41 research outputs found

    The code of Utopia. Fragments of necessary in the art of the possible

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    In this paper, I ask some questions about writing and/or transcribing the relationship between architecture and the environment, meaning the latter in its social and cultural complexity. Specifically, I want to reflect on the contribution of the architectural discipline - understood as an expressive activity - in the construction of a cultural scenario and an urban imaginary. And to do this, I think it useful to ask myself about the causes that define an idea of the city and a way of living, and even if the role of architectural production is to pursue or to design. That is: is it necessary to preserve the eighteenth-century conquest, which perhaps was accidental, about an autonomy of the architectural discipline or, today more than ever, must it be accepted that these ideas and ways are and will be only the result of a series of historical and casual concatenations and contingencies? Throughout history, the answers to these questions have been expressed in literature, philosophy and the visual arts in general, through architectural and urban narratives and images that we recognize as 'utopian': for this reason I believe it is necessary to address these issues within the utopia code, in which, from time to time, a precise organizational concept of political, economic, moral and social systems, and two precise ideas, on the use of science and technique - and then of technology - and on the relationship between man and reality - or nature, have defined the visions and representations of the appropriate environment for a specific culture and progress. Well, as result of the delegitimization processes of universal knowledge and of the conception of the architect as ‘intellectual’, after the uncertainties and existential dramas that modernity has revealed, this contribution attempts to recognize that absurdly the architectural discipline has acquired over time greater strength and right - as well as duty - in the development of new scenarios and in the construction of new ideas. In the contradictions of the relationships between city and architecture, between chance, destiny and project, between expression and communication, between public and private interests and finally in the complicated relationship of knowledge with concepts such as nature and technique, we inherit from history the ideal field of action of architecture: the world of forms. The only thing it takes

    Asse

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    La sintassi funzionale nella villa Tannenbaum di Konrad Wachsmann

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    Konrad Wachsmann arriva a Roma nel 1932 e tre anni dopo realizza una palazzina sopra le terme di Caracalla. Il testo descrive l'unico progetto italiano dell'architetto confrontando progetto e stato di fatto, collocando l'opera tra le architetture che lo stesso Wachsmann definisce "convenzionali" e indagandone i caratteri che possono preludere al lavoro "non convenzionale" per il quale l'architetto è oggi conosciuto

    Resistenza dell’estetica, estetica della resistenza

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    L’aspirazione a far coincidere significato politico e significato poetico dell’opera significa lavorare all’interno del solco che separa la realtà dall’idea; il terreno sul quale i due significati, sovrapposti, possono coincidere, o almeno tendervi, appartiene indubbiamente al mondo della forma. Il saggio vuole descrivere il metodo di esplorazione del mondo formale nell'opera di architettura attraverso lo strumento del disegno, o meglio intende mettere in evidenza alcune questioni sulla dicotomia tra il piano del con-senso, con il suo principio di automatizzazione, e il piano del contro-senso, includendo invece il principio dello straniamento che finalizza l'utilizzo dell’immagine alla conoscenza empirica che riguarda innanzitutto le capacità formali ed espressive dell’opera

    Il diritto allo smarrimento

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    Memorabilia Archive raccoglie i contributi che hanno partecipato alla call Memorabilia organizzata dal gruppo di curatori della sezione "Teorie del Re-cycle" all’interno del programma di ricerca PRIN Re-cycle Italy. Il seminario Memorabilia è stato impostato sulla scelta di un “oggetto” da portare nel futuro e sul senso e sulla struttura di un possibile archivio. Io ho selezionato il labirinto della cattedrale di San Martino a Lucca, un bassorilievo, di cui l’autore è sconosciuto, risalente al periodo medievale. Aver dovuto scegliere un oggetto da portare nel futuro ha significato estraniarsi dal presente e prendere atto della necessità di un passato che probabilmente è stato - o almeno di alcune parti di esso - per costruire le fondamenta del tempo che sarà. La mia scelta ha voluto porsi al limite tra oggetto ed evento. Nel senso che il labirinto, come oggetto, diventa metafora di un luogo ideale dove si esplicita la condizione umana dello smarrimento. Condizione che, nell’attualità in cui siamo immersi e ancor più nel futuro, fà e farà prevalere soprattutto la sua accezione negativa. Suc- cede così che davanti alla perdita di tempo, di efficienza e di controllo – per elencare solo alcuni dei requisiti che oggi assumono il ruolo di unità di misura del valore umano – si stabilisce incondizionatamente l’accettazione della rinuncia al diritto di “perdersi”

    Fare spazio. Luigi Cosenza. Il quartiere INA-Olivetti a Pozzuoli, Napoli, 1952-63

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    Attraverso le attente riflessioni sulla realtà di Luigi Cosenza è possibile rintracciare la testimonianza di un legame indissolubile, già anticipato da Giuseppe Pagano, tra l'architettura mediterranea e l'architettura moderna. I suoi progetti aprono inoltre la sperimentazione a nuove "soluzioni semplici e coerenti che rispecchiano fedelmente un modo di vivere più umano ed un modo di costruire scevro da ogni formalismo". Il quartiere Ina Olivetti a Pozzuoli è un esempio di come, per mezzo della sua opera e più in generale dell'architettura, Luigi Cosenza sia stato in grado di restituire dignità alle esigenze umane di civiltà e di cultura

    Sulla modificazione. Il progetto di architettura tra idea e realtà

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    La modificazione, tema permanente nell’architettura, costituisce oggi un ruolo sempre più centrale sia nel dibattito contemporaneo sia negli inter- venti che tendono a costruire una corrispondenza tra regola insediativa e luogo. L’autore intende indagare il tema a partire dalla questione che pone Vittorio Gregotti, ovvero dalla possibilità di riconoscere nella modificazione uno “strumento concettuale che presiede alla progettazione”, e lo sviluppa secondo due direzioni parallele: lungo la prima direzione il tema è esplorato nella complessità dei contenuti a esso riferibili e nel tentativo di scomporli per costruire un vero e proprio linguaggio della modificazione; nell’altra direzione, la modificazione è affrontata come espressione concreta nel progetto di architettura, attraverso alcuni casi studio esemplari, indagati nelle differenti declinazioni linguistiche. Da una parte, dunque, questo studio si con- centra sulla modificazione come azione e non come effetto, mentre dall’altra pone l’attenzione sulle parti di città che rappresentano un’occasione, per il progetto di modificazione, di rivelazione, recupero e attualizzazione di segni e valori: un’occasione del progetto che non intende esprimersi secondo una retorica della continuità, quanto piuttosto secondo un principio di regolazione dialogica tra idea e realtà

    The Mosque: History, Architectural Development & Regional Diversity

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    La recensione si riferisce al volume "The Mosque, History, Architectural Development & Regional Diversity" curato nel 1994 da Martin Frishman e Hasan-Uddin Khan per la casa editrice londinese Thames and Hudson Ltd

    La modificazione, riflessioni sul linguaggio nell’architettura

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    La tesi si occupa del concetto di modificazione in architettura. In generale l’interrogativo riguarda il significato e le valenze nel progetto architettonico. La trattazione del tema prende spunto dalle questioni sollevate da Vittorio Gregotti, nel doppio numero di Casabella 498-499 del 1984, ovvero sulle possibilità di intendere la modificazione come “strumento concettuale che presiede la progettazione dell’architettura” e di assumerla come strumento utile a definire un linguaggio della modificazione. Significa porsi la questione di una specificità interna al progetto di architettura, intendendo la modificazione come principio operativo. Tale principio implica la necessità di considerare una posizione netta rispetto all’esistente, la possibilità, cioè, di prenderne le distanze, come è avvenuto attraverso il principio esclusivo della tabula rasa appartenente al Movimento Moderno, o di considerarne l’appartenenza. Dalla ricognizione bibliografica, che mi ha permesso di focalizzare gli aspetti generali impliciti nel termine stesso, è emerso uno stato dell’arte in cui la trattazione vede prevalere il significato del progetto di architettura come strumento della modificazione, a discapito di una concezione della modificazione come strumento del progetto di architettura. Ne è derivato cioè, uno sbilanciamento dell’attenzione verso l’esito che si determina dal rapporto tra il progetto e l’ambiente. Risulta, al contempo, una carenza di interesse verso la parte specifica del significato che coinvolge la azione del modificare, che risiede invece, come strumento, dentro i caratteri che regolano il processo costruttivo del progetto. Ritengo che la riflessione sul tema sia ancora oggi di particolare importanza, soprattutto per il panorama italiano, in cui la preesistenza costante del contesto comprende la necessità inclusiva di un atto di mantenimento e di conservazione. In questo senso il principio della modificazione esprime il proprio carattere inclusivo, e pone il progetto come elemento di coerenza tra il preesistente e il nuovo. Occorre inoltre specificare che la questione della modificazione comprende due dimensioni della preesistenza: la dimensione del manufatto, e la dimensione del luogo. Luogo che, “sintetizzando con uno slogan (…), è il sito più la storia” (Purini F., 2000), coinvolge quindi tanto le caratteristiche del sito, saturo ed irrisolto, quanto la presenza della storia, entità permanente tra la cultura collettiva e quella individuale dell’architetto. Con questa tesi intendo affrontare perciò la dimensione che appartiene al rapporto del progetto con il luogo. Intendo individuare le finalità e le modalità che definiscono le dinamiche legate al linguaggio della modificazione e che appartengono alla sovrapposizione del piano fisico, operativo, al piano linguistico, concettuale. È mia intenzione quindi spostare il baricentro verso il concetto di azione , per indagare il ruolo concettuale ed operativo della modificazione all’interno del processo costruttivo del progetto e verificare la possibilità di definizione di un linguaggio della modificazione

    A paradigm of the modification. About a Vittorio Gregotti’s project

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    The paper, through a critical reading, deals with the Vittorio Gregotti’s project for the Ex Area Saffa in Venice. Studying the project as a paradigm of modification, this is a pretext to reflect on a modality of intervention in a particular existing settlement system, characterized 579 by the unresolved overlap of two urban fabrics and by a heterogeneous and fragmented typological presence. I think that Gregotti’s project works on two concepts: that of difference and that of contamination. I consider that these concepts are the link between a morphological idea and a typological solution within a modifying method and they are useful for defining a settlement process. Moreover, I think given that the measure is considered as the regulating principle of rationalization and mediation between context and project - it should be considered an essential instrument for the critical reading of the project as well. For this reason, through some redesigns, I would like to break the project up into its different parts and different reading levels: on the one hand, I focus on the relationship between the pre-existing settlement structure and the project to investigate the methods of reconnection, consolidation and completion; on the other one, on the relationships between type, form and space to understand the role of the context, and its advices, in design choices
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