3 research outputs found

    Tra umano e postumano: dalla questione della tecnica alla tecnica come questione.

    No full text
    Il ruolo sempre più pervasivo della tecnica nei processi di costruzione dell’umano obbliga la filosofia ad una importante riflessione ontologica, epistemologica ed etica sui suoi fondamenti e sul suo destino. La crescente pressione dello sviluppo tecnologico sulla definizione dei predicati umani, di fatto, sembra essere giunta ad una particolare soglia che ne potrebbe determinare il punto di non ritorno. Da più parti, infatti, si registra una mutazione determinata proprio dall’ibridazione sempre più radicale tra l’Homo sapiens e la macchina. In questo senso, la tecnologia e l’utilizzo massiccio compiutone dalla nostra epoca rilanciano con forza la questione della tecnica cioè il problema di una completa ed irreversibile alienazione dell’identità umana nei confronti della Natura ad opera del “sistema tecnico”.\ud L’introduzione di tecnologie sempre più invasive rispetto agli intimi processi ontogenetici e filogenetici della vita ridanno attualità ed amplificano il dibattito etico e politico sulla liceità delle trasformazioni che vorrebbero essere tentate sull’umano, trasformazioni così compromettenti che potrebbero mettere a repentaglio il futuro stesso dell’Homo sapiens e della vita sulla terra. Per questo, nella nostra epoca la tecnica sembra sempre più concretizzarsi quale rischio. Ma nella nostra contemporaneità, c’è anche chi non guarda alla tecnica come minaccia ma come inevitabile partner per un nuovo modello di esistenza. La tecnologia, di conseguenza, non è una istanza potenzialmente distruttiva ma, anzi, diviene l’inevitabile alterità con la quale costruire la propria identità. Tale orizzonte antropologico va sotto il nome di postumanesimo. \ud Il postumanesimo considera l’essere umano quale risultato di un campo di forze molteplici, a cavallo di istanze organiche, inorganiche, animali, macchiniche e sociali. Superata la soglia umana impostaci dalla filogenesi delle macchine, invece, potremo abitare autenticamente la nostra identità senza sacrificare il mondo non-umano, riconoscendolo nella sua specifica ed insopprimibile dignità. Per questo motivo, la tesi si muoverà tra Umano e Postumano alla ricerca di come si congiungano la naturalità dell’animale uomo e l’ambito tecnoscientifico del suo agire. \ud La Prima Parte della nostra ricerca, intitolata Tecnica e Postumano, tenterà in primo luogo di offrire una analisi preliminare del dibattito contemporaneo sulla possibilità stessa di una scienza: faremo, allora, una rapida incursione nei territori della epistemologia relativistica che, qualora fosse pienamente assunta, renderebbe molto difficoltosa l’idea stessa di progresso tecnoscientifico. All’interno di questo passaggio iniziale, cercheremo di cogliere la radice esistenziale che permette la prassi dello scienziato la quale, una volta svolta fino in fondo la nostra tesi, assumerà una sua importanza fondamentale quale carattere più-proprio del progetto umano. Da qui, ci muoveremo per scandagliare in profondità l’orizzonte postumano e la sua analisi dell’uomo quale animale ontologicamente eteroriferito: dovrà situarsi nella meccanica che abbiamo deciso di ribattezzare ibridazione mutazionale il motore interno della sua identità, costitutivamente con-fusa con la macchina e con l’animale. \ud L’iniziale critica mossa al concetto di ibridazione mutazionale però ci obbligherà ad una approfondita immersione nei meccanismi biologici dell’evoluzione affinché sia possibile decostruire, dall’“interno”, le pretese identitarie del postumanesimo. La Seconda Parte della tesi, intitolata Evoluzione ed Antropogenesi, avrà come obiettivo proprio la chiarificazione dei rapporti che intercorrono tra gene, ambiente ed organismo mettendoci nella condizione di interpretare l’orizzonte postumano alla luce di un determinismo mai sopito all’interno della riflessione biologica. \ud Per questo, saremo poi in grado di indagare il “divenire postumano” dell’Homo sapiens, cioè svolgere fino alle estreme conseguenze le problematicità insite nel concetto di ibridazione mutazionale che trasformeranno l’evoluzione dell’uomo in una rigidità storicità destinale di cui l’Homo sapiens è solo un ingranaggio inevitabile e necessario. Proprio in questa critica, però, si aprirà la possibilità di spiegare altrimenti le condizioni che hanno permesso l’emergere dell’Homo sapiens: analizzare il determinismo biologico che forma ed informa il paradigma postumano, infatti, darà una indicazione su come comprendere il fenomeno della vita al di fuori del rigido imperativo dell’adattamento cui spesso è ridotto l’intero meccanismo evolutivo. \ud La Terza parte, intitolata Tra costruzione e progetto, cercherà di leggere il fenomeno della vita alla luce della costruzione operata da ogni organismo nei confronti dei propri dintorni naturali. Per questo, intrecceremo la nostra analisi con la ricerca etologica compiuta da Jacob Von Uexküll e con l’evoluzionismo costruzionista di Richard Lewontin tentando di offrire un quadro significativo dei meccanismi attraverso cui gli organismi adattano l’ambiente alle proprie esigenze biologiche. A partire dal concetto di costruzione, affronteremo, infine, la questione della tecnica ed il suo rapporto con l’antropogenesi dell’Homo sapiens. \ud Ciò mostrerà come, a partire da una biologia non-determinista, sia legittimo parlare della apertura essenziale che accade con la concreta esistenza dell’umano e che determina la sua costruzione ambientale già sempre come una progettazione responsabile. Pur nell’intreccio e nella sovrapposizione dei territori biologici ed epistemologici, si potrà rintracciare la venatura prettamente filosofica del percorso compiuto – anche mediante il ricorso alle tesi di Hans Jonas - e che ci metterà nelle condizioni di affrontare la questione della tecnica da un punto di vista “inedito”: la questione della tecnica, allora, si rovescerà nella tecnica come questione.\ud Il sentiero che congiunge Homo sapiens ed uomo ci descrive un mondo complesso e variegato, intimamente interconnesso, nel quale ogni specie ha rapporti coevolutivi e codipendenti con tutte le altre e nel quale l’evoluzione risiede nella capacità degli organismi di costruirsi la Umwelt; ma la costruzione di Umwelt umana è una progettazione di mondo, la quale deriva dalla differenza essenziale della sua peculiare apertura, una frattura nella continuità della Natura. In questa origine naturale emergerà una inattesa indicazione sul compito connesso alla progettazione: in quanto libera dall’ambiente, sarà la struttura stessa della nostra apertura al mondo a implicare già sempre la presenza di un “noi”. Solo al termine del percorso, insomma, potremo deciderci sul ruolo giocato dalla tecnologia nell’evoluzione della condiziona umana, forse senza risolversi a considerarla alternativamente rischio del secolo o nuovo modello di esistenza. \u
    corecore