10 research outputs found

    ObesitĂ  e rischio cardiovascolare

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    L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’obesità una condizione cronica caratterizzata da un eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute. L’eccesso di tessuto adiposo non è di per sé una condizione patologica e nel passato era addirittura ritenuto protettivo nei confronti di epidemie, carestie, malattie croniche nonchè indice di prosperità e fecondità. L’obesità è il risultato di un bilancio calorico cronicamente positivo tra un elevato introito calorico e una bassa spesa energetica. Per quantificare l’eccesso di tessuto adiposo viene utilizzato il calcolo dell’indice di massa corporea (IMC), che deriva dal rapporto fra il peso espresso in Kg e l’altezza espressa in metri al quadrato. Questo indice non differenzia la massa grassa dalla massa magra (muscolare ed ossea) e non tiene conto della distribuzione del tessuto adiposo. Lo scopo dello studio è stato quello di valutare la relazione tra il rischio cardiovascolare globale e i parametri antropometrici relativi alla distribuzione del tessuto adiposo in una popolazione di donne obese. Il rischio cardiovascolare globale, calcolato con l’algoritmo di Framingham e con l’algoritmo del Progetto Cuore, era 9,47 ± 5,8 % (range 2-33 %) e 1,72 ± 1,77 % (range 0,13- 9,8 %), rispettivamente. Il rischio di mortalità cardiovascolare calcolato mediante l’algoritmo SCORE era 0,45 ± 0,66 % (range 0,007- 3,66 %). Tra tutti i parametri antropometrici la CV presentava la più forte correlazione con lo spessore del tessuto adiposo viscerale (r= 0.49; p < 0,0001), mentre il CV/CF era solo debolmente correlato con questo parametro (r=0,184; p=0,02) (Fig 1 e 2). Venivano osservate correlazioni significativamente positive tra il rischio di avere un evento cardiovascolare a 10 anni, calcolato con entrambi gli algoritmi ed espresso con il logaritmo, e CV, spessore TAV, CV/CF e VLES. Il rischio di mortalità cardiovascolare era correlato direttamente con CV, CV/CF e TAV, ma non con il VLES. Non venivano riscontrate correlazioni significative tra il rischio di avere un evento cardiovascolare a 10 anni o il rischio di mortalità e peso corporeo, IMC e CF (Tabella 2). Quando veniva eseguita un’analisi di regressione multipla stepwise tra i diversi parametri antropometrici ed il rischio di avere un evento di cardiopatia ischemica a 10 anni, come variabile dipendente, solo CV/CF e TAV mostravano un valore positivo predittivo indipendente (p < 0,01); mentre veniva osservata una associazione negativa indipendente con il peso corporeo (Tabella 3). Il modello prediceva circa il 27 % (r2=0,27) del rischio cardiovascolare. Quando la stessa analisi veniva eseguita utilizzando il rischio di avere un evento cardiovascolare a 10 anni, calcolato mediante l’algoritmo del Progetto Cuore, come variabile dipendente, solo CV/CF e TAV risultavano indici predittivi positivi indipendenti (p < 0,01). Il modello prediceva circa il 19 % (r2=0,194) del rischio cardiovascolare calcolato; anche nel caso del rischio di mortalità cardiovascolare calcolato mediante l’algoritmo SCORE, solo CV/CF e TAV risultavano indici predittivi positivi indipendenti (p < 0,01). Il modello prediceva circa l’11% (r2=0,11) del rischio di mortalità cardiovascolare (Tabella 3). Infine abbiamo analizzato quale dei fattori di rischio cardiovascolare, con l’esclusione dell’abitudine al fumo, era correlato significativamente con gli indici antropometrici CV/CF risultava significativamente correlato a 4 dei 7 fattori di rischio cardiovascolare, ossia direttamente con l’età (p = 0,0015; R = 0,247), la pressione arteriosa sistolica (p = 0,016; R = 0,189) e la glicemia (p = 0,015; R = 0,192) e inversamente con il colesterolo HDL (p = 0,034; R = -0,166); - TAV risultava significativamente correlato a 3 dei 7 fattori di rischio cardiovascolare ossia direttamente con la pressione arteriosa sistolica (p = 0,0011; R = 0,254) e in particolare con la glicemia (p < 0,0001; R = 0,359) e inversamente con il colesterolo HDL (p = 0,022; R = - 0,179). Veniva inoltre riscontrata una correlazione diretta e statisticamente significativa con la trigliceridemia (p 0,004; r = 0,224) - CV era direttamente correlato solo alla pressione arteriosa sistolica (p < 0,0001; R = 0,308) e in misura minore con il logaritmo della glicemia (p = 0,042; R = 0,16) . In conclusione, non esiste un singolo parametro antropometrico che ci consenta di stabilire la gravità dell’obesità e inquadrare le comorbidità ad essa correlate. E’ importante che l’IMC sia affiancato da misure relative alla distribuzione dell’eccesso adiposo. I risultati di questo studio indicano che in una popolazione di donne obese di razza bianca il grado di obesità, espresso attraverso l’IMC, non è sufficiente a predirre il rischio di cardiopatia ischemica, né il rischio di morbilità e mortalità cardiovascolare. Tra i parametri antropometrici indicativi della distribuzione del tessuto adiposo il rapporto circonferenza vita/circonferenza fianchi rappresenta il migliore indice predittivo dei suddetti rischi. Tale misura, sebbene presenti un certo grado di imprecisione (nel soggetto obeso), risulta essere un parametro clinico a basso costo e facilmente rilevabile per la valutazione del rischio cardiovascolare

    Liver enlargement predicts obstructive sleep apnea–hypopnea syndrome in morbidly obese women

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    Obstructive sleep apnea–hypopnea syndrome (OSAHS) is frequently present in patients with severe obesity, but its prevalence especially in women is not well defined. OSAHS and non-alcoholic fatty liver disease are common conditions, frequently associated in patients with central obesity and metabolic syndrome and are both the result of the accumulation of ectopic fat mass. Identifying predictors of risk of OSAHS may be useful to select the subjects requiring instrumental sleep evaluation. In this cross-sectional study, we have investigated the potential role of hepatic left lobe volume (HLLV) in predicting the presence of OSAHS. OSAHS was quantified by the apnea/hypopnea index (AHI) and oxygen desaturation index in a cardiorespiratory inpatient sleep study of 97 obese women [age: 47 ± 11 years body mass index (BMI): 50 ± 8 kg/m2]. OSAHS was diagnosed when AHI was ≥5. HLLV, subcutaneous and intra-abdominal fat were measured by ultrasound. After adjustment for age and BMI, both HLLV and neck circumference (NC) were independent predictors of AHI. OSAHS was found in 72% of patients; HLLV ≥ 370 cm3 was a predictor of OSAHS with a sensitivity of 66%, a specificity of 70%, a positive and negative predictive values of 85 and 44%, respectively (AUC = 0.67, p < 0.005). A multivariate logistic model was used including age, BMI, NC, and HLLV (the only independent predictors of AHI in a multiple linear regression analyses), and a cut off value for the predicted probability of OSAHS equal to 0.7 provided the best diagnostic results (AUC = 0.79, p < 0.005) in terms of sensitivity (76%), specificity (89%), negative and positive predictive values (59 and 95%, respectively). All patients with severe OSAHS were identified by this prediction model. In conclusion, HLLV, an established index of visceral adiposity, represents an anthropometric parameter closely associated with OSAHS in severely obese women

    Dramatic loss of weight in an obese patient with heart failure: a mighty heart in a big man

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    Abstract Obesity has reached global epidemic proportions and has been associated with numerous comor- bidities, including major cardiovascular diseases and heart failure. It has many adverse effects on hemodynamics and cardiovascular structure and function; it increases total blood volume and cardiac output, and also activates several neurohumoral systems that play an important role in causing cardiac dysfunction. Typically, obese patients have a higher cardiac output but a lower level of total peripheral resistance at any given level of arterial pressure. Over the past few years, experimental evidence has unraveled some important pathogenetic mechanisms that may underlie a specifi c form of “obesity cardiomyopathy”. However, many unanswered questions remain regarding the pathophysiological interactions between obesity and the heart. L Heart Metab; 2013;61

    Weight Loss and Variation of Levothyroxine Requirements in Hypothyroid Obese Patients After Bariatric Surgery

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    Obesity and hypothyroidism are both common disorders within the general population. Obese hypothyroid subjects require higher doses of levothyroxine (LT4) compared with normal weight individuals. Previous studies on the effects of bariatric surgery on LT4 dose requirements in hypothyroid subjects have provided conflicting results. The aim of this study was to evaluate the LT4 requirements in a group of obese subjects with acquired hypothyroidism, before and after weight loss achieved by bariatric surgery

    Effects of bariatric surgery on early myocardial alterations in adult severely obese subjects

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    Objective: Aim of this study was to investigate the effect of weight loss on structural and functional myocardial alterations in severely obese subjects treated with bariatric surgery.Patients and Methods: Thirteen severely obese patients (2 males and 11 females) were enrolled in the study. All subjects underwent conventional 2D color Doppler echocardiography. The new ultrasonic techniques used were: ( a) integrated backscatter for the analysis of myocardial reflectivity, referred to pericardial interface as expression of myocardial structure (increase in collagen content) and of cyclic variation index as expression of intrinsic myocardial contractility and (b) color Doppler myocardial imaging (CDMI) for the analysis of strain and strain rate (myocardial deformability). All subjects underwent bariatric surgery and were resubmitted to echocardiographic and biochemical examination 6-24 months after surgery.Results: The main finding of the present study was a quite complete normalization of myocardial functional and structural alterations after weight loss. In particular, the cyclic variation index at septum level improved from 14.6 +/- 7.0 before to 25.7 +/- 11.2 (means +/- SD) after surgery (controls: 36.2 +/- 9.1). Mean reflectivity at septum level significantly decreased from 55.8 +/- 9.5 to 46.5 +/- 8.8 ( controls: 43.0 +/- 8.0). Also, the strain at septum level significantly improved after surgery (from -11.9 +/- 3.2 to -20.4 +/- 5.3; controls: -23.4 +/- 9).Conclusion: This study establishes: (a) the utility of new ultrasonic techniques to detect very early structural and functional myocardial alterations in severely obese patients, and (b) the regression of these subclinical abnormalities after weight loss achieved by bariatric surgery. Copyright (c) 2007 S. Karger AG, Basel
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