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“Multidimensional child sex rings”: a systematic review of the literature
Background: In 1983 Kennet Lanning began his studies dealing with sexual rituals, and in 1985 there calls “Multidimensional Child Sex Rings” identifying features and modes (Lanning, 1992). In his studies Lanning (1992), describes the types of offences related to the dimension of ritual abuse by claiming that there is no clear evidence about some of these crimes. On the basis of those statements Weir and Wheatcroft (1995) list as possible by declaring a false ritual abuse and then of false memories, the suggestion of special interest about the growing psychotherapists induced ritual abuse and who believe in the existence of these crimes.This systematic review of the literature, in the light of subsequent events and subsequent updates of methodology aims to analyze the relationship between “Ritual Abuse” and the false memory that can appear during psychotherapy. Materials and Methods: This study was carried out using the PRISMA guidelines, by conducting a systematic search of the literature on PubMed, Scopus, ISI Web of Science, EBSCO, Google Scholar, and ScienceDirect. The following keywords used were “ritual abuse” “AND” (i.e., Boolean operator) “psychotherapy” combined with “AND” Boolean operator and “false memory”.Results: The initial search identified n = 167 citations. Only one research report met the predefined inclusion criteria and was analysed.Conclusion: In case of false memories in ritual abuse, it is necessary to implement the research activities to avoid that results obtained can be rejected by health professionals or by theories not scientifically validated.Background: Nel 1983 Kennet Lanning inizia i suoi studi occupandosi di abusi sessuali rituali, e nel 1985 lì definisce “Multidimensional Child Sex Rings” identificandone caratteristiche e modalitĂ (Lanning, 1992). Nei suoi studi Lanning (1992), descrive le tipologie di reato connesse alla dimensione dell’abuso rituale sostenendo che non esistono prove certe in merito ad alcuni di questi reati. Sulla base di tali affermazioni Weir and Wheatcroft (1995) elencano come possibili ipotesi di generazione di falsi abusi rituali e quindi di falsi ricordi, la suggestione indotta di psicoterapeuti che coltivano speciali interessi circa gli abusi rituali e che credono nell’esistenza di questi crimini. La presente analisi sistematica della letteratura, alla luce dei successivi accadimenti e di successivi aggiornamenti metodologici ha lo scopo di analizzare la relazione tra “Abuso Rituale” ed il falso ricordo che può manifestarsi durante la psicoterapia. Materiali e Metodi: Tale studio è stato effettuato utilizzando le linee guida per l’utilizzo della metodologĂa PRISMA, effettuando una ricerca sistematica su PubMed, Scopus, ISI Web of Science, EBSCO, Google Scholar e ScienceDirect. Le parole chiave utilizzate per la ricerca sono state “ritual abuse” “AND” (i.e. operatore Boleano) “psychotherapy” “AND” “false memory”.Risultati: Sono stati inizialmente trovati n = 167 records. Un solo articolo ha poi soddisfatto i criteri di inclusione ed è stato analizzati.Conclusioni: Nel caso delle false memorie negli abusi rituali, sembra necessario implementare l’attivitĂ di ricerca per evitare che qualsiasi risultato ottenuto possa essere contrastato dai professionisti della salute o da teorie non validate scientificamente
Psicologia e mondo del lavoro - temi introduttivi alla psicologia alla psicologia del lavoro
Il testo \ue8 suddiviso in tre parti, nella prima l\u2019attenzione \ue8 rivolta allo sviluppo, alle idee fondamentali e ai metodi della psicologia del lavoro. Particolare attenzione \ue8 dedicata al percorso storico della disciplina in Italia; uno sguardo sintetico viene rivolto anche al rapporto tra psicologia scientifica e lavoratore. La seconda parte presenta gli approcci teorici alle organizzazioni, illustra la dinamica e l\u2019importanza delle motivazioni nel settore oltre al processo di socializzazione legato al mondo del lavoro. Nella terza parte si considerano sia pure brevemente i settori di intervento della psicologia del lavoro come quello della comunicazione, della cultura e del clima della carriera e del disagio.
Capitoli scritti da R. Maeran: motivazione e soddisfazione nel lavoro, il processo di socializzazione, cultura e clima organizzativo, l\u2019iter professionale nelle organizzazioni, il disagio nelle organizzazioni: dalla fatica al mobbing
Storia, evoluzione e prospettive della psicologia del lavoro
Ricostruire lo sviluppo della psicologia del lavoro non \ue8 un compito facile poich\ue9 nel corso del suo secolo di storia molti sono stati gli avvenimenti politici, sociali, economici, culturali che hanno contribuito al suo progresso o, al contrario, ne hanno segnato una battuta d\u2019arresto. Il lavoro \ue8 un oggetto di studio storico, generato dalle scelte del passato ed aperto a quelle future.
Prima di ricordare gli avvenimenti pi\uf9 significativi e gli studiosi che hanno segnato le tappe dello sviluppo della psicologia del lavoro si \ue8 ritenuto utile analizzare la terminologia adottata dalla sua origine ad oggi. Tali differenze terminologiche derivano, soprattutto, dai cambiamenti che caratterizzano la disciplina in rapporto ai mutamenti che avvengono nel contesto sociale pi\uf9 che allo specifico oggetto di studio o agli ambiti di intervento degli psicologi.
In particolare l\u2019attenzione \ue8 stato rivolta all\u2019evoluzione dalla psicotecnica alla psicologia delle Risorse Umane. Le varie fasi della psicologia del lavoro si sono sviluppate parallelamente al cambiamento della rappresentazione sociale del lavoro. In particolare, le ricerche condotte sugli atteggiamenti hanno evidenziato come il lavoro continui a svolgere un ruolo centrale nella vita delle singole persone, anche se si possono individuare due prospettive diverse: secondo alcuni le persone non vogliono considerarlo come la principale fonte di significato e di strutturazione della propria vita; secondo altri, invece, il lavoro costituisce uno strumento di valutazione di s\ue9 e di autostima sociale (Argyle, 1992).
Con la crisi del 1929 cambia il concetto di uomo al lavoro e la psicologia del lavoro tende a caratterizzarsi, soprattutto, come una disciplina fortemente centrata sul contesto e sulle sue problematiche, piuttosto che sui modelli concettuali o teorie. Non poche sono le difficolt\ue0 e criticit\ue0 che si riscontrano, infatti, quando si vuole costruire in modo esaustivo e condiviso il proprio campo di studio sia conoscitivo che operativo. Per questo motivo \ue8 stata talora criticata in quanto considerata solo come un insieme di tecniche e di procedure operative non collegate ad un soddisfacente sistema concettuale.
La psicologia del lavoro non \ue8 una disciplina di laboratorio, come disciplina applicativa ricerca sia soluzioni che spiegazioni; nonostante venga a volte considerata solo come applicazione delle conoscenze della psicologia al settore lavorativo, essa rappresenta, come sostiene Leplat (1982), uno dei settori in cui si costruisce la psicologia scientifica.
In tal senso la psicologia del lavoro pu\uf2 essere intesa come l\u2019ambito pi\uf9 adeguato per lo studio e la comprensione dell\u2019interazione tra le persone e il mondo dei prodotti-servizi.
Perch\ue9 ci\uf2 si realizzi \ue8 necessario che si valorizzino entrambe le \u201canime\u201d della psicologia del lavoro cio\ue8 quella conoscitiva che punta sulla descrizione e sulla spiegazione del comportamento in ambito lavorativo e quella dell\u2019applicazione controllata del sapere prodotto per orientarlo alla soluzione di problemi concreti
Percezione della flessibilit\ue0 del mercato del lavoro nei giovani laureati.
Il processo che ha determinato la flessibilizzazione del mercato del lavoro nasce da fattori strutturali, demografici e sociali: quali cambiamenti economico-produttivi delle organizzazioni; la necessit\ue0 di potenziare la competitivit\ue0 in un mercato globale; l\u2019utilizzo sempre pi\uf9 strategico della risorsa umana come fattore di sviluppo; l\u2019incremento del tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Questo contributo, che analizza 102 questionari, somministrati a studenti universitari laureandi, ha cercato di comprendere la percezione dei laureandi verso il proprio futuro lavorativo, caratterizzato dalla dimensione della flessibilit\ue0; in particolare quattro sono le variabili prese in considerazione, due prettamente psicologiche, autoefficacia e locus of control, due legate a dinamiche proprie del mondo del lavoro quali la flessibilit\ue0 e la precariet\ue0 lavorativa.
Verranno presentati e discussi i principali risultati
Tourism as consumption
The present research studies tourism in terms of consumption, using the approach of economic psychology to interpret it. Holidays are considered less and less as an occasional experience or a luxury good; in western societies like ours, a holiday is seen more and more like a need, an indispensable time to escape the routine and stress of everyday life and at the same time as a status symbol and a sign of social prestige. The holiday becomes a behavioural norm which is paramount both for the individual\u2019s integration in the membership group and as an opportunity to be part of \u201cother reference groups\u201d.
Over the last few years we have witnessed a change in the meaning attributed to products that, alongside consumer evolution, change especially in terms of intangibility and status: nowadays all new prestige goods are intangible. And so a new classification (Kotler et al., 1984-1985) has been devised for such goods in which the basic products can be distinguished from specialities, that is to say those that have a psychological meaning. The differentiation is given by the trend towards personalised consumption, which allows an individual to distinguish from others (Jones, 1980 in Kotler et al., 1984-1985).
Moreover, alternating fashions are the expression of an imitational behaviour which produces the characteristic trickle effect. Thus, tourism takes on the connotation of a social norm (Ragone, 1974) which realises itself through consumption acting, that is to say through the use of economic goods to satisfy human needs.
The present study has allowed us to devise a 70-item six-point Likert-type scale, which is easy and speedy to administer, for the investigation of tourism in terms of consumption. The instrument is expression of five factors and five clusters that address the core elements of tourism and of the role of the holiday in the more economically developed western countries. The holiday has become less and less an occasional luxury good; rather, it represents such an occasion for personal development and integration in reference groups, that the consumer is prepared to invest money even in the absence of high spending potential.
Tourism is therefore legitimately part of that category of intangible goods that, by bringing prestige, attract consumers\u2019 financial potential