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    Correlazione tra livelli plasmatici di galactina e aterosclerosi coronarica: nuovo marcatore di instabilità clinica?

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    L’infiammazione gioca un ruolo chiave nella aterosclerosi. La galactina-3 è un mediatore dell’attivazione dei macrofagi derivato dall’endotelio, attivamente coinvolto nella regolazione di molti aspetti del comportamento delle cellule infiammatorie. Lo scopo di questo studio è quello di quantificare i livelli plasmatici di galactina-3 nei pazienti con malattia coronarica (CAD) e le sue diverse manifestazioni cliniche al momento dell’osservazione, per verificare se la galactina-3 potrebbe essere un biomarker utile nella valutazione della malattia aterosclerotica. Sono stati arruolati 125 pazienti affetti da CAD angiograficamente documentata (70 stabili, 55 instabile). I livelli plasmatici di galactina-3 sono stati quantificati utilizzando un kit ELISA. Pazienti instabili (n=55) avevano livelli plasmatici di galactina-3 superiori rispetto ai soggetti stabili [27.75 ng/mL (19.27-39.09) vs 6.48 ng/ml (4.88-8.83), p<0.001]. Sembra inoltre essere presente una correlazione tra i livelli plasmatici di galactina-3 e il numero di vasi compromessi: i pazienti con CAD trivasale avevano livelli più elevati di galactina-3 rispetto ai pazienti con malattia mono- o bivasale [17.39 ng/ml (10.75-29.82) vs 9.18 ng/ml (5.56-23.22), p=0.058]. Il riscontro di livelli plasmatici di galactina-3 significativamente più elevati nei pazienti con angina instabile rispetto a quelli con angina stabile conferma il coinvolgimento di galactina-3 nel promuovere l’attivazione dei macrofagi e l’attrazione dei monociti. Nonostante la distribuzione della CAD nei pazienti con malattia coronarica acuta e cronica malattia siano simili, si può ipotizzare che la galactina-3 possa essere un utile biomarker di placca aterosclerotica e in particolare della sua destabilizzazion

    Studio dei polimorfismi nel gene del recettore dell’apelina in pazienti con e senza ipertensione arteriosa

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    Apelina è un peptide endogeno che aumenta l’inotropismo cardiaco attraverso l’interazione con il suo recettore APJ. Alcuni risultati indicano che il sistema apelinergico possa avere un ruolo fisiopatologico nell’ambito delle malattie cardiovascolari e ci sono prove che mostrano il ruolo del sistema apelinergico nella regolazione della pressione sanguigna in vitro e in modelli animali. Il ruolo di apelina-APJ nella fisiologia del sistema cardiovascolare e la sua interazione con altri processi neuroendocrini non è stato completamente chiarito. Tuttavia, gli studi riportati indicano che la trasmissione del segnale mediata da apelina possa essere coinvolta nella regolazione della pressione arteriosa, funzione contrattile cardiaca, bilancio idrico, l’angiogenesi e l’inibizione dell’apoptosi. Abbiamo valutato la possibile relazione tra i polimorfismi G212A e A445C di APJ e la presenza di malattia coronarica (CAD) in pazienti italiani e nei controlli sani mediante RFLP-PCR. Abbiamo analizzato le frequenze alleliche e genotipiche dei polimorfismi APJ in 664 pazienti (378 con ipertensione) e 143 controlli. Non c’erano differenze tra le frequenze alleliche e genotipiche nei pazienti rispetto ai controlli per entrambi i polimorfismi analizzati. Nella popolazione CAD abbiamo osservato un aumento della frequenza dell’allele G212 nei pazienti con ipertensione rispetto ai pazienti senza ipertensione. Nessuna differenza è stata invece evidenziata nei due sottogruppi per il polimorfismo A445C. Anche se il ruolo funzionale del polimorfismo G212A non è stato ancora identificato, è possibile ipotizzare che la presenza dell’allele A sia in grado di causare un aumento nella funzione del sistema apelina/APJ associato ad un minor rischio di ipertensione arteriosa (IA)

    Livelli plasmatici di apelina in pazienti con fibrillazione atriale

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    Bassi livelli del peptide regolatorio apelina sono stati riportati in pazienti con fibrillazione atriale. Tuttavia, il possibile ruolo prognostico delle concentrazioni di apelina nei pazienti con fibrillazione atriale persistente non è stato studiato ancora. In questo studio, abbiamo cercato di determinare se i livelli plasmatici di apelina, dosati prima della cardioversione elettrica esterna, possano predire recidive di aritmia in pazienti trattati con farmaci antiaritmici. I livelli plasmatici di apelina, BNP e proteina C-reattiva sono stati misurati in 93 pazienti con fibrillazione atriale persistente prima di cardioversione elettrica esterna. Per identificare i predittori indipendenti di recidiva di aritmia è stata utilizzata l’analisi multivariata e la sopravvivenza libera da malattia è stata tracciata con il metodo Kaplan-Meier. Bassi livelli di apelina predicono indipendentemente la recidiva di aritmia in pazienti con fibrillazione atriale trattati con farmaci antiaritmici. Inoltre, pazienti con bassi livelli di apelina ed elevati livelli di BNP avevano una prognosi peggiore rispetto a quelli con livelli bassi di apelina o elevati di BNP singolarmente. In conclusione, la presenza di bassi livelli plasmatici di apelina prima di cardioversione elettrica esterna sono un fattore prognostico indipendente per la recidiva di aritmia nei pazienti con fibrillazione atriale trattati con farmaci antiaritmici. Sono necessari ulteriori studi per chiarire il ruolo potenziale dell’apelina come biomarker prognostico di risposta alla terapia antiaritmica nei pazienti con fibrillazione atriale
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