4 research outputs found

    Left Ventricular Assist Device Thrombosis: Combined Approach by Echocardiography and Logfiles Review for Diagnosis and Management

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    Left ventricular assist devices are an established therapy for end-stage heart failure. Follow-up of these patients showed complications, such as thrombosis. Our objective was to evaluate the contribution of echocardiography - in association with HeartWare HVAD online logfiles reviews and lactate dehydrogenase titration - for diagnosis and treatment of thrombosis

    ENDOCARDITE INFETTIVA ED EMBOLIZZAZIONE SETTICA: OTTIMIZZAZIONE DEL PERCORSO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO

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    OBIETTIVI La mortalità nei pazienti affetti da endocardite infettiva (EI) è tutt’oggi ancora elevata (20%), essendo le cause di morte non solo strettamente cardiache, ma anche dovute frequentemente allo stato settico ed all’interessamento multi-organo per i possibili fenomeni embolici associati. Quest’ultima evenienza in letteratura supera il 40%. Peraltro le attuali linee guida inoltre non forniscono raccomandazioni per uno screening sistematico di embolia settica. Inoltre la frequente embolizzazione a livello della milza, con evoluzione in infarto semplice o in ascesso splenico, mentre comporta terapia conservativa nel primo caso, prevede la splenectomia nella forma ascessuale a causa dell’alta incidenza in questi casi di rottura della milza e di setticemia diffusa. La diagnosi differenziale delle due forme rimane tuttavia ancora oggi difficile. Scopo principale dello studio è stato quello di individuare l'incidenza di embolizzazione splenica nella EI; ulteriori obiettivi sono stati quello di differenziare l'infarto dall'ascesso splenico con le più attuali tecniche diagnostiche, ed infine determinare momento e condotta ottimali della terapia chirurgica combinata. METODI Sono stati studiati 55 pazienti operati consecutivamente nel nostro centro per EI dal gennaio 2011 al marzo 2014. E’ stata eseguita in tutti i casi TAC total-body che dimostrava embolizzazione splenica in 22 pazienti; questi ultimi sono stati sottoposti ad eco-contrastografia ad alta definizione della milza. Tale esame evidenziava la presenza di ascesso in 15 pazienti nei quali è stata eseguita la splenectomia, mentre nei restanti 7, nei quali l’esame dimostrava infarto semplice, la milza non è stata rimossa. La splenectomia è stata eseguita sempre nella stessa seduta operatoria, subito dopo l'intervento cardiochirurgico. Nello studio sono stati considerati due gruppi: 1°) pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca isolata (40 pazienti), e 2°) pazienti sottoposti ad intervento combinato cardiaco e splenectomia (15 pazienti). E' stato eseguito follow-up telefonico. RISULTATI L'esecuzione sistematica da noi adottata della TAC total-body ha documentato un'incidenza di embolia della milza (39%) sovrapponibile a quella presente in letteratura. Peraltro, l'uso sistematico della contrasto-ecografia ad alta definizione in pazienti con embolizzazione splenica ha documentato un'incidenza di ascesso splenico molto più alta nel nostro studio (27,3%), rispetto a quella riscontrata in letteratura (5%). Le caratteristiche pre-, peri- e post-operatorie sono state sovrapponibili a quelle della letteratura. Mortalità ospedaliera, degenza in terapia intensiva e degenza totale del soggiorno in ospedale non hanno mostrato differenze significative tra i due gruppi. La degenza non ha mai superato i 30 giorni. Abbiamo riscontrato tre decessi nel follow-up. CONCLUSIONI L'alta incidenza di embolizzazione in corso di EI rende obbligatoria una ricerca sistematica di questa eventualità mediante TAC total-body. In caso di embolizzazione splenica l’eco-contrastografia ad alta definizione è molto utile per la diagnosi differenziale tra infarto ed ascesso splenico e quindi per porre in tal caso indicazione alla rimozione della milza. La simultaneità delle due procedure, cardiochirurgica e splenectomia, non comporta differenze significative nella mortalità e morbilità rispetto all'intervento isolato di chirurgia cardiaca

    The Preoperative Inflammatory Status Affects the Clinical Outcome in Cardiac Surgery

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    Aims: There are many reasons for the increase in post-operative mortality and morbidity in patients undergoing surgery. In fact, an activated inflammatory state before cardiac surgery, can potentially worsen the patient’s prognosis and the effects of this preoperative inflammatory state in the medium-term remains unknown. Methods: There were 470 consecutive patients who underwent cardiac surgery, and were divided in three groups according to the median values of preoperative C-reactive protein (CRP) and fibrinogen (FBG): The first group was the low inflammatory status group (LIS) with 161 patients (CRP < 0.39 mg/dL and FBG < 366 mg/dL); the second was the medium inflammatory status group (MIS) with 150 patients (CRP < 0.39 mg/dL and FBG ≥ 366 mg/dL or CRP ≥ 0.39 mg/dL and FBG < 366 mg/dL,); and the third was the high inflammatory status group (HIS) with 159 patients (CRP ≥ 0.39 mg/dL and FBG ≥ 366 mg/dL,). Results: The parameters to be considered for the patients before surgery were similar between the three groups except, however, for age, left ventricular ejection fraction (LVEF) and the presence of arterial hypertension. The operative mortality was not significantly different between the groups (LIS = 2.5%, MIS = 6%, HIS = 6.9%, p = 0.16) while mortality for sepsis was significantly different (LIS = 0%, MIS = 1.3%, HIS = 3.7%, p = 0.03). The infections were more frequent in the HIS group (p = 0.0002). The HIS group resulted in an independent risk factor for infections (relative risk (RR) = 3.1, confidence interval (CI) = 1.2–7.9, p = 0.02). During the 48-months follow-up, survival was lower for the HIS patients. This HIS group (RR = 2.39, CI = 1.03–5.53, p = 0.05) and LVEF (RR = 0.96, CI = 0.92–0.99, p = 0.04) resulted in independent risk factors for mortality during the follow-up. Conclusions: The patients undergoing cardiac surgery with a preoperative highly activated inflammatory status are at a higher risk of post-operative infections. Furthermore, during the intermediate follow-up, the preoperative highly activated inflammatory status and LVEF resulted in independent risk factors for mortality
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