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    Innovative methods for Burn-In related Stress Metrics Computation

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    Burn-In equipment provide both external and internal stress to the device under test. External stress, such as thermal stress, is provided by a climatic chamber or by socket-level local temperature forcing tools, and aims at aging the circuit material, while internal stress, such as electrical stress, consists in driving the circuit nodes to produce a high internal activity. To support internal stress, Burn-In test equipment is usually characterized by large memory capabilities required to store precomputed patterns that are then sequenced to the circuit inputs. Because of the increasing complexity and density of the new generations of SoCs, evaluating the effectiveness of the patterns applied to a Device under Test (DUT) through a simulation phase requires long periods of time. Moreover, topology-related considerations are becoming more and more important in modern high-density designs, so a way to include this information into the evaluation has to be devised. In this paper we show a feasible solution to this problem: the idea is to load in the DUT a pattern not by shifting inside of it a bit at a time but loading the entire pattern at once inside of it; this kind of procedure allows for conservative stress measures, thus it fits for stress analysis purposes. Moreover, a method to take the topology of the DUT into account when calculating the activity metrics is proposed, so to obtain stress metrics which can better represent the activity a circuit is subject to. An automotive chip accounting for about 20 million of gates is considered as a case of study. Resorting to it we show both the feasibility and the effectiveness of the proposed methodology

    Studio sulle proprietà meccaniche del legno di palma (Phoenix dactylifera L.) al fine di acquisire maggiori informazioni sulle caratteristiche biomeccaniche e strutturali per la valutazione di stabilità e sicurezza in ambito urbano

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    Ad oggi le palme rappresentano un elemento ornamentale caratteristico di molte località turistiche costiere. Sono prevalentemente distribuite lungo le regioni temperate del paese e, nel corso degli anni, si sono diffuse anche all’interno dei giardini privati caratterizzando sempre più il paesaggio. Considerato che spesso si trovano in ambienti urbani densamente abitati, vicino a edifici e lungo strade a intenso scorrimento, si rende necessario provvedere ad elaborare un protocollo efficace per il monitoraggio del loro stato di salute e delle condizioni di sicurezza meccanica. Phoenix dactylifera L. è una delle specie più rappresentative di palma che troviamo in città, almeno nel nostro paese, e questo giustifica una specifica attenzione in merito alla sua stabilità strutturale. Lo studio della propensione al cedimento di questa monocotiledone, essenzialmente mutuato dalle esperienze maturate con specie arboree in senso stretto, non offre ancora risultati degni di nota, sia in termini teorici (elaborazioni modellistiche) che in termini pratici (valutazione di stabilità). Le cause di questo insuccesso sono sostanzialmente dovute al fatto che la palma presenta caratteristiche anatomiche assai diverse da quelle degli alberi. L’aspetto anatomico è il risultato della sola crescita primaria. Di fatto, queste semplici assunzioni giustificano la convinzione che l’eventuale risposta adattativa alle sollecitazioni esterne presenti peculiarità che escludono l’adozione dei più tradizionali protocolli diagnostici (fase visuale e fase strumentale della valutazione di stabilità). Il presente lavoro riporta indagini relative ai più comuni strumenti diagnostici (tomografie soniche, indagini penetrometriche e prove di trazione) applicati su palma, oltre che i risultati ottenuti da prove meccaniche di distruzione di provini legnosi (test di rottura in compressione). Questa attività ha analizzato la correlazione tra i dati tomografici e il modulo elastico, ottenuto dalle prove di deformazione dei campioni di legno, riferita alle diverse sezioni trasversali dello stipite. In conclusione, i dati raccolti descrivono un comportamento biomeccanico della palma (modulo elastico, carico di rottura, distribuzione dei carichi, ecc.), molto differente dai modelli fino ad ora elaborati e riferiti agli alberi
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