57 research outputs found

    Effects on management and outcome of severe sepsis and septic shock patients admitted to the intensive care unit after implementation of a sepsis program: a pilot study

    Get PDF
    INTRODUCTION: The application in clinical practice of evidence-based guidelines for the management of patients with severe sepsis/septic shock is still poor in the emergency department, while little data are available for patients admitted to the intensive care unit (ICU). The aim of this study was to evaluate the effect of an in-hospital sepsis program on the adherence to evidence-based guidelines and outcome of patients with severe sepsis/septic shock admitted to the ICU.METHODS: This prospective observational cohort study included 67 patients with severe sepsis/septic shock admitted to a multidisciplinary ICU at a University Hospital from January 2005 to June 2007. Compliance to 5 resuscitation and 4 management sepsis interventions and in-hospital mortality were measured following an educational program on sepsis for physician and nurses of all hospital departments and hospital implementation of a specific protocol for recognition and management of patients with severe sepsis/septic shock, including an early consultation by a skilled 'sepsis team'.RESULTS: During the study period, the compliance to all 9 interventions increased from 8% to 35% of the patients (P < 0.01). The implementation of resuscitation and management interventions was associated with a lower risk of in-hospital mortality (23% vs 68% and 27% vs 68%, P < 0.01). In the latter 2 semesters, after activation of the 'sepsis team', in-hospital mortality of ICU septic shock patients decreased by about 40% compared with the previous period (32% vs 79%, P < 0.01).CONCLUSIONS: In our experience, an in-hospital sepsis program, including education of health-care personnel and process-changes, improved the adherence to guidelines and the survival rate of patients with severe sepsis/septic shock admitted to the ICU

    Severe pneumonia caused by Legionella pneumophila serogroup 11, Italy.

    Get PDF
    Legionella pneumophila serogroups (SGs) 1–16 cause pneumonia in humans. Although SG 1 is the serogroup most commonly associated with disease, we report a case of community-acquired legionellosis caused by SG 11

    Rischio infettivo associato all'acqua potabile. Parte II: il problema legionellosi.

    No full text
    La diffusa presenza di Legionella nelle strutture pubbliche e private italiane e il rischio di malattia connesso è un problema emergente nell'ambito della Sanità Pubblica che richiede una speciale attenzione, anche perchè è possibile prevenirlo, ma solo attraverso la stretta collaborazione tra le diverse figure professionali coinvolt

    Protezione da anestetici volatili: monitoraggio ambientale e biologico dell'esposizione professionale a desfluorano e sevofluorano in sala operatoria

    No full text
    OBIETTIVI: Il desfluorano (D) e il sevofluorano (S) sono gli anestetici alogenati più recenti. Il D non viene utilizzato per l’induzione dell’anestesia. Abbiamo condotto un’indagine per valutare l’esposizione a D/S in sala operatoria. Poiché mancano i limiti “ufficiali” di esposizione a D e S, per interpretare i dati di monitoraggio abbiamo utilizzato il limite ambientale di 2 ppm raccomandato dal NIOSH per i primi alogenati e i limiti biologici riportati in letteratura.METODI: Il monitoraggio dell’esposizione a D/S ha riguardato 124operatori monitorati nel corso delle rispettive attività nelle saleoperatorie del Policlinico di Modena. Il monitoraggio ambientale èstato eseguito mediante campionatori personali Radiello e quellobiologico è stato effettuato dosando il D, il S e il metabolita del S,l’esafluoroisopropanolo (HFIP), nelle urine raccolte a fine turnooperatorio.RISULTATI: Per il D non sono stati osservati superamenti del limite ambientale di 2 ppm; un anestesista e un infermiere hanno fatto registrare livelli urinari eccedenti il limite biologico di 0,9 μg/L. Per il S i superamenti del limite ambientale di 2 ppm e/o dei limiti biologici di 3 μg/L per il S e di 488 μg/L per l’HFIP sono stati riscontrati nelle sedute di chirurgia pediatrica in senso lato con induzione inalatoria. I superamenti hanno riguardato gli anestesisti e gli infermieri aiuto anestesia, con gli anestesisti che hanno fatto registrare i valori più alti. Questi risultati possono essere interpretati sulla base della posizione che questi professionisti assumono e mantengono anche per periodi prolungati durante l’induzione inalatoria e che risulta molto vicina alle vie aeree del paziente.CONCLUSIONI: L’indagine ha evidenziato l’esposizione al S deglianestesisti e degli infermieri aiuto anestesia che effettuano induzioni/anestesie inalatorie con maschera nei bambini; un’esposizione che attualmente non si può eliminare ma solo cercare di ridurre al minimo attraverso l’applicazione di misure preventive e protettive

    Controllo dell'esposizione professionale a sevofluorano in sala operatoria

    No full text
    Negli ultimi anni è cambiata l’esposizione professionale ad anestetici volatili nelle sale operatorie del Policlinico di Modena: è stato abbandonato il protossido d’azoto ed il sevofluorano è attualmente l’anestetico maggiormente in uso. Obiettivi. Determinare l’esposizione a sevofluorano mediante misurazioni ambientali e biologiche. Analizzare la regressione tra dati ambientali e biologici. Esaminare la relazione tra tecnica di somministrazione dell’anestesia e grado di esposizione. Metodi. E’ stata controllata l’esposizione a sevofluorano di 58 operatori sanitari durante 10 sedute operatorie svoltesi in sale con efficienti sistemi di ventilazione e di gas-evacuazione. A tal fine sono stati impiegati campionatori personali a diffusione, analizzati in gas-cromatografia (GC) con spettrometro di massa, e campioni urinari raccolti a fine turno, in cui è stato determinato l’esafluoroisopropanolo (HFIP) (metabolita del sevofluorano) in GC con rivelazione a spettrometria di massa (GC-MSD) e a ionizzazione di fiamma (GC-FID). Informazioni sulla tecnica di anestesia (tubo/maschera, bassi/alti flussi di gas freschi) sono state tratte dalle schede anestesiologiche. Risultati. L’esposizione mediana a sevofluorano è risultata pari a 0,04 ppm (range 0,004-3,82 ppm): I valori limite ambientali di 0,5 e 2 ppm proposti dal NIOSH sono stati superati rispettivamente in 4 casi e in 1 caso. Le concentrazione di HFIP sono risultate comprese negli intervalli 2-1848 mcg/L in GC-MSD e 0-88 mcg/L in GC-FID. Correlazioni significative sono state riscontrate tra le concentrazioni ambientali di sevofluorano e quelle urinarie di HFIP. Le esposizioni più alte a sevofluorano sono state registrate per gli operatori impegnati in sedute di chirurgia pediatrica, in cui l’anestesia veniva somministrata con maschera ed alti flussi di gas freschi. Conclusioni. Complessivamente i dati ambientali e biologici denotano un’esposizione a basse dosi di sevofluorano. E’ tuttavia opportuno proseguire le attività di controllo dell’esposizione, particolarmente nelle sedute in cui vengono impiegate tecniche di anestesia che possono determinare una maggiore aerodispersione ambientale di sevofluorano
    • …
    corecore