5 research outputs found
Inverse baseline expression pattern of the NEP/neuropeptides and NFκB/proteasome pathways in androgen-dependent and androgen-independent prostate cancer cells
<p>Abstract</p> <p>Background</p> <p>Castration-resistance in prostate cancer (PC) is a critical event hallmarking a switch to a more aggressive phenotype. Neuroendocrine differentiation and upregulation of NFκB transcriptional activity are two mechanisms that have been independently linked to this process.</p> <p>Methods</p> <p>We investigated these two pathways together using <it>in vitro </it>models of androgen-dependent (AD) and androgen-independent (AI) PC. We measured cellular levels, activity and surface expression of Neutral Endopeptidase (NEP), levels of secreted Endothelin-1 (ET-1), levels, sub-cellular localisation and DNA binding ability of NFκB, and proteasomal activity in human native PC cell lines (LnCaP and PC-3) modelling AD and AI states.</p> <p>Results</p> <p>At baseline, AD cells were found to have high NEP expression and activity and low secreted ET-1. In contrast, they exhibited a low-level activation of the NFκB pathway associated with comparatively low 20S proteasome activity. The AI cells showed the exact mirror image, namely increased proteasomal activity resulting in a canonical pathway-mediated NFκB activation, and minimal NEP activity with increased levels of secreted ET-1.</p> <p>Conclusions</p> <p>Our results seem to support evidence for divergent patterns of expression of the NFκB/proteasome pathway with relation to components of the NEP/neuropeptide axis in PC cells of different level of androgen dependence. NEP and ET-1 are inversely and directly related to an activated state of the NFκB/proteasome pathway, respectively. A combination therapy targeting both pathways may ultimately prove to be of benefit in clinical practice.</p
Lesioni non palpabili della mammella: la Mammotome-biopsy nella gestione preoperatoria del cancro della mammella
Premessa: Il tumore del seno è nei paesi occidentali al primo posto per frequenza nelle donne e la sua incidenza è in costante crescita. Grazie soprattutto
alla diffusione dello screening mammografico e ad una maggiore consapevolezza
del problema, negli ultimi anni è aumentata la diagnosi delle cosiddette lesioni
“non palpabili”; parimenti si è assistito ad un importante sviluppo delle metodiche diagnostiche di tipo mininvasivo. Alla tradizionale citologia con ago sottile si sono affiancate infatti varie procedure bioptiche percutanee; tali metodiche
microistologiche hanno quasi del tutto sostituito la biopsia chirurgica escissionale e l’esame intra-operatorio al congelatore.
Pazienti e metodo: Nella nostra Divisione di Chirurgia Generale,
Vascolare e Mininvasiva, dal dicembre 1999 al settembre 2004 abbiamo eseguito, in collaborazione con il servizio di Radiologia, 214 biopsie su guida ecografia utilizzando la vacuum-assisted biopsy (Mammotome®
) con ago 11-Gauge. I
risultati ottenuti per ciò che concerne l’accuratezza diagnostica, la quantità e
qualità delle informazioni ottenute, il significato delle stesse nella eventuale
gestione chirurgica, il discomfort globale per la paziente sono stati analizzati e
discussi nel presente lavoro.
Risultati: Delle 214 biopsie eseguite con tecnica Mammotome,
nell’89,3% dei casi si è trattato di lesioni clinicamente non palpabili, con un
diametro medio di 8 mm. L’età media delle pazienti era di 57,6 anni (range
31-88). La positività per patologia maligna è stata di 90 casi (42%). Nei casi
di iperplasia duttale atipica e radial scar (6%) è stata effettuata l’exeresi chirurgica della lesione che ha confermato nel 100% dei casi la precedente diagnosi bioptica. Il 19% delle pazienti sottoposte a biopsia Mammotome era stato
precedentemente sottoposto ad un prelievo citologico con ago sottile.
Confrontando i risultati delle due metodiche, l’attendibilità diagnostica della
seconda risulta essere significativamente superiore (p<0,05) come pure il numero di informazioni ottenute (istotipo, invasività, grading, recettori ormonali,
etc.); il discomfort legato alla procedura, valutato in termini di dolore (VAS),
è risultato inferiore a quello del prelievo con ago sottile (p<0,05). L’unica complicanza della biopsia Mammotome è rappresentata dall’ematoma nella sede
del prelievo (8% dei casi). Il numero dei falsi negativi è stato di un caso, dovuto
ad un non corretto centraggio del bersaglio.
Conclusioni: Allo stato attuale in presenza di una lesione non palpabile
della mammella la scelta della metodica diagnostica (agobiopsia o
Mammotome) è legata al sospetto radiologico nella prospettiva di un eventuale
intervento chirurgico. La biopsia con Mammotome nelle lesioni non palpabil
Riparazione laparoscopica dei laparoceli e delle ernie ombelicali. Nostra esperienza
Introduzione - Il laparocele rappresenta una complicanza frequente dopo una laparotomia (2-20%). Il tasso di recidive dopo una
riparazione semplice non protesica è ancora maggiore. L’utilizzo delle
protesi ha comportato una riduzione delle recidive. Nell’ultimo decennio, la riparazione laparoscopica dei laparoceli e delle ernie ombelicali è divenuta una interessante alternativa alla procedura open.
Pazienti - Scopo di questo studio retrospettivo è quello di valutare
l’efficacia, la sicurezza ed i vantaggi dell’approccio laparoscopico relativamente al trattamento laparoscopico dei laparoceli e delle ernie ombelicali. Dal febbraio 2000 al giugno 2006, complessivamente 127 laparoceli (primari e recidivi), 21 ernie ombelicali e 19 ernie epigastriche sono state trattate con approccio mininvasivo. I criteri di esclusione sono stati: dimensioni del difetto inferiore a 2 cm o superiore a 20
cm, problematiche anestesiologiche, disordini emo-coagulativi. Il rapporto femmine/maschi è stato di 0.7, l’età media di 59 anni (24-83).
Le patologie addominali associate, trattate contemporaneamente, sono
state 26. Tre casi sono stati operati in condizioni di urgenza (laparoceli strozzati).
Risultati - Il tasso di conversione in chirurgia open è stato di 2 casi (1.2%). Il tempo operatorio medio di 78 minuti (25-170) e la degenza media post-operatoria di 2.1 giorni (1-5). Le complicanze intra- e post-operatorie sono state del 5% (soprattutto sieromi), le recidive osservate 1.8% (3 casi).
Conclusioni - Ulteriori studi con follow-up adeguati sono necessari per poter dimostrare i reali vantaggi della tecnica laparoscopica,
tuttavia l’esperienza riportata di oltre 5 anni dimostra che in casi selezionati l’approccio laparoscopico può rappresentare un’ interessante
ed efficace alternativa alla tecnica open