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    ASPETTI ULTRASTRUTTURALI DELLA CELLULA UOVO E DELLE CELLULE FOLLICOLARI DI PHYTOPTUS AVELLANAE NAL. (ACARINA: ERIOPHYOIDEA)

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    The ultrastructure of the egg and of the follicle cells of Phytoptus avellanae Nal. (Acarina: Eriophyoidea) was examined by transmission electron microscopy with special regard to the mechanism of the production and the accumulation into the oocyte of yolk and lipoid substances.The follicle cells show endoplasmic reticulum, Golgi bodies, mitochondria and many vesicles which might be interpreted as containing secretory products. Secretory vesicles originate from mitochondria which are composed of numerous layers of electron-dense lipoid and often containing one or several yolk or lipoid droplets. In addition to those myelin fìgures », there were numerous mitochondria with ordinary cristae and dense matrix and also partly myelinated mitochondria losing their cristae. Basing on these observations we can conclude that the secretory substance is originated from myelinated mitochondria and fìnally lipoid and yolk globules are formed. The accumulation of the secretory substance into the oocyte was by pinocytotic mechanism and by pores of vitelline membrane.  Gli autori descrivono gli aspetti ultrastrutturali dell'uovo e delle cellule follicolari di un Acaro Eriofìde: Phytoptus avellanae Nal. che vive nelle gemme del Nocciolo determinando ipertrofìe a carico delle stesse. Lo studio delle ultrastrutture delle cellule uovo e follicolari appare di notevole importanza poiché ha messo in evidenza, soprattutto a carico dei mitocondri, variazioni strutturali che dimostrano la loro evoluzione sino alla formazione, da una parte, di corpi lipidici e, dall'altra, di granuli di vitello (questa ultima trasformazione è certa solo per i mitocondri delle cellule follicolari). Un'ulteriore evoluzione dei mitocondri è quella che porta alla formazione di complessi mitocondriali del tipo delle condriosfere. Sono stati messi in evidenza fenomeni trofìci da parte delle cellule follicolari rispetto alle cellule uovo con il passaggio di materiale di riserva attraverso i pori della membrana vitellina e mediante fenomeni di pinocitosi. Il materiale trofìco è rappresentato soprattutto da lipidi, da granuli di glicogeno e, in modo più abbondante, da granuli di vitello che nelle cellule uovo diventano più evidenti come placche vitelline

    I Micromammiferi della foresta di Divijaka (Albania) da borre di Barbagianni

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    La foresta di Divijaka è sita nel Distretto di Lusnja, a circa 50 Km a sud di Durazzo e si estende per 780 ha. Consiste per lo più di boschi maturi di pini (<em>Pinus pinea</em> e <em>P. halepensis</em>) con folto sottobosco a macchia mediterranea e rappresenta una delle aree boschive costiere più interessanti dell'Albania centrale, tanto da essere stata proclamata Parco Nazionale dal 1966. L?area boschiva si presenta molto strutturata e con una notevole varietà floristica e si caratterizza per la presenza di numerose pozze temporanee, salmastre e di acqua dolce, e di piccoli corsi d?acqua che giungono dalle colline circostanti. Scopo del presente lavoro è quello di illustrare i primi dati sulla comunità di micromammiferi presenti nella foresta di Divijaka rilevati attraverso l'analisi delle borre di Barbagianni (<em>Tyto alba</em>). Nel mese di aprile del 2001 sono state raccolte 18 borre integre più 2 frammenti in un posatoio di Barbagianni presente in un casolare abbandonato all'interno della foresta. L'analisi delle borre ha consentito di determinare 68 prede di cui circa l'84% rappresentato da mammiferi. Sono state identificate 6 specie di micromammiferi, 2 insettivori <em>Crocidura suaveolens</em> (17,6%) e <em>Suncus etruscus</em> (4,4%), 3 roditori <em>Mus spicilegus</em> (29,4%), <em>Micromys minutus</em> (13,2%) e <em>Apodemus</em> cfr. <em>sylvaticus</em> (5,9%) e un gliride <em>Muscardinus avellanarius</em> (13,2%). Le restanti prede erano rappresentate da uccelli (14,7%) e insetti (1,5%). I nostri dati confermano che <em>Mus spicilegus</em> è diffuso più di quanto non si pensasse lungo la costa adriatica ed evidenziano l'importanza di tale taxon nel sistema trofico del Barbagianni

    Caratteristiche dei segni di marcatura territoriale nel capriolo, <em>Capreolus capreolus</em> L., 1758

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    I maschi maturi di capriolo sono territoriali dagli inizi della primavera (aprile) fino all?epoca degli amori, tardo agosto ? inizio settembre. Durante il periodo territoriale, i maschi eseguono due tipi di marcatura olfattiva a significato territoriale: le raspate e i fregoni. Le prime sono effettuate con le ghiandole site tra le dita delle zampe anteriori, i secondi con le ghiandole poste alla base dei palchi. Nel presente contributo si riportano alcuni risultati preliminari sull?abbondanza relativa dei due tipi di marcatura in due habitat alpini con differente copertura vegetazionale, per stabilire se questa influenzi la scelta del tipo di marcatura. L?area di studio è situata nella Val Chisone (Alpi nord ? occidentali) ed è compresa tra i 1800 e i 1900 metri di quota con una superficie di 238,5 ha. L?area è caratterizzata da un pascolo di 96,5 ha (pari al 40,5% dell?area) e da un lariceto di 142 ha (pari al 59,5% dell?area). Lo studio è stato effettuato nel periodo estivo nell?arco del triennio 2001-2003. I segni territoriali sono stati rilevati in aree di forma quadrata con lati di 15 metri (225 m²) campionate con un metodo di randomizzazione. In ogni area campione si è valutato il numero, le dimensioni e la densità dei segni di marcatura nonché il tipo di stratificazione vegetazionale (arborea, arbustiva, erbacea), le classi percentuali di copertura, il numero di piante marcate e quelle potenzialmente marcabili. Per valutare l?esistenza di correlazione tra i segni di marcatura e i diversi parametri ambientali misurati si sono utilizzati dei test di Spearman. Sono stati rilevati 52 fregoni (x = 3,71; SE = 0,90) e 24 raspate (x = 1,71; SE = 0,57). Il 68% dei fregoni è stato rilevato in aree campione con una densità di alberelli inferiore a 3,1 alberelli/10 m², mentre il 100% delle raspate è stato rinvenuto in aree campione con una densità di alberelli inferiore a 2,2 alberelli/10 m². In ogni area campione il numero di fregoni è positivamente correlato al numero di alberelli (r<sub>s</sub> = 0,921 p<0,001), mentre il numero di raspate diminuisce in maniera statisticamente significativa al diminuire del numero di alberelli (r<sub>s</sub> = -0,814 p<0,001). Entrambi i tipi di marcatura si rinvengono con maggiore frequenza nelle aree con struttura vegetazionale più aperta, in cui la densità degli alberelli è inferiore a 4 alberelli/10 mq. Sia la dimensione di ogni singola raspata che la distanza tra queste sono correlate negativamente alla densità degli alberelli, per cui sembra che, almeno per questo segno di marcatura, l?attività di marcatura sia distribuita in maniera omogenea
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