21 research outputs found

    Indicatori microscopici di pascolo per ricostruzioni di paleoeconomia e paleoambiente: polline, spore di funghi coprofili e uova di parassiti

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    The paper reports two study cases showing integrated analyses of microscopic records (pollen, coprophilous fungi and parasites remains) which are of basic importance to reconstruct past breeding and pastoral activities in Italy. The sites are located at Piano Locce (1225 m a.s.l., Barisciano, L’Aquila) in a depression in a mountain area and in the Bradano Valley (about 150-500 m a.s.l., Basilicata) in a hilly area rich in archaeological sites. The pollen-based palaeoenvironmental reconstruction of Piano Locce provided the history of plants landscape from around 36.000 years BP. Before the Holocene, a steppe vegetation and a grassland characterized the area where wild animals freely browsed. This assumption is strongly supported by the association of spores of coprophilous fungi with intestinal parasites eggs (Dicrocoelium) and pollen clumps. The trend of coprophilous fungi and pollen assemblages including Anthropogenic Indicators shows that, after the wild animals browsing, a fairly continuous presence of domesticated animals, prevalently ovicaprines, interested the area in the Holocene. The archaeological sites of Difesa San Biagio and Altojanni in Bradano Valley showed evidences of ovicaprine-farming and cattle breeding during Hellenistic and Mediaeval periods. In particular, Cichorioideae, Chenopodiaceae and Brassicaceae pollen and spores of coprophilous fungi (such as Sordaria type, Sporormiella and Podospora type) attest the predominance of pastoral activities during the Hellenistic period at San Biagio. A greater pollen biodiversity characterizes Altojanni, where spores of the coprophilous fungi were associated with spores of fungi with a different ecology as Chaetomium and Valsaria variospora type. The environmental and microarchaeobotanical contexts are in agreement with archaeological evidences that attest the presence of domestic animals, probably cattle, maintained in this site during Middle Ages

    Criminopalinologia - una scelta di Casi dalla letteratura

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    Il lavoro considera una scelta di casi di Criminopalinologia tratti dalla letteratura mondiale. Esso prende in esame casi classici e famosi della Palinologia forense, e casi meno noti. Con consapevolezza di non esaustività, la scelta dei casi è stata guidata dall’intenzione di riflettere sui seguenti parametri: 1) la gamma dei casi in cui la palinologia è intervenuta (ad es. morti violente, violenze sessuali, sequestri di persone, furti, uso di droghe illecite); 2) la gamma dei substrati forensi in cui sono stata cercate le prove polliniche (ad es. polveri e materiali biologici da corpi, polveri e residui vari da indumenti e oggetti, substrati naturali di superficie, sedimenti s.l., droghe ecc.; 3) la gamma dei problemi del campionamento (in particolare inerenti sterilità di attrezzature e ambienti); 4) la gamma delle indicazioni fornite dai dati pollinici (“dove”, “quando” e “come” dell’evento); 5) la gamma delle prove polliniche (identificazione di singole piante a livello di genere o specie, riconoscimento di vegetazioni e paesaggi vegetali, di stagioni, di contesti, 5) la gamma dei ruoli giocati dall’indagine pollinica (ad es. se essa è stata richiesta dall’autorità giudiziaria o da altro esperto; se è stata considerata o no dalla corte; se ha avuto o no valore per risolvere il caso); 6) la gamma dei settori della palinologia che, nella teoria e nella pratica, si intrecciano strettamente con la Criminopalinologia (ad es. Geo-Brio-Aero-Morfo-palinologia)

    Indagini archeobotaniche al teatro greco-romano di Taormina - I microcarboni del Sondaggio esterno nel Porticus post scaenam

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    Al Teatro Antico di Taormina è stata intrapresa di recente un’indagine archeobotanica per ottenere informazioni sulle vicende del paesaggio vegetale nell’area del Teatro, grazie a una collaborazione tra il Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica dell’Orto Botanico dell’Università di Modena e il Laboratorio di Bioarcheologia del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro della Regione Sicilia. Su due sondaggi, Interno ed Esterno, effettuati rispettivamente al centro dell’orchestra e nel porticus post scaenam, è stato svolto un saggio di analisi inerente il polline e i microcarboni. L’analisi è stata eseguita su 12 subcampioni prelevati dalla carota del Sondaggio Esterno, nel porticus post scaenam (da 0,80 a 9,80 m di profondità). Il metodo qui usato per la lettura dei microcarboni, messo a punto e ancora in fase di sperimentazione da parte di Accorsi e Bosi, valuta sia il numero che la taglia delle particelle, con i seguenti criteri essenziali: a) i microcarboni sono contati e misurati al microscopio ottico a luce trasmessa su un vetrino letto interamente per il polline, esaminando almeno 1/10 del vetrino; b) la conta è effettuata su 4/5 righe, dislocate opportunamente lungo il vetrino, a 400x per campi tangenti, contando oltre ai microcarboni anche le spore di Lycopodium. Durante la conta, con oculare micrometrico, le particelle carboniose sono suddivise, in base alla dimensione maggiore in 4 classi di taglia: 1) piccole (10-50 μm); 2) medie (>50-125 μm); 3) grandi (>125-250 μm); 4) molto grandi > 250 μm. Dal presente lavoro sono emerse due ipotesi, che saranno da verificare dopo aver esaminato anche il sondaggio interno e integrato i dati microantracologici con quelli pollinici: 1) i microcarboni potrebbero essere rimaneggiati, giunti sul sito all’interno di materiali trasportati lì da altro luogo, non giunti lì direttamente. Le due fasi potrebbero allora essere state generate da un cambiamento deciso nel modo di affrontare i lavori di sistemazione nell’area del Teatro, con prelievo di materiali da usare come stabilizzanti da luoghi diversi, luoghi che nella fase superiore risultano più interessati da fuochi/incendi. Questa ipotesi non sembra giustificare tuttavia i singoli picchi di carboni piccoli, le particelle veramente aerotrasportate che si diffondono in modo omogeneo su ampia area, sotto forma di “pioggia microcarboniosa” analogamente alla “pioggia pollinica”, e che sembrerebbero dover essere più omogeneamente dispersi all’interno di materiale rimaneggiato. Nè spiega perché nel campione 7 i carboni molto grandi non siano accompagnati dai grandi che durante il trasporto dei materiali dovrebbero verosimilmente essersi formati per frammentazione. 2) Assumendo che i microcarboni non siano sostanzialmente rimaneggiati, ma siano giunti sul sito direttamente e lì poi inglobati nel sedimento, le varie categorie di particelle danno le seguenti informazioni: - i picchi di concentrazione dei carboni piccoli/medi sono da considerare come tracce di incendi extra-locali in ambedue le fasi. In questo contesto, è naturale pensare ad un contributo notevole da parte dell’attività del vicino Etna, senza escludere per questo altri tipi di incendi, sia naturali che di origine antropica; - i picchi dei carboni grandi e molto grandi nella seconda fase, la più recente, fanno pensare a tracce di incendi periodici forse di origine antropica o all’accensione ripetuta di fuochi, nell’ambito del Teatro, con un significato che resta da indagare. Nel caso del camp. 7, in cui sono presenti solo i carboni molto grandi mentre quelli grandi sono assenti, sembra trattarsi di un fuoco estremamente locale, acceso proprio nel porticus post scenam

    Orto Botanico e Palinologia-Flora Pollinica dell'Orto Botanico di Modena: Cupressus sempervirens L., Juniperus x media Van Melle "Pfitzeriana, Taxus baccata L., Taxodium distichum (L.) Richard

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    Nell’ambito del progetto “Polline all’Orto Botanico” e del corrente programma di valorizzazione dell’Orto Botanico di Modena che prevede approfondimenti di carattere morfobiometrico sulle piante legnose, è iniziata la redazione della Flora Palinologica dell’Orto con strutturazione della Palinoteca relativa. Lo scopo è di ricercare eventuali particolarità morfopolliniche correlabili con parametri biologici/ambientali interessanti in termini ecologici (ad es. stato di salute, ambiente “Orto”, posizione dell’individuo, acclimatazione). Le piante legnose presenti in Orto, outdoors (censimento 2000), sono 702 appartenenti a 235 specie, 147 generi, 68 famiglie. Le Gimnosperme sono rappresentate da 95 individui (= 13.5%) e le Angiosperme da 607 (= 86.5%). Nella Palinoteca, la “sezione Orto” include (censimento 2007) 142 specie legnose che rappresentano il 60% degli Alberi/arbusti dell’Orto. L’acetolisi, i vetrini fissi con polline acetolizzato e i tubetti con polline in acqua + glicerina 50/50, materiale per le misure su polline mobile, sono disponibili per circa un terzo delle specie. I vetrini con polline “fresco”, cioè non trattato, sono disponibili per poche specie. Le specie legnose da cui è stato raccolto il polline sono state identificate e descritte con una scheda di screening preliminare e una scheda di approfondimento, che comprende indicazioni sulla valutazione delle condizioni sanitarie e di stabilità (a cura di E. Antonini). La Flora palinologica è iniziata secondo un ordine morfopalinologico, partendo da polline inaperturato (Juniperus type e Taxodiaceae). Da un primo studio, è emersa la necessità di procedere con criteri molto dettagliati. Ciò richiede tempi lunghi, ma è affrontabile all’Orto di Modena in cui la Flora legnosa, pur ragguardevole, è contenuta. In questa sede vengono presentati i dati inerenti 4 specie (Cupressus sempervirens L.; Juniperus x media “Pfitzeriana”, Taxus baccata L., Taxodium distichum (L.) Richard. Il polline è stato studiato utilizzando i metodi della Flora Palinologica Italiana, su polline acetolizzato e “fresco, per quanto riguarda le misure e la descrizione dei parametri di base. Per la ricerca delle particolarità o anomalie (ad esempio: papilla, poro, unità polliniche diverse dalla monade) è stato osservato un numero di granuli decisamente più alto, dell’ordine di molte migliaia di granuli, similmente a quanto fu effettuato in una indagine inerente il Cipresso in individui sani e individui ammalati colpiti da Seiridium cardinale. I dati ottenuti hanno mostrato larga concordanza con la letteratura nei parametri principali. Sono tuttavia emerse alcune particolarità degne di nota, inerenti ad es. qualche comparsa di papilla nelle Cupressaceae e la natura della papilla in Juniperus

    Olive yards and pastures in the cultural landscape of Piazza Armerina (Enna, Sicily) in the Middle Ages by pollen analysis

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    An archaeopalynological project has recently been set up at Piazza Armerina, promoted by the Planning and Restoration Regional Centre of the Sicilian Region. It includes archaeopalynological analyses at the Roman Villa (the renowned “Villa del Casale”) and medieval settlement recently unearthed in the southern area of the Villa (excavations directed by P. Pensabene) as well as analyses of recent pollen samples. Aim of the project is to reconstruct the history of the cultural landscape of the site, to compile a list of useful plants available in the past and to prepare pollen materials for the local indoor/outdoor museum. In 2007 around 100 samples were collected. This paper presents provisional results concerning the medieval settlement. The samples belong to two cultural phases. Based on archaeological records, Phase I was dated in the transition between the Arab and Norman age (10th – 12th century AD) and Phase II in the Norman age. The samples showed a sufficient pollen concentration, good state of preservation, and high floristic diversity (ca. 150 pollen taxa have been identified so far). Pollen flora and vegetation testified plant species and communities from different vegetation belts (e.g. Abies, Carpinus, Castanea, Fagus, Myrtus, Quercus cf. ilex, Pinus halepensis, Phyllirea, Pistacia, Quercus deciduous, Ulmus) as well as fresh water plant communities (Alnus, Carex type, Nymphaea, Populus, Salix, Typha angustifolia type). Besides woody plants suitable for timber, pollen suggested a number of useful plants, cultivated or exploited in the wild, for food, decoration or other uses (e.g. Avena-Triticum group, Beta, Corylus, Cynara cf., Hordeum group, Nerium oleander, Olea, Platanus, Pinus cf. pinea, Prunus, Secale cereale, Vitis). The plant landscape was open (arboreal pollen < 30-40%), and mainly characterized by olive yards and pastures. Olive yards were more spread in the Arab-Norman Phase I, and pollen morphology of Olea (pollen size, polar amb, muri and columellae depth, lumina size) suggested that more than one variety had been cultivated. Pastures were more spread in the Norman Phase II. They are testified by Cichorioideae and Gramineae, and many other herbs (e.g. Aster type, Anthemis type, Leguminosae, Mentha type, Umbelliferae). On the whole pollen spectra described a hilly Mediterranean cultural landscape, not far from a river and well managed by the inhabitants of the settlement

    Palinologia all'isola di Montecristo - Parco Nazionale dell'Arcipelago toscano: avvio di un calendario copropalinologico

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    L’isola di Montecristo, Portoferraio (LI), è Riserva Biogenetica dal 1977, diplomata dal Consiglio d’Europa nel 1988 ed è inclusa nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dal 1996. L’isola è abitata da un Custode con la famiglia. L’approdo deve essere autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. L’Isola è oggetto di vari programmi di ricerca scientifica. Tra essi, sono in atto, da parte di ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia, studi sulla Flora coordinati da C. Del Prete. Recentemente è stato avviato un progetto palinologico articolato su varie linee di ricerca, inclusa la preparazione di materiali museali di diffusione, da esporre nel Museo dell’Isola e pubblicare sul web. Il lavoro riguarda la Copropalinologia. E’ iniziato lo studio pollinico di escrementi della Capra di Montecristo -Capra aegagrus hircus- presente sull’isola con alcune centinaia di individui. Scopo dell’indagine è il verificare se gli spettri copropalinologici possono: 1) aggiungere informazioni all’immagine pollinica del paesaggio vegetale fornita dai muschi (indagine in corso); 2) fornire qualche dettaglio sul complesso ed anomalo trofismo delle capre; 3) contribuire alla valutazione della pressione di tale ungulato sulla vegetazione dell’isola. La campionatura degli escrementi è iniziata in Marzo 2007. I campioni sono stati prelevati “freschi”, per evitare inquinamenti dalla pioggia pollinica circolante. Il campionamento, che consta attualmente di circa 30 campioni, e continua tuttora, è opera di G.C., con eccezione di alcuni campioni raccolti da E.B. Vengono presentati i primi dati ottenuti da 10 campioni, prelevati nel periodo marzo-agosto 2007. I campioni sono stati trattati con i metodi della Briopalinologia. Le concentrazioni sono alte (104-106pollini/g) e lo stato di conservazione ottimo. Gli spettri pollinici provvisori (100-200 pollini/camp.) hanno una lista floristica già piuttosto ricca (circa 60 taxa) e mostrano che: a) la maggior parte dei taxa pollinici appartiene a taxa presenti nell’Isola, ad es. Cistus, Erica, Gramineae, Ficus, Olea, Pinus, Radiola, Rosmarinus, Rumex, b) vari taxa provengono dall’esterno dell’Isola, ad es. Alnus (A. glutinosa, A. viridis), Carpinus betulus, Castanea, Ostrya); c) nei mesi, la flora copropalinologica cambia; d) certi taxa hanno sovrarappresentazioni dovute verosimilmente a ingestione dei fiori; e) taxa presenti fuori dal periodo di fioritura testimoniano deposizioni polliniche primarie sulla vegetazione

    Analisi polliniche e microantracologiche nel sito medievale di Piazza Armerina (Enna, Sicilia): primi dati

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    Questa indagine è nata dalla collaborazione tra il Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro della Regione Sicilia e il Dipartimento di Paleobiologia e dell’Orto Botanico dell’Università di Modena e Reggio Emilia e si inquadra in un ampio progetto di ricerca archeopalinologica con avvii di musealizzazione, inerente l’area della Villa Romana di Piazza Armerina. Lo scopo è di ricostruire i caratteri e la storia del paesaggio naturale e culturale del sito e dell’area circostante in periodo romano e medievale, e di allestire materiali di collezionismo e didattica/divulgazione indoor/outdoor che saranno gestiti dal museo locale ed esposti in rete. Gli otto campioni studiati fino ad ora provengono dall’Insediamento medievale (fasi principali tra il X e il XIII secolo d.C.), venuto alla luce durante i recenti scavi archeologici diretti da P. Pensabene. Essi hanno mostrato una discreta conc.pollinica (103-104 pollini/g), buono stato di conservazione del polline e notevole diversità floristica (ca 100 taxa: 40 legnose e 60 erbacee, su conte di ca 300 p/camp.). Gli spettri pollinici delineano un paesaggio vegetale collinare di area mediterranea, non distante da un fiume. La flora legnosa, piuttosto varia, include sclerofille sempreverdi, latifoglie decidue e conifere, con specie di interesse alimentare e ornamentale (Abies, Acer, Alnus, Buxus, Castanea sativa, Cedrus, cf. Cydonia, Fraxinus ornus, Humulus lupulus, Juglans, Juniperus, Myrtus communis, Morus, Olea europea, Quercus ilex, Q. cf. pubescens s.l., Q. cerris, Pistacia cf. lentiscus, P. cf. vera, Phillyrea, Pinus cf. pinea, Platanus, Populus, Prunus cf armeniaca, Salix, Ulmus, Vitis ecc.); quella erbacea è caratterizzata da Compositae, Cruciferae, Gramineae, Labiatae, Leguminosae, Umbelliferae e comprende alcune idrofite (Alisma, Nymphaea, Potamogeton). Nel paesaggio spiccano uliveti e prati/pascoli e vi sono accenni di campi di cereali. L’antropizzazione è indicata anche da varie piante spontanee, ruderali, nitrofile, indicatrici di calpestio e di circolazione di animali. Gli spettri pollinici suggeriscono un cambiamento del paesaggio nel tempo. Nella I fase di insediamento (X–XII sec.d.C., periodo di passaggio tra frequentazione araba e normanna) la copertura arborea è più estesa sia negli aspetti culturali (maggiore estensione degli uliveti), sia in quelli naturali (maggiore estensione dei boschi), mentre nella II fase (XII sec., piena età normanna) essa cala drasticamente mentre si estendono i pascoli. I microcarboni > 250 µm, indicatori di fuochi locali, sono sempre presenti con conc. contenute, dell’ordine di 101-102/g. Essi sembrano rappresentare sia tracce di fuochi casalinghi (nelle abitazioni erano presenti fornetti in pietra e focolari), sia testimonianze dell’accensione di fuochi vicino al punto di campionamento, in connessione ad attività agricole svolte nel sito

    Primi dati palinologici e avvii di musealizzazione per l'insediamento medievale di Piazza Armerina

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    Questa indagine è nata dalla collaborazione tra il Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro della Regione Sicilia e il Dipartimento di Paleobiologia e dell’Orto Botanico dell’Università di Modena e Reggio Emilia e si inquadra in un ampio progetto di ricerca archeopalinologica con avvii di musealizzazione, inerente l’area della Villa Romana di Piazza Armerina. Lo scopo è di ricostruire i caratteri e la storia del paesaggio naturale e culturale del sito e dell’area circostante in periodo romano e medievale, e di allestire materiali di collezionismo e didattica/divulgazione indoor/outdoor che saranno gestiti dal museo locale ed esposti in rete. Gli otto campioni studiati fino ad ora provengono dall’Insediamento medievale (fasi principali tra il X e il XIII secolo d.C.), venuto alla luce durante i recenti scavi archeologici diretti da P. Pensabene. Essi hanno mostrato una discreta conc.pollinica (103-104 pollini/g), buono stato di conservazione del polline e notevole diversità floristica (ca 100 taxa: 40 legnose e 60 erbacee, su conte di ca 300 p/camp.). Gli spettri pollinici delineano un paesaggio vegetale collinare di area mediterranea, non distante da un fiume. La flora legnosa, piuttosto varia, include sclerofille sempreverdi, latifoglie decidue e conifere, con specie di interesse alimentare e ornamentale (Abies, Acer, Alnus, Buxus, Castanea sativa, Cedrus, cf. Cydonia, Fraxinus ornus, Humulus lupulus, Juglans, Juniperus, Myrtus communis, Morus, Olea europea, Quercus ilex, Q. cf. pubescens s.l., Q. cerris, Pistacia cf. lentiscus, P. cf. vera, Phillyrea, Pinus cf. pinea, Platanus, Populus, Prunus cf armeniaca, Salix, Ulmus, Vitis ecc.); quella erbacea è caratterizzata da Compositae, Cruciferae, Gramineae, Labiatae, Leguminosae, Umbelliferae e comprende alcune idrofite (Alisma, Nymphaea, Potamogeton). Nel paesaggio spiccano uliveti e prati/pascoli e vi sono accenni di campi di cereali. L’antropizzazione è indicata anche da varie piante spontanee, ruderali, nitrofile, indicatrici di calpestio e di circolazione di animali. Gli spettri pollinici suggeriscono un cambiamento del paesaggio nel tempo. Nella I fase di insediamento (X–XII sec.d.C., periodo di passaggio tra frequentazione araba e normanna) la copertura arborea è più estesa sia negli aspetti culturali (maggiore estensione degli uliveti), sia in quelli naturali (maggiore estensione dei boschi), mentre nella II fase (XII sec., piena età normanna) essa cala drasticamente mentre si estendono i pascoli. I microcarboni > 250 µm, indicatori di fuochi locali, sono sempre presenti con conc. contenute, dell’ordine di 101-102/g. Essi sembrano rappresentare sia tracce di fuochi casalinghi (nelle abitazioni erano presenti fornetti in pietra e focolari), sia testimonianze dell’accensione di fuochi vicino al punto di campionamento, in connessione ad attività agricole svolte nel sito

    ANTHROPOGENIC POLLEN INDICATORS (API) FROM ARCHAEOLOGICAL SITES AS LOCAL EVIDENCE OF HUMAN-INDUCED ENVIRONMENTS IN THE ITALIAN PENINSULA

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    Pollen data from twenty-six archaeological sites are reviewed to investigate the development of human-induced environments through the presence of selected Anthropogenic Pollen Indicators (API). The sites are located in six Italian regions - Veneto, Emilia Romagna, Tuscany, Basilicata, Calabria, and Sicily - and in the Republic of San Marino. Their chronology spans from the Bronze to the Renaissance ages, from approximately 4200 to 500 years BP. The API which are common in these sites are properly considered important markers of human activity and anthropization in the Mediterranean area. The most frequent API taxa in pollen spectra are seven: Artemisia, Centaurea, Cichorieae and Plantago are ubiquitous and therefore they have the major relevance, followed by cereals and Urtica, and by Trifolium type. The spread of plants producing these pollen grains is sometimes marked by high percentage values in pollen spectra. Pollen records show that, as expected, cereals and wild synanthropic herbs were widespread near archaeological sites but local differences are evident. Ecological and chrono-cultural reasons may be at the base of the observed differences. In general, the synanthropic plants well represent the xeric environments that developed as a result of the continuous human pressure and changes in soil compositions. These changes have occurred especially during the mid and late Holocene.</p
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