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    La Biennale ai tempi delle nuove tendenze: l’arte italiana e l’Est Europa

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    Intorno alla metà degli anni Sessanta, la fortuna dell’arte italiana nelle sue diverse declinazioni – le immagini “strappate” di Mimmo Rotella, quelle “riportate” di Mario Schifano, le tessiture pittoriche policrome di Piero Dorazio e Mario Deluigi, le illusioni ottiche di Getulio Alviani, le superfici a gradienti di Enrico Castellani e le generiche derive della pittura gestuale, materica e neofigurativa di Emilio Vedova, Renato Birolli e Sergio Vacchi –, grazie all’attività dell’Ente Autonomo della Biennale di Venezia, ebbe nei primi mesi del 1966 un importante rilancio espositivo in Est Europa. In accordo con il governo di Bucarest, passando poi per Belgrado, l’Ente organizzò Artisti italiani d’oggi: una grande rassegna antologica delle ultime tendenze dell’arte italiana. E' possibile considerare sotto una luce nuova il ruolo di collegamento tra Italia ed ex Jugoslavia svolto sia dalle Biennali di Venezia sia dall’omonimo Ente a partire dal 1950. Nello specifico di questa relazione, si analizzeranno con particolare cura le modalità grazie a cui, quelle che all’epoca furono definite le “nuove tendenze” da Zagabria giunsero in Italia e in particolare a Venezia
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