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Fumo di sigaretta in gravidanza: studio osservazionale prospettico in tre cittĂ della Toscana [Cigarette smoking in pregnancy: observational prospective study in three towns of Tuscany Region (Central Italy)]
OBIETTIVO: valutare la prevalenza dell’abitudine
al fumo in gravidanza e relative variazioni
dopo il parto, e le caratteristiche che si associano
a una maggiore probabilitĂ di fumare in
gravidanza in un campione di donne afferenti
ai Punti nascita delle tre Aziende ospedalierouniversitarie
della Regione Toscana.
DISEGNO: studio multicentrico osservazionale
e prospettico.
SETTING E PARTECIPANTI: sono state arruolate
1.036 donne a termine di gravidanza nelle
Aziende ospedaliero-universitarie di Careggi
(Firenze), Pisa e Siena. Le donne hanno compilato
un questionario standardizzato autosomministrato
all’arruolamento; alle fumatrici,
alle ex-fumatrici e alle astinenti in gravidanza
è stato somministrato telefonicamente un secondo
questionario dopo un anno dal parto.
RISULTATI: il 60,5% delle donne non aveva
mai fumato; il 17,4% aveva smesso da almeno
6 mesi prima della gravidanza; il 14% aveva
smesso in gravidanza; l’8,4% fumava in gravidanza.
Essere fumatrice in gravidanza era significativamente
associato all’avere un’età inferiore
a 31 anni (OR: 1,37; IC95%1,01-1,84), essere
nubile (OR: 1,75; IC95%1,10-2,78), avere un
livello di studio corrispondente alla scuola dell’obbligo o inferiore (OR: 2,31; IC95% 1,58-
3,36), avere un marito/partner fumatore (OR:
3,03; IC95% 2,32-3,96). La probabilitĂ assoluta
(rischio assoluto) di essere fumatrice in
gravidanza, calcolata cumulando i rischi significativi
associati alle varie condizioni sopra elencate,
era pari al 42%. Il 44% delle donne che
avevano smesso di fumare in gravidanza aveva
ripreso a un anno dal parto.
CONCLUSIONE: una percentuale non trascurabile
di donne afferenti alle Aziende ospedalierouniversitarie
toscane fuma in gravidanza e, fra
coloro che smettono, il numero di ricadute
dopo il parto è elevato. Nonostante in Italia
siano stati recentemente realizzati interventi legislativi
volti alla protezione dei danni da fumo
passivo, particolarmente rilevanti in epoca gestazionale
e durante l’infanzia, si evidenzia una
scarsa attenzione a queste problematiche. Si dovrebbe
promuovere la formazione di abilitĂ specifiche
delle diverse figure sanitarie che seguono
la donna in gravidanza e subito dopo il parto, al
fine di incentivare la disassuefazione tabagica di
queste ultime
Volume di prestazioni erogate dai Centri antifuno italiani e loro caratetristiche predittive di successo nei tentativi per smettere effettuati dai fumatori afferenti
OBIETTIVO: valutare le differenze di afferenza ai
Centri antifumo a prevalente trattamento individuale
(CAFi) e a prevalente trattamento di
gruppo (CAFg) e le caratteristiche predittive di
successo, in base al tipo diCAF, alla terapia somministrata,
a 5 punteggi relativi aiCAF: di struttura
(S), di personale (P), di sviluppo di una rete
locale con altri operatori del tabagismo (R), di valutazione
iniziale del fumatore (V), e a 3 componenti
principali delle caratteristiche dei CAF.
DISEGNO: inchiesta a 19 CAF e ai fumatori afferenti
con follow-up di 6 mesi.
SETTING E PARTECIPANTI: 1.276 fumatori da
19 CAF (664 afferenti a 7 CAFi, 612 a 12
CAFg) in 9 mesi consecutivi del 2008-2010.
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: partecipazione
agli incontri previsti; tassi di cessazione
(percentuale di fumatori che dichiarano di
aver smesso di fumare) alla fine del trattamento
(TC0) e dopo 6 mesi (TC1).
RISULTATI: i CAFi, pur trattando un numero significativamente superiore di fumatori/mese (12,
contro 8 dei CAFg), effettuanomeno sessioni (7
vs. 9 dei CAFg) in 3mesi rispetto ai 2 dei CAFg.
I CAFg presentano punteggi V superiori e P inferiori.
I 4/5 dei fumatori dei CAFg e solo i 2/5
di quelli dei CAFi concludono l’iter terapeutico
previsto.Considerando tutti i fumatori afferenti,
iTC1 dei due CAF si equivalgono (36,6%); chi
utilizza trattamenti farmacologici, chi èmotivato
e sicuro di smettere e chi non convive con fumatori
hamaggiori probabilitĂ di successo a 6mesi.
CONCLUSIONE: i punti su cui intervenire per aumentare
l’afferenza aiCAF emigliorare iTCsono:
per i CAFi, aumentare la ritenzione dei fumatori
afferenti al protocollo terapeutico; per i CAFg,
aumentare la capacitĂ ricettiva; per tutti iCAF, aumentare
l’utilizzo di farmacoterapia combinata
con counseling individuale/di gruppo per sostenere
l’astinenza alla fine del trattamento e dopo 6 mesi
Long-term safety of pirfenidone: results of the prospective, observational PASSPORT study
Real-world studies include a broader patient population for a longer duration than randomised controlled trials (RCTs) and can provide relevant insights for clinical practice. PASSPORT was a multicentre, prospective, post-authorisation study of patients who were newly prescribed pirfenidone and followed for 2 years after initiating treatment. Physicians collected data on adverse drug reactions (ADRs), serious ADRs (SADRs) and ADRs of special interest (ADRSI) at baseline and then every 3 months. Post hoc stepwise logistic regression models were used to identify baseline characteristics associated with discontinuing treatment due to an ADR. Patients (n=1009, 99.7% with idiopathic pulmonary fibrosis) had a median pirfenidone exposure of 442.0 days. Overall, 741 (73.4%) patients experienced ADRs, most commonly nausea (20.6%) and fatigue (18.5%). ADRs led to treatment discontinuation in 290 (28.7%) patients after a median of 99.5 days. Overall, 55 (5.5%) patients experienced SADRs, with a fatal outcome in six patients. ADRSI were reported in 693 patients, most commonly gastrointestinal symptoms (38.3%) and photosensitivity reactions/skin rashes (29.0%). Older age and female sex were associated with early treatment discontinuation due to an ADR. Findings were consistent with the known safety profile of pirfenidone, based on RCT data and other post-marketing experience, with no new safety signals observed