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    Introduzione

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    In un mondo geograficamente e culturalmente frammentato – ma dove, peraltro, l'unificazione dei mercati, l'infittirsi degli scambi economici e delle reti di comunicazione oltrepassano i confini – i movimenti migratori rendono palese la permeabilità delle nostre frontiere e sfidano l'inespugnabilità delle nostre “fortezze”. La crescita dei flussi ha dunque rimesso in discussione l'idea dell'impenetrabilità dei confini nazionali e ha portato in evidenza la contrapposizione tra apertura alla cooperazione transfrontaliera, da un lato, ed esigenze di difesa delle specificità locali, dall'altro. I migranti, dal canto loro, costituiscono dei veri e propri attori geopolitici attraverso cui analizzare degli spazi di frontiera particolari: quelli, cioè, che vengono a crearsi nelle città, luoghi in cui maggiormente si concentra e si rende visibile la mescolanza di popolazioni di origini diverse, con le tensioni che ne possono derivare e la ricchezza di possibilità in essa racchiuse. Partendo da tali considerazioni, si è qui inteso riflettere sui fenomeni di emarginazione di culture minoritarie – talvolta veri e propri casi di segregazione – esistenti nelle città, là dove si possono cogliere, pur nella diversità delle forme, segnali della presenza di una discriminazione socio-spaziale dei gruppi deboli ricollegabile a fattori differenti (le specificità culturali, le tipologie lavorative, il mercato immobiliare, la vicinanza di luoghi di culto e di punti di incontro, la presenza di particolari servizi)

    In tema di immigrazione: concentrazione spaziale e segregazione degli stranieri a Napoli

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    La storia di ogni grande città è storia di apporti consecutivi, di immigrazioni; è connesso alla loro stessa esistenza – almeno a quella delle città maggiori, per dimensioni e funzioni – l’essere abitate da strati differenziati di popolazione che continuamente si rinnovano. Specie oggi le città rappresentano il luogo emblematico d’incontro tra un sistema socioeconomico e dei gruppi “altri”, nonché delle contraddizioni e dei contrasti che ne possono scaturire. Si rivelano, quindi, sede di un continuo confronto tra culture da cui possono derivare anche contrapposizioni ed emarginazione di nuclei minoritarie, quando non veri e propri casi di segregazione. Il presente contributo si propone di verificare – con riferimento alla distribuzione spaziale delle principali comunità nazionali e attraverso l’elaborazione di taluni indicatori di segregazione – l’eventuale esistenza di realtà segreganti vissute dagli stranieri residenti in un contesto urbano particolare quale quello napoletano. Importante polo di attrazione per gli immigrati, catalizzatore degli stranieri che decidono di stabilirsi in Campania, Napoli offre ampie possibilità di lavoro sommerso, garantisce la presenza di centri di accoglienza e servizi, assicura una rete di rapporti all'interno delle diverse comunità. Qui, d’altra parte, proprio l’esistenza di un tessuto socioeconomico fortemente segnato dall'irregolarità e dall'informalità e, unitamente a ciò, il richiamo delle reti comunitarie degli stranieri già insediati sul territorio sembrano caratterizzare particolarmente le dinamiche di territorializzazione del fenomeno migratorio
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