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Influenza dei Media sui comportamenti e gli stati di salute degli adolescenti
L’adolescenza è una fase della vita che è andata caratterizzandosi negli ultimi due secoli quando con la rivoluzione industriale e l’urbanizzazione si è creato uno strato di popolazione che, con le nuove abitudini sociali, ha avuto un periodo di istruzione più prolungato prima di raggiungere l’autonomia sociale.
Contemporaneamente alla delineazione di questa nuova fase della crescita è emersa l’evidenza che gli adolescenti, in passato considerati fondamentalmente sani, presentano invece sempre maggiori e specifici bisogni assistenziali, diversi sia da quelli degli adulti che da quelli dei bambini.
In questa fase della vita segnata da profondi cambiamenti, di ordine fisico, comportamentale e psicologico, la famiglia, la scuola e le istituzioni stanno assumendo un ruolo sempre più marginale e i ragazzi crescono costruendo la propria identità sui deleteri modelli di vita che sempre di più si discostano dalla realtà e fanno parte di un mondo “costruito” e fittizio come quello della televisione e di internet.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare in un campione di 1200 adolescenti tra gli 11 e i 14 anni, la prevalenza dell’uso dei media e l’esistenza di una eventuale relazione tra l’uso dei mezzi di comunicazione, i loro comportamenti e gli stati di salute.
I risultati ottenuti permettono di affermare che molte patologie, come l’obesità, i disturbi della condotta alimentare e molti comportamenti dannosi per la salute, come l’abuso di sostanze (alcol, fumo, ecc..), le anomalie del comportamento sessuale, il comportamento aggressivo e l’uso della violenza sono largamente influenzati dal mondo mediatico.
L’obiettivo è inoltre quello di proporre quelle che possono essere le linee di prevenzione con il coinvolgimento di tutte le figure professionali e non (scuola, famiglia, istituzioni…)
Valutazione dei pattern di resistenza batterica in bambini con infezione delle vie urinarie: analisi anni 2011-2016.
Premessa. Le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono patologie caratterizzate da uno stato di flogosi acuta causato dalla presenza di patogeni in attiva moltiplicazione all’interno delle vie urinarie stesse. L’attiva moltiplicazione batterica è accompagnata da un impianto a livello dell’uroepitelio, con segni d’infiammazione e persistenza del ceppo patogeno nelle vie urinarie. Una volta iniziata la colonizzazione questa può esitare in tre condizioni: la batteriuria asintomatica, la cistite e la pielonefrite.
Un interessamento del parenchima renale costituisce la condizione più allarmante sia nell’immediato, per il rischio di sepsi, soprattutto nei lattanti di età inferiore ai 3 mesi, sia nel lungo termine, in quanto la pielonefrite può esitare in una cicatrice renale (scar). Per tale motivo, una terapia tempestiva ed adeguata è fondamentale per prevenire tali complicanze.
In prima istanza, la scelta dell’antibiotico è empirica e si basa sui profili di resistenza dei ceppi locali. Una scelta appropriata della terapia è una strategia importante nella prevenzione della diffusione della resistenza, dal momento che l'uso di antibiotici con spettro troppo ampio può favorire lo sviluppo di nuove resistenze.
Una classe di antibiotici particolarmente in uso nell’età pediatrica, per il trattamento delle IVU, è quella dei β-lattamici. La principale minaccia per questi farmaci è la presenza di enzimi batterici, le β-lattamasi, che idrolizzano il legame β-lattamico e inattivano l’antibiotico, in particolare, le varianti denominate con “β-lattamasi a spettro esteso (ESBL)” pongono un problema clinico più grave, poiché sono in grado di legare e idrolizzare le cefalosporine di generazioni successive alla prima .
Questi enzimi sono prodotti dai membri della famiglia Enterobacteriaceae, prevalentemente E. coli, Klebsiella pneumoniae, e Klebsiella oxytoca, che sono i principali agenti infettivi che causano le IVU nei bambini .
L’isolamento di microrganismi produttori di ESBL si è verificato inizialmente in ambito ospedaliero, tali organismi tuttavia, hanno iniziato a diffondersi anche nella comunità generale, tanto che, l'incidenza di infezioni urinarie causate da ceppi ESBL-produttori sta aumentando in tutto il mondo .
Inoltre, i ceppi produttori di ESBL stanno diventando sempre più resistenti agli altri antibiotici non-β-lattamici, e questo pone il problema di significativi cambiamenti terapeutici .
Scopi dello studio. In questo studio è stata ricercata la frequenza di IVU nei bambini ricoverati nell’UO Pediatria Universitaria dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana tra il mese di gennaio 2011 e il mese di maggio 2016.
E' stata inoltre analizzata la tipizzazione dei batteri responsabili dell’infezione, la valutazione delle resistenze batteriche, le indagini ematochimiche effettuate e la loro predittività per pielonefrite, le modalità di trattamento antibiotico.
Pazienti e Metodi. Sono stati inclusi nello studio 163 pazienti ricoverati presso la U.O. Pediatria Universitaria
I CARCINOMI PAPILLARI E MIDOLLARI DELLA TIROIDE PRESENTI CONTEMPORANEAMENTE HANNO ORIGINE GENETICA INDIPENDENTE
Il Carcinoma Papillare (PTC) ed il Carcinoma Midollare (MTC) della tiroide si sviluppano entrambi nella tiroide ma hanno un’origine embrionale distinta: il PTC deriva dalle cellule follicolari mentre il MTC dalle cellule C-parafollicolari. In letteratura sono riportati casi in cui questi due tipi di tumore si presentano contemporaneamente ed una possibile causa genetica comune e’ stata ipotizzata anche se i dati a disposizione rimangono tuttora controversi. Scopo di questo studio è stato quello di analizzare la presenza di alterazioni genetiche caratteristiche dei due tipi di tumore (PTC e MTC) che si presentano contemporaneamente. Allo scopo abbiamo studiato 24 pazienti (6 maschi, 18 femmine) che presentavano simultaneamente un PTC ed un MTC. Il DNA genomico è stato estratto dalle componenti tumorali e dal parenchima sano ed e’ stato analizzato con sequenziamento diretto per le mutazioni nei codoni 12, 13 e 61 dei geni H-, K- ed N-RAS, 600 del gene BRAF e 634 e 918 dell’oncogene RET. Due/24 pazienti (8.3%) erano affetti da MEN2A con mutazione germinale del gene RET (S981A, V804M). Nessuno degli altri pazienti presentava mutazioni nel tessuto sano ed in 8/24 pazienti (33.4%) non presentavano mutazioni nemmeno nelle porzioni tumorali. Negli altri pazienti: 8/24 (33.3%) MTC presentavano la mutazione somatica di RET M918T; 3/24 (12.5%) mutazioni del gene H-RAS (G13R, Q61R, D69N) ed 1/24 (4.2%) mutazioni H-RAS (Q61K) e RET (M918T) contemporanea. Nella componente PTC: 1/24 (4.2%) presentava la mutazione BRAF (V600E), 1/24 (4.2%) la mutazione H-RAS (T58A) e 1/24 (4.2%) la mutazione K-RAS (M1T). In un caso, si aveva contemporaneamente la mutazione RET (M918T) nella componente MTC e BRAF (V600E) nella componente PTC. Nessuna delle mutazioni trovate era presente su entrambe le componenti tumorali. Questi dati suggeriscono cause indipendenti nell’insorgenza di PTC ed MTC che si presentano contemporaneamente in cui si osservano mutazioni tipiche per il tipo istologico (PTC e il MTC). A conferma di questa ipotesi, uno dei pazienti mostrava contemporaneamente una mutazione di RET nella componente MTC e la mutazione di BRAF nella componente PTC. Nel pannello di mutazioni trovate, le mutazioni D69N, T58A di H-RAS e M1T di K-RAS risultano nuove e mai descritte, suggerendo che anche mutazioni al di fuori degli hot spot classici dei geni RAS potrebbero avere un ruolo nella patogenesi di questi tumori
SIMULTANEOUS MEDULLARY AND PAPILLARY THYROID CARCINOMAS SHOW INDEPENDENT GENETIC ORIGIN
Papillary (PTC) and Medullary (MTC) thyroid carcinomas have distinct embryonic origins although they share the activation of common oncogenes (RET, RAS). The occurrence of these tumors in the same gland is not a rare event. Aim of this study was to investigate the hypothetical involvement of common genetic alterations in the symultaneous occurrence of the PTC and MTC.
We studied 24 patients presenting simultaneous PTC and MTC. DNA was obtained from both tumor components and healthy tissue and sequenced for mutations in codons 12, 13 and 61 of H-, K- and N-RAS, 600 of BRAF and 634 and 918 of RET.
Two/24 patients (8.3 %) were affected by MEN2A and carrying germline mutations of the RET gene (S981A, V804M). None of the patients showed mutations in the healthy tissue and 8/24 patients (33.4 %) had no mutations either in the tumor components. In the other cases, considering the MTC component: 8/24 (33.3 %) harboured the RET/M918T mutation; 3/24 (12.5 %) mutations in the H-RAS gene (G13R, Q61R, D69N) and 1/24 (4.2 %) showed simultaneously the H-RAS/Q61K and the RET/M918T mutations. In the PTC component: 1/24 (4.2 %) harboured the BRAF/V600E mutation, 1/24 (4.2 %) the H-RAS/T58A mutation and 1/24 (4.2 %) the K-RAS/M1T mutation. In one case, we found the RET (M918T) mutation in the MTC component and the BRAF/V600E in the PTC component. None of the mutations found were present in both tumors.
These data suggest independent genetic causes in the development of simultaneous PTC and MTC. Confirmation of this hypothesis is that one of the patients showed simultaneous mutation of RET in MTC and the BRAF mutation in PTC. In this study we also found novel H-RAS and K-RAS mutations suggesting that alterations outside the classic hot spots may play a role in the pathogenesis of these tumors
L’ANALISI GENETICA DI CARCINOMI PAPILLARI E MIDOLLARI DELLA TIROIDE PRESENTI CONTEMPORANEAMENTE RIVELA LA LORO NATURA CASUALE
Il Carcinoma Papillare (PTC) ed il Carcinoma Midollare (MTC) della tiroide originano rispettivamente dalle cellule follicolari e parafollicolari della ghiandola. Abbastanza frequentemente, essi possono però presentarsi contemporaneamente. Diversi studi hanno tentato di trovare una causa patogenetica comune ma i dati a disposizione sono ancora controversi. Scopo di questo studio è quello di fornire un’analisi genetica dei tumori (PTC e MTC) che si presentano contemporaneamente per capire l’origine di questo fenomeno. Allo scopo abbiamo studiato 24 pazienti (6 maschi, 18 femmine) con presenza simultanea di PTC e MTC. DNA genomico è stato estratto dalle componenti PTC, MTC e parenchima sano per essere analizzato tramite PCR e sequenziamento diretto con primer specifici per mutazioni nei codoni 12, 13 e 61 dei geni H-, K- ed N-RAS, 600 del gene BRAF e 634 e 918 dell’oncogene RET. Due/24 pazienti (8.3%) erano affetti da MEN2A con mutazione germinale del gene RET (S981A, V804M), presente quindi in tutte e tre le componenti. Nessuno degli altri pazienti presentava mutazioni nel tessuto sano ed in 8/24 pazienti (33.4%) non e’ stata trovata alcuna mutazione nemmeno nelle porzioni PTC ed MTC. Negli altri pazienti, 8/24 (33.3%) MTC presentavano la mutazione somatica di RET M918T; 3/24 (12.5%) mutazioni del gene H-RAS (G13R, Q61R, D69N) ed 1/24 (4.2%) mutazioni H-RAS (Q61K) e RET (M918T) in contemporanea. Per quanto riguarda la componente PTC: 1/24 (4.2%) presentava la mutazione BRAF (V600E), 1/24 (4.2%) la mutazione H-RAS (T58A) e 1/24 (4.2%) la mutazione K-RAS (M1T). Uno dei pazienti mostrava contemporaneamente la mutazione RET (M918T) nella componente MTC e BRAF (V600E) nella componente PTC. Nessuna delle mutazioni trovate era presente su entrambe le. Da questi dati si evidenzia che le due componenti tumorali presentano mutazioni tipiche per il tipo istologico (PTC e il MTC) ed in nessun caso sono condivise, suggerendo cause indipendenti nell’insorgenza di questi tumori. A supporto di questa osservazione, uno dei pazienti mostrava una mutazione di RET nella componente MTC e la mutazione di BRAF nella componente PTC. Nel pannello di mutazioni trovate, le mutazioni D69N, T58A di H-RAS e M1T di K-RAS risultano nuove e mai descritte, suggerendo che anche mutazioni alternative agli hot spot classici dei geni RAS potrebbero avere un ruolo nella patogenesi di questi tumori
WHOLE EXOME SEQUENCING OF MEDULLARY THYROID CARCINOMA CASES IDENTIFIES 86 VARIATIONS IN GENES POSSIBLY INVOLVED IN TUMORAL TRANSFORMATION
Objectives: About 40% of sporadic Medullary Thyroid Carcinomas (MTC) is still orphan of an oncogenic driver. Purpose of this study was to disclose novel genetic alterations leading to the pathogenesis of MTC using Whole Exome Sequencing (WES) of RET+ and RET- cases.
Methods: WES analysis was performed on 6 sporadic MTC cases (2 RET+, 4 RET-) using an Illumina platform. After processing and proper filtering, all non-synonymous Single Nucleotide Variations (SNV) shared by the RET- cases were listed. Validation on 135 MTC cases and 189 healthy controls by PCR and enzymatic restriction analysis was performed in one of the genes of interest identified through WES.
Results: WES analysis led to the identification of a panel of 86 non-synonymous SNV shared in the 4 RET- cases and possibly involved in tumoral transformation process. Among the 86 SNV identified, the A133S polymorphism of the RASSF1A oncosuppressor appeared to be of interest. We found A133S in 21/135 (15.6%) MTC cases and in 19/189 (10%) healthy controls (P=0.137). The incidence of A133S appeared to be slightly lower in RET mutated MTC [9/64 (14%)] than in not-mutated [12/71 (17%)], although not statistically significant.
Conclusions: Through WES analysis we were able to identify 86 non-synonymous SNV shared in RET- MTC cases. This panel represents the first list of variations containing hypothetically novel genetic drivers involved in MTC oncogenesis. The prevalence of the A133S SNP was found to be higher in MTC cases compared to healthy controls (15.6% vs 10%) although not statistically significant. Further validation of other candidate genes is on-going
Predictive factors of short and long-term vandetanib response in locally advanced or metastatic medullary thyroid cancer: a single center experience
Objectives: Vandetanib (V) is an important drug in the metastatic medullary thyroid cancer (MTC) treatment. The objective of this study was to evaluate the presence of predictors of V response, in short and long period, in locally advanced or metastatic MTC patients (pts).
Methods: Seventy-nine locally advanced or metastatic MTC pts with progressive or symptomatic disease, referred to our Center between 2007 and 2018 and already treated surgically and with other systemic therapies, were treated with V. During follow-up it was performed clinical examination, biochemical and morphological evaluation. Twenty-five pts were treated with V for less than 12 months (short responders, Group 1), 54 patients were treated with V for at least 12 months (long responders, Group 2).
Results: The genetic screening showed that in the Group 1, 4/25 (16%) pts were inherited forms and 21/25 (84%) pts were sporadic cases. In the Group 2, 8/54 (14.8%) pts were inherited forms and 46/54 (85.2%) pts were sporadic cases. The evaluation of somatic mutations showed that RET mutation was present in 82.3% and in 95.3% of pts in Group 1 and in Group 2, respectively. However, the presence of RET mutations, it wasn’t a predictor of response to treatment. The metastases site wasn’t correlated with the outcome. Otherwise, we observed that in long responders group, 47/54 (87%) pts showed at least one adverse events (AE) during V treatment with a correlation between AE and V response (P=0.02). In this group we also observed a statistically significant correlation between the younger age (<45 yrs) at screening and a greater response to V (P=0.01) and between the absence of progression disease at screening and response to V (P<0.0001). In the long term outcome, considering the last CT scan performed at the data cut-off during the treatment, 29/54 (53.7%) pts showed a persistent response to V after a median follow-up of 41 months. Moreover, we observed that the pts in the Group1 had a more aggressive disease and a more advanced age at screening than pts in Group 2. The estimated median Progression Free-Survival of all patients was 47 months.
Conclusions: In our study, it was observed that the appearance of AE during V treatment, the younger age and the absence of progression disease at screening were predictive factors of long-term response to V in MTC pts. Moreover, RET somatic mutations were very frequent in the metastatic MTC patients but it wasn’t a predictor of response to V
Predictors Of Vandetanib Response In The Locally Advanced Or Metastatic Medullary Thyroid Cancer: A Single Center Experience
Objectives: Vandetanib (V) is a new option in the metastatic medullary thyroid cancer (MTC) treatment. In this study it was evaluated the presence of epidemiological, clinical and genetic predictors of V response in locally advanced or metastatic MTC patients (pts) treated for at least 12 months.
Methods: Forty-five locally advanced or metastatic MTC pts with pro- gression or symptomatic disease, referred to our Center and already treated surgically and with other systemic therapies, were treated with V. During fol- low-up it was performed clinical examination, biochemical and morphological evaluation. All pts have taken V for at least 12 months.
Results: The genetic screening showed that 7/45 (15.6%) pts were inher- ited forms and 38/45 (84.4%) were sporadic cases. The evaluation of somatic mutations were performed in 36/38 (94.7%) pts and it was observed that 34/36 (94.4%) were carriers of a hereditary or somatic genetic mutation. However, the presence of RET mutations, it wasn’t a predictor of response to treatment. All three pts with V804M RET mutation, that was demonstrated to confer resistance to V in ‘in vitro’ studies, responded to treatment. In our study group, the metastases site wasn’t correlated with the outcome. In 36/45 (80%) pts it was observed the presence of adverse events (AE) with a correlation between AE, particularly cutaneous rash, and V response (p = 0.01). A long-term out- come showed a morphologic and biochemical response in 39/45 (86.7%) pts. The Progression Free-Survival was 85% after six months.
Conclusion: It was observed that the presence of AE was the only predic- tor of response to V treatment. Moreover, RET somatic mutations were very frequent in the metastatic MTC patients and also patients with ‘resistant muta- tions’ responded to treatment
Differential expression of RET isoforms in normal thyroid tissues, papillary and medullary thyroid carcinomas
POURPOSES:
We investigated the expression of RET9 and RET51 isoforms in medullary (MTC), papillary (PTC) thyroid carcinoma, normal thyroid tissues, and pheochromocytoma (PHEO) to verify if these isoforms are present also in follicular thyroid cell-derived tissues, and if there is a differential expression of RET9 and RET51 in MTC.
METHODS:
Nineteen patients with MTC, 18 patients with PTC, 18 samples of contralateral normal thyroid tissues, and 5 cases of PHEO were included in this study. RET isoform expression was studied by real-time RT-PCR.
RESULTS:
All MTCs and PHEOs were positive for RET9 and RET51. Fourteen/eighteen (77.7%) PTC cases were positive for RET9 and/or RET51, and four were positive for only one of the genes. In normal thyroid tissues, 3/18 (16.7%) cases were negative for both isoforms, 4/18 (22.2%) were positive for both, and 11/18 (61.1%) were positive for only one. RET isoforms were expressed at different levels in MTC, PHEO, PTC, and normal thyroid tissues: RET9 expression was higher in PHEO than in MTC, PTC, and normal thyroid tissues. RET9 expression was also higher in MTC than in PTC and normal thyroid tissues. No difference was observed between PTC and normal thyroid tissues. A similar pattern of expression was observed for RET51. In addition, RET51 was significantly more expressed than RET9 in MTC, while RET9 was the predominant isoform in PHEO.
CONCLUSIONS:
Our study documented the expression of the RET9 and RET51 isoforms in normal thyroid and PTC tissues. RET9 and RET51 isoforms were also present in MTC and PHEO. RET51 expression was higher than RET9 expression in MTC, while there was no difference in the expression of these two isoforms in PTC and normal thyroid tissues. RET9 was more highly expressed than RET51 in PHEOs