65 research outputs found

    The Stoic Concept of Proneness to Emotion and Vice

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    According to an old view of Ian G. Kidd based on some passages from Galen's treatise 'On the Doctrines of Hippocrates and Plato', the Stoic concept of the soul's proneness to emotion and vice was formulated for the first time by Posidonius and became through Cicero a communis opinio in Roman Stoicism from the 1st century BC. Against this account the present contribution confirms, thanks to a new reading of a fundamental Galenic passage, that this concept was in some way already present in Chrysippus' reflexion and demonstrates, through the witness of Seneca's Epistle 94, that it had been professed even a generation before him by the dissident Stoic philosopher Aristo of Chios. Accordingly, the concept of proneness should be considered as a permanent tenet of Stoic philosophy dating back directly to the first generation of Zeno's disciples. This shows also, in line with Teun Tieleman's recent interpretation of Posidonian psychology, that not even in this point Posidonius substantially distanced himself from Early Stoicism

    Testi stoici ed epicurei della collezione ercolanese

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    Il presente volume raccoglie in unità le edizioni critiche, parziali o complessive, di vari testi filosofici epicurei e stoici conservati nei papiri di Ercolano. Esso è il frutto dell'attività ecdotica prevista dal progetto ERC Starting Grant 241184-PHerc: Interactive Edition and Interpretation of Various Works by Epicurean and Stoic Philosophers surviving at Herculaneum finanziato dalla Commissione Europea (FP7, 'Ideas'), che è si è svolto dal 1 ottobre 2009 al 30 settembre 2014 e di cui chi scrive è stato il coordinatore . Tra le opere incluse nel progetto figurano scritti di Epicuro, di un autore vetero-stoico, tradizionalmente identificato con Crisippo, e di Filodemo di Gadara. Al XXV libro del Περὶ φύσεως di Epicuro è stato attribuito PHerc. 454, che sulla base di argomenti bibliologici e paleografici si è dimostrato essere una scorza dell'esemplare conservato in PHerc. 1420/1056 . Ad Aurora Corti e a chi scrive si deve la nuova edizione critica di questo papiro (la prima per la col. 5 (7)) inclusa nella presente raccolta . A un autore presumibilmente epicureo (allo stesso Epicuro, secondo alcuni studiosi) è attribuibile il singolare scritto trasmesso da PHerc. 908/1390 convenzionalmente definito Sulla procreazione, ma più precisamente consacrato al concepimento umano. Di esso abbiamo proposto una nuova edizione critica complessiva , la prima assoluta per i frr. 1-10 e le coll. 1 e 10, arricchita da una serie di nuove letture avanzate da vari studiosi, tra cui il precedente editore, nel corso di un seminario internazionale a ciò destinato . Segue la nuova ricostruzione testuale, la prima interamente basata sull'autopsia del papiro, di PHerc. 1020, coll. 104-112, ad opera di Michele Alessandrelli e di chi scrive, che ha beneficiato anche del prezioso contributo di David Sedley . Si tratta di una testimonianza unica sulle qualità cognitive, logico-dialettiche e morali del sapiente il cui autore è stato identificato con importanti argomenti da Hans von Arnim con il filosofo stoico Crisippo . Di Filodemo di Gadara sono stati inclusi due testi differenti: un'ampia porzione di un libro incerto del Περὶ ῥητορικῆς (PHerc. 1004, coll. 32-84) e uno stralcio della Storia della Stoa (PHerc. 1018, coll. 10 e 33-37). Il primo, ad opera di Christian Vassallo e di chi scrive , consta di quarantotto colonne di testo, di cui ventinove precedentemente inedite, e costituisce la prima delle tre porzioni testuali in cui abbiamo convenzionalmente articolato la nostra nuova edizione . Esso è il risultato di anni di intenso lavoro a stretto contatto con il manoscritto originale e accoglie importanti proposte testuali avanzate da autorevoli studiosi in varie fasi, soprattutto nel corso di uno specifico seminario internazionale a ciò dedicato . Il secondo testo, a cura di chi scrive , coincide con la Vita di Aristone di Chio inclusa da Filodemo nella sezione della Rassegna dei filosofi consacrata agli Stoici. Esso rientra nel progetto di raccolta dei frammenti e delle testimonianze concernenti i filosofi stoici eterodossi attualmente in corso, che si è sostanziato in questi ultimi anni di nuove e importanti acquisizioni papiracee. Il lavoro editoriale attorno a questi e altri testi inclusi nel progetto ERC Starting Grant 241184-PHerc prosegue tuttora a due anni dalla sua conclusione. Attualmente sono in preparazione una nuova edizione critica della seconda porzione testuale di PHerc. 1004 (coll. 85-148), di cui quindici colonne giacciono tuttora inedite, e l'editio princeps di quattordici colonne inedite di PHerc. 1020 (coll. 90-103), probabilmente destinate, per la loro rilevanza, a rivoluzionare le nostre conoscenze concernenti l'epistemologia e l'etica stoiche . Tutte le edizioni, parziali o complessive, incluse nella presente raccolta saranno dotate di introduzione e commento e consegnate nei prossimi mesi alle riviste specializzate. I testi qui editi sono trasmessi, a seconda dei casi, dal manoscritto originale (P) e/o dagli apografi oxoniensi (O) e/o napoletani (N). In particolare, con P si intende la nostra personale autopsia del papiro così come comparata e integrata con le immagini multispettrali ad esso relative. Il testo greco è stampato in colonne e articolato in trascrizione diplomatica e trascrizione letteraria. Nella letteraria, a differenza che nella diplomatica, le correzioni dello scriba così come eventuali spatia vacua e spatiola non sono segnalati. Le convenzioni adottate sono quelle comunemente in uso per le edizioni di papiri greco-egizi. Ad esse si devono aggiungere, per ciò che attiene alla diplomatica, le mezze parentesi quadre superiori ⌈ ⌉, usate per segnalare le lezioni testimoniate solo o in maniera più sicura dai disegni, il grassetto, impiegato per le porzioni di testo ricollocate a partire da sovrapposti e sottoposti e, nella letteraria, l'asterisco sotto una lettera per contraddistinguere una lezione del disegno modificata dall'editore. Nella trascrizione diplomatica le lezioni incerte sono indicate con punti sublineari isolati, quelle certe ma incomplete con lettere puntate. Nella letteraria le prime divengono lettere puntate, le seconde perdono il punto. Sempre nella letteraria, lo iota mutum è ascritto quando risulta tale nelle fonti, sottoscritto quando assente. Nell'apparato della diplomatica le lettere incerte sono descritte indicando tra parentesi tonde le possibili alternative o mediante brevi espressioni verbali, le lettere provenienti da sovrapposti o sottoposti sono segnalate rispettivamente da + e - seguiti dalla cifra araba corrispondente al loro grado di stratificazione (ad esempio + 2 o - 1). Salvo particolari eccezioni, nell'apparato della letteraria si registrano solo i supplementi di precedenti studiosi compatibili con le tracce superstiti e lo spazio disponibile. Essi sono riportati in ordine cronologico secondo le convenzioni proprie della presente edizione. Le letture di precedenti editori da noi accolte nel testo non sono espressamente segnalate

    Diogene di Babilonia e Aristone nel PHerc. 1004 ([Filodemo], [Sulla retorica], Libro incerto). Parte Seconda

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    La principale testimonianza intorno all’opera Sulla retorica del filosofo stoico Diogene di Babilonia (c. 230-150/140 a.C.) è rappresentata da ampi estratti provenienti dai libri terzo e incerto (PHerc. 1004) del trattato Sulla retorica di Filodemo di Gadara. In quest’ultimo Diogene condanna i retori e la retorica professionali con argomenti che sono coincidenti o assai simili a quelli utilizzati da un ignoto Aristone nella sezione finale del medesimo libro. In particolare, stando a Filodemo, Diogene attinse a degli enigmatici hypomnemata di questo filosofo nel comporre il suo proprio trattato Sulla retorica. Ora, posizioni contrarie ai retori tradizionali, sebbene differenti in genere ed intensità, sono attestate nell’antichità per due soli filosofi con questo nome: il peripatetico Aristone il Giovane, discepolo di Critolao, e lo stoico Aristone di Chio, allievo di Zenone ed autore di un opuscolo polemico Contro i retori. Ragioni di ordine sia cronologico che filosofico ci inducono ad escludere il primo e ci spingono con decisione verso il secondo.The main evidence about the lost treatise On Rhetoric by the Stoic philosopher Diogenes of Babylon (c. 230-150/140 B.C.) is represented by large passages coming from Philodemus' On Rhetoric Book 3 and Unknown Book (PHerc. 1004). Here Diogenes condemns professional rhetoric and rhetors with arguments which are either coincident or very similar to those used by an unknown Aristo in the final section of the same book. In particular, according to Philodemus, Diogenes drew from some enigmatic hypomnemata by this philosopher for his own treatise On Rhetoric. Now, attacks against traditional rhetors, though different in kind and intensity, are attested in antiquity for only two philosophers by this name: the Peripatetic Aristo the Younger, pupil of Critolaus, and the Stoic Aristo of Chius, disciple of Zeno and the author of a polemical pamphlet Against the Rhetors. Both chronological and philosophical arguments compel us to exclude the former and strongly point to the latter

    Virtual unrolling and deciphering of Herculaneum papyri by X-ray phase-contrast tomography

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    A collection of more than 1800 carbonized papyri, discovered in the Roman 'Villa dei Papiri' at Herculaneum is the unique classical library survived from antiquity. These papyri were charred during 79 A.D. Vesuvius eruption, a circumstance which providentially preserved them until now. This magnificent collection contains an impressive amount of treatises by Greek philosophers and, especially, Philodemus of Gadara, an Epicurean thinker of 1st century BC. We read many portions of text hidden inside carbonized Herculaneum papyri using enhanced X-ray phase-contrast tomography non-destructive technique and a new set of numerical algorithms for 'virtual-unrolling'. Our success lies in revealing the largest portion of Greek text ever detected so far inside unopened scrolls, with unprecedented spatial resolution and contrast, all without damaging these precious historical manuscripts. Parts of text have been decoded and the 'voice' of the Epicurean philosopher Philodemus is brought back again after 2000 years from Herculaneum papyri

    Ancient Greek text concealed on the back of unrolled papyrus revealed through Shortwave-Infrared Hyperspectral Imaging

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    Only a few Herculaneum rolls exhibit writing on their reverse side. Since unrolled papyri are permanently glued to paperboard, so far, this fact was known to us only from 18th-century drawings. The application of shortwave-infrared (SWIR; 1000-2500 nm) hyperspectral imaging (HSI) to one of them (PHerc. 1691/1021) has revealed portions of Greek text hidden on the back more than 220 years after their first discovery, making it possible to recover this primary source for the ongoing new edition of this precious book. SWIR HSI has produced better contrast and legibility even on the extensive text preserved on the front compared to former imaging of Herculaneum papyri at 950 nm (improperly called multispectral imaging), with a substantial impact on the text reconstruction. These promising results confirm the importance of advanced techniques applied to ancient carbonized papyri and open the way to a better investigation of hundreds of other such papyri

    Virtual unrolling and deciphering of Herculaneum papyri by X-ray phase-contrast tomography

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    A collection of more than 1800 carbonized papyri, discovered in the Roman 'Villa dei Papiri' at Herculaneum is the unique classical library survived from antiquity. These papyri were charred during 79 A.D. Vesuvius eruption, a circumstance which providentially preserved them until now. This magnificent collection contains an impressive amount of treatises by Greek philosophers and, especially, Philodemus of Gadara, an Epicurean thinker of 1st century BC. We read many portions of text hidden inside carbonized Herculaneum papyri using enhanced X-ray phase-contrast tomography non-destructive technique and a new set of numerical algorithms for 'virtual-unrolling'. Our success lies in revealing the largest portion of Greek text ever detected so far inside unopened scrolls, with unprecedented spatial resolution and contrast, all without damaging these precious historical manuscripts. Parts of text have been decoded and the 'voice' of the Epicurean philosopher Philodemus is brought back again after 2000 years from Herculaneum papyri

    Virtual unrolling and deciphering of Herculaneum papyri by X-ray phase-contrast tomography

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    A collection of more than 1800 carbonized papyri, discovered in the Roman ‘Villa dei Papiri’ at Herculaneum is the unique classical library survived from antiquity. These papyri were charred during 79 A.D. Vesuvius eruption, a circumstance which providentially preserved them until now. This magnificent collection contains an impressive amount of treatises by Greek philosophers and, especially, Philodemus of Gadara, an Epicurean thinker of 1st century BC. We read many portions of text hidden inside carbonized Herculaneum papyri using enhanced X-ray phase-contrast tomography non-destructive technique and a new set of numerical algorithms for ‘virtual-unrolling’. Our success lies in revealing the largest portion of Greek text ever detected so far inside unopened scrolls, with unprecedented spatial resolution and contrast, all without damaging these precious historical manuscripts. Parts of text have been decoded and the ‘voice’ of the Epicurean philosopher Philodemus is brought back again after 2000 years from Herculaneum papyri

    Holger Essler: Glückselig und unsterblich. Epikureische Theologie bei Cicero und Philodem. Mit einer Edition von PHerc. 152/157, Kol. 8–10, Basel: Schwabe 2011. 400 S. (Epicurea. 2.) 60 €.

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    Review and discussion on: Holger Essler: Glückselig und unsterblich. Epikureische Theologie bei Cicero und Philodem (Basel, 2011

    Is F-shaped digamma attested as a numerical sign in Greek papyri? Once more on P.Herc. 1669 and P.Oxy. 1176

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    T. Dorandi, who has previously proposed to read the book number included in the end-title of P.Herc. 1669 (Philodemus' On Rhetoric) as a numerical F-shaped digamma (= 6), has now advanced the same reading in the subscriptio of P.Oxy. 1176 (Satyrus, Lives book 6), where the editor princeps and all subsequent editors had unanimously read a stigma before. In this article, I argue not only that both readings are palaeographically untenable, but also that they historically contradict the graphic and functional evolution of digamma within the Greek alphabet. In particular, in both Graeco-Egyptian and Herculaneum papyri, F-shaped digamma is always attested as a merely phonetic element (/w/ or waw) - never as a numeral symbol - whereas stigma, which represents the historical evolution of a variant of Archaic and Classical digamma, is the only form used as a numerical sign (= 6)
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