5 research outputs found

    NUTRIZIONE E PREVENZIONE DEL RISCHIO DI OSTEOPOROSI

    No full text
    L’osteoporosi costituisce un esempio paradigmatico di patologia correlata al regime alimentare, sebbene il rischio relativo imputabile ad una nutrizione inadeguata può variare significativamente, in funzione del background genetico, endocrino-metabolico e di altri fattori correlati allo stile di vita, quali l'attività fisica e alcune abitudini voluttuarie, come il fumo di sigaretta, senza considerare eventuali condizioni patologiche e/o terapie farmacologiche in grado di alterare il metabolismo del tessuto osseo. Ciascun tessuto presenta caratteristiche strutturali che sono direttamente correlate alle specifiche funzioni fisiologiche: nel caso del tessuto osseo, il ruolo di sostegno dello scheletro è strettamente associato alla funzione di riserva di calcio, e, in presenza di un apporto alimentare insufficiente, la funzione di sostegno verrà “sacrificata” per mantenere stabile il pool solubile intra- ed extracellulare extraosseo (1% del calcio corporeo totale) (Stewart A.E. e coll., 1991). Il rischio di osteoporosi è inversamente correlato al raggiungimento del picco di massa ossea nella terza decade di vita. Questo è geneticamente determinato, ma il 20-25% della varianza è riconducibile allo stile di vita e, in particolare, all'attività fisica e all'alimentazione (Matkovic V. e coll., 1993; Haney R.P. e coll., 2000; Eastell R. e coll., 2002). La sedentarietà determina una diminuzione degli stimoli meccanici necessari a mantenere lo scheletro e favorirne lo sviluppo ed implica una perdita ossea proporzionale alla perdita muscolare (Heaney R.P., 1991). Inoltre la sedentarietà costituisce il principale fattore di rischio per sovrappeso ed obesità e poiché l'eccesso ponderale è associato ad un aumento del rischio cardiovascolare, ne consegue la necessità di seguire regimi alimentari ipocalorici, che non sempre soddisfano il fabbisogno di tutti i nutrienti, tra cui il calcio. Variazioni del bilancio energetico, tali da determinare un aumento o una riduzione del peso corporeo, sono correlate a cambiamenti della massa ossea. Tali variazioni sono riconducibili sia al differente carico meccanico, che a fattori ormonali correlati allo stato di nutrizione (quali insulina, leptina, estrogeni) (Reid I.R., 2002). Stati di malnutrizione per difetto determinano un aumento del rischio di osteoporosi e di fratture a cui concorrono differenti cause: inadeguato apporto di nutrienti (proteine, acidi grassi, Ca, P, Mg, vitamine D e K, ecc.); ridotto tono muscolare, con maggiore propensione alle cadute e riduzione del pannicolo adiposo con minore effetto protettivo; alterazioni dell’assetto ormonale (amenorrea). Osteopenia ed osteoporosi sono frequenti in soggetti affetti da disturbi del comportamento alimentare (anoressia) (Ilich J.Z. e coll, 2000). Lo stato di salute dell’osso dipende da un adeguato apporto di tutti i nutrienti, energetici e non energetici (vitamine e sali minerali), al pari di ogni altro tessuto, ma l’assunzione di calcio ha un ruolo prioritario. Molti nutrienti modulano la biodisponibilità del calcio, dall’assorbimento, alla sua incorporazione nei cristalli di idrossiapatite, fino all’escrezione urinaria. Pertanto l’adeguatezza della dieta in relazione alla prevenzione dell’osteoporosi e delle malattie metaboliche dell’osso deve essere valutata in funzione di un adeguato apporto di tutti i nutrienti e del calcio in particolare. Anche in presenza di osteoporosi, un'adeguata assunzione di calcio è il presupposto su cui basare qualsiasi terapia (Riggs B.L. e coll., 1998). L’identificazione di composti di origine vegetale, che risultano in grado di modulare alcune vie metaboliche e ottimizzare specifiche funzioni fisiologiche, associata ai progressi nel campo delle tecnologie alimentari e farmaceutiche ha messo a disposizione del nutrizionista e del clinico le conoscenze e gli strumenti per poter realizzare un’alimentazione funzionale alla riduzione del rischio di insorgenza di specifiche patologie
    corecore