39 research outputs found

    Global crisis and the systems of spatial governance and planning: a European comparison

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    Inadequate regulation of spatial development is at the origin of the current global crisis and increases, in years of crisis, the unequal distribution of wealth. The importance of the related risks for democracy draw attention to the systems of spatial governance and planning, through which States regulate spatial development. In Europe, the countries most affected by the unequal effects of the crisis have spatial planning systems that are traditionally based on the preventive assignation of rights for land use and development through a plan. The systems of other countries had established beforehand that new rights for land use and for spatial development are rather assigned only after the public control of development projects and their distributional effects. Despite the evidence that some models can operate better than others in ensuring public government of spatial development, the improvement of spatial planning systems is, however, limited by their complex nature of ‘institutional technologies’. Especially in a context of crisis, planners are responsible for the increase in public awareness concerning the role of spatial governance in economic and social life

    EU territorial governance: learning from institutional progress

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    EU territorial governance is a concept now familiar to European planners and decision makers. However, the lack of an official definition makes its relationship with planning activities and processes in the EU member countries unclear. Looking back at the recent history of various attempts to factor territory into the EU policy agenda, this article proposes a systematic review of institutional documents regarding, in a direct or indirect manner, EU territorial governance. The aim of the article is to assess the positioning of this concept in an institutional perspective from direct sources, in order to discuss possible implications for planning in the context of European integration

    Pianificazione spaziale europea in Italia

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    Da quasi 30 anni le esperienze di pianificazione spaziale europea interessano anche l’Italia, influenzando in vari modi il sistema di governo del territorio. I cambiamenti innescati o favoriti dalla governance territoriale europea sono riconoscibili a tutti i livelli di funzionamento del sistema: centrale, regionale e locale. Esperienze più recenti e l’evoluzione incerta suggeriscono, d’altra parte, che la consapevolezza politica del ruolo del governo del territorio nell’orientare lo sviluppo e la coesione economica e sociale tarda a maturare

    Esperienze di pianificazione spaziale europea

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    Il capitolo approfondisce le pratiche di pianificazione spaziale europea attraverso due casi, entrambi riferiti al periodo 2000-2006. Il primo caso riguarda il programma Interreg IIIB «Spazio alpino» nell’ambito della politica di cooperazione territoriale europea. Il secondo caso riguarda il programma Urban II «Mirafiori Nord» a Torino nell’ambito della politica europea di sviluppo urbano. L’approfondimento di tali esperienze è volto a illustrare in modo circostanziato orientamenti, metodi, risultati e limiti delle pratiche di pianificazione spaziale europea

    The Europeanisation of territorial governance and spatial planning: a tool for analysis

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    The Europeanisation of territorial governance and spatial planning (TG&SP) concerns both the possible influence of the European Union (EU) on national TG&SP systems and the contextual shaping of wider European territorial governance. This contribution presents the framework adopted by the COMPASS project to understand and analyse the Europeanisation of TG&SP in the 32 countries composing the ESPON space. Section ii) proposes a model that conceptualises TG&SP systems as complex institutional technologies subject to socio-economic, cultural and political changes and embedded within a wider EU territorial governance framework. Section iii) presents in more detail the three types of top-down influences (structural, instrumental and discursive top-down) identifiable through the model, whereas section iv) describes the types of bottom-up influences (discursive bottom-up and practical) and a horizontal influence. Section v) rounds off the contribution, reflecting on the application of the model and its added value. The proposed approach constitutes the first attempt to represent and analyse Europeanisation in the field of TG&SP in a comprehensive and systematic way. The results of the analysis led to circumstantial recommendations for policy-makers at various levels, with the aiming of enabling better cross-fertilisation between domestic TG&SP and EU Cohesion Policy

    Handbooks in planning: five theses for teaching across national borders

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    Handbooks are assigned the task of presenting knowledge in a systematic manner for practical learning purposes. This is less immediate for spatial planning, a complex (and sometimes confusing) field of knowledge, also because of the different legal frameworks and cultural traditions in which it is practiced. Handbooks in planning are indeed used to refer the teaching to a specific national context, but this may lead to confusing the technical nature of planning with its institutional codification. The handbook recently published by the present authors in Italy builds on the assumption that planning education requires, first and foremost, that students understand its value as specific technical knowledge. From this assumption follows the distinction between ‘spatial governance’ and ‘spatial planning’, adopted in the handbook. The proposed contribution summarises the educational choices behind the handbook in five theses, which are discussed as a basis for teaching planning in an international perspective: 1) urban planning is a field of knowledge, teaching its technical aspects means teaching spatial planning; 2) to teach spatial planning we must explain why it is instrumental for the purposes of spatial governance; 3) the technique of spatial planning originated from recognisable matrices, the teaching of which lays the foundations for all subsequent learning; 4) also for teaching purposes, the technique of spatial planning can be traced back to zoning; 5) spatial governance is not a form of technical knowledge, but a political practice that may be taught insofar as it is necessary for understanding the effects of spatial planning

    Evoluzione istituzionale, nuovi strumenti e modelli di governance territoriale. Atti XXIII Conferenza Nazionale SIU. VOLUME 02

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    A partire dalla seconda metà del secolo scorso, il modo di intendere il ruolo e la natura dell’azione pubblica è mutato considerevolmente, e i sistemi urbani e territoriali sono stati progressivamente interessati da livelli di interdipendenza sempre maggiori tra flussi, attori, istituzioni e funzioni (Stoker, 1998; Davoudi et al., 2009). In tale ottica, la necessità di nuove forme di governance territoriale deriva dalla crescente complessità economica e sociale, e i modelli emergenti sono interpretabili come tentativi di occuparsi di problemi complessi in una situazione in cui le configurazioni istituzionali esistenti non sono in grado di raggiungere i risultati desiderati. La contrazione demografica, la sua concentrazione attorno ai maggiori centri metropolitani, il progressivo invecchiamento della popolazione e i fenomeni socioeconomici che ne derivano pongono nuove sfide per il governo delle città e regioni in Europa. In linea con queste tendenze generali, le configurazioni istituzionali tradizionali sono sottoposte a stress, soggette a un progressivo ripensamento, nonostante una forte componente inerziale e vari gradi di dipendenza dal contesto (Berisha e al., 2020). Nel complesso, tali cambiamenti contribuiscono a modificare le azioni ai diversi livelli territoriali e moltiplicano i soggetti e i luoghi delle politiche e degli interventi. In particolare, hanno l’effetto di ridefinire il ruolo dei livelli di organizzazione sovra- e sub-nazionali, in un processo di ‘rescaling’ caratterizzato dalla riorganizzazione, riarticolazione e ridefinizione delle scale territoriali e dei corrispondenti livelli di governo (Brenner, 1999). Questo processo solleva questioni inedite di coordinamento transcalare, facendo emergere un sistema di ‘governance multilivello’ caratterizzato dalla interazione continua tra livelli territoriali quale risultato di un ampio insieme di processi di creazione istituzionale e riallocazione decisionale cha ha spostato alcune funzioni tradizionalmente al centro dell’azione statale verso il livello sovranazionale e verso il livello regionale/locale (Hooghe & Marks, 2001). Allo stesso modo, ciò favorisce la ridefinizione delle geografie amministrative esistenti in organizzazioni più flessibili e aperte, che pongono una serie di questioni in termini di integrazione verticale e orizzontale e sussidiarietà, oltre che di nuovi strumenti di governo del territorio emergenti alla scala transnazionale, regionale e metropolitana (Haugton e al., 2010). Le azioni intraprese sono caratterizzate in misura sempre maggiore dall’interazione di una molteplicità di soggetti e di interessi che entrano in relazione fra loro con diversi fini (Dente, 1999). I risultati delle politiche sono così sempre meno il prodotto delle azioni autonome del soggetto pubblico, ma dipendono dalla capacità di far leva sulle reti degli attori locali, sottolineando non ‘solamente […] la natura interattiva dei processi di governance, ma […] il modo in cui le reti sociali entrano ed escono dalle istituzioni formali di governo’ e riconoscendo che ‘la razionalità collettiva è un’attività ben più ampia e complessa di quella che può essere “catturata” dai modelli della razionalità tecnico-strumentale e dai processi della pianificazione razionale’ (Healey, 1997, p. 204, traduzione propria). Diversi soggetti, anche non istituzionali, hanno la possibilità di svolgere un ruolo attivo nella definizione delle scelte e delle azioni di interesse collettivo, attraverso tavoli di concertazione dove, più che la gerarchia delle competenze, conta la costruzione degli interessi in gioco, delle attese e delle intenzionalità espresse dai diversi soggetti. Se nuove configurazioni di governance ridefiniscono il ruolo e le modalità di azione del soggetto pubblico, da un ruolo più propriamente decisionale e regolativo verso un ruolo di ‘pilotage’ e accompagnamento delle azioni fra i soggetti (Jessop, 1995), allo stesso modo sollevano alcune criticità in relazione alla effettiva legittimità e all’accountability dei processi decisionali che le caratterizzano. Da un lato, infatti, esse sembrano favorire la partecipazione democratica e l’empowerment della società civile; d’altro canto, però, i meccanismi e i legami di trasparenza sono spesso completamente ridisegnati all’interno di questi processi di governance-oltre-lo-Stato (Swyngedow, 2005). Mente un sistema politico democratico è dotato di meccanismi più o meno chiari per stabilire la legittimità della partecipazione, nel caso dei nuovi modelli di governance tale legittimità è sovente implicita nell’appartenenza dei gruppi che partecipano a particolari segmenti della società civile. Dato l’opaco sistema di rappresentazione, la legittimità di tale sistema è generalmente scarsa e poco trasparente. In altre parole, l’effettiva rappresentatività degli attori coinvolti è difficilmente verificabile e quasi impossibile da mettere in discussione. A partire dal quadro qui brevemente introdotto, la Sessione 2 della XXVIII Conferenza Nazionale SIU (Torino, giugno 2021) si prefigge di mettere in discussione temi consolidati ed emergenti del governo del territorio attraverso una serie di contributi che forniscono sia prospettive di natura comparativa, sia approfondimenti su singoli contesti. In particolare, la Parte I del volume presenta alcuni sguardi d’insieme sull’evoluzione del governo del territorio in diversi contesti. In primo luogo, Berisha, Cotella, Janin Rivolin e Solly riflettono sull’effettiva capacità dei diversi sistemi di governo del territorio di esercitare un controllo pubblico sulle trasformazioni spaziali, in particolare rispetto all’obiettivo di indirizzarle in un’ottica più sostenibile. Successivamente, Jones e Ponzini dirigono la roro attenzione sulla governance dei mega-eventi nelle città occidentali, esplorandone le implicazioni in termini di rescaling delle competenze e degli strumenti di piano adottati nei diversi contesti. Infine, Pietrostefani ricostruisce il quadro eterogeno che caratterizza l’attività di pianificazione legata alla conservazione nel contesto italiano, esaminando il ruolo delle istituzioni informali e il loro impatto. La Parte II si concentra più nello specifico sull’evoluzione delle esperienze di governance metropolitana in Italia e altrove. Nel primo contributo, De Luca, Pisano, di Figlia e Lingua presentano una serie di pratiche ‘dal basso’, che hanno contribuito alla definizione dello scenario del Piano Territoriale per la Città Metropolitana di Firenze. Sempre Firenze e la sua aree metropolitana costituiscono l’oggetto dell’analisi di Zampini, di Figlia e De Luca, che esplorano la coerenza fra strumenti di piano e relative visioni, nel tentativo di comprendere le reali relazioni che si innestano tra i vari livelli amministrativi rispetto agli indirizzi strategici e programmatici. Il lavoro di Chiodi e Fedeli sposta l’attenzione sul contesto brasiliano, analizzando l’evoluzione istituzionale delle regioni metropolitane, in particolare in relazione ad una serie di temi salienti, come il coordinamento multilivello, l’apertura delle arene decisionali alla società civile e la natura dei processi decisionali inerenti la pianificazione spaziale. Gli ultimi due contributi di questa sezione spostano l’attenzione sul tema dei servizi e, più in generale, del welfare. Marani, Bovo, Tagliaferri e Sabatinelli, in particolare, si occupano di esplorare processi e meccanismi alla base dei servizi a vantaggio di cittadini provenienti da altri paesi nel contesto dell’Area Metropolitana Milanese. Devoti, dal canto suo, riflette sulle nuove pratiche del welfare cooperativo, e più in particolare su quelle pratiche di condivisione e reti solidati che sono in grado di offrire contromisure rispetto alla crescente insicurezza sociale e fragilità spaziale. Una serie di modelli di governance territoriale è poi presentata nella Parte III, concentrandosi su temi, scale e tipologie di territorio differenti. Marson, Porta e Imarisio affrontano il tema della governance del paesaggio: a partire dall’esperienza del contesto Eporediese il loro contributo sottolinea la necessità di mettere in atto forme di governance che siano in grado di garantire la contaminazione fra soggetti differenti, al fine di coltivare visioni e progettualità capaci di valorizzare le specifiche caratteristiche del contesto. Contato esplora le relazioni che stanno caratterizzando il processo evolutivo dei territori in ottica policentrica, a partire dalle forme di cooperazione in atto e dalle dinamiche di rescaling che queste ultime sottendono. Chieffalo vira l’attenzione sulle aree rurali, ed in particolare sulla costruzione di un modello di indirizzo operativo per la definizione di possibili scenari di sviluppo per aree rurali attraverso processi di ‘Smart Land Modelling’. Vettorato prende in esame invece le tematiche proprie del marketing territoriale, esplorandone le possibili declinazioni in contesti suburbani caratterizzati da processi di spopolamento, e riflettendo sulle principali criticità e prospettive offerte da tale scenario. Infine, il contributo di Taccone illustra gli esiti del progetto Care Abilities and Professions for an Aggregating City, che propone la messa in atto di una serie di iniziative di natura socioeconomica finalizzate alla valorizzazione e alla promozione dell’identità locale, al fine di avviare un percorso di riqualificazione ed integrazione urbana sostenibile. La Parte IV del volume, infine, sposta l’attenzione su una serie di recenti politiche e pratiche di rigenerazione urbana in atto nel nostro paese a varie scale. In primo luogo, Ronsivalle riflette sulle sfide presentate dalla rigenerazione dei waterfront delle città di medie dimensioni a partire dal caso di Catania, evidenziando gli impatti prodotti, il livello di coinvolgimento degli stakeholder locali e i principali catalizzatori di sviluppo. Successivamente, Berni prende in esame i risvolti dell’introduzione della figura dell’Architetto di Quartiere nel caso di Reggio Emilia, analizzandone limiti e potenzialità in termini di ruolo e competenze nell’ambito della rigenerazione collaborativa degli spazi urbani. La città di Reggio Emilia rimane al centro dell’interesse del contributo successivo, nel quale Levi e Berni riprendono l’approccio collaborativo introdotto nell’articolo precedente, sviluppando però una serie di riflessioni di natura più generale che riguardano nuove forme incrementali di sviluppo urbano, attuate attraverso pratiche collaborative tra istituzioni pubbliche e privati cittadini nel campo della rigenerazione urbana. Infine, il volume è concluso da Ladu, Balletto, Milesi e Borruso, che illustrano i risultati di un progetto di ricerca che ha esplorato le potenzialità derivanti dal riuso dei rifiuti da costruzione e demolizione, secondo i principi dell’Economia Circolare, con particolare attenzione al contesto regionale della Sardegna

    La politica regionale di sviluppo della Valle d'Aosta 2007/13. Rapporto di monitoraggio al 31.12.2015

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    Rapporto periodico di monitoraggio della Politica regionale di sviluppo 2007/13 in Valle d'Aost
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