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    Prevalence of Ocular, Respiratory and Cutaneous Symptoms in Indoor Swimming Pool Workers and Exposure to Disinfection By-Products (DBPs)

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    The objective of this cross-sectional study was to investigate the prevalence of self-reported respiratory, ocular and cutaneous symptoms in subjects working at indoor swimming pools and to assess the relationship between frequency of declared symptoms and occupational exposure to disinfection by-products (DBPs). Twenty indoor swimming pools in the Emilia Romagna region of Italy were included in the study. Information about the health status of 133 employees was collected using a self-administered questionnaire. Subjects working at swimming pools claimed to frequently experience the following symptoms: cold (65.4%), sneezing (52.6%), red eyes (48.9%) and itchy eyes (44.4%). Only 7.5% claimed to suffer from asthma. Red eyes, runny nose, voice loss and cold symptoms were declared more frequently by pool attendants (lifeguards and trainers) when compared with employees working in other areas of the facility (office, cafe, etc.). Pool attendants experienced generally more verrucas, mycosis, eczema and rash than others workers; however, only the difference in the frequency of self-declared mycosis was statistically significant (p = 0.010). Exposure to DBPs was evaluated using both environmental and biological monitoring. Trihalomethanes (THMs), the main DBPs, were evaluated in alveolar air samples collected from subjects. Swimming pool workers experienced different THM exposure levels: lifeguards and trainers showed the highest mean values of THMs in alveolar air samples (28.5 ± 20.2 μg/m3), while subjects working in cafe areas (17.6 ± 12.1 μg/m3), offices (14.4 ± 12.0 μg/m3) and engine rooms (13.6 ± 4.4 μg/m3) showed lower exposure levels. Employees with THM alveolar air values higher than 21 μg/m3 (median value) experienced higher risks for red eyes (OR 6.2; 95% CI 2.6–14.9), itchy eyes (OR 3.5; 95% CI 1.5–8.0), dyspnea/asthma (OR 5.1; 95% CI 1.0–27.2) and blocked nose (OR 2.2; 95% CI 1.0–4.7) than subjects with less exposure. This study confirms that lifeguards and trainers are more at risk for respiratory and ocular irritative symptoms and cutaneous diseases than subjects with other occupations at swimming pool facilities

    Requisiti igienico-ambientali in un campione di piscine coperte della regione Emilia-Romagna

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    Sono stati recentemente definiti nell’Accordo “Stato-Regioni” del 16 gennaio 2003 gli aspetti igienico ambientali relativi alla costruzione, manutenzione e vigilanza delle piscine ad uso natatorio. Scopo della presente indagine è stato quello di verificare la conformità ai requisiti legislativi di un campione di piscine coperte della Regione Emilia Romagna. Nel 2007 sono state esaminate 20 piscine coperte: in ciascuna piscina venivano verificate le condizioni illuminotecniche, termoigrometriche e di ventilazione, nonché i requisiti fisici e chimici (temperatura, pH, cloro attivo libero e combinato e acido isocianurico) dell’acqua in immissione e dell’acqua in vasca.Per quanto riguarda le condizioni illuminotecniche, i livelli sono risultati > 150 lux in 19 piscine (95%), mentre, relativamente alle condizioni microclimatiche, i valori di umidità relativa e di velocità dell’aria sono risultati idonei solo nel 65% e nel 70 % delle piscine esaminate. Per quanto riguarda la temperatura dell’aria solo in 6 piscine (30%) si sono osservati valori superiori ai corrispettivi valori di temperatura nell’acqua, secondo quanto prescritto dalla normativa. Per quanto riguarda, infine, i requisiti fisici e chimici dell’acqua, la temperatura (28,4 ± 0,8 °C) è risultata idonea in tutte le piscine esaminate, mentre i valori di pH e di acido cianurico risultano idonei nel 90% delle piscine. Valori elevati sono stati ritrovati, invece, relativamente al cloro attivo combinato: solo il 25% delle piscine presenta concentrazioni ≤ 0,4 mg/l.L’indagine condotta evidenzia una generale idoneità delle piscine della nostra Regione ai requisiti igienico ambientali definiti nell’Accordo “Stato–Regioni” del 16 gennaio 2003: una maggiore attenzione deve essere posta, a nostro avviso, ad alcuni parametri quali ad es la temperatura dell’aria ambientale che se non conformi possono condizionare le condizioni di comfort/discomfort, non solo degli utenti ma anche di coloro che lavorano in tali ambienti

    Prevalenza di sintomi irritativi e respiratori negli addetti alle piscine coperte

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    E’ noto come la disinfezione delle acque di piscina con composti a base di cloro determini la formazione di vari sottoprodotti tra cui le cloroammine. Le cloroammine sono composti volatili che, disperdendosi parzialmente dall’acqua all’aria sottoforma di gas, causano il tipico odore di cloro presente nelle piscine e i ben noti effetti irritanti per il nuotatore. Scopo del presente studio è stato quello di valutare eventuali effetti irritativi a carico della cute, delle mucose congiuntivali e naso faringee negli addetti alle piscine coperte in relazione alla presenza di cloro attivo combinato nell’acqua, ma anche di sostanze irritanti nell’aria ambientale. L’indagine è stata condotta su 133 lavoratori aventi diverse mansioni all’interno dei 20 impianti natatori della regione Emilia Romagna. A ciascun soggetto è stato distribuito uno specifico questionario che prevedeva la raccolta di dati personali quali età, sesso, tipologia di attività svolta all’interno dell’impianto ecc. Nell’ultima parte del questionario venivano raccolte informazioni relativamente a sintomi propri delle vie respiratorie e degli apparati visivo e cutaneo. L’arrossamento congiuntivele, l’irritazione oculare e la perdita della voce sono risultati significativamente più frequenti in coloro che lavoravano in piscine dove i livelli di cloro attivo combinato erano superiori a 0,4 mg/l, valore da non superarsi secondo la normativa vigente. Nessuna relazione è stata rilevata con ostruzione nasale, lacrimazione e asma. Degno di nota è il reperto di concentrazioni medie di cloro attivo combinato nell’acqua in vasca pari a 0.5 ± 0.2 mg/l con un valore massimo di 0,9 mg/l

    Determinazione di acidi aloacetici, cloriti, clorati, bromati e trialometani, in impianti natatori della regione Emilia-Romagna

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    La disinfezione delle acque di piscina con prodotti a base di cloro può indurre la formazione di diverse categorie di sottoprodotti della disinfezione (DBPs), quali trialometani (THMs), cloriti, clorati, bromati e acidi aloacetici (HAAs). Tali composti, potenzialmente nocivi per la salute umana, possono essere introdotti all’interno del corpo umano dai frequentatori di piscine attraverso la via cutanea, orale ed inalatoria. 20 piscine coperte della Regione Emilia Romagna sono state monitorate e campioni di acqua di alimentazione degli impianti, di acqua della vasca e di aria sono stati raccolti per valutare la presenza nelle diverse matrici ambientali di THMs, HAAs, cloriti, clorati, bromati.THMs, in particolare cloroformio, sono stati evidenziati nell’acqua e nell’aria di tutti gli impianti monitorati (range: 6.8-134µg/l e 12.6-187µg/l, rispettivamente). Anche clorati sono stati riscontrati in tutti gli impianti considerati e presentano concentrazioni estremamente variabili (5-19537µg/). Nella maggior parte delle vasche, inoltre, sono risultati dosabili, gli acidi mo-di- e tricloroacetico (range: 11- 403µg/). Cloriti e bromati, al contrario, risultano presenti in un numero limitato di vasche (1 e 3 impianti rispettivamente) e a concentrazioni più ridotte. In tutti i casi le concentrazioni di DBPs rilevate sono apparse sempre superiori a quelle osservate nelle acque di alimentazione degli impianti; le diverse tipologie di disinfettanti utilizzati non sembrano influenzare le loro contrazioni, con l’eccezione dei clorati che tendono ad essere più diffusi dove viene impiegato ipoclorito di sodio. Vista la sempre più diffusa abitudine di compiere attività sportiva all’interno di impianti natatori, i dati rilevati, indicanti la presenza diffusa in tali ambienti di DBPs di diversa natura e a concentrazioni a volte decisamente superiori a limiti previsti dalla legge per le acque destinate al consumo umano, suggeriscono la necessità di effettuare ripetuti controlli ambientali e di valutare con più attenzione le modalità di disinfezione adottate nelle diverse strutture

    Esposizione a sottoprodotti della disinfezione (DBPs) nelle acque potabili di 12 reti idriche italiane: primi risultati di uno studio multicentrico

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    Nel programma europeo “Health Impacts of Long-Term Exposure to Disinfection By-Products in Drinking Water (HiWate)” mirato a monitorare l’esposizione della popolazione a sottoprodotti della disinfezione delle acque potabili (DPBs), sono state campionate 12 reti idriche in 3 regioni italiane: Friuli Venezia Giulia; Lombardia ed Emilia-Romagna. Le principali caratteristiche strutturali e funzionali degli acquedotti coinvolti nel monitoraggio sono state raccolte ed è stata ricercata la presenza di trialometani (THMs), di ioni clorito, clorato e bromato, e di acidi aloacetici (HAAs). Per valutare potenziali variazioni spaziali e stagionali nelle concentrazioni di DBPs, per ogni acquedotto sono state pianificate 4 sessioni di campionamento (1 per stagione) e vengono raccolti campioni di acqua in punti diversi dell’impianto di trattamento e della rete di distribuzione. Il campionamento è iniziato nell’autunno 2007 e si protrarrà fino all’autunno 2008. I primi risultati, (autunno 2007 – primavera 2008), indicano come HAAs siano sempre assenti (limite di rilevabilità: 1µg/l); e come il bromato sia risultato dosabile solamente in una rete dove viene distribuita acqua trattata con ozono e a concentrazioni sempre molto basse (range 2-4µg/l). THMs, in particolare cloroformio, risultano più diffusi (>70% dei campioni), anche se a concentrazioni sempre inferiori al limite di legge (30µg/l). Cloriti risultano presenti nelle acque trattate con biossido di cloro e mostrano concentrazioni più variabili (valore max: 385µg/l) sempre inferiori al valore limite indicato dalla legge (700 µg/l). I DPBs più diffusi nel complesso sono risultati i clorati (presenti in oltre l’85% dei campioni); anche questi composti mostrano livelli molto variabili (range: nd-366µg/).Al momento nei campioni osservati non si evidenziano mai valori superiori ai limiti di legge per THMs, bromato e clorato; da notare tuttavia la particolare diffusione dello ione clorato, un potenziale endocrine disruptor, interferente con il metabolismo dello iodio, non regolamentato dall’attuale normativa italiana
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