27 research outputs found

    L’impatto dell’empowering leadership infermieristica sulla soddisfazione dell’équipe dei professionisti Uno studio in due organizzazioni ospedaliere

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    Per le organizzazioni sanitarie, soprattutto dopo l’emergenza legata al Covid-19, è diventato centrale il tema del benessere e dei fattori che possono essere protettivi per la salute dei professionisti. In particolare, gli studi evidenziano che l’empowering leadership (EL), basata sulla partecipazione ai processi decisionali e su azioni di coaching verso obiettivi percepiti come condivisi, influenza positivamente la soddisfazione lavorativa e il commitment prevenendo sindromi da stress cronico come il burnout. L’obiettivo del presente lavoro era esaminare l’impatto dell’empowering leadership sulla soddisfazione, sia diretto sia mediato dal commitment e dalla prevenzione del burnout. Sono stati coinvolti 256 professionisti sanitari di due organizzazioni ospedaliere a cui è stato somministrato un questionario online che misurava l’empowering leadership (ELQ), l’organizational commitment (OC) e il burnout (MBI). I risultati mostrano una relazione positiva significativa fra empowering leadership e soddisfazione e, in particolare, la dimensione di coaching mostra una relazione più forte con gli esiti positivi. Inoltre, il commitment affettivo e la riduzione del burnout hanno un ruolo mediatore tra EL e soddisfazione. Risulta necessario fare riflessioni sui cambiamenti che hanno caratterizzato il ruolo della leadership infermieristica, sempre più focalizzata sullo sviluppo delle risorse umane, e potrebbe essere utile progettare percorsi formativi che favoriscano competenze relative alle strategie che caratterizzano un comportamento empowering

    Group identification and self-efficacy associated with quality of life in emergency medical services volunteers: A cross-sectional investigation

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    Volunteering in emergency medical services (EMS) plays a fundamental role in the improvement and maintenance of collective and community health. However, this work often requires rescuers to deal with very stressful situations with consequences in terms of decreased quality of life and psychological well-being. The aim of this work was to analyze the resources that can be positively associated with volunteers’ quality of life. In particular, based on social identity and social cure approaches, we tested the effect of self-efficacy and identification with a volunteer category on both positive and negative aspects of the volunteers’ professional quality of life. A self-report questionnaire was administered to 203 EMS volunteers (53.7% men) from a large nonprofit volunteer association. Results are mostly supportive of predictions from the social identity (and specifically the “social cure”) approach, and show that professional identification and self-efficacy were differently linked to the dimensions of the volunteers’ quality of life. More precisely, professional identification was negatively associated with burnout and positively associated with compassion satisfaction, and both effects were mediated by self-efficacy. On the contrary, self-efficacy and volunteer identification were not associated with secondary traumatic stress. Practical implications for volunteers’ wellbeing are discussed in the light of the policies of volunteer associations to improve collective resources

    The role of group identification, self- and collective efficacy on secondary traumatic stress and general health in a sample of emergency medical service volunteers

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    This paper reports the results of a web-based survey on the relationship between group identification, secondary traumatic stress, and psychological distress in a sample of Italian emergency medical service volunteers. The theoretical foundation of this research was based on the social cure approach that suggests that group identification can increase people's wellbeing by enhancing the sense of social support and mastery. Responses from 1214 volunteers (50% men) were collected and structural equation modeling was performed to assess direct and indirect effect of group identification on both secondary traumatic stress and psychological distress. Results supported expectations, and indicated that group identification was associated with decreased secondary traumatic stress and psychological distress: this relation was both direct and mediated by self-efficacy and collective efficacy. Self-efficacy and collective efficacy completely mediated the relationship between group identification and secondary traumatic stress, while mediation was partial for the relationship between group identification and psychological distress. Moreover, our findings revealed that collective efficacy had a higher impact on psychological distress than on secondary traumatic stress. Self-efficacy, instead, had a significant negative effect on both secondary traumatic stress and psychological distress. Finally, secondary traumatic stress had a strong relationship with psychological distress. The practical implications for volunteers' wellbeing and volunteer association are discussed in view of the need to improve collective positive resources

    A contribution to the Italian validation of the Adolescent Perception of Familiar Responsibility Scale (A.Pe.F.Re.S.): first data.

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    SUMMARY. Introduction: The Adolescent Perception of Familiar Responsibility Scale (A.Pe.F.Re.S.) is an instrument for the evaluation of late-adolescents perception of familiar responsibility. The purpose of this paper is to analyze the psychometric properties, factorial structure and reliability of a modified Italian version of the unpublished scale FRTS by Field & Yando (1991). Methods: The participants in the research were 299 adolescents (140 boys, 159 girls aged 20-30). The factorial structure of A.Pe.F.Re.S. has been examined with explorative procedures (SPSS program). Cronbach alpha coefficient was used to verify the reliability. Results: A two factor solution with a very good internal consistency of the questionnaire as a whole (α = .81) and of the two subscales (α = .84; α = .70) was confirmed. The instrument has shown concurrent validity with FACES III. Conclusions: At the end, the instrument shows good validity and reliability: its reduced dimensions, with reference to high reliability indexes, make this scale a quick, valid and useful instrument for the psychological research on the adolescent and their familiar relationships. RIASSUNTO. Introduzione: L’Adolescent Perception of Familiar Responsibility Scale (A.Pe.F.Re.S.) è uno strumento per la valutazione della percezione delle responsabilità familiari dei tardo-adolescenti che vivono in famiglia. Il presente lavoro ha l’obiettivo di analizzare le caratteristiche psicometriche, la struttura fattoriale e l’attendibilità di una versione italiana modificata della scala FRTS di Field e Yando (1991). Metodi: L’indagine è stata condotta su un campione di 299 soggetti tardoadolescenti (140 maschi e 159 femmine; età 20-30 anni). La struttura fattoriale dell’A.Pe.F.Re.S. è stata analizzata attraverso procedure esplorative (programma SPSS). L’attendibilità è stata valutata mediante il coefficiente alfa di Cronbach. Risultati: È stata confermata una struttura a due fattori ed una validità interna molto buona del questionario (α = .81) e delle due sottoscale (α = .84; α = .70). Lo strumento ha dimostrato validità concorrente con il FACES III. Conclusioni: Complessivamente lo strumento mostra una buona attendibilità: le sue dimensioni ridotte rispetto agli alti indici di validità riscontrati ne fanno uno strumento agile, valido e di grande utilità per la ricerca sugli adolescenti ed i loro rapporti familiari. Keywords: Measurement, Scale, Adolescence, Responsibility, Famil

    Uomini e donne in Medicina: strategie di conciliazione tra carriera e stili di vita

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    Introduzione. La professione medica, in ragione della sua rapida femminilizzazione, rappresenta un contesto privilegiato per lo studio delle politiche di conciliazione e per le loro ricadute in termini sia di qualità della vita che di benessere lavorativo. La ricerca ha messo in luce che, anche nella professione medica, la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro presenta criticità evidenti quando le persone decidono di avere figli. Oltre alle specificità biologiche che coinvolgono diversamente uomini e donne nella nascita dei figli, permangono, infatti, nella consuetudine delle pratiche quotidiane, impegni sostanzialmente differenziati nelle più generali attività di cura e domestiche. Obiettivi e Metodi. La ricerca si proponeva di esaminare come i medici gestiscono e conciliano i compiti legati alla sfera famigliare con l’attività lavorativa e la carriera professionale. È stato somministrato un questionario a 356 medici (età media = 45 anni) di cui 185 maschi e 171 donne. Il 58% dei partecipanti (207) avevano figli e di questi più della metà (128) erano maschi. Il questionario misurava differenti scale, tra cui il conflitto tra la sfera famigliare e la sfera lavorativa, la ripartizione dei compiti famigliari tra uomo e donna e alcune variabili socio anagrafiche. Risultati. Accanto ad una chiara tipizzazione dei compiti domestici è emersa un’interazione significativa fra il genere, l’avere figli e le difficoltà a conciliare i compiti familiari e lavorativi. In particolare, sono le donne con figli a mostrare maggior conflitto fra compiti lavorativi e quelli famigliari. Negli uomini, invece, non si riscontra un maggiore conflitto quando hanno figli. Conclusioni. Nonostante la professione medica si sia avviata da molto tempo verso una maggiore femminilizzazione, i risultati suggeriscono che i ruoli di genere stereotipici continuano a influenzare l’organizzazione della vita famigliare e di quella lavorativa
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