33 research outputs found

    A Mediterranean Matri-Archive. Choreographic Fragments of Emerging Corporealities.

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    This paper aims to refigure the question of archive into a gender-critical perspective, and proposes the theorization of a Matri-Archive: an imaginary place of methodological analysis, a performance-zone which serves to retrieve the corporeal memories of women’s creativity emerging from the liquid architecture of the Mediterranean sea. I rely on the philosophical-theoretical debate over the ‘archive fever’, which today still affects many voices of Dance and Performance Studies, in order to discuss the presumed ephemerality of a dance-event, and thus its (im-)possible archivalization. I envision myself an archivist who after experiencing the choreo-graphies produced by three female Mediterranean and postcolonial artists – N. Belaza; G. McMillen; N. Boukhari – attempts a series of archival exercises to argue the technical dissemination, and the poetical return, of their gestures in form of choreographic fragments. This writing virtually lands in Algeria, Turkey and Syria; from these Mediterranean edges, the three ‘archons’ begin to explore the multiple senses of ‘what’ a female corporeality can ‘do/become’ via the subversive power of dance language. A fragmentary consultation is here offered as an analytical and choreo-political practice, both to present some examples of female agency and eventually to state the urgency of acquiring alternative visions for alternative archives

    Il Matri-archivio del Mediterraneo. ‘Attraversare’ la creatività dell’arte femminile

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    Il M.A.M., Matri-archivio del Mediterraneo. Grafie e materie Ăš una piattaforma di archiviazione digitale – pensata e realizzata da un gruppo di ricercatrici afferenti all’UniversitĂ  degli Studi di Napoli “L’Orientale” – che mira a conservare e trasmettere, nella contemporaneitĂ , le opere estetiche e performative delle artiste mediterranee. Questo intervento intende illustrare lo sviluppo di tale progetto archivistico; in particolare, esso vuole tratteggiare, cercando di suggerirne la ricchezza, una veloce panoramica di alcune delle opere che animano e ‘attraversano’ l’architettura poetica, politica, e quindi tecnologica, su cui si fonda la concezione del M.A.M.. L’‘attraversamento’ – il transito creativo tra i confini estetici, geografici, culturali e identitari – si fa esercizio di creazione artistica e, insieme, metodo di consultazione di questo archivio. La proposta Ăš d’immaginare, tra i tanti, un possibile percorso di “selezione” che accomuna, e al contempo distingue, la pluralitĂ  delle espressioni “grafiche” e “materiche” raccolte sulla piattaforma, per approdare, infine, solo per il tempo e lo spazio che questa scrittura consente, alla creativitĂ  mediterranea offerta dalla coreografa franco-algerina Nacera Belaza, la cui opera, La traversĂ©e, danza e “transita” nel Matri-archivio

    Danzare/Archiviare. CorporeitĂ  mediterranee in contatto

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    Attraversando la complessa cartografia mediterranea, nella congiunzione storica e geopolitica contemporanea, si assiste all’emergere di nuove configurazioni coreografiche che traducono in atti poetici la tensione politica dell’oggi. Navigando idealmente il Mediterraneo, strategica zona reale e immaginaria di azione e resistenza performativa, l’archivio diventa un dispositivo di ricerca per nuove forme di corporeità che abitano/danzano la drammaticità di questo mare. Il contributo mira a comporre un breve esercizio archivistico per recuperare, trasmettere e annunciare le potenzialità di “con-tatto” che avvengono tra le corporeità mediterranee. Il tatto/l’atto di toccare diventa il “senso” privilegiato per comprendere e archiviare una nuova modalità sensibile di abitare la regione Euro-mediterranea, e, insieme, per manifestare il desiderio di coreografare nuove pratiche di ospitalità

    Disseminazioni coreografiche: Scritture corporee femminili e postcoloniali.

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    [Italiano]: Disseminazioni coreografiche. Scritture corporee femminili e postcoloniali raccoglie alcune riflessioni intorno allo studio sulla danza e sulla memoria culturale femminile e postcoloniale. Il volume sceglie di osservare e trascrivere la poeticitĂ  delle danze femminili, moltiplicate nei generi e nelle differenze delle identitĂ  dei linguaggi tecnico-poetici, piĂč specificamente: della coreografa anglo-indiana Shobana Jeyasingh, della performer sudafricana Nelisiwe Xaba, delle danze sens-abili che avvia Celeste Dandeker, e della regista e artista delle immagini anglo-spagnola Isabel Rocamora. Le loro arti si intrecciano allo schema coreografico dei miei pensieri sul corpo che danza e archivia scritturalmente la memoria sperimentale della agency femminile, allo stesso tempo risuonano necessariamente con i movimenti critici e teorici degli Studi culturali e postcoloniali. Il volume prospetta e immagina la creazione di un matri-archivio della danza, una modalitĂ  altra e diversa per conservare e trasmettere quest’arte attraverso la storia delle donne che ne detengono la memoria./[English]: Choreographic Disseminations. Women’s Postcolonial Body Writings gathers some reflections around the study of female and postcolonial dance and cultural memory. The volume chooses to observe and transcribe the poethics of women’s dances, multiplied in the genres and in the differences of their identities and languages. More specifically, the volume studies the works of the Anglo-Indian choreographer Shobana Jeyasingh, as well as those of the South African performer Nelisiwe Xaba, the sens-able dances that Celeste Dandeker initiates, and the visual creations of the Anglo-Spanish director and moving image artist Isabel Rocamora. Their arts intertwine with the choreographic scheme of my thoughts on the body that dances and scripturally archives the experimental memory of female agency; in doing so, their works also resonate with the critical and theoretical movements of Cultural and Postcolonial Studies. The book envisages and imagines the creation of a matri-archive of dance, a different way of preserving and transmitting this art otherwise, that is through the history of the women who hold its memory

    Il Matri-Archivio del Mediterraneo: Grafie e Materie

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    [Italiano]: Il volume Matri-Archivio del Mediterraneo. Greafie e Materie Ăš il risultato di una giornata di studi organizzata in occasione del lancio della piattaforma digitale M.A.M. nel 2015 presso l’UniversitĂ  degli Studi di Napoli “L’Orientale” (http://www.matriarchiviomediterraneo.org). Tra il 2013-2015 l’UnitĂ  di ricerca coordinata dalla Prof.ssa Silvana Carotenuto, e costituita da Beatrice Ferrara, Celeste Ianniciello, Annalisa Piccirillo, Manuela Esposito e Roberta Colavecchio (afferenti al Dipartimento di Scienze Umane e Sociali – UNIOR) ha condotto il progetto “L’archivio della performance femminile in area mediterranea. Tentativi digitali (il progetto ha goduto della fonte di finanziamento P.O.R. Campania FSE 2007-2013, Asse IV, Capitale Umano). Sviluppato secondo la prospettiva culturalista e postcoloniale che contraddistingue il gruppo di ricerca, dopo un’approfondita indagine filosofica sulla questione dell’archivio, e in seguito alla formulazione della necessità di intervenire alla creazione di un ‘archivio contemporaneo’, il progetto ha realizzato, in collaborazione con l’azienda software “Intuizioni creative” (Foggia), la piattaforma digitale M.A.M. Il sito web si propone di collezionare, conservare e comunicare le opere contemporanee – ‘Grafie e materie’ (arti visive, fotografia, istallazioni, coreografia, performance, pittura, fumetto, etc.) – realizzate da artiste emergenti nell’area del Mediterraneo. Il volume raccoglie gli interventi di Silvana Carotenuto, Lidia Curti e Giuliana Cacciapuoti, insieme alle interviste condotte dalle ricercatrici con le artiste: Filomena Rusciano, Oni Wong, Alessandra Cianelli, PalĂč de Andrare and Dacia Manto./[English]: The volume Matriarchive of the Mediterranean. Graphics and Matters is the result of a study day organized for the lunch of the digital platform M.A.M. in 2015 ( http://www.matriarchiviomediterraneo.org). Between 2013-2015, the research unit coordinated by Professor Silvana Carotenuto, and constituted by Beatrice Ferrara, Celeste Ianniciello, Annalisa Piccirillo, Manuela Esposito and Roberta Colavecchio (based at the Department of Human and Social Science, University of Naples “L’Orientale”) has carried out the project “The Archive of Female Performance in the Mediterranean Area. Digital Attempts” (ruled by the Mobility Procedures within the European Program “Networks of Excellence”, and financed by P.O.R. Campania, Asse IV, Human Capital). The project aims to study the problematic of the ‘archive’ in its theoretical, philosophical, and technological meanings, and in terms of archival praxis from a feminist and postcolonial perspective. The result is the realisation of a digital archive collecting artworks of female artists circulating in the Mediterranean area. This volume collects papers by Silvana Carotenuto, Lidia Curti and Giuliana Cacciapuoti, along with the interviews conducted by the researchers with the female artists: Filomena Rusciano, Oni Wong, Alessandra Cianelli, PalĂč de Andrare and Dacia Manto

    Corpo-grafie di donna: un matri-archivio del corpo danzante, pensante, migrante

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    Il linguaggio che per la maggiore rappresenta la cultura della danza in Italia, con i suoi celebri librettisti e coreografi, i custodi della sua memoria, ù il balletto classico. A questa tradizione accademica ù strettamente connessa la rappresentazione estetica del corpo femminile, e del suo dover essere, etereo, senza ‘peso’. Questo intervento vuole interrogare, attraverso una metodologia ‘matri-archivistica’, la memoria dei ruoli che hanno ‘coreografato’, e quindi costruito, la rappresentazione del femminile entro e oltre la scena del teatro-danza italiano; l’intento ù quello di discutere le sperimentazioni coreografiche in cui ù, invece, la donna che danza e fa danzare se stessa attraverso la propria scrittura corporea – qui proposta come corpo-grafia. Consultano e selezionando le pratiche di arte e di vita di donne e pioniere della Storia della danza, occidentale, rintraccio la “ripetizione” e la “distruzione” – dinamiche insite in ogni atto d’archiviazione (Derrida, 1996) – di una particolare forza e qualità di movimento: la ‘gravità’, qui intesa, concettualmente e metaforicamente, come ‘peso’ del corpo e, insieme, del ‘pensiero’ coreografico femminile che lo sostiene. Su tale traccia di ricerca si ripercorrono, con una metodologia di richiami e frammenti di danza, teatro-danza e video-danza, le storie corporali di donne-arconti che ri-scrivono la memoria rappresentativa del corpo leggiadro trasmesso dalla tradizione del balletto classico, donne che incorporano, danzano e pensano la propria protesta politica e poetica, fino a ospitare sul, e con, la propria corporalità l’esperienza della migrazione contemporanea

    Corpo-grafie di donna: un matri-archivio del corpo danzante, pensante, migrante

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    Il linguaggio che per la maggiore rappresenta la cultura della danza in Italia, con i suoi celebri librettisti e coreografi, i custodi della sua memoria, ù il balletto classico. A questa tradizione accademica ù strettamente connessa la rappresentazione estetica del corpo femminile, e del suo dover essere, etereo, senza ‘peso’. Questo intervento vuole interrogare, attraverso una metodologia ‘matri-archivistica’, la memoria dei ruoli che hanno ‘coreografato’, e quindi costruito, la rappresentazione del femminile entro e oltre la scena del teatro-danza italiano; l’intento ù quello di discutere le sperimentazioni coreografiche in cui ù, invece, la donna che danza e fa danzare se stessa attraverso la propria scrittura corporea – qui proposta come corpo-grafia. Consultano e selezionando le pratiche di arte e di vita di donne e pioniere della Storia della danza, occidentale, rintraccio la “ripetizione” e la “distruzione” – dinamiche insite in ogni atto d’archiviazione (Derrida, 1996) – di una particolare forza e qualità di movimento: la ‘gravità’, qui intesa, concettualmente e metaforicamente, come ‘peso’ del corpo e, insieme, del ‘pensiero’ coreografico femminile che lo sostiene. Su tale traccia di ricerca si ripercorrono, con una metodologia di richiami e frammenti di danza, teatro-danza e video-danza, le storie corporali di donne-arconti che ri-scrivono la memoria rappresentativa del corpo leggiadro trasmesso dalla tradizione del balletto classico, donne che incorporano, danzano e pensano la propria protesta politica e poetica, fino a ospitare sul, e con, la propria corporalità l’esperienza della migrazione contemporanea

    Female Corpo-graphies: A Matri-Archive of the Dancing, Thinking, Migrant Body

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    Ballet is the language that is most representative of dance culture in Italy, with its famous male librettists and choreographers, the archons of its knowledge. This academic tradition is closely connected to the aesthetic representation of the ethereal image of the female body – and the way she must be, without “weight”. By proposing a “matri-archival” methodology, this paper aims to interrogate the roles and the values that have been “choreographed” into the representation of women inside and beyond the Italian theatre-dance scene. The purpose is to discuss the choreographic experimentations where, instead, women dance and make dance themselves through their body- writing – here proposed as corpo-graphy. I select, in the form of fragments, practices of art of the lives of women and pioneers of western Dance History in order to trace the principles of “repetition and destruction” – which are always at play in every archiving act (Derrida, 1996) – of a specific force and quality of movement: “gravity”. Conceptually and metaphorically, “gravity” is conceived here as both the “weight” of the body and of the choreographic “thinking” that supports it. Following this way of thinking, I recall fragments of dance, theatre-dance, and video-dance, briefly referring to the corporeal stories of women and archons who rewrote the representative memory of the ethereal body transmitted through ballet – women who embody, dance, and think the research of a political and poetical protest. I conclude with an example of female corpo-graphy that hosts, on and with a woman’s own corporeality, the experience of contemporary migration.Il linguaggio che per la maggiore rappresenta la cultura della danza in Italia, con i suoi celebri librettisti e coreografi, i custodi della sua memoria, ù il balletto classico. A questa tradizione accademica ù strettamente connessa la rappresentazione estetica del corpo femminile, e del suo dover essere, etereo, senza “peso”. Questo intervento vuole interrogare, attraverso una metodologia “matri- archivistica”, la memoria dei ruoli che hanno “coreografato”, e quindi costruito, la rappresentazione del femminile entro e oltre la scena del teatro-danza italiano; l’intento ù quello di discutere le sperimentazioni coreografiche in cui ù, invece, la donna che danza e fa danzare se stessa attraverso la propria scrittura corporea – qui proposta come corpo-grafia. Consultando e selezionando le pratiche di arte e di vita di donne e pioniere della Storia della danza, occidentale, rintraccio la “ripetizione” e la “distruzione” – dinamiche insite in ogni atto d’archiviazione (Derrida, 1996) – di una particolare forza e qualità di movimento: la “gravità”, qui intesa, concettualmente e metaforicamente, come “peso” del corpo e, insieme, del “pensiero” coreografico femminile che lo sostiene. Su tale traccia di ricerca si ripercorrono, con una metodologia di richiami e frammenti di danza, teatro-danza e video-danza, le storie corporali di donne-arconti che ri-scrivono la memoria rappresentativa del corpo leggiadro trasmesso dalla tradizione del balletto classico, donne che incorporano, danzano e pensano la propria protesta politica e poetica, fino a ospitare sul, e con, la propria corporalità l’esperienza della migrazione contemporanea

    Disseminare gesti pe(n)santi, archiviare danze di gravitĂ . Spostamenti e passi nella ricerca

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    This paper aims to share the movements or the steps that recently re-locate my research work. I talk about “re-location” to explain how, after my PhD studies, are still central some specific “directions” of analysis: 1) the “feminine” and the incalculable creativity displayed by women’s choreo-graphy; 2) the “archive”, a space of embodied deposition and survival that keeps challenging the claimed ephemerality of dance. In my current research process, I re-locate my thinking/dancing body towards new questions, gestures and events to be observed. I rely on the methodological tools provided by cultural and postcolonial studies; I position myself at the crossroad of Dance Studies and deconstruction; I move across the fleeting borders of the aesthetics of dance, video-dance and digital performance, in order to trace and re-trace, as I were performing an archival exercise, the seeds – the memory-gestures – inscribed and disseminated by some examples of female writing. I consult a Matriarchive: an imagined space of archivization where women-choreographers are the “archons”: they “commence” and “command” their body writing; they use their insurgent body-weight to affirm their agency; they re-inscribe the contemporary scene with new embedded body languages. I investigate, more specifically, the kinetic quality of “gravity”: a corporeal technique and poetics which has been embodied, denied or rejected; a choreographic law which has been historically archived and displaced on the screen (Maya Deren The Very Eye of Night, 1958); it has been re-located on the liquid architectures of the digital/urban space (Erika Janunger, Wheightless, 2006); to be disseminated, beyond and elsewhere, on the new archival space provided by video-performance installation (Nisrine Boukhari, The veil, 2006).L’intervento ha lo scopo di condividere alcuni i passi o “spostamenti” che di recente muovono la mia ricerca. Dico ‘spostamento’ perchĂ©, nell’andamento della mia attivitĂ  investigativa post-dottorale, restano centrali alcune direzioni d’indagine ovvero: il “femminile”, e l’ incalcolabile creativitĂ  con cui le donne si espongono nella coreo-grafia; e “l’archivio”, uno spazio di memoria incorporata e di sopravvivenza, che continua a sfidare la presunta effimeralitĂ  della danza. Non mi sono allontanata da queste due aree di analisi, eppure mi sono “mossa” – lĂŹ dove il movimento si fa pensiero, e il pensiero si fa spaziamento, apertura e distanza - verso nuovi interrogativi, gesti ed eventi da osservare. Attraverso gli strumenti metodologici forniti dagli studi culturali e postcoloniali e prendendo in prestito alcuni assunti della critica decostruzionista, danzo e scrivo tra i confini labili della danza, della video-danza e dell’installazione digitale, per rintracciare i semi – i gesti – degli eventi lasciati dalle memorie delle scritture femminili e altre. Consulto un Matriarchivio: un luogo di archiviazione immaginaria dove le donne-coreografe si fanno arconti, “cominciano” e “comandano” nuove pratiche di movimento per ricordare la danza e danzare la memoria del corpo femminile, la sua affermazione, il suo peso e il suo pensiero. Indago, piĂč specificamente, la tecnica e la poetica della gravitĂ  come forza negata o assecondata, come legge storicamente archiviata e dispersa (Maya Deren, The Very Eye of Night, 1958), ri-posizionata sulle architetture liquide del digitale e quelle dello spazio urbano (Erika Janunger, Weightless, 2006) fino a disseminarsi oltre, e nell’altrove, della video installazione (Nisrine Boukhari, The veil, 2006)
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