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    Nonabsorbable suture granuloma mimicking ovarian cancer recurrence at combined positron emission tomography/computed tomography evaluation: a case report

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    INTRODUCTION: This is the first case of suture granuloma mimicking isolated ovarian cancer relapse. Only six analogous cases have been previously reported in other malignancies. CASE PRESENTATION: We report the case of a 44-year-old Caucasian woman with partially platinum-sensitive ovarian cancer in which radiological features, including computed tomography and combined (18)F-fluorodeoxyglucose-positron emission tomography/computed tomography, were strongly suggestive of isolated cancer relapse in her right subdiaphragmatic region. Laparoscopic examination resulted negative, but was not completely suitable due to widespread adhesive syndrome. The laparotomy for secondary cytoreductive surgery and biopsy of the suspected area showed inflammatory granuloma caused by nonabsorbable propylene suture, without evidence of neoplastic cells. Moreover, unexpected peritoneal carcinosis was found. CONCLUSIONS: This evidence suggests that clinical details about previous surgical procedures are necessary for adequate interpretation. Although much progress has been made in imaging techniques, especially in the promising field of combined (18)F-fluorodeoxyglucose positron emission tomography/computed tomography, these procedures should be still thoroughly investigated in order to promptly rule out tumor recurrence and avoid unnecessary surgery

    Endocrinologia ginecologica

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    Viene attuata una disamina dei percorsi diagnostico-terapeutici integrati tiroideo-riproduttivi in pazienti candidate a programmi di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Nonostante l'elevata frequenza di tireopatie nelle pazienti sterili, il rapporto causa-effetto non è ancora del tutto dimostrato. I risultati non hanno confermato l'ipotesi, sostenuta da evidenze cliniche, che lo status tiroideo influisca direttamente sulla fertilità, in termini di sviluppo degli ovociti e degli embrioni o almeno non a livelli tali da produrre effetti misurabili nel contesto clinico di un programma di PMA. Per quanto riguarda il fattore età, si deve opportunamente sottolineare che esso rappresenta un fattore predittivo di fallimento di gravidanza (sia spontanea che medicalmente assistita), qualora associato alla presenza di tireopatie. Peraltro, la fecondità ha un acme intorno ai 25 anni e declina gradualmente dopo i 32 anni sia nell'uomo che nella donna. L'età agisce sulla fertilità della donna principalmente attraverso l' "invecchiamento" degli ovociti, come hanno permesso di dimostrare i risultati ottenuti nei programmi di PMA utilizzanti ovociti di donatrici. In questi programmi, infatti, la quota di aborti nelle riceventi varia dal 14% al 45% a seconda che l'età della donatrice dell'ovocita sia compresa tra 20 e i 24 anni oppure superi i 35 anni. L' "invecchiamento" provoca una aumentata prevalenza di aneuploidia negli ovociti, risultante da alterazioni nei meccanismi regolatori che governano il processo meiotico. Le conseguenti modificazioni ormonali, che di solito incominciano a manifestarsi intorno ai 35-40 anni, consistono in un modesto ma reale aumento dell'FSH ed in una diminuzione dell'inibina-B, a dimostrazione della rapida diminuzione del numero e della peggiore qualità dei follicoli primordiali ancora presenti nelle ovaie in questo periodo. Altro ruolo importante di correlazione tra funzione tiroidea e gravidanza è l'autoimmunità tiroidea, spesso trascurata, nonostante la positività autoanticorpale possa essere presente anche in uno stato di eutiroidismo. In conclusione, nonostante le predette considerazioni, è ipotizzabile che l'omeostasi tiroidea influisca sulla fertilità nella fase di impianto e successivo sviluppo dell'embrione, piuttosto che nella prima fase di sviluppo di ovociti e zigoti. La gravidanza, infatti, è da considerarsi una condizione endocrino-immunologica di speciale eccezionalità, che richiede la massima efficienza dei due sistemi, in particolare per la recettività dell'utero (endometrio) all'impianto ed al successivo sviluppo embrionale. Ulteriori indagini andrebbero, quindi, indirizzate alle fasi precoci della gestazione (primo trimestre), focalizzando l'attenzione sul possibile ruolo degli ormoni tiroidei e degli anticorpi anti-tiroidei sui meccanismi fisiologici finalizzati allo sviluppo ed al mantenimento dell'unità feto-placentare

    Medicina Clinica o Sperimentale?

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    Patologie Infettive in Ostetricia e Ginecologia

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    La patologia infiammatoria di tipo virale a carico dell'apparato genitale esterno nelle bambine e nelle adolescenti ha avuto nell'ultimo ventennio un notevole incremento per questa fascia di età. I principali agenti eziologici sono rappresentati dal Papillomavirus Umano (HPV), dal Citomegalovirus, dall'Herpes Simplex Virus (HSV 2), dai Virus Varicella-Zooster , Rosolia, etc. (manifestazioni locali genitali di forme esantematiche sistemiche. Altre entità meno frequenti sono rappresentate dal Mollusco Contagioso e dal Lichen sclero-atrofico a supposta eziologia virale. L'eziologia virale della condilomatosi genitale, ormai definitivamente riferita all'HPV, presenta un'ampia variabilità di microorganismi in causa, quali i tipi 6, 11, 16 e 18, classicamente ritenuti ad alto rischio, i tipi dal 30 al 40 e dal 50 al 60, ritenuti a rischio intermedio, fino ai tipi a basso rischio e, infine, i tipi fino al 200. La infezione da HPV, classicamente ritenuta di tipo sessuale, necessita di un ulteriore approfondimento soprattutto in riferimento alle modalità di trasmissione non sessuale: contaminazione del feto al momento del parto, contatto con lesioni da HPV in sede extra-genitale, trasmissione attraverso veicoli (acqua, etc.). Le manifestazioni cliniche delle infezioni da HPV sono rappresentate dai condilomi piani, dai condilomi acuminati (floridi), dai condilomi esofitici, dai microcondilomi e dai micropapillomi (supposta assenza della componente assiale vascolare). L'iter diagnostico è ad ampio spettro e comprensivo di tecniche strumentali (vulvo-vaginoscopia diagnostico-operativa di Huffmann-Huber), cito-istologiche, di microscopia elettronica e citometria statica ed a flusso, di HPV-DNA e tipizzazione virale/ibridizzazione molecolare. La vulvo-vaginoscopia permette di escludere nelle bambine e nelle adolescenti sessualmente inattive l'interessamento dell'epitelio cervicale e della mucosa vaginale da parte di lesioni microcondilomatose/micropapillomatose, qualora presenti a livello vulvare in tali pazienti. In questa sede, le localizzazioni più frequenti sono osservate a livello della superficie interna e della giunzione inferiore delle piccole labbra, oltre che a livello peri-uretrale. Non sono, altresì, da includere in tale inquadramento nosologico gli aspetti micropapillari a livello vulvare e le caratteristiche plicature della mucosa vaginale in bambine e adolescenti sessualmente inattive esenti da patologia virale o affette da processi flogistici cronici vulvo-vaginali di tipo non virale. Una riflessione emerge: è da considerare la microcondilomatosi/micropapillomatosi genitale esterna nelle bambine e nelle adolescenti sessualmente inattive una patologia autonoma oppure una tappa nell'iter evolutivo verso la condilomatosi vaginale e/o cervicale nelle pazienti sessualmente attive? Un ulteriore studio è necessario in tal senso al fine di un preciso inquadramento patogenetico e clinico-terapeutico di tale patologia nelle predette fasce di età, soprattutto in riferimento, oltre i limiti della terapia medica (classici antivirali topici, interferoni loco-regionali, etc.), al l'adozione, eventualmente in associazione, di trattamenti fisico-chirurgici (tecniche di coagulazione, laser-terapia, crioterapia, etc.)

    Fisiopatologia della riproduzione ed endometriosi

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    Consideriamo la localizzazione endometriale ectopica extra-uterina dell'endometriosi e quella intra-miometriale dell'adenomiosi una malattia estrogeno-dipendente ed infiammatoria a carattere cronico recidivante, causa di sterilità ed infertilità, tipica della donna fertile in età giovane. I legami tra endometriosi/adenomiosi e fertilità sono poco chiari, anche se l'associazione è clinicamente riconosciuta. Prevalente è la visione per la quale la sterilità/infertilità nella donna con endometriosi/adenomiosi sia multifattoriale. Donne sterili/infertili hanno in media una probabilità dal 30% al 50% di avere una endometriosi/adenomiosi. Gli esami di "Imaging" pelvici, come l'ecografia e la risonanza magnetica, sono in grado di identificare le localizzazioni profonde endometriosiche/adenomiosiche con una sensibilità ed una specificità diagnostica tra il 50% ed il 100%, mentre sono meno sensibili e specifici per le localizzazioni superficiali. Donne trattate chirurgicamente per ogni stadio di endometriosi/adenomiosi (I, II, III, IV) hanno possibilità di concepimento spontaneo entro 1-2 anni successivi all'intervento laparotomico o laparoscopico. Altresì, un approccio graduale alla terapia della endometriosi/adenomiosi con opzioni mediche, metodi non-PMA, etc., passando, poi, a procedure chirurgiche e metodi di PMA, qualora le procedure precedenti falliscano, sembrerebbe essere maggiormente accettato dalle pazienti. La principale controindicazione alla chirurgia è rappresentata, invece, dalla possibile riduzione della riserva funzionale/follicolare ovarica, in caso di interventi di asportazione di endometriomi ovarici, valutata attraverso tests specifici (FSH 3° giorno del ciclo mestruale, conta ecografica di follicoli ovarici antrali, livello ormone anti-mulleriano AMH prodotto dai follicoli ovarici pre-antrali). In particolare, le concentrazioni di AMH sono ridotte nelle donne sterili/infertili con endometriosi/adenomiosi. Pertanto, essendo l'endometrio eutopico alterato nelle donne con endometriosi/adenomiosi, si pone il quesito se tale endometrio sia perfettamente recettivo per l'embrione all'impianto. La soppressione ovarica con analoghi LH-RH sembra correggere tali modificazioni endometriali, spiegando l'esito migliore delle tecniche di PMA dopo soppressione ovarica con analoghi LH-RH. E' emerso, infine, che gli effetti dell'endometriosi/adenomiosi sulla qualità degli ovociti sono minimi, anche nelle donne con scarsa risposta alla iperstimolazione ovarica controllata
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