana. Una prospettiva cognitiva e sociosemiotica. Il Mulino. Wagner, W. (1995). Description, Explanation, and Method in Social Representation Research. Papers on Social Representations, 4, 156-176. Wagner W., Hayes N. (2005). Everyday Discourse and Common Sense. The Theory of Social Representation. Bloomsbury Publishing. World Health Organization, World report on hearing (2021), https://apps.who.int/iris/handle/10665/339913“Just as each of us is a unique face, a figure, a character, so each of us is also a unique voice” (Albano Leoni, 2022, p. 38). In fact, not only is the voice “the instrument with which we say what we want to say" but "it is much more, and this more precedes the language, precedes the meanings [...] The voice also reveals the identity, the interiority of the speaker". If the voice has always had a crucial importance not only in language but in the construction and recognition of personal identity, in the perception and representation of oneself and others, what relationship do deaf people have with the voice, their own and that of others? others? Good residual hearing can allow the perception of some frequencies but speech frequencies are generally the most penalized by severe and profound deafness (with hearing threshold above 50db, see World report on hearing 2021). A diagnosis in the first months or years of life is followed by a path of speech therapy qualification, gradual perceptive and productive training of sounds, use and control of the voice, as an instrument in itself and in the strictly linguistic context. A vast literature has dealt with the impact of deafness on language development, the phases of acquisition of spoken and signed languages, bilingualism (signed and spoken languages), the complexity of the multimodal dimension of communication in the context of deafness. Deafness has been and is the object of social representation, predominantly polarized - using the historical definitions of social representation theory (Moscovici, 1988; Wagner, 1995; Jodelet, 2003) - in a hegemonic representation that considers deafness an individual deficit to be cured, field of interest and intervention of medicine, and a polemical representation in which deafness becomes a resource generating culture, shared values, collective identity (Zuccalà, 1997; Leigh 2009; Branni 2022). In Deaf Studies this polarization has always been central and the body is a privileged place in which this manifests itself: on the one hand it represents a defective condition to be normalized, masked, recovered; on the other, the manifestation of an identity that claims a visible presence through marked communication but above all the experience of the world in a visual-gestural and not acoustic-vocal modality. The voice of deaf people is tinged with the social representations of these two opposing dimensions, becoming in the first the primary objective of the logopedic path, a result to be achieved with effort, necessary for integration into the mainstream world, for presence (Bauman, 2008), for 'being there (non-word is more problematic than non-hearing); in the second a marginal feature not to be made visible as it is not relevant in the cultural connotation of deafness, a vehicle of misunderstandings (Kisor, 2010), a symbol of oppression of a majority that imposes voice/word (Lane, 1992) where deaf epistemology gives sense to the presence in the world of Sign Language People through the body, the hands, the eyes (Ladd, 2003). However, this polarization does not take into account the complexity and variability of the experience of deafness and the different uses of the body and voice that people make in their daily lives. What perception do deaf people have of their own (and others') voices? How does it contribute to building identity and acting in the world? How is it used, with what objectives and strategies? From a perspective that takes into account the theoretical frameworks of communication ethnography (Hymes, 1974), the analysis of social representations embedded in everyday life (Wagner and Hayes, 2005) and recent discussions on translanguaging in Deaf Studies (e.g. De Meulder et al., 2019) will present results and reflections starting from interviews conducted with deaf people on the personal relationship with the voice, the communication strategies implemented in daily experience, the representation of identity in relation to this dimension. The aim of the report is to contribute to the ongoing debate, taking place not only in Deaf and Disability Studies (Kusters et al., 2017) but also in the linguistics of Italian Sign Language (Volterra et al., 2019), aimed at following new paths of investigations that take greater account of the complexity, variability and individuality of the deaf experience. Bibliography Albano Leoni, F. (2022). Voice. The body of language. Carocci publisher. Bauman, H-Dirksen L. (2008). ‘‘Listening to Phonocentrism with Deaf Eyes: Derrida’s Mute Philosophy of (Sign) Language’’ Essays in Philosophy 9(1) Article 2. De Meulder M., Kusters A., Moriarty E., Murray J.J. (2019). “Describe, don't prescribe. The practice and politics of translanguaging in the context of deaf signers”, Journal of Multilingual and Multicultural Development, 40:10, 892-906. Hymes, D. (1974), Foundations in Sociolinguistics. An Ethnographic Approach. Tavistock Publications Ltd

    Gli Avatar in lingua dei segni tra mondi possibili e applicazione sociale

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    Il presente contributo intende portare alcune riflessioni sulle “complesse relazioni fra crisi e pratiche creative” che si sviluppano nella tensione tra chi promuove progetti di ricerca dedicati alla creazione di avatar in grado di tradurre dalle lingue parlate/testi alle lingue dei segni, e viceversa, e i destinatari di tali progetti, ovvero le persone sorde. Attraverso l’analisi della letteratura di settore (Kipp et al. 2011; McDonald 2021; Walsh et al. 2022; Wolfe et al. 2022;) nonché degli obiettivi e attività dei progetti più recenti si mostrerà come la ricerca dedicata a tali sistemi si pone non solo come creazione di mondi possibili in risposta alle esigenze di accesso all’informazione e alla comunicazione da parte delle persone con disabilità uditiva, ma in un più ampio scenario in cui interagiscono i progressi - e la spinta di tali progressi - delle AI in tema di traduzione automatica e di generazione di strumenti di elaborazione del linguaggio naturale (cfr. ChatGPT e analoghi) e una certa “fascinazione” per le lingue dei segni, rappresentate come risposta risolutiva dell’accessibilità per le persone sorde. Il tema dell’accessibilità è da diversi anni oggetto di attenzione, sia nella letteratura scientifica, soprattutto quella incentrata sula traduzione audio-visiva (Greco 2018; Gonzàlez 2021), che nei tavoli tecnici istituzionali dedicati all’abbattimento delle barriere, architettoniche e non solo, e nella stesura e sistematizzazione di normative. Nel caso delle persone sorde, in particolare in relazione al tema dell’accesso alla comunicazione e all’informazione, il più penalizzato dalla sordità, questa attenzione viene sollecitata da diversi processi: l’entrata in vigore di norme e raccomandazioni internazionali (es. Risoluzione 23/11/2016 “Sign language and professional sign language interpreters”); politiche linguistiche che promuovono le lingue segnate: in Italia con L. 69/2021 è stata riconosciuta la Lingua dei Segni Italiana; maggiore visibilità della lingua dei segni a seguito della pandemia da Covid19, che ha abituati alla presenza dell’interprete nei bollettini del Governo e della Protezione Civile, nonché in virtù di fenomeni mediatici di massa (es. "Sanremo in LIS”) che hanno fatto conoscere performer segnanti sui social e piattaforme di condivisione video. Tale maggiore visibilità ha prodotto una sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la costruzione di una rappresentazione delle lingue dei segni come risposta integrale alle esigenze di accessibilità delle persone con disabilità uditiva, resa ancor più efficace dalla sua automazione e diffusione nei servizi pubblici (TV, musei, trasporti), obiettivo della maggior parte dei progetti di ricerca dedicati allo sviluppo di avatar segnanti. La sordità e le implicazioni che questa ha con il linguaggio è oggetto di rappresentazione sociale, volendo utilizzare le definizioni classiche della social representation theory (Moscovici, 1988; Wagner, 1995; Jodelet, 2003), prevalentemente polarizzata: da un lato una visione egemonica che considera la sordità un deficit individuale da curare, campo di interesse e intervento della medicina; dall’altro una rappresentazione polemica di un modello bio-psico-sociale in cui la sordità diviene risorsa generatrice di cultura, valori condivisi, identità collettiva (Padden, Humphreis 2006; Leigh 2009; Bauman, Murray 2010; Ladd 2003; Kusters et al. 2017). Il corpo è il luogo privilegiato in cui questa polarizzazione si manifesta attraverso discorsi che pongono al centro le tecnologie di cura, come l’impianto cocleare - in termini mediatici “l’orecchio bionico” - o la comunicazione visivo-gestuale delle lingue segnate e le tecnologie per lo sviluppo di sistemi di traduzione e produzione automatica come gli avatar. Obiettivo del presente contributo è evidenziare discorsi e retoriche presenti nei poli sopra descritti analizzando obiettivi e attività di progetti di ricerca dedicati a tale tema; se e come vengono coinvolte le persone sorde nei gruppi di ricerca e che ruolo giochino i media nelle dinamiche di rappresentazione tra tecnologie di cura e tecnologie della comunicazione.This speech intends to bring some reflections on the "complex relationships between crises and creative practices" that develop in the tension between those who promote research projects dedicated to the creation of avatars capable of translating from spoken languages/texts to sign languages, and vice versa, and the recipients of these projects, i.e. deaf people. Through the analysis of the sector literature (Kipp et al. 2011; McDonald 2021; Walsh et al. 2022; Wolfe et al. 2022;) as well as of the objectives and activities of the most recent projects, it will be shown how the research dedicated to these systems poses not only as the creation of possible worlds in response to the need for access to information and communication by people with hearing disabilities, but in a broader scenario in which the progress - and the drive for such progress - of AI in theme of automatic translation and generation of natural language processing tools (cf. ChatGPT and similar) and a certain "fascination" for sign languages, represented as a solution to accessibility for deaf people. The theme of accessibility has been the object of attention for several years, both in the scientific literature, especially that focused on audio-visual translation (Greco 2018; Gonzàlez 2021), and in the institutional technical tables dedicated to the removal of barriers, architectural and not only , and in the drafting and systematization of regulations. In the case of deaf people, particularly in relation to the issue of access to communication and information, the most penalized by deafness, this attention is solicited by various processes: the entry into force of international standards and recommendations (e.g. Resolution 23/11/2016 "Sign language and professional sign language interpreters"); linguistic policies that promote signed languages: in Italy with Law 69/2021 the Italian Sign Language was recognized; greater visibility of sign language following the Covid19 pandemic, which has made us accustomed to the presence of the interpreter in the Government and Civil Protection bulletins, as well as by virtue of mass media phenomena (e.g. "Sanremo in LIS") which have made get to know signing performers on social media and video sharing platforms. This greater visibility has produced public awareness and the construction of a representation of sign languages as an integral response to the accessibility needs of people with hearing disabilities, made even more effective by its automation and diffusion in public services (TV, museums , transport), the target of most of the research projects dedicated to the development of signing avatars. Deafness and the implications that this has with language is the object of social representation, wanting to use the classic definitions of social representation theory (Moscovici, 1988; Wagner, 1995; Jodelet, 2003), mainly polarized: on the one hand a hegemonic vision that considers deafness an individual deficit to be treated, a field of interest and intervention of medicine; on the other, a polemical representation of a bio-psycho-social model in which deafness becomes a resource generating culture, shared values, collective identity (Padden, Humphreis 2006; Leigh 2009; Bauman, Murray 2010; Ladd 2003; Kusters et al. 2017). The body is the privileged place in which this polarization manifests itself through discourses that place care technologies at the centre, such as the cochlear implant - in media terms "the bionic ear" - or the visual-gestural communication of signed languages and technologies for the development of automatic translation and production systems such as avatars. The aim of this contribution is to highlight discourses and rhetoric present in the poles described above by analyzing the objectives and activities of research projects dedicated to this topic; if and how deaf people are involved in research groups and what role the media play in the dynamics of representation between treatment technologies and communication technologies

    Antropologia e sordità. Nascita di un campo di studi

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    Deaf studies have been almost completely ignored by the Italian anthropological tradition. Yet this research field is contributing to the dynamic process that aims to rethink and reconstruct the very foundations of anthropology. This depends above all on the fact that deaf studies constitute an "atypical" topical area that forces scholars to reconsider concepts such as language, ethnicity and identity. Secondly, the American Sign Language Dictionary - first published by William Stokoe in the early sixties at the very beginning of this discipline - could be used as an excellent laboratory to understand how a new object of study comes to light and identify the ideological framework that often shapes research
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