152 research outputs found

    Storie di periurbanità dall’Italia del Sud

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    Nel testo vengono esposti alcuni casi di periurbanità mediterranea in contesti dell’Italia del Sudest così come sono emersi nell’ultimo decennio attraverso la pianificazione alla scala provinciale di Lecce (2001) e alla scala regionale attraverso la pianificazione paesaggistica della Regione Puglia(2010). In particolare, esponendo le questioni fondamentali del nuovo piano paesaggistico regionale e la sua valenza culturale e politica per la difesa dei beni comuni; la periurbanità emerge attraverso la costruzione di una politica agroambientale chiamata “patto città e campagna” basata su un progetto di territorio e, sulla reinvenzione di un paesaggio.Le texte présente quelques cas de « périurbanité » méditerranéenne dans l’Italie du Sud-Est. Ces cas sont apparus dans la dernière décennie au travers des planifications paysagères à l’échelle provinciale de Lecce (2001) et à l’échelle régionale des Pouilles (2010). De façon plus spécifique, en exposant les questions fondamentales du nouveau plan paysager régional et sa valeur culturelle et politique pour la protection des biens communs, la « périurbanité » se manifeste par une politique agroenvironnementale appelée « pacte ville-campagne » qui se base sur le projet d’un territoire et sur la réinvention d’un paysage.The text offers some cases of Mediterranean «peri-urbanity» – or outskirts urbanity – in South-East Italia. These cases appeared during the latest decade through landscapes planning projects on the provincial scale of Lecce (2001) and on the regional scale of Apulia (2010). In a more specific manner, by exposing the fundamental issues of the new landscape regional plan and its cultural and political value for the protection of common goods, the «peri-urbanity» takes shape through an agro-environmental policy called «the city-country pact», which is based on a territory project and on the re-invention of a landscape

    Transizioni e geografiche critiche del cibo. Il caso di Matera

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    Le interferenze tra agricoltura urbana e welfare, qualità alimentare e produzione sostenibile, cultura e impresa creativa nella triade cibo, città e territorio definiscono nuove relazioni tra patrimoni, economie e spazio. La città gioca un ruolo sempre più centrale nel food system, capace di integrare la dimensione culturale ai concetti di sviluppo a base locale, produzione e salute, aprendo a nuovi scenari di condivisione istituzioni, imprese e comunità locali. Il sistema urbano del cibo è ancora poco visibile pur essendo una presenza pervasiva e capillare nelle città. Renderlo visibile è fondamentale per portarlo in una prospettiva di policy che si orienta tra pubblico, privato e no profit, per passare dalla rigidità delle maglie settoriali amministrative alla ricchezza dei flussi, dei comportamenti, delle geografie alimentari urbane. Il cibo, infatti, potrebbe contribuire bene alla costruzione di politiche urbane esplicite, territorializzate e sistemiche

    Dallo spazio agricolo alla campagna urbana From agricoltural space to urban countryside

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    Lo spazio agricolo periurbano è l’oggetto di questo articolo e del dossier che si va ad introdurre. Esso contiene la maggior parte delle figure prodotte dalla città contemporanea e dalla dilatazione dei suoi confini, ma anche quelle provenienti dall’addensamento dell’insediamento in campagna da sempre connotato da processi lenti e basse densità insediative ed oggi attraversato da nuove pratiche sociali ed economiche che ne hanno trasformato la cultura rurale in una forma ibrida di urbanità e ruralità. Tra queste figure provenienti da differenti processi di rarefazione e densificazione di forme urbane, comunque centrifughe e decentrate, si vuole provare a mettere a fuoco lo spazio che le contiene, spesso trascurato dalla cultura urbanistica contemporanea perché non è abbastanza educata a riconoscere: una campagna vista come una sequenze di spazi agricoli, abitata ai margini e prodotta da forme innovative di agricoltura periurbana. In essa vive una società meticcia che rifiuta la città ma non vuole rinunciare ai vantaggi di prossimità che essa può offrire. I territori sono quelli meno dotati di un progetto, ancora poco compresi dalla cultura urbanistica e scarsamente messi a fuoco da quella agricola, molto interpretati e poco descritti, perché richiedono una esperienza nuova dello spazio, un ordine da inventare più che da indovinare. Questo spazio non è riferibile alla suburbanità, una città imperfetta che si produce per contiguità spaziale alla città vera, ma neanche può essere inteso come fenomeno di rurbanizzazionein quanto non è generato dalla improvvisa ipertrofia dell’insediamento rurale che dilaga nella campagna fino a raggiungere le prossime propaggini urbane. Anche le diverse forme di agricoltura che producono gli spazi della periurbanità hanno caratteri propri e innovativi, diversi da quelli dall’agricoltura rurale, indifferente alla città, elaborano modelli economici e sociali più creativi che provengono dalla trasformazione del mondo rurale, ma soprattutto dalla prossimità delle città, ispirandosi al bisogno di natura e di tempo libero per i cittadini, come ci spiega esaurientemente Donadieu nel suo saggio in questo dossier. Per alcuni versi, si potrebbe parlare di una nuova forma di perifericità, una periferia al plurale, non solo quella urbana che si è costruita a partire dalla città, ma anche quella che muove dalla campagna e rimane nella campagna, costruendo un “terzo territorio”, posto a metà strada tra urbanità e ruralità, uno spazio abitabile in cui rifondare i principi dell’orientamento e del riconoscimento. Esso è portatore di una idea più fertile di periferia perché non è chiaro il nucleo intorno a cui si espande, perché vanno rivisti i rapporti di complementarietà e dipendenza tra centro e margini. E’ un invito per chi studia la città a guardare con maggiore attenzione allo spazio agricolo che si trova nel mezzo, lo spazio in between, attribuendo ad esso una autonomia che riduce la vaghezza delle attribuzioni e la imprecisione denominativa. Questo spazio aspira soprattutto ad essere condiviso riconoscendo ad esso i requisiti di abitabilità

    Paesaggio, catastrofi e cambiamenti climatici

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    Esito di un lavoro di tavola rotonda sul tema Grandi catastrofi e sistemi ecologici resilient

    Mediterranei interni

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    Parlare di Mediterraneo come terra di mezzo oggi è davvero difficile. Alle immagini dell’accoglienza, dei flussi e degli scambi che hanno costruito l’essenza di uno spazio-idea, crocevia geopolitico, la condizione odierna, di chiusura e rifiuto, nega l’idea stessa di Mediterraneo e di mediterraneità. Non un luogo, ma un dispositivo antropogeografico; non un toponimo scaturito da una mitofania, ma la dimensione operativa e progettuale che è derivata dall’essere in mezzo, tra le terre e il mare, margine e interno, linee e superficie. Non un luogo definitivamente dato, ma le condizioni in cui le relazioni e i flussi hanno prodotto una spazialità e una mentalità mediterranea, diventata sinonimo di apertura, contatto, scambio. Di tutto questo oggi non c’è più traccia, se non nelle piccole realtà dell’accoglienza e isole della solidarietà fatta dal dividere quel poco che c’è

    Rigeneriamo le cittĂ , generiamo il futuro.

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    La regione Puglia ha presentato a Bari , dal 7 al 27 di marzo, una mostra convegno “Rigeneriamo le città, generiamo il futuro” organizzata per sezioni tematiche e momenti di discussione pubblica, gran parte dei risultati di una lunga attività avviata sui temi della rigenerazione urbana promossa dall’assessorato alla qualità del territorio. La mostra ha occupato gli spazi del futuro Mac Museo delle Arti Contemporanee nel ex cine-teatro Margherita utilizzando un linguaggio per la comunicazione delle iniziative chiaro e accattivante, non risparmiando gli apparati iconografici e strumenti interattivi che oggi aiutano a comunicare l’urbanistica (Gabellini, 2010). Quattro seminari hanno cadenzato i tempi della mostra. Quello di apertura (7 marzo) “Oltre la crisi. Il contributo della rigenerazione urbana e territoriale”, ha voluto introdurre i temi politici della mostra convegno confrontandosi con altre esperienze di rigenerazione urbana di paesi del Sud Europa. I punti emersi dalla discussione della prima giornata hanno insistito sulla capacità che in questi anni la regione ha avuto nella costruzione condivisa attraverso strategie e scenari per la costruzione di una visione di un futuro sostenibile del territorio, attivato non attraverso interventi ma tramite le sinergie delle politiche regionali. Si è riflettuto sulle visioni integrate del territorio e di quanto sia complesso costruirle e, per circolarità, sull'importanza che le politiche integrate del territorio hanno sulla costruzione delle strategie e degli scenari necessari nella pianificazione fisica del territorio. Si è ribadito sull'importanza della condivisione delle scelte costruita attraverso i laboratori di partecipazione attiva continuamente promossi in ogni iniziativa avviata. Alla base dei Programmi vi sono le tre parole-chiave che ricorrono in tutte le azioni regionali in materia: integrazione, sostenibilità ambientale e partecipazione degli abitanti. La rigenerazione intesa come intervento integrato, che coinvolge non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli sociali ed economici del degrado urbano. La rigenerazione urbana orientata al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale mediante il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione ecologica degli insediamenti. Nella seconda giornata (8 marzo) si è tenuto un incontro organizzato in 3 workshop all’interno dei quali sono state date voci agli amministratori, professionisti e cittadini per costruire un momento di dibattito pubblico e partecipato. Il terzo incontro (18 marzo) è stato organizzato con la partecipazione dell’assessorato al welfare sullo “Spazio tempo e generi della qualità urbana” concepito come seminario interattivo sui tempi e spazi per migliorare la qualità della vita delle persone. Il seminario ha avuto il merito di mettere a fuoco le implicazioni tra vita e lavoro, reti della mobilità e differenze di genere dei modi di vivere la città. Il quarto incontro (21 marzo) ha trattano i temi della dismissione &riuso a partire da una campagna di rilievo organizzata dal WWF all’interno della quale si sono presentate alcune esperienze, problematiche e buone pratiche presenti sottoforma di ricerche, progetti, esperienze, opere realizzate all’interno del territorio regionale

    Petra Matera

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    Petra e Matera sono città accumunate dalla loro straordinaria forma urbana, dalla particolarità delle architetture che testimoniano le loro vicende storiche e, per questo, sono state dichiarate entrambe patrimoni dell’UNESCO. Allo stesso tempo, per la loro attrattività turistica, esse sono anche accomunate da un’iper-esposizione mediatica, la quale, seppure più consolidata a Petra, sempre di più investe oggi la città di Matera, soprattutto dopo la proclamazione della città a Capitale della Cultura Europea 201

    Matera. Una nuova frontiera? Prime riflessioni.

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    La nostra idea è che Matera e il suo territorio possano far bene all’area metropolitana barese, e viceversa, partecipando al processo istituzionale promosso dalla Legge Delrio come provincia limitrofa, ma, di fatto, ridisegnando una nuova vision territoriale che va ad approfondire i territori interni murgiani pugliesi oltre i confini regionali ma anche oltre la stessa Matera, per aprirsi a densità territoriali e gradienti di internità della regione collinare e appenninica lucana. Area metropolitana barese come ponte e Matera come porta verso le aree interne potrebbero costituire un fattore di differenziazione che mette in moto una geografia critica tra costa sovraffollata ma infrastrutturata ed entroterra disabitato ma ricco di risorse naturali e custode di patrimoni materiali e immateriali di biodiversità2 , cogliendo la sfida che sta lanciando Matera come Capitale europea della cultura 2019: non-solo-Sassi, ma anche parte di un sistema policentrico murgiano, insieme ad Altamura e Gravina; città tra due parchi interregionali, quello nazionale dell’alta Murgia e quello regionale della Murgia materana e delle chiese rupestri. Dall’altra parte, l’area metropolitana di Bari acquisirebbe i vantaggi di essere varco per l’accesso a Matera, il che consentirebbe, allo stesso tempo, di reinterpretare e valorizzare la complessità del suo “retro” murgiano, a volte percepito come territorio inutile [Salvemini 2006]. Se è evidente che per Matera e per il territorio materano l’integrazione delle relazioni con il bacino metropolitano barese e il raggiungimento dei flussi e servizi di una polarità gateway-city adriatica con porto e aeroporto è cruciale soprattutto per migliorare l’accessibilità, allo stesso tempo la metropoli barese guadagnerebbe un’accessibilità al rovescio, intercettando, attraverso la forte attrattività di Matera Capitale della cultura 2019, significati e valori delle sue aree interne sulle quali orientare nuove progettualità territoriali per la prossima programmazione. Entrambe le realtà urbane e territoriali rintraccerebbero le ragioni storico-geografiche di una visione nel passato più profonda dei territori (non dimentichiamo che Matera era nella Terra d’Otranto), aiutando le attuali politiche a svelare errori e falsificazioni per trovare, nei tanti progetti impliciti ancora inespressi, maggiore coerenza con la produzione materiale e culturale reale del nostro territorio. The hypothesis presented hereby is based on the mutual positive influence that Matera and its territory can entertain with the metropolitan area of Bari and vice versa, participating in the institutional process supported by the Delrio Law as a conterminous province, but, in fact, redesigning a new territorial vision. This daring image deepens the internal Murgia territories beyond their regional borders, but also beyond Matera, to open up to territorial density and internal gradients of the hilly and Apennine region of Basilicata. Bari metropolitan area can be seen as a bridge, while Matera performs as a gateway to the inland areas: this model could set in motion a critical geography between an overcrowded but rich of infrastructures coast and an uninhabited hinterland rather rich in natural resources and in tangible and intangible biodiversity assets [Barca 2015], accepting the challenge that Matera is launching as Culture Capital 2019: not-just-Sassi, but also an integrated part of a polycentric murgian system, together with Altamura and Gravina; a city encased between two interregional parks, the alta Murgia National Park and the Murgia materana and rock churches Regional Park. On the other hand, the metropolitan area of Bari could acquire the benefits of being a transit for access to Matera, allowing, at the same time, to reinterpret and enhance the complexity of its rear, sometimes perceived as worthless territory [Salvemini 2006]. While it’s a self-evident statement that the integration with Bari metropolitan basin and the achievement of flows and services of an Adriatic gateway-city, with its port and airport, represents a crucial target to Matera and its surrounding, especially to improve the accessibility, it’s equally true that Bari could earn accessibility on reverse, intercepting, through the strong attractiveness of Matera Culture Capital 2019, meanings and values of its internal areas on which new territorial strategies for the next programming season could be oriented. Both cities could recognize in their past historical and geographical reasons of a deeper territorial view (Matera, for instance, was included in Terra d’Otranto), supporting current policies to reveal errors and falsifications, to find out, in those many implicit projects still unexpressed, more coherence with the current material and cultural production of our territory

    Rinaturalizzare/reinventare/riparare: azioni paesaggistiche per il riuso del paesaggio estrattivo: il caso studio della nuova provincia BAT

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    L’attività estrattiva ha costituito per la Puglia un importante motore di sviluppo economico e produttivo, uso del territorio legato alla sua tradizione storico-costruttiva. In particolare il bacino estrattivo della nuova provincia Barletta – Andria – Trani (BAT), a nord di Bari, in crisi ed in parte dismesso, è stato per la Regione uno dei riferimenti per l’ economia, non sempre sensibile verso le indotte trasformazioni sul paesaggio e territorio. Il presente contributo si propone di indagare quale possa essere il punto d’incontro tra il processo di pianificazione e quello produttivo, al fine di individuare strategie con cui operare il ripristino e la restituzione di usi, significati e valori a siti estrattivi ormai dismessi; attivando proattivamente e propositivamente processi virtuosi capaci di innescare da un lato una migliore gestione del paesaggio e dall’altro la necessaria innovazione nel sistema di gestione del comparto estrattivo risorse per il territorio. Partendo dall’atto di avvio del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), attento al recupero di cave esaurite ed abbandonate, si è cercato di definire un percorso metodologico e progettuale, nel quale il presupposto di riacquisire le cave esaurite in un processo di sviluppo sostenibile del territorio trova, attraverso azioni di paesaggio ripensate come le “3R”: Rinaturalizzare, Reinventare, Riparare, proposte strategiche di trasformazione territoriale in grado di delineare scenari futuri per il territorio e per i nuovi contesti di vita. Operativamente attraverso lo strumento delle linee guida sono state messe a sistema le tre azioni di paesaggio in risposta alle criticità che derivano dai processi e conflitti in atto individuati dai progetti territoriali di paesaggio regionale, con l’obiettivo di pensare al riuso delle cave esaurite per consolidare e valorizzare i caratteri di ciascun contesto di vita, e creare nuovi valori e risignificazione dei luoghi.The mining activity has been an important driver of economic and productive development for the Apulia region, representing a land use inextricably linked to its historical and constituting tradition. In particular, the mining basin of the comprehensive province Barletta - Andria - Trani (BAT), north of Bari, is now undergoing a crisis and has been partly dismissed. However, it has always been an important driving force for the local economy of the region. The consequent problems associated with landscape modification and alteration, land use,waste and sludge proper disposal have never been sufficiently taken into account This paper aims to investigate a possible meeting point between the planning and the production processes, in order to identify recovery and recycling strategies, as well as identifying how to return the dismissed extraction sites their former uses, meanings and values by proactively activating virtuous processes capable of triggering a better landscape management on the one hand and, on the other hand, the necessary innovation of the mining management system, allowing it to be a territorial resource again. Starting from the act of initiating the PTCP (Provincial Territorial Coordination Plan), attentive to the recovery of exhausted quarries and abandoned, we have tried to define a methodological and design, in which the assumption of regaining the exhausted quarries in the process of development sustainable land is, through actions of landscape rethought as the "3R" renaturalise, Reinvent, Repairing, policy proposals of territorial transformation can outline future scenarios for the region and for new life contexts. Operationally, through the instrument of the guidelines have been put in the system landscape of three actions in response to the issues that arise from the processes and ongoing conflicts as identified by the local projects of regional landscape, with the aim of thinking about the reuse of exhausted quarries for consolidate and enhance the characteristics of each context of life, and create new values and re-signification of places.Peer Reviewe

    Matera. Cultura del cibo, green soft power e politiche agrourbane

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    Le interferenze tra cultura del cibo e pianificazione definiscono una posizione nuova della città, non più solo consumatrice, ma anche attore e interlocutore politico e culturale sulla triade cibo, società e territorio. A convalida di questa posizione, i temi introdotti dall’Expo 2015, facendo riferimento ai concetti di sviluppo urbano e smart e slow city, delineano nuovi possibili scenari di condivisione tra città, campagna, comunità locali e agricoltura. Da questa prospettiva, per Matera, vergogna nazionale e oggi capitale europea della cultura, ci interessa capire i lasciti di un progetto riformatore e quanto esso sia ancora utile per evitare che il percorso verso il 2019, riferendosi a modelli astratti proposti durante il processo di candidatura, che nulla hanno a che fare con la domanda di nuovi immaginari e di welfare per la città e per i cittadini, riproponga processi esogeni che destabilizzano e, piuttosto, confermano le posizioni di rendita senza costruire vero apprendimento, con il rischio sempre in agguato di produrre altre retoriche. La nozione di “post agricolo” elaborata dagli antropologi, più ancora che “post rurale”, appare, anche dal versante dell’urbanistica, un termine fecondo, più libero da visioni precedenti, capace di inglobare più facilmente un discorso di cittadinanze, di sviluppo a base locale e green economy, white job e volontariato, forme di appartenenza e spazi di condivisione, per chiedersi se è il concetto di città e di cittadinanza che continua a dilatarsi, e se la nozione di periurbano, arricchito dalla visuale del foodscape, può tornare utile per problematizzare
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