46 research outputs found

    Immaginifica e inimmaginabile. La pittura stocastica di Sergio Lombardo

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    Ricostruzione storico-critica degli ultimi quarant'anni della ricerca artistica di Sergio Lombardo, focalizzata su quella che egli ha definito Pittura Stocastica

    Il gioco come prassi quotidiana: un “anello intermedio” fra i situazionisti e Wittgenstein

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    L'articolo inaugura un confronto inedito fra i testi del cosiddetto “secondo Wittgenstein” e quelli pubblicati dall'Internazionale Situazionista (IS, 1957-72), sul bollettino omonimo, in particolare rispetto al tema comune del "gioco"

    Artisti-Architetti. L'installazione ambientale in Italia prima e dopo la Biennale di Venezia del 1976

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    Da sempre arte e architettura hanno contribuito, insieme, a conformare gli spazi della vita degli uomini. Tuttavia, con il passare dei secoli, le due discipline sembrano essersi allontanate, finendo per configurare due domini disciplinari quasi del tutto autonomi e rinunciando sempre più spesso a lavorare fianco a fianco. Nonostante ciò, a partire dalla seconda metà del XX secolo, questa tendenza è sembrata invertirsi grazie all'opera di alcuni artisti che, pur non avendo una specifica formazione architettonica, hanno iniziato a progettare opere ambientali capaci di sfidare i confini fra le due discipline, oscillando fra arte e architettura, inglobando illusione e realtà, arte e vita, in quel “complesso arte-architettura” che per Hal Foster è una delle caratteristiche che definisce la cultura contemporanea, sia per quanto riguarda la produzione di immagini che la configurazione di spazi. Il progetto di ricerca parte dall'analisi di quelle opere d'arte che possono essere riunite sotto la definizione di “installazioni ambientali”. Negli ultimi quattro decenni, queste opere d'arte, mettendo in connessione diretta le pratiche dell'installation art e dell'environmental art, hanno assunto una dilatazione spaziale tale da farle sconfinare in quello che Vittorio Gregotti nel 1966 aveva definito il “territorio dell'architettura”. Il 1976 costituisce un vero e proprio punto di svolta per comprendere lo sviluppo dell'installazione ambientale in Italia, a causa dell'importanza che ha rivestito la Biennale di Venezia di quell'anno, diretta proprio da Gregotti, nell'ambito degli studi sull'arte ambientale a livello internazionale. Ma già molti decenni prima, a partire dalle sperimentazioni ambientali dei futuristi e, soprattutto, nel secondo dopoguerra con artisti come Lucio Fontana, l'Italia aveva offerto esempi di installazioni ambientali di assoluto livello internazionale. Il mio studio – cercando di superare la settorializzazione degli studi tra storia dell'arte e storia dell'architettura, ma anche fra storia della critica, del collezionismo e delle esposizioni – si pone come fine quello di fornire una prima approfondita mappatura nel tempo e nello spazio di questo tipo di progetti artistico-architettonici realizzati in Italia. Questo tipo di mappatura generale manca nella letteratura specialistica italiana, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi quattro decenni, per i quali ho costruito un repertorio di opere di riferimento realizzate da 180 artisti italiani a partire dal 1976. A livello d'impianto metodologico la tesi è strutturata in una serie di approfondimenti specifici, in cui a ricerche bibliografiche e d'archivio si sono, necessariamente, affiancati studi “dal vivo” delle opere in questione. Attraverso la ricostruzione a grandi linee della storia internazionale delle pratiche artistiche ambientali e installative, si arriva alla definizione delle installazioni ambientali come spazi concepiti dagli artisti in modo tale che il confine tra pratica artistica e costruzione architettonica si faccia labile e indistinto. L’attenzione è focalizzata sull'analisi di questo particolare tipo di installazioni e la ricerca è suddivisa in diversi focus e casi-studio: 1) raccolta di esempi storici di installazioni ambientali realizzate da artisti italiani, a partire dalle prime sperimentazioni futuriste fino alla metà degli anni Settanta; 2) approfondimento specifico sulla Biennale di Venezia del 1976 (“Ambiente Partecipazione Strutture Culturali”) e, in particolare, sulla mostra “Ambiente/Arte” in essa ospitata, curata da Germano Celant; 3) approfondimento specifico sulle installazioni ambientali presentate alla Biennale di Venezia dopo il 1976 fino al 2011 (anno della realizzazione dei Parapadiglioni); 4) mappatura delle collezioni di installazioni ambientali permanenti attualmente presenti sul suolo italiano realizzate a partire dalla metà degli anni Settanta; 5) repertorio di 180 artisti italiani che con le loro opere, sia permanenti che temporanee, hanno maggiormente contribuito allo sviluppo di questo tipo di ricerca a partire dalla metà degli anni Settanta. Sulla scorta di queste ricerche emerge un quadro d'insieme articolato in cui si inseriscono fonti neglette (articoli di riviste, fotografie disperse, documenti di archivi privati) e si precisano i contributi di alcuni protagonisti (in particolare, rispetto all'approfondimento sulla Biennale di Venezia del 1976, si chiariscono la partecipazione e le fonti di Vittorio Gregotti, Germano Celant, Enrico Crispolti e Carlo Ripa di Meana). Queste novità emerse dal punto di vista storico si accompagnano a precisazioni più generali sull'avvicendarsi delle esperienze artistico-architettoniche in Italia, con una particolare attenzione alla terminologia specifica, utile per segnalare i momenti di svolta storico-artistici sullo sfondo del panorama internazionale

    Ludwig van Beethoven. Un modello musicale per il giovane Nietzsche

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    The relationship between Nietzsche and music is first and foremost the relationship with music composition. Although he don’t follow an ordered course of study, young Nietzsche leaves a considerable amount of works. This article explores the influence of Beethoven on the earliest compositions, from the attempt challenge himself with the sonata-form till the imitation of melodies. This article also tries to establish connections between nietzschean compositions and some Beethoven's sonatas, that he surely knew thanks to Krugs, up to track down actual quotes

    Sergio Lombardo. Stochastic Works 2012-2017

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    Dibattito multidisciplinare a partire dalla presentazione del volume “Sergio Lombardo. Stochastic Works 2012-2017” (Fondazione Mudima, 2018) che analizza approfonditamente la produzione recente che ha portato la pittura di Lombardo a confrontarsi con nuovi problemi estetici di composizione, combinazione e colorazione delle forme, sempre risolti alla luce della teoria eventualista

    RUNNING THROUGH THE EXPANDED FIELDS

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    Video sperimentale di tema storico-artistico nell’ambito di un progetto di ricerca di dottorato sull’installation art in Italia

    Sergio Lombardo. Stochastic Works 2012-2017

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    From 1980 Lombardo is involved in the so-called Stochastic Painting. Among all the series of works in which Lombardo has tested his theories, Stochastic Painting is the one he has focused on for longer time. Lombardo has defined over the years several automatic methods of composition based on the application of random algorithms. Created by these mathematical methods, Stochastic Paintings show different perceptive structures that offer to the spectator variable and imaginative visual interpretations of the nonsense forms painted on the canvas’ surface. The first experiments were exhibited in 1983 and the research continued without a pause until today, with an unceasing experimental approach. In the last years, this methodological experimentation has evolved in the so-called Stochastic Tilings: Surfaces consisting of tiles, based on new stochastic shape-generative algorithms, developed from the first methods Lombardo discovered in the Eighties and Nineties. These tiles have raised some new aesthetic problems about composition, combination and colouring of the shapes. Lombardo always solved these problems on the light of the Eventualist theory, developing new stochastic procedures of shape creation, as in the last paintings, named Quilts, exhibited here for the first time

    Gli eroi inattuali del giovane Nietzsche: Prometeo, Ermanarico, Teognide

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    Abstract: In this article I explain the concept of the Untimely focusing on some mythological ‘heroes’ of Nietzsche’s youth. These three characters are: Prometheus, Ermanaric and Theognis of Megara. What Nietzsche sees in them is a lifestyle model completely separated from everyday life and common sense. A general power against Gods’s order (Prometheus), laws (Ermanaric) and social structures (Theognis) is the main peculiarity of this notion. Probably, this is the first time that Nietzsche face himself with the Untimely

    Nietzsche e la passione di raccontarsi

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    Introduzione alla prima autobiografia di Nietzsche, scritta nel 1858. saggio esteso sulla sua formazione religiosa e sulla sua passione per la music

    Una polis interpretante: Friedrich Nietzsche e l’associazione Germania come modello di comunità

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    L'articolo ripercorre la storia di una piccola associazione, la "Germania", costituita da Nietzsche e dai sue due amici Krug e Pinder. Oltre ai contributi di questa associazione, che prevedeva conferenze e dibattiti sulle opere che loro stessi producevano, occorre sottolineare anche il modello. L'associazione, il piccolo cerchio di "animi affini" restarà in Nietzsche come un'utopia cercata per tutta la vita, da Sorrento, nel 1876 fino agli ultimi anni della sua vita
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