53 research outputs found

    Biowaste home composting: Experimental process monitoring and quality control

    Get PDF
    none5noBecause home composting is a prevention option in managing biowaste at local levels, the objective of the present study was to contribute to the knowledge of the process evolution and compost quality that can be expected and obtained, respectively, in this decentralized option. In this study, organized as the research portion of a provincial project on home composting in the territory of Pesaro-Urbino (Central Italy), four experimental composters were first initiated and temporally monitored. Second, two small sub-sets of selected provincial composters (directly operated by households involved in the project) underwent quality control on their compost products at two different temporal steps. The monitored experimental composters showed overall decreasing profiles versus composting time for moisture, organic carbon, and C/N, as well as overall increasing profiles for electrical conductivity and total nitrogen, which represented qualitative indications of progress in the process. Comparative evaluations of the monitored experimental composters also suggested some interactions in home composting, i.e., high C/N ratios limiting organic matter decomposition rates and final humification levels; high moisture contents restricting the internal temperature regime; nearly horizontal phosphorus and potassium evolutions contributing to limit the rates of increase in electrical conductivity; and prolonged biowaste additions contributing to limit the rate of decrease in moisture. The measures of parametric data variability in the two sub-sets of controlled provincial composters showed decreased variability in moisture, organic carbon, and C/N from the seventh to fifteenth month of home composting, as well as increased variability in electrical conductivity, total nitrogen, and humification rate, which could be considered compatible with the respective nature of decreasing and increasing parameters during composting. The modeled parametric kinetics in the monitored experimental composters, along with the evaluation of the parametric central tendencies in the sub-sets of controlled provincial composters, all indicate that 12–15 months is a suitable duration for the appropriate development of home composting in final and simultaneous compliance with typical reference limits.openFabio TATANO; Giacomo Pagliaro; Paolo Di Giovanni; Enrico Floriani; Filippo ManganiTatano, Fabio; Giacomo, Pagliaro; Paolo Di, Giovanni; Enrico, Floriani; Filippo, Mangan

    Paesaggi vegetali verticali: una riflessione di senso

    No full text
    Tra i più recenti impieghi della natura antropizzata i Vertical Garden brevettati dal botanico francese Patrick Blanc a metà degli anni '90 del secolo scorso costituiscono un esempio di paesaggio urbano in grado di coniugare arte e natura rendendolo disponibile al vasto pubblico delle città. I muri vegetali si propongono come espressione artistica riproducibile, una sorta di pop art del verde che necessita di una tecnologia banale per il supporto meccanico, ma di un'alimentazione e irrigazione costante per consentirne la vita, dato che le piante scelte da Blanc sopravvivono senza terra, ma hanno bisogno di trovare altrove ciò in natura ricevono dall’umidità presente nell’aria delle foreste tropicali da cui hanno origine. L'idea di introdurre il verde in facciata, in forme più organizzate e compiute rispetto all'impiego di rampicanti e discendenti, non è in realtà nuova. A partire dagli anni '70 si sono succedute diverse esperienze significative, condotte dal gruppo americano SITE (Sculpture In The Environment), da architetti come Emilio Ambasz o da artisti come Friedensreich Hundertwasser, che hanno proposto architetture contraddistinte da una forte integrazione dell’elemento vegetale, declinato con linguaggi e peculiarità diverse a seconda dell’autore. Il carattere inusuale dei muri di Blanc, giocosi e allegri nel loro combinare specie dalle forme e cromie eterogenee, ha incontrato il successo del pubblico e stimolato il mercato edilizio a proporre alternative di prodotto, semplificate nella tecnica e ridotte nei costi, che si sono diffuse rapidamente sotto forma di piccole e grandi campiture di verde, patchwork in forma di quadri che hanno dato vita a nuovi paesaggi, domestici o urbani, a volte stranianti. Le riflessioni che si propongono in questo intervento fanno riferimento a due aspetti di tale fenomeno: il ruolo della tecnica e della natura all’interno delle esperienze dei muri verdi e le prospettive future. La tecnica ha reso La tecnica ha reso infatti possibili inediti rapporti tra natura e architettura, aprendo possibilità inaspettate al desiderio primario dell’uomo di vivere nella natura e con la natura. Non più inteso come semplice sfondo scenografico, l’elemento vegetale è divenuto componente del progetto come ogni altro materiale, in grado di fornire prestazioni significative all’organismo edilizio contribuendo, ad esempio, all’isolamento termico e a mitigare la temperatura dell’ambiente circostante, collaborando alla qualità del sistema insediativo nel suo complesso, segno di condivisione ai principi di sostenibilità, fondamentali per superare l’odierna crisi ambientale. La scienza ne è incuriosita e nel suo bisogno di dare spiegazione e senso compiuto a ogni fenomeno monitorizza i muri vegetali a caccia di certezze. Anche gli autori fanno parte di un gruppo di ricerca che ha condotto test di prova su facciate verdi, ma sono convinti che i soli dati numerici non riescano a definire interamente il quadro di riferimento. Ne costituiscono un tassello che necessita di altri elementi, come la riflessione sulla natura impiegata in tali sperienze, domata e dipendente dalla tecnica prima ancora che dall’uomo: vera ma al tempo stesso artificiale nel suo dover rinunciare a qualsiasi autonomia e imprevedibilità. I muri vegetali appaiono spesso come paesaggi congelati appesi a facciate che hanno rinunciato alla loro identità architettonica per farsi messaggio artistico. Come i tratti sottili di Junya Ishigami riempivano di foglie, piante e fiori le pareti del Padiglione Giapponese della Biennale di Architettura del 2008, per trasformarsi in realtà solo al di fuori dei muri e trovare ospitalità in piccole serre trasparenti, così le campiture di piante esotiche dei muri vegetali appaiono come pennellate impresse su una tela di cemento, inesorabilmente fossilizzate nell’immagine creata dal loro artista: nature morte, viventi
    • …
    corecore