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    LA DECORAZIONE SCULTOREA DEL PALAZZO DEL RETTORE A DUBROVNIK NEL XV SECOLO - CONTRIBUTI

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    Autorica ponovno razmatra figuralne kapitele Kneževa dvora u Dubrovniku datirajući ih prema Diversijevu opisu prije 1440. Dok menzola portala s kneževom presudom i konzola s Pravdom po stilskim odlikama pripadaju opisu Petra Martinovog, kapitele pripisuje Radonji Grubačeviću ili Ratku Ivančiću koji su 1439. radili na Kneževu dvoru. Potvrđuje atribuciju Petru Martinovu sjedećeg lika sv. Vlaha na kuli Puncijeli koji je prema ugovoru 1445. narčen za glavni ulaz u Knežev dvor.A causa delle numerose ricostruzioni e restauri del Palazzo del Rettore a Ragusa (Dubrovnik) la datazione di alcuni elementi architettonici è problematica, e per questo motivo il presente contributo si limita ai capiteli figurativi di Esculapio e del Giudizio di Salomone, che possiamo incontestabilmente datare prima dell\u27anno 1440, quando li ricorda Filippo Diversi de\u27Quartigiani, e alia figura di S. Biagio nella nicchia sulla torre difensiva Puncijela delle mura urbane di Ragusa, collegata al contratto di Pietro di Martino da Milano, datato 1445, per l\u27esecuzione della statua del patrono cittadino sopra il portale maggiore del Palazzo. Il Diversi nella descrizione della decorazione figurativa dell\u27ancora incompiuto Palazzo del Rettore ricorda il capitello di Esculapio sopra la semicolonna sui Jato sud dell\u27atrio, il capitello del Giudizio del Salomone su una delle colonne dell\u27atrio vicino all\u27ingresso principale (oggi nel Museo Civico di Ragusa), quello della Udienza del Rettore sui portale maggiore (ora sulla scala del cortile) e quello della Giustizia davanti all\u27ingresso alla Sala del Minor Consiglio (oggi di fronte alia ricordata Udienza del Rettore). Mentre il capitello sui quale e rappresentato Esculapio in laboratorio, in abito da medico, a cui due personaggi maschili recano il dono tradizionale - due galletti- e oltre ad essi in un recipiente coperto da un panno anche l\u27urina in visione, e ancor sempre almeno vicino al suo posto originario, il capitello del Giudizio del Salomone durante uno dei restauri del Palazzo, per danni subiti o per inadeguatezza iconografica, fu spostato dall\u27atrio, molto probabilmente dopo l\u27esplosione del 1463, e verso la fine del XIX sec. era nel giardino di Villa Caboga a Gruž. Cvito Fisković, nel 1947, in base alia comparazione con la documentata Fontana piccola attribuì le mensole con la Giustizia e l\u27Udienza del Rettore e il capitello di Salomone e di Esculapio a Pietro di Martino da Milano. Molti studiosi avevano distinto due gruppi: le mensole con Ia Giustizia e I\u27 Udienza del Rettore e i capitelli di Salomone e di Esculapio, trattando quest\u27ultimo gruppo nella maggioranza dei casi come opera autografa di Pietro. Sebbene Pietro da Milano dall\u27anno 1439 in poi sia ricordato diverse volte in relazione al Palazzo, non possiamo collegare a quei documenti la decorazione scultorea conservata in situ, ma possiamo riesaminarla criticamente insieme al nuovo materiale comparativo. Considerata la denominazione "da Milano" possiamo supporre che Pietro si formasse al cantiere del Duomo di Milano. Mediante la comparazione delle opere scultoree ragusee della prima meta del XV sec. con la decorazione scultorea del Duomo milanese e stato possibile annoverare tra le opere già attribuite a Pietro anche quelle che Igor Fisković aveva posto in relazione con la Madonna col Bambino della Collezione del convento francescano di Ragusa. Dal gruppo delle opere dell\u27anonimo Maestro della Madonna francescana si è dovuto solo omettere la mensola sulla porta cittadina di Pile e la figura di vescovo sopra l\u27ingresso alia chiesa di S. Nicola a Prijeko, che non mostra i caratteri stilistici di Pietro. È stato possibile collegare la figura vescovile alia bottega di Bonino da Milano. L\u27ipotetica identificazione del maestro anonimo con Pietro è confermata da un documento 300 dell\u27Archivio di Stato di Ragusa in cui Pietro e nominato magister Petrus filius Martini de Sormano de Mediolano lapicida. Pietro da Sormano era infatti stato pagato nel 1430 a Milano per una Madonna destinata a Bellinzona (opera non identificata), e lo stesso anno firmo anche il tabernacolo nella chiesa di Santa Maria Assunta a Prà presso Genova, che con la ricca decorazione figurativa presenta numerose analogie con il più tardo opus raguseo di Pietro. Quest\u27ultimo e costituito da: Madonna col Bambino del convento francescano di Ragusa; S. Biagio sull\u27ex-Palazzo del Rettore a Siano; S. Biagio della Madonna del Carmine (opera di bottega o opera incompiuta); le men sole con I\u27 Udienza del Rettore e la Giustizia nel Palazzo; l`Imago pietatis nel convento domenicano a Ragusa; La Fontana piccola (contratto del 15 aprile 1441 ); S. Biagio sulla torre difensiva Puncijela; quattro teste leonine come res to della fontana per il convento francescano a Ragusa (contratto del 13 giugno 1447); Sacra Mens nel cortile del Palazzo; S. Biagio sull\u27exPalazzo del Retto re a Luka Šipanska e S. Biagio nella nicchia sulla Porta di Ploče (contratto del 16 ottobre 1450). Mentre la men sola del portale con l\u27Udienza del Rettore e la Giustizia per le sue caratteristiche stilistiche appartengono chiaramente all\u27opus di Pietro, i capitelli di Esculapio e di Salomone per la compressione dello spazio, le pieghe del drappeggio rigide e molto spezzate, e la qualità sufficientemente alta nonostante la fattura poco accurata di alcuni dettagli, si differenziano sostanzialmente dalle opere di Pietro. Possiamo sicuramente datare i capitelli all\u27anno 1439, quando si lavorava intensamente alia costruzione dell\u27atrio. Radonja Grubačevic il 21 prile 1439 promise di realizzare un fregio adatto ai sei archi esistenti davanti al Palazzo, e Ratko Ivančić lo stesso giorno s\u27impegno a realizzare i costoloni delle volte a crociera dalla prima alia seconda torre, che allora chiudevano la facciata occidentale, tutti gli archi necessari lungo il muro e tra le colonne e il muro. Uno dei due maestri potrebbe essere l\u27autore di entrambi i capitelli. Radonja Grubačević, che è documentato per la prima volta proprio nel contratto citato, e che dal 1440 al 1456 aveva evidentemente un\u27impresa con Duko Utišenović, collabora più tardi con Radivoj Bogosalić. Ratko Ivančić e perfino citato come autore di almeno un capitello non identificato al Palazzo del Rettore (contratto del 17 gennaio 1439). Con tutta probabilità lo si può identificare con Ratko Ivanov Miličević, che nel 1415 era andato a bottega dallo scultore sebenicense Petar Pozdančić, e con l\u27Alegretto, al quale Petar Pozdančić il 28 aprile 1421 a Venezia lascio tutti i suoi attrezzi per la lavorazione della pietra (cfr. l\u27allegato). Ratko lavoro più tardi a Ragusa ( atrio del Palazzo per Sandalj Hranić ), a trio e finestre del Palazzo del Rettore, palazzi privati), a Curzola (Korčula) (campanile e facciata della chiesa di S. Maria a Blato, campanile del Duomo di Curzola, ordinazioni private), e negli anni 1440 e 1442 a Spalato. Che viaggiò molto, si vede anche dai documenti ragusei: 1\u278 giugno 1436 verosimilmente peri lavori di restauro del Palazzo, iniziati dopo che il conte vi si era trasferito il 15 maggio 1436, gli era stata offerta la paga dal giorno del suo arrivo a Ragusa, ciò che avvenne il 25 gennaio; il 19 febbraio 1441 Pietro da Milano s\u27impegno a finire una quadrifora iniziata da Ratko. Gli opus di Radonja Grubačević e di Ratko Ivančić sono in realtà ben documentati, ma non e stato finora possibile confrontare i documenti con le opere conservatesi , per questo motivo i capitelli di Esculapio e di Salomone non possono essere attribuiti a uno dei due maestri in base all\u27analisi stilistica. Il rilievo di s. Biagio sulla torre difensiva Puncijela Igor Fisković lo aveva attribuito al Maestro della Madonna francescana avvertendo della somiglianza con la Giustizia nel Palazzo del Rettore. Nel 1994 ha segnalato anche la possibilità di una relazione con la figura di S. Biagio, che Pietro di Martino secondo il contratto del 28 gennaio 1445 avrebbe eseguito per il sito sovrastante la porta maggiore del Palazzo del Rettore. Quest\u27interessante idea possiamo solo confermarla e argomentarla ulteriormente. II rilievo fu chiaramente col locato nella nicchia sulla torre Puncijela in un secondo tempo in quanto il piedistallo non corrisponde con la sua forma e le sue proporzioni. Per rimediare, al momento della collocazione nella nicchia, fu aggiunto un grosso piedistallo tra la mensola e la figura . S. Biagio senza il piedistallo corrisponde per grandezza al sito sopra il portale maggiore del Palazzo del Rettore (altezza senza mensola ca. 80 cm, insieme alia mensola un metro scarso ). Naturalmente non fu collocato nella nicchia esistente, che considerate le caratteristiche stilistiche non appartiene al tempo di Pietro, ma su una semplice mensola poligonale, che ora sorregge il piedistallo, il rilievo e la nicchia, similmente alia collocazione delle statue dei santi patroni ragusei, opera di Pietro, a Siano e Luka Šipanska. Con tutta probabilità, dopo l\u27esplosione del 1463 - forse a causa di un elevamento del portale o di un cambiamento di forma delle arcate - il rilievo fu trasferito nel luogo attuale, nella nicchia sulla torre difensiva Puncijela, che fu costruita proprio a quel tempo. Le nuove comparazioni stilistiche confermano ugualmente l\u27appartenenza all\u27opus di Pietro e la datazione alta meta degli anni quaranta del XV secolo

    L’art dalmate à la Renaissance

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    Les quatre ouvrages présentés ici proposent des approches diversifiées de l’art dalmate du xve siècle et de ses contextes. Giuseppe Maria Pilo, dans The Fruitful Impact: the Venetian Heritage in the Art of Dalmatia « for Three Hundred and Seventy-Seven Years », présente l’art dalmate du point de vue italien, tandis que l’ouvrage collectif Croatia in the Late Middle Ages and the Renaissance, paru dans la collection Croatia and Europe, inscrit l’art croate au sein du patrimoine artistique europ..

    COVID-19: Are We Facing Secondary Pellagra Which Cannot Simply Be Cured by Vitamin B3?

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    Immune response to SARS-CoV-2 and ensuing inflammation pose a huge challenge to the host’s nicotinamide adenine dinucleotide (NAD+) metabolism. Humans depend on vitamin B3 for biosynthesis of NAD+, indispensable for many metabolic and NAD+-consuming signaling reactions. The balance between its utilization and resynthesis is vitally important. Many extra-pulmonary symptoms of COVID-19 strikingly resemble those of pellagra, vitamin B3 deficiency (e.g., diarrhoea, dermatitis, oral cavity and tongue manifestations, loss of smell and taste, mental confusion). In most developed countries, pellagra is successfully eradicated by vitamin B3 fortification programs. Thus, conceivably, it has not been suspected as a cause of COVID-19 symptoms. Here, the deregulation of the NAD+ metabolism in response to the SARS-CoV-2 infection is reviewed, with special emphasis on the differences in the NAD+ biosynthetic pathway’s efficiency in conditions predisposing for the development of serious COVID-19. SARS-CoV-2 infection-induced NAD+ depletion and the elevated levels of its metabolites contribute to the development of a systemic disease. Acute liberation of nicotinamide (NAM) in antiviral NAD+-consuming reactions potentiates “NAM drain”, cooperatively mediated by nicotinamide N-methyltransferase and aldehyde oxidase. “NAM drain” compromises the NAD+ salvage pathway’s fail-safe function. The robustness of the host’s NAD+ salvage pathway, prior to the SARS-CoV-2 infection, is an important determinant of COVID-19 severity and persistence of certain symptoms upon resolution of infection

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