7 research outputs found

    Do Circulating Extracellular Vesicles Strictly Reflect Bronchoalveolar Lavage Extracellular Vesicles in COPD?

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    Cell-derived extracellular vesicles (EVs) found in the circulation and body fluids contain biomolecules that could be used as biomarkers for lung and other diseases. EVs from bronchoalveolar lavage (BAL) might be more informative of lung abnormalities than EVs from blood, where informa- tion might be diluted. To compare EVs’ characteristics in BAL and blood in smokers with and without COPD. Same-day BAL and blood samples were obtained in 9 nonsmokers (NS), 11 smokers w/o COPD (S), and 9 with COPD (SCOPD) (FEV1: 59 ± 3% pred). After differential centrifugation, EVs (200–500 nm diameter) were identified by flow cytometry and labeled with cell-type specific antigens: CD14 for macrophage-derived EVs, CD326 for epithelial-derived EVs, CD146 for endothelial-derived EVs, and CD62E for activated-endothelial-derived EVs. In BAL, CD14-EVs were increased in S compared to NS [384 (56–567) vs. 172 (115–282) events/μL; p = 0.007] and further increased in SCOPD [619 (224–888)] compared to both S (p = 0.04) and NS (p < 0.001). CD326-EVs were increased in S [760 (48–2856) events/μL, p < 0.001] and in SCOPD [1055 (194–11,491), p < 0.001] when compared to NS [15 (0–68)]. CD146-EVs and CD62E-EVs were similar in the three groups. In BAL, significant differences in macrophage and epithelial-derived EVs can be clearly detected between NS, S and SCOPD, while these differences were not found in plasma. This suggests that BAL is a better medium than blood to study EVs in lung diseases

    Extracellular Vesicles in Pulmonary Hypertension: A Dangerous Liaison?

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    The term pulmonary hypertension (PH) refers to different conditions, all characterized by increased pressure and resistance in the pulmonary arterial bed. PH has a wide range of causes (essentially, cardiovascular, pulmonary, or connective tissue disorders); however, idiopathic (i.e., without a clear cause) PH exists. This chronic, progressive, and sometimes devastating disease can finally lead to right heart failure and eventually death, through pulmonary vascular remodeling and dysfunction. The exact nature of PH pathophysiology is sometimes still unclear. Extracellular vesicles (EVs), previously known as apoptotic bodies, microvesicles, and exosomes, are small membrane-bound vesicles that are generated by almost all cell types and can be detected in a variety of physiological fluids. EVs are involved in intercellular communication, thus influencing immunological response, inflammation, embryogenesis, aging, and regenerative processes. Indeed, they transport chemokines, cytokines, lipids, RNA and miRNA, and other biologically active molecules. Although the precise functions of EVs are still not fully known, there is mounting evidence that they can play a significant role in the pathophysiology of PH. In this review, after briefly recapping the key stages of PH pathogenesis, we discuss the current evidence on the functions of EVs both as PH biomarkers and potential participants in the distinct pathways of disease progression

    Caratterizzazione delle forme circolanti della proteina plasmatica transtiretina in pazienti affetti da amiloidosi cardiaca

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    La transtiretina (TTR), precedentemente denominata prealbumina, è una proteina plasmatica omotetramerica secreta dal fegato nel sangue e, in minor quantità, dal plesso coroideo nel liquido cerebrospinale. La forma monomerica della TTR ha un peso molecolare di 14 kDa e, nel plasma, esiste in forma tetramerica (55 kDa) derivante dall’associazione di due omodimeri (37 kDa). Il ruolo fisiologico della TTR è quello di legare e trasportare in circolo il complesso retinolo-proteina legante il retinolo (RBP) e l’ormone tiroideo tiroxina (T4), grazie alla presenza di tasche di legame che si realizzano nella struttura del tetramero. Il ripiegamento errato e l’aggregazione della TTR in questi fluidi porta a disfunzioni tissutali con conseguenti fenotipi clinici delle amiloidosi ATTR. In generale, è noto che i livelli plasmatici di TTR aumentano gradualmente dopo la nascita fino al raggiungimento di un valore soglia intorno ai 20 anni che rimane stabile nell’adulto, con concentrazioni comprese tra i 20 e i 40 mg/dl, per poi decrescere nuovamente con l’avanzare dell’età. Negli ultimi anni, l’interesse per lo studio medico-patologico della TTR è aumentato perché si è visto che questa proteina è coinvolta in diverse patologie, tutte accomunate dalla deposizione tissutale di strutture fibrillari insolubili che determinano amiloide. La suddetta deposizione è determinata dal ripiegamento errato e dall’aggregazione della TTR, e il cuore è uno degli organi bersaglio in cui più frequentemente si deposita amiloide. Il coinvolgimento cardiaco può essere riconducibile a tre forme eziologiche distinte, due delle quali sono dovute a mutazioni in grado di generare varianti strutturali della proteina TTR associata a polineuropatia amiloide familiare (FAP, Familial Amyloid Polineuropathy) e a cardiomiopatia amiloide familiare (FAC, Familial Amyloid Cardiomiopathy). La terza, ovvero l’amiloidosi da transtiretina wild type (ATTRwt), in passato detta amiloidosi senile sistemica (SSA, Senile Systemic Amyloidosis), è invece dovuta a depositi di TTR non mutata ed è di forte interesse perché non sono ancora noti i meccanismi che destabilizzano la struttura tetramerica della proteina wild type favorendo la fibrillogenesi. Il progetto di tesi si focalizza sulla caratterizzazione delle varie forme di TTR presenti nel plasma in soggetti sani e in pazienti con amiloidosi trattati o meno con un farmaco stabilizzante la proteina. A questo scopo è stata messa a punto una tecnica elettroforetica in grado di individuare le principali forme di TTR presenti in circolo. La metodica è risultata sufficientemente sensibile da mostrare delle differenze nelle varie forme di TTR dei pazienti affetti da ATTRwt rispetto ai soggetti non amiloidotici. Inoltre, è stato valutato l’effetto di un agente detergente, di un agente riducente e del calore sulla stabilità delle varie forme di TTR circolanti sia nei pazienti che nei soggetti sani

    Carovigno (BR), loc. Torre Guaceto – terza caletta (necropoli)

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    L’individuazione di una necropoli a cremazione nelle immediate vicinanze di un insediamento fortificato di grandi dimensioni (almeno 6 ettari) e di lunga durata (quantomeno dal Bronzo Medio iniziale al Geometrico Tardo) qual è Torre Guaceto è certamente un dato di notevole interesse scientifico per gli studi di protostoria italiana. La testimonianza si inserisce infatti in un panorama regionale nel quale (oltre ad alcuni casi relativi ad evidenze isolate e spesso di dubbia attribuzione) sono attestati solo due altri sepolcreti a cremazione (Scarano c.s.) nei siti di Torre Castelluccia (Pulsano, TA) e Pozzillo (Canosa, FG); si tratta di contesti indagati diversi decenni fa con metodologie ben diverse da quelle odierne e che, solo nel primo dei due casi, offrono l’opportunità di una correlazione diretta tra necropoli ed insediamento. Di particolare interesse è inoltre il quadro documentario locale all’interno del quale si colloca la scoperta di Torre Guaceto; il territorio costiero a Nord di Brindisi, pur registrando infatti un gran numero di evidenze protostoriche sia a carattere insediativo (Punta Le Terrare, Torre Testa, Scogli di Apani, Torre Guaceto, Torre Santa Sabina, Monticelli, Masseria Iannuzzo, Rissieddi, etc.) che funerario (tomba a grotticella di San Vito dei Normanni, tomba a fossa di Torre Guaceto, tumulo di Torre Santa Sabina), si presenta ancora quale un mosaico di elementi puntiformi e frammentari nel quale è difficile riconoscere il tessuto di relazioni tra ambiente naturale, spazi insediativi, collegamenti interni, luoghi di sepoltura e aree di culto. In questo contesto le indagini a Torre Guaceto, sia quelle già in corso da diversi anni in relazione all’evoluzione dei paesaggi costieri, alla carta archeologica della riserva ed allo scavo dell’insediamento di Scogli di Apani, che quelle appena avviate ed oggetto della presente richiesta di concessione per l’area della necropoli, potrebbero offrire la concreta opportunità di mettere le basi per un progetto di ricerca che consenta una lettura organica di uno spaccato territoriale dell’età del Bronzo. Gli abitati fortificati di lunga durata con le relative necropoli, gli apprestamenti temporanei o stagionali e gli insediamenti minori come anche i monumenti funerari tutti dislocati più all’interno probabilmente lungo i principali percorsi di collegamento a controllo del territorio e delle sue risorse e, infine, le grotte e i luoghi di culto. Allo stato attuale delle conoscenze, le indagini effettuate nella primavera del 2019 (ed il recupero puntuale di ulteriori materiali in affioramento nel giugno del 2020, Prot. n. 12532-P del 07/07/2020) consentono di esaminare una serie di aspetti connessi, da un lato, al contesto cronologico-culturale e, in parte, all’ambito rituale e, dall’altro, ad alcuni indicatori di carattere topografico e spaziale con lo scopo di individuare i macro-obiettivi da raggiungere contestualmente alle campagne d’indagine sistematica da realizzare nel prossimo biennio: 1) le testimonianze sin qui documentate sono state individuate lungo la fascia intertidale, sia direttamente sul banco di roccia esposto alle mareggiate che in lembi residui di deposito antropico (che riempiono localizzate depressioni dello stesso substrato) che sembra proseguire al di sotto dei depositi di sabbia e sotto la vegetazione spontanea; le trincee di indagine stratigrafica dovranno verificare tale ipotesi e fornire delle indicazioni circa l’estensione e la potenza dei depositi antropici riferibili al sepolcreto; 2) data l’assenza di stratigrafia nell’area indagata, le deposizioni funerarie e gli insiemi di buche di palo si sovrappongono nelle medesime aree (pur senza mai intersecarsi) suggerendo una possibile contemporaneità ed eventuali relazioni spaziali/funzionali; al tempo stesso, però, i pochi materiali ceramici diagnostici rinvenuti nei riempimenti delle buche di palo o nei lembi di deposito dilavati dal mare non direttamente relazionabili con gli ossuari sembrano riferirsi tutti al Bronzo Medio mentre, laddove disponibili, i caratteri formali dei cinerari con i loro coperchi o degli elementi di corredo suggeriscono una cronologia posteriore; le indagini stratigrafiche dovranno fare luce su tali aspetti e soprattutto chiarire se le ampie palizzate subcircolari sia contestuali allo spazio funerario; Gli esiti delle indagini saranno determinanti anche ai fini della tutela dell’area che, pur trovandosi all’interno di un sito SIC in una riserva naturale, potrebbe essere sottoposta a vincolo archeologico. Questo progetto di ricerca si inserisce inoltre nel quadro dello stretto rapporto di collaborazione interistituzionale esistente tra la Soprintendenza ABAP Lecce, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e la riserva di Torre Guaceto e sancito a maggio scorso dalla firma di una apposita convenzione

    Torre Guaceto (Carovigno, BR): necropoli a cremazione

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    La campagna di scavo del 2022, condotta dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento in collaborazione con il Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna (oltre che in accordo con il locale Ufficio della SABAP e con il supporto del Consorzio di Torre Guaceto) ha riguardato quattro diverse aree d’indagine per una superficie complessiva di circa 220 mq; la strategia d’indagine è stata indirizzata all’ampliamento dei settori indagati nel corso del 2021 ed all’apertura di due sondaggi stratigrafici funzionali a valutare la potenziale estensione dei depositi antropici protostorici e/o dello stesso sepolcreto sul versante S/SE. Si descrivono sinteticamente a seguire i risultati raggiunti con i diversi interventi appena elencati: § Area 3: il sondaggio stratigrafico ha consentito di verificare come al di sotto dello strato di sabbia (il cui spessore varia da pochi centimetri a oltre 2 metri) vi sia uno strato antropico di torba nerastra dello spessore di 25-40 centimetri che contiene materiali ceramici e faunistici riferibili probabilmente al Bronzo Medio; questo strato poggia a sua volta sul banco di roccia sul quale sono presenti i medesimi materiali archeologici e che presenta alcuni tagli di buche da palo. § Area 4: l’indagine archeologica ha consentito di individuare e documentare un cluster di circa 20 tombe e relativi vasi accessori concentrati al limite settentrionale della stessa area (ovvero presso il limite meridionale dell’Area 1/2021); sono inoltre state identificate diverse buche da palo e numerose aree di concentrazione di materiali ceramici almeno in parte riconducibili a quanto resta di attività connesse con l’utilizzo del sepolcreto. § Area 5: non sono state individuate tombe, ma è stato possibile documentare 20 nuove buche da palo appartenenti alla Palizzata 1 (già documentata nell’Area 1 nel corso degli interventi 2019- 2020 e nella campagna di scavo 2021); è stata indagata inoltre la metà residua di un cospicuo deposito di sedimento ricco di materiale botanico combusto (anch’esso rinvenuto nell’Area 1/2021) che colma un’ampia depressione naturale del banco di roccia e che potrebbe riferirsi ad un accumulo di terra di rogo. § Area 6: l’indagine in questo piccolo saggio non ha condotto all’individuazione di nuove tombe, ma solo di residui depositi superficiali probabilmente riferibili a frequentazioni di epoca successiva a quella protostorica (probabilmente tarda Età Ellenistica) e di alcune buche di palo. Le modalità di seppellimento e le tipologie dei materiali presentano le caratteristiche tipiche delle tombe a cremazione di una fase evoluta del Bronzo Recente e iniziale del Bronzo Finale (c. 1200- 900 a.C.). Presso il Laboratorio di Archeologia di Torre Guaceto sono stati effettuati gli interventi di restauro e microscavo delle urne con l’analisi antropologica preliminare

    The Journey of Human Transthyretin: Synthesis, Structure Stability, and Catabolism

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    Transthyretin (TTR) is a homotetrameric protein mainly synthesised by the liver and the choroid plexus whose function is to carry the thyroid hormone thyroxine and the retinol-binding protein bound to retinol in plasma and cerebrospinal fluid. When the stability of the tetrameric structure is lost, it breaks down, paving the way for the aggregation of TTR monomers into insoluble fibrils leading to transthyretin (ATTR) amyloidosis, a progressive disorder mainly affecting the heart and nervous system. Several TTR gene mutations have been characterised as destabilisers of TTR structure and are associated with hereditary forms of ATTR amyloidosis. The reason why also the wild-type TTR is intrinsically amyloidogenic in some subjects is largely unknown. The aim of the review is to give an overview of the TTR biological life cycle which is largely unknown. For this purpose, the current knowledge on TTR physiological metabolism, from its synthesis to its catabolism, is described. Furthermore, a large section of the review is dedicated to examining in depth the role of mutations and physiological ligands on the stability of TTR tetramers

    XI. ‒ Torre Guaceto (Carovigno, BR). - La necropoli a cremazione (indagini 2019-2020)

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    The paper presents the results of the first investigations at the Bronze Age cremation cemetery of Torre Guaceto, near Brindisi, which led to the identification and excavation of four cremation burials (Tomba no. 1-4), as well as different sequences of post-holes. Thanks to 14C dates and typological features of ceramic and metals finds, these burials have been dated between Middle Bronze 3 and Recent Bronze 2 (mid 15th-mid 12th centuries BC); therefore, Torre Guaceto represents, together with Canosa- Contrada Pozzillo, the oldest Bronze Age cremation cemetery south of the Po Plain. This contribution, despite being a pilot-study which will be soon complemented and significantly broaden with results from ongoing excavations, aims at reconstructing the multi-faceted history of the site and its community combining archaeological, anthropological, archaeobotanical, organic residue analyses, as well as lead isotope and chemical analyses on metals finds, thus trying to establish a protocol for future studies on the site
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