27 research outputs found

    La responsabilità degli enti nella prospettiva dei «grandi spazi». Profili transnazionali del d.lgs. n. 231/2001

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    The author investigates the transnational application of corporate liability law (decreto legislativo 08.06.2001, n. 231) in the light of the fundamental transformations that globalization has caused. The domestic question about liability of foreign corporations is thus analyzed considering the current trends of globalization: the disaggregation of sovereignty and territory; the "space revolution" and the evolution of territoriality in a regulatory sense; the creation of functional or post-geographic forms of jurisdiction, through which national states regulate cross-border business activity; the role that courts and judges play in this context as border guards. According to the author, the activity of multinational corporations rep- resents the most significant ground for observing the developments of regulatory models ("regulatory capitalism"). At the same time, in this context, arises a new "transnational", "hybrid”, “polycontextural "," global " law. Finally, the author criticizes the extraterritorial scope of corporate liability system, suggest- ing certain amendments in order to make domestic law compliant with non-interference principle and consistent with the "inter-legal" dimension which connotes the regulation of transnational economic activity

    Il giudice border guard nei «grandi spazi»: prospettive critiche intorno alla responsabilità degli enti

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    The Author addresses the geographical dimension of domestic law («d.lgs. n. 231/2001») with a view to its transformations, triggered by economic globalization, according to the ways in which states define their jurisdictional boundaries. Domestic courts, especially in the context of regulating the economic activity of TNCs, have effectively assumed the role of “border guards”: it is judges who create and recreate the territorial state in a be-fitting way. Starting from this critical perspective, the Author discusses critically the national case-law concerning extraterritorial applicability of «d.lgs. n. 231/2001». In the end, the Author suggests some proposals to amend art. 4, in order to conceive an autonomous legal basis for asserting

    La tipicita debole del delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione. La dialettica tra statica del tipo criminoso e dinamica del processo.

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    La presente tesi di laurea propone uno studio critico delle fattispecie incriminatrici di «Bancarotta fraudolenta», tra cui, in particolare, quelle previste dagli artt. 216, 1° co., l. fall. e 223, 1° e 2° co. l. fall., anche in considerazione di due importanti pronunce della Corte di Cassazione (Cass. pen., sez. V, 24 settembre 2012, n. 47502, c.d. sentenza «Corvetta»; Cass. pen., sez. V, 7 marzo 2014, n. 32352, c.d. sentenza «Parmalat») che hanno riproposto, in tutta la sua criticità, il dibattuto tema della collocazione nella struttura dei «reati di bancarotta» della sentenza dichiarativa di fallimento. E’ stato così confermato, a seguito del duplice intervento della Cassazione, un «insormontabile» divario tra la dottrina, per lo più orientata a considerare la sentenza dichiarativa dello stato di dissesto come «condizione obiettiva di punibilità» e la giurisprudenza di legittimità, che, rievocando la lontana impostazione espressa nel 1958, continua a qualificare il fallimento come un elemento costitutivo del reato, tuttavia non identificabile come evento della fattispecie di bancarotta (propria ed impropria). La rinnovata attenzione intorno alle fattispecie penali fallimentari – e, più in generale, al sistema penale fallimentare, che presenta spiccati elementi di specialità rispetto all’ordinamento penale codicistico – è l’occasione per tentare una più ampia riflessione sui rapporti tra l’intervento penalistico e la gestione d’impresa, soprattutto nella sua fase terminativa (dissesto irreversibile). La considerazione del contesto economico – aziendale in cui si innestano i comportamenti imprenditoriali suscettibili di assumere rilevanza penale ex art. 216 l. fall. (o ex art. 223 l. fall., 1° co., quando si tratta di un’impresa societaria) è funzionale alla soluzione di essenziali aspetti interpretativi, a cominciare dalla definizione del bene giuridico tutelato dalle norme penali fallimentari. In tal senso, la presente indagine tenta di formulare una soluzione all’alternativa, foriera di importanti implicazioni sul piano della struttura oggettiva delle fattispecie fallimentari, tra la tutela della garanzia creditoria, concepita in termini concretamente patrimoniali oppure intesa come tutela di una funzione di garanzia patrimoniale. L’indagine si concentra inoltre sulla ricostruzione delle modalità della condotta penalmente rilevante descritte dal legislatore all’art. 216, 1° co. (es. dissipazione, distruzione, distrazione, occultamento), tentando di intercettare in senso critico i recenti interventi della giurisprudenza, che, attraverso vari itinerari logico – argomentativi, perviene al sostanziale svuotamento dei connotati modali dell’azione tipica, con gravi esiti sul piano dell’osservanza del principio di determinatezza. L’Autore propone una lettura di questi meccanismi di semplificazione del fatto tipico alla luce di quel fenomeno – sempre attuale e molto discusso – che viene indicato come «processualizzazione» o «flessibilizzazione» delle categorie sostanziali del diritto penale al fine di far fronte alle esigenze proprie dell’accertamento processuale (es. semplificazione dell’onere probatorio). Per tali ragioni, è dedicata alla dimensione processuale delle fattispecie penali fallimentari una particolare attenzione, attraverso un esame attento ed approfondito del formante giurisprudenziale, anche con riferimento a particolari ipotesi, come il concorso di persone nei delitti di bancarotta e la presunta fungibilità tra la condotta di distrazione e l’operazione dolosa nella repressione del fenomeno delle c.d. frodi Carosello. All’analisi delle modalità tipizzate in cui deve estrinsecarsi la condotta penalmente rilevante segue l’approfondimento del profilo dell’offensività del fatto di bancarotta. In tal senso, la tesi affronta il problema di fondo dei delitti di bancarotta fraudolenta patrimoniale: la necessità che si individui un evento, coerente con le esigenze di tipicità ed offensività del fatto tipico, e allo stesso modo tale da non riproporre le aporie derivanti dall’adesione al modello c.d. eziologico proposto dalla sentenza «Corvetta», in cui lo stato irreversibile di dissesto è concepito quale evento, causalmente connesso alla condotta tipica. L’individuazione dell’evento nei reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale (propria ed impropria) è tra gli aspetti più controversi (e, forse, irrisolvibili, salvo un intervento legislativo) del diritto penale dell’economia. Dopo un’accurata disamina delle tesi che si sono avvicendate sul tema, il presente lavoro si sofferma sulla ricostruzione delle fattispecie fallimentari come «reati di pericolo concreto», considerando il peculiare modo di atteggiarsi del giudizio di pericolo nel contesto economico – gestionale dell’impresa. La tesi che l’Autore propone è nel senso del recupero della perdurante attualità della critica, proposta da una parte della dottrina (P. Nuvolone) e consistente nel rilevare che la configurazione dello stato di dissesto irreversibile come condizione obiettiva di punibilità estrinseca sottende il pericolo – ampiamente confermato nella prassi giurisprudenziale - di un sindacato retrospettivo delle condotte penalmente rilevanti, anche cronologicamente molto distanti dal fallimento dell’impresa. In definitiva, e tenendo ferma l’impostazione proposta da C. Pedrazzi, la tesi promuove una discussione sulla necessità di istituire un «nesso» tra il fatto di bancarotta e lo stato di dissesto irreversibile; in tal senso, si rende necessario il confronto sia con l’applicazione della teorica dell’imputazione obiettiva dell’evento alle fattispecie fallimentari, che postula un «nesso di rischio» tra la condotta tipica e il dissesto, sia con la teorica della condizione obiettiva di punibilità intrinseca. Pregiudiziale è tuttavia l’individuazione dell’esatto significato del termine dissesto all’interno del sistema penale fallimentare, dal momento che, a causa di successivi interventi legislativi, esso si connota per una pluralità di differenti referenti terminologici. Le criticità che emergono dall’individuazione di un nesso oggettivo o soggettivo – in tal’ultimo caso, apprezzabile sul piano della rappresentazione dello stato di dissesto da parte del soggetto agente – consentono di volgere l’attenzione al più ampio problema del sindacato del giudice penale nell’ambito della gestione dell’impresa, reso ancor più significativo, nella sua problematicità, dall’introduzione dell’art. 217-bis («Esenzioni dai reati di bancarotta»). Infine, lo studio delle fattispecie penali fallimentari si conclude con la considerazione dell’elemento soggettivo, cogliendo due profili particolarmente problematici, l’uno concernente le modalità di accertamento processuale del dolo, e l’altro inerente alla peculiare forma di intensità che questo «necessariamente» assume nei delitti di bancarotta fraudolenta. In ordine al primo profilo, la ricerca evidenzia come l’elemento soggettivo del dolo subisca una surrettizia «normativizzazione», operata dalla giurisprudenza attraverso il ricorso ad un modello di accertamento a carattere presuntivo (dolus ex re). In relazione al secondo profilo, e alla luce della configurazione dei reati di bancarotta accolta dalla giurisprudenza prevalente, l’analisi pone in luce la difficoltà logica di postulare un dolo intenzionale o diretto rispetto all’evento costituito dal dissesto economico - finanziario, con la conseguenza di derubricare implicitamente l’elemento soggettivo doloso alla sola forma «eventuale», da cui derivano le gravi debolezze in ordine alla differenziazione con la c.d. colpa cosciente. L’interrogativo finale al quale la tesi tenta di formulare una risposta è se, in considerazione dei persistenti vizi di determinatezza e delle molteplici perplessità che emergono sul piano dell’imputazione soggettiva, le fattispecie penali fallimentari siano destinate ad evocare sempre un fumus di incostituzionalità, in attesa di un auspicabile ed organico intervento del legislatore

    La misurazione della corruzione attraverso le sentenze della magistratura: una proposta metodologica con strumenti di text mining

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    The definition of the methods of measurement of corruption is a central topic in the scientific debate and in multilateral contexts where the policies of contrast are developed at a global level. The Authors start from the recognition of the methods used up to now, highlighting the limits and criticalities that characterize the so-called subjective or perceptive measuring instruments. On this premise, the article proposes an innovative methodology, of an interdisciplinary nature, through which to achieve anobjective representation of the corruption phenomenon, as emerges from the judicial sources. In particular, the method presented is based on the application of text mining and statistical techniques to an objective and stable information base, represented by a significant sample of sentences handed down by the Supreme Court of Cassation, in the period between 2015 and January 2020, regarding corruption offenses (arts. 317, 318, 319, 319-quater, 321 of the penal code). This article offers a preliminary exposition of the shown method and highlights its cognitive and applicative potential, which are not limited to the (quantitative) measurement of the observed phenomenon. The automatic analysis, through the text mining, allows to thoroughly interrogate the judicial source (judgments) in order to obtain extremely significant information from the scientific perspective of the qualitative description of the variegated corrupting phenomenology. Finally, the objective-based method presented represents a promising tool for the development of evidence-based polic

    La restaurazione apparente della legalità. I riflessi penali della nuova disciplina dell’elusione scale (art. 10-bis, legge 27 luglio 2000, n. 212)

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    Sommario: 1. una retrospettiva: l’elusione scale, penalmente rilevante, come esito interpretati- vo ragionevolmente prevedibile. – 2. La legalità convenzionale come ragionevole prevedibilità dell’esito giudiziario: analisi della criteriologia impiegata dalla giurisprudenza europea. L’inter- pretazione analogica ragionevolmente prevedibile, ovvero se la prevedibilità surroga la tipicità – 3. a conclusione della retrospettiva: il con itto sincronico di giurisprudenza e la retroattività occulta dell’esito sanzionatorio in materia di elusione scale. scenari critici ed ipotetici intorno alla legalità – prevedibilità. – 4. La nuova «disciplina dell’abuso del diritto o elusione scale» (art. 10-bis). L’uni cazione delle nozioni di abuso del diritto ed elusione scale. – 5. L’art. 10- bis, comma 13, come limite esegetico della fattispecie incriminatrice. La sua retroattività in mi- tius (cass. pen., sez. iii, 1° ottobre 2015, n. 40272). – 6. Post fata resurgo: persiste la rilevanza penale delle ipotesi di «elusione scale» c.d. codi cata? il caso del transfer pricing. gli effetti paradossali della nuova «disciplina dell’abuso del diritto o elusione scale»: rilievi sostanziali e processuali

    Abuso del diritto nella prospettiva penale

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    ABUSO DEL DIRITTO NELLA PROSPETTIVA PENALE di Giuseppe Di Vetta Sommario: 1. Una prospettiva storico-evolutiva sul problema della « rilevanza » penale dell’abuso del diritto. — 1.1. Il vizio di determinatezza del paradigma di incriminazione della « frode fiscale » all’origine del rilievo penale attribuito alle pratiche di elusione fiscale. — 1.2. La tensione tra fatto tipico, offesa al bene giuridico e dolo (specifico) intorno alla sanzionabilità penale dell’elusione fiscale. — 2. L’elusione fiscale nell’attuale sistema penale tributario. — 2.1. La riforma penale tributaria (d.lgs. n. 74/2000): l’elusione fiscale alle soglie del principio di necessaria offensività. — 2.2. L’elusione fiscale e la soggettivizzazione della fattispecie penale: crepuscoli del dolo specifico. — 2.3. Il modello c.d. sanzionatorio: l’interpretazione normativizzante della fattispecie incriminatrice. — 2.4. Centralità del disvalore d’azione ed autonomia del diritto penale: una conclusione sulla sanzionabilità penale dell’elusione fiscale ex art. 3, d.lgs. n. 74/2000. — 2.5. L’elusione fiscale e la fattispecie di dichiarazione infedele: il recupero della connotazione modale della condotta tipica. — 2.6. L’interpretazione autonomista degli elementi normativi del fatto tipico: un modello orientato al principio di sussidiarietà ed extrema ratio del diritto penale. — 2.7. L’abuso del diritto, l’estensione analogica della norma antielusiva e il divieto di analogia in malam partem. — 2.8. La giurisprudenza favorevole alla sanzionabilità penale delle ipotesi “tipiche” di elusione fiscale. — 2.9. (Segue): la giurisprudenza « controcorrente ». La legge delega 11 marzo 2014, n. 23 (c.d. “delega fiscale”). — 3. L’attuazione della « delega fiscale »: aporie e criticità di un intervento legislativo « paradossale ». — 3.1. La nuova « Disciplina dell’abuso del diritto o elusione fiscale » (art. 10-bis). L’unificazione delle nozioni di abuso del diritto ed elusione fiscale. L’art. 10-bis, comma 13, come limite esegetico della fattispecie incrimi- natrice. La sua retroattività in mitius (Cass. pen., sez. III, 1° ottobre 2015, n. 40272). — 3.2. Post fata resurgo: persiste la rilevanza penale delle ipotesi di « elusione fiscale » c.d. codificata? Il caso del transfer pricing. Gli effetti paradossali della nuova « Disciplina dell’abuso del diritto o elusione fiscale »: rilievi sostanziali e processuali

    IL DIRITTO PENALE NELLO SCENARIO DEL POST-REGULATORY STATE

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    The aim of the article is to describe the effects of the transition to the post-reg- ulatory state for criminal law. In this perspective, the Author discusses the main trends that are connected to the New Governance transition: the repositioning of the state, also linked to gloabalization; the «decentring regulation»; the overcoming of the command and control approach in various economic sectors. Criminal law is also intensely involved in these transformations. The article examines some areas in which the criminal system expresses reflexive orientation and operates as a «govern- mental technology» (for example: regulatory contraventions). According to the Author, a partially unprecedented scenario is emerging: a criminal (law) governamentality
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