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Architetture per la scuola. Impianto, forma, idea
L’architettura della scuola ha costituito un campo di sperimentazione privilegiato per l’architettura moderna in Europa. Il rapporto ineludibile tra contenuto e forma, nella sollecitazione della nuova pedagogia e nelle istanze di scolarizzazione di massa, delinea un altro moderno che si connota per la propensione alla sperimentazione piuttosto che per l’adesione a schemi prefissati e stilemi puramente linguistici. Propensione che, nel secondo Novecento, apre il congegno architettonico alla comunità e all’integrazione col paesaggio esterno, articolandolo territorialmente fino ad approfondirne l’attitudine a farsi strumento di costruzione dell’insediamento.
Lo studio intende indagare queste esperienze come variabile funzionale, ma non funzionalistica, dell’architettura, saggiando la ricchezza della sperimentazione associata all’edificio scolastico e le strategie sin qui sperimentate al di fuori della pura logica prestazionale e manualistica con cui nella pratica, soprattutto italiana, si è banalizzato il suo valore d’uso e disinnescato il ruolo cruciale svolto nell’insediamento.
Mediante una lettura critica e formale, le architetture qui indagate per temi all’interno di soglie storiche di riferimento offrono prototipi, questioni e procedure compositive per la ricerca architettonica in una rara condizione di necessità per l’architettura, spesso impegnata a innovare insieme all’edificio anche la città e la sua organizzazione sociale. L’operazione di ridisegno e di ricostruzione dei modelli relativi ad alcune originali proposte tipologiche e formali penetra nelle procedure compositive, costruendo nella sua autonomia un racconto a volte corale altre volte sincopato che rimanda a mondi e civiltà possibili.
Considerato all’interno del nuovo paradigma economico e sociale della Conoscenza, il luogo dell’istruzione è l’edificio pubblico per eccellenza e deve tornare a essere architettura: architettura educatrice
L’intelligenza delle cose (all'interno del numero monografico su Gianugo Polesello: "Gianugo Polesello. Maestro dell'indecifrabile: autoritratti veneziani")
Numero monografico su Gianugo Polesello:
"Gianugo Polesello. Maestro dell'indecifrabile: autoritratti veneziani
Interni passanti (Numero monografico "Studi su Venezia dopo Palladio: progetti e ipotesi", contiene il progetto dell'autore)
Numero monografico "Dopo Palladio" relativo al seminario progettuale "Studi su Venezia dopo Palladio: progetti e ipotesi
Picturesque Tools in the Idea of Modernity. Learning from John Soane
The “category” of the picturesque provides a comprehension of many elements in which is rooted the idea of contemporary city. Asymmetrical devices and compositional procedures based on independent parts have opened new horizons also at the scale of architectural composition.
The very word “composition”, thought often dismissed by contemporary architecture, actually doesn’t coincide with the hierarchic Beaux-Arts partis and the supremacy of geometry: coeval to “picturesque” it has its origin in the 1700s disquietude, when city became an enormous “irregular pile of confusion and absurdity” in which typology and geometry lost their power to give order.
In the “ville comme une forêt”, predicted by Laugier, free asymmetries that couldn’t be included in academic procedures took part in defining a precociously design-based “città per parti”.
Underlining Choisy’s contribution to modernity, Banham has stressed the role of principles referring to the picturesque. For some Anglo-Saxon authors, moreover, the opposition between symmetrical/dissymmetrical at the base of the picturesque is replaced by that between formal/informal. Yet an informal disposition -as Pevsner noticed- does not mean ruleless since it may have rules of a more subtle kind, notably those of the picturesque.
As it is shown by the juxtaposed designs for the City of London by Soane and Dance, the picturesque of gardens transposed to city and architecture provided a strategy for governing new kind of structures, open-ended, composite and open to variations. Its “artful confusion” allowed transforming chaos that connoted first modern urban condition in a composite city integrating urban fragment, landscape and infrastructure.
As the principle of classical unity is upset, architecture cannot seek any longer in itself only the raison d’être (Tafuri) and appeals to the “union of the arts”. The main issue of character foster architecture to elaborate compositional theories by confronting with painting, poetry, rhetoric, with theatre and its genders along with the new theories of the picturesque, gardening and the aesthetics of sublime, expanding architectural registers beyond the limited expressivity allowed by classical orders.
Since Soane’s works, plan has ceased to be the key tool for design being turned into an open system of multiple relationships, a path of discovery along a heterogeneous assemblage of spaces whose narrative character prevails on the axial arrangement of the “poché”. Subsequently coordinated framings intended to stir a variety of sensations prevail over a unifying whole. The multiplication of the point of view implies the “deplacement” of the individual to understand architectural space.
Independence of elements, movement and time came into architectural design long before the 1900s, when Pompeii’s and Villa Adriana’s assemblages provided again food for thought, emphasizing figure-ground reversal. With the “free plan” the aggregative tool considered by Le Corbusier as picturesque composition of independent “organs” was transferred from rooms to parts and then, with Kahn, to rooms again.
Nevertheless, in the “ville nouvelle” organs broke down promoting an object-based strategy that definitively prevailed over space and its “suite d’événements”, so that city was reduced to a neutral carpet on which free-standing buildings were laid independently.
After the culture of Townscape and architectural assemblages keeping elements together despite of their heterogeneity -like those of Stirling- the contemporary city has turned the homogeneity of the modern Cartesian grid into a collision field of all-singular objects, infrastructures, natural fringes. Though some picturesque tools are assumed again, space as a category is absent in favour of objects and images deprived of any relation between the bigness of containers and the scale of districts in which are placed.
Referring to a more complex interaction between space/void, object/solid, perception/sensation, the tools of the picturesque may help to conceive a richer spatial experience and anthropic dimension of dwelling
Stazioni ferroviarie
Svolgere il tema della stazione da un punto di vista interno alla specificitĂ funzionale del tipo conduce, da un lato, a costruire una genealogia fondata sulla questione dello stile poco significativa rispetto al ruolo complesso che la stazione ha svolto storicamente nella cittĂ , dall'altro a considerare la soluzione del congegno tecnologico quasi un modello da trapiantare indifferentemente nei diversi contesti.
Accessibilità e architettura, invece, si legano in termini non riducibili alla specifica ed esclusiva dimensione funzionale dell'infrastruttura, poiché storicamente trovano riscontro nella cultura della città che, all'interno della nozione stessa di centro, comprende la dimensione dell'accessibilità : è forse possibile disgiungere Londra dal suo fiume, immaginare la costruzione di Milano senza i canali o la magnificenza di Venezia senza la sua Laguna ?
Svolgere il tema della stazione consente di cogliere l'idea della centralitĂ non tanto negli aspetti morfologici, quanto a partire dal suo dato originario, quello dell'accessibilitĂ , che agisce in maniera profonda sulla gerarchia delle relazioni e in definitiva, sulla loro rappresentazione nell'architettura della cittĂ .
Il costituirsi della stazione come tramite delle relazioni, implicato indissolubilmente nel ruolo da essa svolto -sebbene storicamente e geograficamente articolato- così come la complessitĂ del programma funzionale dei nuovi hub, che tendono ad assorbire, per funzionare finanziariamente, tutte le funzioni urbane, identifica in questi luoghi il laboratorio su cui sperimentare il ridisegno del centro e le forme di trasformazione futura del territorio. L’ipotesi di lavoro muove, dunque, dalle ragioni insediative che, alle diverse scale, vengono a determinare il “luogo” della stazione, rapportandole alle originali configurazioni tipologiche di volta in volta assunte nei diversi contesti. I seguenti materiali verificano, pertanto, un punto di vista che pone al centro il rapporto tra edificio e cittĂ , individuando alcuni temi progettuali alle volte egemoni rispetto a determinate soglie storiche, altre volte riaffioranti trasversalmente; temi che, oggi, pur nella diversitĂ dei caratteri strutturali dei contesti in cui si collocano, costituiscono una chiave interpretativa con cui confrontarsi per costruire stazioni nelle cittĂ