24 research outputs found

    An in-and-out-the-lab Raman spectroscopy study on street art murals from Reggio Emilia in Italy

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    The street art murals ‘The Big Mother’ by Gola Hundun, the ‘Big Sacral Bird’ by Kenor, the ‘Oriental Carpet” by H101 and “The Economy Subdues You” by Zosen, belonging to the Cooperative Popular Houses of Mancasale and Coviolo in Reggio Emilia (Italy), were investigated by the use of various mobile Raman spectrometers coupled to different lasers and by micro-Raman spectroscopy on selected samples. The study was made necessary by the evident fading of many colours, despite the young age of the paintings, realized in 2010. The first step of the investigation, realized by the on-site campaign, was the identification of the materials, and in particular of the dyes. The main chromophores were identified as polycyclic, monoazo- and disazo- organic pigments, with inorganic compounds as bismuth vanadate (BiVO4) together with the extensive presence of rutile (TiO2). The second step was devoted to the study of the degradation mechanism affecting the colourful layers of the murals. It required the use of laboratory micro-spectrometers and was carried out on a reduced set of samples, selected during the in-situ campaign. This combination of on-site and laboratory Raman spectroscopy allowed the obtaining of the complete identification of the palette used by the different artists in a single day of measurements, in a complete non-destructive day. In addition, it was possible to minimize the number of samples required for the study of the degradation process. Graphical abstract: [Figure not available: see fulltext.

    Trasfigurazione di Cristo – Analisi scientifiche

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    Il presente contributo affronta lo studio delle tecniche e dei materiali costitutivi relativi a una delle opere giovanili di Lorenzo Lotto, quale la Trasfigurazione. Il dipinto su tavola in esame è una delle più importanti opere che l’artista realizzò ancora per la cittadina recanatese tra il 1511 e il 1512. Originariamente completata da una predella, venne descritta da Vasari nel 1568 nella sua collocazione originale, sopra l’altare maggiore della chiesa benedettina di Santa Maria in Castelnuovo, leggermente fuori Recanati. Dopo numerosi e documentati spostamenti, nel 1890 il dipinto fu acquisito dalla Pinacoteca recanatina dove ancor oggi è conservato presso una delle sale di Villa Colloredo Mels. In occasione della mostra su Lotto, presentata alle Scuderie del Quirinale di Roma nel 2011 a cura di G.C.F. Villa, nasce il desiderio di un preciso progetto scientifico e culturale che trova compimento in una straordinaria campagna di restauri e analisi che, dai primi esiti, fornivano risultati di grande interesse sia circa i materiali costituenti il dipinto sia riguardo la tecnica pittorica di Lotto, quindi le tipologie di pigmenti adoperati, consentendo di strutturare un’ampia serie di informazioni sulla preparazione utilizzata, l’ordine di stesura degli strati e il disegno preparatorio. Le analisi scientifiche, che hanno interessato l’intera superficie dipinta, sono state effettuate prima dell’ultimo intervento di restauro necessario a ristabilire il cattivo ed articolato stato conservativo che presentava l’opera, con numerose lacune diffuse, fortissima crettatura ed estesi sollevamenti, causa anche di vecchi interventi non idonei. Per quanto concerne lo studio dei materiali sono stati esaminati ben quarantacinque punti di misura mediante analisi spettroscopiche, e sulla base di questo studio sono stati in seguito prelevati sei microcampioni analizzati con tecniche micro-invasive. Il campione prelevato del retro della tavola, osservato mediante analisi morfologiche all’ESEM, ha stabilito che l’essenza lignea è riconducibile alla specie Populus sp. della famiglia delle Salicaceae, più comunemente conosciuto come pioppo, largamente utilizzato da Lotto per i supporti pittorici. Il dipinto è realizzato su una classica preparazione a base di gesso e colla animale, su questa, sia in XRF che nelle osservazioni delle sezioni lucide in OM viene rilevata in modo discontinuo la presenza di stagno che fa pensare ad una imprimitura localizzata di giallorino a volte addizionata con carbonato di calcio. In relazione ai pigmenti, per gli azzurri Lotto ricorre esclusivamente all’impiego di azzurrite e lapislazzuli: quest’ultimo addizionato a biacca, viene utilizzato per dipingere il risvolto interno della veste verde di Mosè e al manto di san Giacomo. Come provato dalle tecniche per immagine, l’integrazione delle analisi spettroscopiche hanno confermato che il lapislazzuli viene steso abitualmente sopra una base di azzurrite, stesa già con un modellato chiaro-scuro. L’azzurrite invece viene utilizzata a vista nella veste di san Pietro e nel cielo. Peculiare è l’aggiunta di lacca rossa di Robbia e carminio per ottenere effetti violetti in alcuni dettagli come l’orizzonte e in alcune parti della veste di Pietro; entrambe le tipologie di lacche si sono riscontrate anche in pigmenti rossi. Per quanto riguarda questi ultimi dall’analisi micro-chimiche è stato riscontrato l’uso di vermiglione, rosso minio e cinabro. Negli aranci Lotto utilizza orpimento e/o realgar (solfuri di arsenico), ai quali sembra aver aggiunto piccole dosi di cinabro; mentre nelle parti scure delle pieghe del manto di san Pietro sembra aver impiegato terra d’ombra. Gli incarnati risultano a base di biacca mescolata con quantità variabili di terre e cinabro. In particolare le indagini mediante tecnologia Raman ha permesso di confermare alcuni dei materiali determinati in EDS, come cinabro e litargirio, e di individuarne degli altri come ad esempio gommagutta e la presenza di zafferano. Le dorature, che interessano i nomi dei personaggi e alcuni dettagli quali le aureole, il cordoncino delle chiavi di san Pietro e i bordi delle tavole della Legge ai piedi di Mosè, sono realizzate in foglia applicate direttamente sopra la pittura mediante missione. In conclusione per lo studio dei leganti organici sono stati esaminati soltanto tre campioni che, mediante micro-FT-IR e GC-MS, hanno permesso di individuare l’uso di olio di lino e probabile olio di noce

    Trasfigurazione di Cristo - Analisi scientifiche

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    Il presente contributo affronta lo studio delle tecniche e dei materiali costitutivi relativi a una delle opere giovanili di Lorenzo Lotto, quale la Trasfigurazione. Il dipinto su tavola in esame è una delle più importanti opere che l’artista realizzò ancora per la cittadina recanatese tra il 1511 e il 1512. Originariamente completata da una predella, venne descritta da Vasari nel 1568 nella sua collocazione originale, sopra l’altare maggiore della chiesa benedettina di Santa Maria in Castelnuovo, leggermente fuori Recanati. Dopo numerosi e documentati spostamenti, nel 1890 il dipinto fu acquisito dalla Pinacoteca recanatina dove ancor oggi è conservato presso una delle sale di Villa Colloredo Mels. In occasione della mostra su Lotto, presentata alle Scuderie del Quirinale di Roma nel 2011 a cura di G.C.F. Villa, nasce il desiderio di un preciso progetto scientifico e culturale che trova compimento in una straordinaria campagna di restauri e analisi che, dai primi esiti, fornivano risultati di grande interesse sia circa i materiali costituenti il dipinto sia riguardo la tecnica pittorica di Lotto, quindi le tipologie di pigmenti adoperati, consentendo di strutturare un’ampia serie di informazioni sulla preparazione utilizzata, l’ordine di stesura degli strati e il disegno preparatorio. Le analisi scientifiche, che hanno interessato l’intera superficie dipinta, sono state effettuate prima dell’ultimo intervento di restauro necessario a ristabilire il cattivo ed articolato stato conservativo che presentava l’opera, con numerose lacune diffuse, fortissima crettatura ed estesi sollevamenti, causa anche di vecchi interventi non idonei. Per quanto concerne lo studio dei materiali sono stati esaminati ben quarantacinque punti di misura mediante analisi spettroscopiche, e sulla base di questo studio sono stati in seguito prelevati sei microcampioni analizzati con tecniche micro-invasive. Il campione prelevato del retro della tavola, osservato mediante analisi morfologiche all’ESEM, ha stabilito che l’essenza lignea è riconducibile alla specie Populus sp. della famiglia delle Salicaceae, più comunemente conosciuto come pioppo, largamente utilizzato da Lotto per i supporti pittorici. Il dipinto è realizzato su una classica preparazione a base di gesso e colla animale, su questa, sia in XRF che nelle osservazioni delle sezioni lucide in OM viene rilevata in modo discontinuo la presenza di stagno che fa pensare ad una imprimitura localizzata di giallorino a volte addizionata con carbonato di calcio. In relazione ai pigmenti, per gli azzurri Lotto ricorre esclusivamente all’impiego di azzurrite e lapislazzuli: quest’ultimo addizionato a biacca, viene utilizzato per dipingere il risvolto interno della veste verde di Mosè e al manto di san Giacomo. Come provato dalle tecniche per immagine, l’integrazione delle analisi spettroscopiche hanno confermato che il lapislazzuli viene steso abitualmente sopra una base di azzurrite, stesa già con un modellato chiaro-scuro. L’azzurrite invece viene utilizzata a vista nella veste di san Pietro e nel cielo. Peculiare è l’aggiunta di lacca rossa di Robbia e carminio per ottenere effetti violetti in alcuni dettagli come l’orizzonte e in alcune parti della veste di Pietro; entrambe le tipologie di lacche si sono riscontrate anche in pigmenti rossi. Per quanto riguarda questi ultimi dall’analisi micro-chimiche è stato riscontrato l’uso di vermiglione, rosso minio e cinabro. Negli aranci Lotto utilizza orpimento e/o realgar (solfuri di arsenico), ai quali sembra aver aggiunto piccole dosi di cinabro; mentre nelle parti scure delle pieghe del manto di san Pietro sembra aver impiegato terra d’ombra. Gli incarnati risultano a base di biacca mescolata con quantità variabili di terre e cinabro. In particolare le indagini mediante tecnologia Raman ha permesso di confermare alcuni dei materiali determinati in EDS, come cinabro e litargirio, e di individuarne degli altri come ad esempio gommagutta e la presenza di zafferano. Le dorature, che interessano i nomi dei personaggi e alcuni dettagli quali le aureole, il cordoncino delle chiavi di san Pietro e i bordi delle tavole della Legge ai piedi di Mosè, sono realizzate in foglia applicate direttamente sopra la pittura mediante missione. In conclusione per lo studio dei leganti organici sono stati esaminati soltanto tre campioni che, mediante micro-FT-IR e GC-MS, hanno permesso di individuare l’uso di olio di lino e probabile olio di noce
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