11 research outputs found
Metformin therapy effects on the expression of sodium-glucose cotransporter 2, leptin, and sirt6 levels in pericoronary fat excised from pre-diabetic patients with acute myocardial infarction
Background and purpose: pericoronary fat over-inflammation might lead to the development and destabilization of coronary plaque in patients with pre-diabetes (PDM). Notably, pericoronary fat could over-express the sodium-glucose cotransporter 2 (SGLT2) and leptin, along with decreased sirtuin 6 (SIRT6) expression in PDM vs. normoglycemic (NG) patients undergoing coronary artery bypass grafting (CABG) for acute myocardial infarction (AMI). However, in the current study, we evaluated inflammatory markers, SGLT2, SIRT6, and leptin levels in pericoronary fat and, subsequently, 12-month prognosis comparing PDM to NG subjected to CABG for AMI. In addition, we evaluated in PDM patients the effects of metformin therapy on SIRT6 expression, leptin, and SGLT2 levels, and assessed its beneficial effect on nitrotyrosine and inflammatory cytokine levels. Methods: we studied AMI patients referred for CABG, divided into PDM and NG-patients. PDM patients were divided into never-metformin users and metformin users. Finally, we evaluated major adverse cardiac events (MACE) at a 12-month follow-up. Results: the MACE was 9.1% in all PDM and 3% in NG patients (p < 0.05). Metformin users presented a significantly lower MACE rate in PDM than never-metformin users (p < 0.05). PDM showed higher inflammatory cytokines, 3-nitrotyrosine levels, SGLT2, and leptin content, and decreased SIRT6 protein levels in pericoronary fat compared to NG-patients (p < 0.05). PDM never-metformin-users showed higher SGLT2 and leptin levels in pericoronary fat than current-metformin-users (p < 0.05). Conclusions: metformin therapy might ameliorate cardiovascular outcomes by reducing inflammatory parameters, SGLT2, and leptin levels, and finally improving SIRT6 levels in AMI-PDM patients treated with CABG
Colloidal synthesis and characterization of Bi2S3 nanoparticles for photovoltaic applications
Bismuth sulfide is a promising n-type semiconductor for solar energy conversion. We have explored the colloidal synthesis of Bi2S3 nanocrystals, with the aim of employing them in the fabrication of solution-processable solar cells and to replace toxic heavy metals chalcogenides like PbS or CdS, that are currently employed in such devices. We compare different methods to obtain Bi2S3 colloidal quantum dots, including the use of environmentally benign reactants, through organometallic synthesis. Different sizes and shapes were obtained according to the synthesis parameters and the growth process has been rationalized by comparing the predicted morphology with systematic physical-chemistry characterization of nanocrystals by X-ray diffraction, FT-IR spectroscopy, Transmission Electron Microscopy (TEM)
Valutazione della tollerabilità di colonscopia robotica eseguita mediante Sistema Endotics
RIASSUNTO
Negli ultimi anni la colonscopia tradizionale ha raggiunto traguardi molto importanti sia in
termini di precisione diagnostica che possibilità interventistiche e terapeutiche. Tuttavia,
questo esame fondamentale non risulta molto accettato da parte della popolazione generale.
Si stanno studiando metodi alternativi alla colonscopia tradizionale, ognuno dei quali
presenta dei pregi e dei difetti. Ultimamente si sta spostando l’attenzione sui sistemi robotici.
Il sistema Endotics (SE) è una tecnica innovativa, alternativa all’endoscopia tradizionale, con la quale sottoporre i pazienti a colonscopia. La sonda utilizzata in questa tecnica, soprannominata “e-worm” (“bruco elettronico”) è stata ideata e sviluppata osservando il movimento dei bruchi geometridi. La sonda robotica, infatti, ha una locomozione a trazione anteriore: lo specialista la guida a distanza con un joystick, con il quale controlla la progressione della sonda attraverso il susseguirsi di sequenze semiautomatiche di accorciamento ed allungamento della stessa. Questo particolare tipo di locomozione permette di adattare dinamicamente la forma della sonda alle curve del colon, minimizzando le deformazioni innaturali del viscere intrinseche nella colonscopia tradizionale.
A Pisa è stata raccolta la più ampia casistica per la pubblicazione del primo lavoro di validazione della metodica versus la colonscopia tradizionale, in termini di sensibilità e specificità per la diagnosi dei polipi del colon.
Il mio lavoro di tesi ha avuto come obiettivo primario quello di valutare la tollerabilità, già dimostrata in letteratura, misurata come dolore e fastidio della colonscopia robotica con SE in pazienti con indicazione ad eseguire colonscopia.
Come obiettivi secondari ha avuto quello di valutare il Cecal intubation rate (CIR) della metodica su un numero più ampio di pazienti rispetto ai precedenti studi, valutare quali sono le principali cause di interruzione dell’esame con SE prima del termine, registrare l’esecuzione di manovre operative con SE, calcolare il tempo medio di intubazione del cieco (CIT) ,solo per procedure portate a termine, ed il tempo medio di procedura (procT) ,valutato su tutte le procedure eseguite.
È stato svolto uno studio monocentrico osservazionale prospettico, senza randomizzazione dei pazienti.
Sono stati reclutati consecutivamente 156 pazienti tra coloro che avevano indicazione all’esecuzione di una colonscopia con SE ed accedevano al nostro ambulatorio. Ad ogni paziente è stato assegnato progressivamente un numero crescente da 1 a 156. Per ogni paziente reclutato è stato compilato un questionario che raccogliesse informazioni anagrafiche, parametri oggettivi di efficacia della metodica e valutazioni soggettive per il paziente, come il dolore ed il fastidio.
Questi dati sono stati raccolti in un Database, elaborati in grafici, sono state fatte analisi statistiche e infine sono stati fatti confronti con la colonscopia tradizionale.
I dati da noi ottenuti vanno ad integrare e confermare quanto già presente in letteratura.
Il dolore ed il fastidio, riferiti dai pazienti arruolati durante colonscopia con SE, sono risultati significativamente inferiori rispetto a quelli riferiti dai pazienti sottoposti a CT. Si può quindi concludere che il SE risulta più tollerabile rispetto alla CT. Ciò si traduce in una maggiore accettazione, da parte dei pazienti stessi, verso una procedura che spesso risulta poco accettata come la colonscopia. La mancata accettazione sta alla base della scarsa aderenza dei pazienti stessi ai programmi di screening del carcinoma del colon retto, in soggetti ad alto rischio. Oltre ad essere tollerabile, la metodica risulta più sicura, azzerando il rischio di perforazione (grazie all’avanzamento “a trazione”) ed il rischio biologico/chimico.
La metodica risulta particolarmente efficace (in termini di CIR) soprattutto se paragonata alla colonscopia in narcosi, della quale può rappresentare una possibile alternativa. Ciò consente ai pazienti di evitare i possibili effetti collaterali o complicanze legate all’esecuzione di una narcosi.
Il CIR ottenuto con il Sistema Endotics, nel nostro studio, è risultato essere lievemente inferiore rispetto agli standard di qualità suggeriti in letteratura, a causa, in parte della presenza di selezione di “pazienti difficili”, molti dei quali avevano già fallito una colonscopia tradizionale, in parte a causa del diverso livello di apprendimento della metodica da parte degli operatori (alcuni dei quali ancora in training). Da sottolineare, inoltre, la scarsa pulizia intestinale evidenziata nel nostro campione, responsabile di oltre il 40% delle interruzioni degli esami con Sistema Endotics. Uno studio del 2021 ha comunque confermato i valori di efficacia della metodica (confermando un CIR pari al 99,2%).
La nostra casistica ha inoltre confermato che sia il CIT che il tempo totale di procedura con SE sono maggiori rispetto alla procedura di CT.
Queste conclusioni aprono la strada a nuove applicazioni di questo sistema di colonscopia robotica nella pratica clinica routinaria ed aprono la strada a futuri studi, soprattutto dal punto di vista di manovre operative eseguibili con colonscopia robotica
Data security and protection in blockchain-based local energy markets for smart cities
In the last years, the improvements in distributed ledger technologies brought disruptive improvements in the management of distributed energy resources. The availability of public, immutable and trustless ledgers allowed for the creation of decentralized energy exchange platforms, potentially held in an autonomous way by smart distributed devices. However, the vast amount of data exchanged in these processes, and its potentially infinite lifetime once shared on distributed ledger technologies, posed different privacy and information security issues. In this view, this paper proposes a methodology for performing autonomous, decentralized and secure local energy markets, which does not disclose sensitive information about the user or the market itself. The proposed methodology has been applied on a Hardware in the Loop experimental setup and proved to provide a privacy-safe and fair way to manage a distributed resources in an energy community and/or smart city context
HCF-ANMCO/AICPR/GIEC/ITAHFA/SICOA/SICP/SIMG/SIT Cardiological Societies Council Consensus document: Anticoagulant therapy in venous thromboembolism and atrial fibrillation of the patient with cancer. Current knowledge and new evidence
Venous thromboembolism (VTE), including pulmonary embolism and deep venous thrombosis, either symptomatic or incidental, is a common complication in the history of cancer disease. The risk of VTE is 4-7-fold higher in oncology patients, and it represents the second leading cause of death, after cancer itself. In cancer patients, compared with the general population, VTE therapy is associated with higher rates of recurrent thrombosis and/or major bleeding. The need for treatment of VTE in patients with cancer is a challenge for the clinician because of the multiplicity of types of cancer, the disease stage and the imbricated cancer treatment. Historically, in cancer patients, low molecular weight heparins have been preferred for treatment of VTE. More recently, in large randomized clinical trials, direct oral anticoagulants (DOACs) demonstrated to reduce the risk of VTE. However, in the "real life", uncertainties remain on the use of DOACs, especially for the bleeding risk in patients with gastrointestinal cancers and the potential drug-to-drug interactions with specific anticancer therapies.In cancer patients, atrial fibrillation can arise as a perioperative complication or for the side effect of some chemotherapy agents, as well as a consequence of some associated risk factors, including cancer itself. The current clinical scores for predicting thrombotic events (CHA2DS2-VASc) or for predicting bleeding (HAS-BLED), used to guide antithrombotic therapy in the general population, have not yet been validated in cancer patients. Encouraging data for DOAC prescription in patients with atrial fibrillation and cancer are emerging: recent post-hoc analysis showed safety and efficacy of DOACs for the prevention of embolic events compared to warfarin in cancer patients. Currently, anticoagulant therapy of cancer patients should be individualized with multidisciplinary follow-up and frequent reassessment. This consensus document represents an advanced state of the art on the subject and provides useful notes on clinical practice