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Dichiarazione ICRP sulle reazioni tissutali ed effetti immediati e tardivi delle radiazioni nei tessuti e negli organi normali - Dosi soglia per le reazioni tissutali nell’ambito della radioprotezione
La pubblicazione ICRP 118 riesamina gli effetti precoci e tardivi delle radiazioni ionizzanti nei diversi organi ed apparati e fornisce stime aggiornate sulle dosi soglia per l'induzione delle
numerose reazioni tissutali analizzate. In particolare, a seguito dei progressi nelle conoscenze radiobiologiche e cliniche, pubblicati in numerosi testi specialistici, vengono dettagliatamente presentate le evidenze che hanno condotto alle modificazioni, rispetto alle Raccomandazioni ICRP 103/2007, nella individuazione delle dosi soglia per la induzione della cataratta e delle patologie del sistema
circolatorio da parte delle radiazioni ionizzanti. A queste rilevanti considerazioni si affiancano gli approfonditi aggiornamenti sulle conoscenze radiobiologiche e cliniche e le integrazioni delle dosi soglia, individuate in modo più articolato rispetto alle precedenti pubblicazioni, per tutte le altre reazioni tissutali, che rendono questo documento un indispensabile strumento di lavoro e di analisi per tutti coloro
che si occupano di radioprotezione, con particolare riferimento agli specialisti di radioprotezione medica. La traduzione in italiano dell’intero testo vuole facilitare la diffusione delle peculiari
informazioni contenute nella pubblicazione e motivare una sempre più approfondita ricerca in questo settore che indubbiamente contribuisce a ridurre i rischi derivanti dall’esposizione
alle radiazioni ionizzanti.
La realizzazione della versione italiana di questa pubblicazione ha richiesto un notevole impegno qualitativo e quantitativo ed è stata possibile per il considerevole e qualificante
contributo dei medici dell’AIRM e dei membri del Comitato Internazionale dell'AIRP. A tutti coloro che hanno collaborato alla sua traduzione, revisione e pubblicazione con
notevole spirito di sacrificio, è rivolto l'apprezzamento e la riconoscenza delle nostre Associazioni, che riuniscono gli operatori attivi nei vari settori di interesse della radioprotezione
Uso dei sistemi informativi territoriali per lo studio della distribuzione della concentrazione di radon e dei parametri ad essa correlati in Friuli Venezia Giulia
2009/2010Scopo del lavoro
Scopo principale di questo lavoro è quello di dimostrare l’importanza dell’uso dei sistemi informativi territoriali nello studio della distribuzione della concentrazione di radon e dei parametri ad essa correlati. Il lavoro procede attraverso l’analisi della distribuzione della concentrazione di radon indoor, nel suolo e nelle acque, sul territorio del Friuli Venezia Giulia, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla geomatica e dai sistemi informativi territoriali, con lo scopo ultimo di mettere a disposizione delle amministrazioni pubbliche dati di facile interpretazione e fruizione per la valutazione del rischio da radon per la popolazione della regione. Effettuare uno studio di questo genere sul territorio del Friuli Venezia Giulia risulta particolarmente significativo a causa delle caratteristiche che il territorio presenta sia dal punto di vista della concentrazione di radon indoor, che risulta tra le più alte in Italia, che dal punto di vista delle caratteristiche geologiche che risultano estremamente variabili nell’ambito del territorio regionale e peculiari in ambito nazionale ed europeo. Anche le caratteristiche del parco edilizio della regione risultano essere tali da influenzare notevolmente la concentrazione di radon indoor. Ai fini della definizione della mappa di rischio è necessario analizzare le eventuali correlazioni del contenuto di radon, con particolare riferimento a quello indoor, con i principali parametri geologici, geomorfologici ed idrogeologici senza trascurare l’influenza dei parametri edilizi.
Riassunto dell’attività
La prima parte della ricerca si è svolta nell’ambito della campagna di campionamento e misura della concentrazione di radon indoor condotta da ARPA Friuli Venezia Giulia, con l’obiettivo di determinare le radon prone areas in regione ai sensi del D.Lgs.241/00. Tale campagna è stata materialmente avviata nel 2005 e le misure sono state completate alla fine del 2007. Dopo una fase iniziale di acquisizione dei suddetti dati e di ricerca bibliografica, l’attività è consistita essenzialmente in cinque momenti:
a. creazione e popolamento della banca dati del sistema informativo territoriale per quanto riguarda le misure di radon indoor ed i relativi dati sugli edifici ed elaborazione dei dati stessi mediante l’utilizzo della Carta Tecnica Regionale e della Carta Geologica Regionale;
b. analisi della distribuzione della concentrazione del radon indoor e delle sue possibili modalità di rappresentazione spaziale;
c. analisi dell’eventuale correlazione dei parametri relativi agli edifici ed ai locali di misura con la concentrazione radon indoor allo scopo di costruire un sottoinsieme di edifici omogenei dal punto di vista delle caratteristiche costruttive che influenzano la concentrazione di radon indoor;
d. analisi dell’eventuale correlazione dei parametri geologici con la distribuzione della concentrazione di radon indoor;
e. costruzione di sottoinsiemi di abitazioni, omogenei tra loro, in cui i parametri edilizi rendessero, rispettivamente, massime e minime le concentrazioni di radon indoor ed analisi della distribuzione della concentrazione di radon per i diversi sottoinsiemi in funzione dei diversi parametri geologici.
Inoltre vengono riportati i dati relativi alla distribuzione del radon nelle acque potabili e sorgive del Friuli Venezia Giulia. Sono anche stati analizzati i dati relativi ad un progetto complementare alla campagna radon prone areas e relativi ad una campagna di misura di radon nel suolo: sono stati georeferenziati i dati relativi alle concentrazioni di radon nel suolo per la provincia di Udine e sono state elaborate le prime mappe di distribuzione. I dati relativi alla campagna radon prone areas in Friuli Venezia Giulia sono stati pubblicati sul sito web di ARPA FVG.
Risultati
Sulla base dell’analisi dei risultati di oltre 10000 misure di radon indoor effettuate in circa 2500 abitazioni e del confronto di tali risultati con le caratteristiche geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche del territorio del Friuli Venezia Giulia, è stato possibile costruire una mappa della distribuzione della concentrazione di radon negli edifici del Friuli Venezia Giulia e correlarla con i principali parametri analizzati. Sono state altresì riportate le mappe di distribuzione della concentrazione di radon nelle acque potabili e sorgive del Friuli Venezia Giulia ed è stata costruita ed analizzata la mappa di distribuzione della concentrazione di radon nel suolo per la provincia di Udine.
Dal punto di vista geologico i principali parametri analizzati sono stati la consistenza del substrato (sciolto o roccioso), la sua tessitura, l’età delle unità litostratigrafiche e le unità litostratigrafiche stesse, i lineamenti tettonici e la sismicità. Dal punto di vista geomorfologico la regione è stata divisa in 9 aree geomorfologicamente omogenee ed è stato considerato il fenomeno del carsismo con riferimento sia al carso classico che alle restanti aree carsificate della regione. Da ultimo sono stati indagati gli aspetti idrogeologici: la permeabilità, le risorgive e la profondità della falda acquifera. Ogni aspetto è stato analizzato e sono state indagate le eventuali correlazioni con le concentrazioni di radon indoor. E’ stato possibile valutare bene l’importanza di alcuni parametri soltanto dopo aver disaggregato i dati analizzando separatamente zone geomorfologicamente diverse fra di loro.
I principali risultati ottenuti possono essere così riassunti: a. il parametro più importante è risultato essere la permeabilità del suolo con riferimento sia alla granulometria del substrato sciolto che alla eventuale carsificazione del substrato roccioso; b. altri parametri come le differenze nelle unità litostratigrafiche e la loro età, la presenza di lineamenti tettonici e la sismicità, la presenza della linea delle risorgive e la profondità di falda, non sono risultate significative ai fini della correlazione con il radon indoor in Friuli Venezia Giulia; c. è stato possibile effettuare alcune differenziazioni all’interno della fascia alpina e prealpina: concentrazioni più elevate sono state misurate nelle Prealpi Carniche e più basse nelle Prealpi Giulie. I valori più elevati misurati all’interno di abitazioni costruite su substrato sciolto sono stati misurati nella fascia alpina e prealpina e quelli più bassi nella Bassa pianura friulana e nella provincia di Trieste.
Per quanto riguarda i parametri edilizi è stata analizzata l’eventuale correlazione dei parametri stessi con la concentrazione di radon indoor. Sono risultati significativi i seguenti parametri: posizione del locale in cui era posto il dosimetro rispetto al suolo, tipo di contatto suolo-edificio, anno di costruzione (pre o post terremoto del 1976), presenza di pietra nei muri. Sono stati infine creati due diversi data set con parametri edilizi omogenei ed è stata effettuata l’analisi della distribuzione del radon indoor nei due casi mettendo in luce le diversità di distribuzione, oltre che di concentrazione di radon, per le diverse tipologie costruttive.
Considerazioni conclusive e prospettive future
Dal punto di vista dell’utilizzo dei sistemi informativi, essi sono stati usati in tutte le fasi dello studio, in particolare:
Ø nella strategia di campionamento, nella definizione delle maglie e nell’estrazione del campione, nel posizionamento dei dosimetri e nella georeferenziazione dei siti, nella restituzione e nella pubblicazione dei dati;
Ø nei controlli preliminari sui set di dati da analizzare;
Ø nella creazione di nuovi set standard di dati;
Ø nella ricerca di correlazione della concentrazione di radon con parametri edilizi e geologici;
Ø nell’analisi della distribuzione della concentrazione del radon e nelle elaborazioni geostatistiche.
Sarebbe stato molto più oneroso, ed in molti casi impossibile, eseguire lo stesso studio senza l’ausilio del SIT. Le potenzialità del SIT creato sono molteplici, ad esempio: utilizzo a fini amministrativi (definizione sul Bollettino Ufficiale Regionale delle radon prone areas, creazione di mappe di rischio, ecc.) ed epidemiologici; creazione di mappe nazionali ed europee, analisi geostatistiche ecc.
Il SIT costruito risulta essere un sistema ricco di potenzialità, una piccola parte delle quali è stata sfruttata per le analisi che sono state riportate in questo lavoro. Le prospettive future possono comprendere sia l’ampliamento ed il completamento degli studi intrapresi, che lo svolgimento di molteplici nuove attività di ricerca che la struttura dei dati permette. A titolo di esempio si tenga presente, per quanto riguarda il completamento delle attività svolte, che sono state analizzate solo una parte delle eventuali correlazioni dei dati di concentrazione di radon indoor con i parametri geologici ed edilizi. Va inoltre sottolineata la possibilità di utilizzare, oltre alla Carta Geologica Regionale in scala 1:150000, la cartografia CARG 1:5000. L’uso di tale cartografia potrebbe permettere l’esecuzione di studi di dettaglio allo scopo di evidenziare correlazioni con eventuali altri parametri geologici non ancora considerati.
Particolarmente promettente appare la possibilità, dimostrata dall’analisi dei diversi set di dati creati, di normalizzare il parco edilizio regionale in funzione delle caratteristiche costruttive, al fine di disporre di un numeroso set di dati per le analisi, eventualmente multivariate, per la valutazione dell’influenza dei diversi parametri geologici. Sono inoltre sicuramente possibili ulteriori analisi geostatistiche sui risultati delle misure, utili per la definizione delle radon prone areas, ma anche per la redazione di una mappa del “rischio radon” in Friuli Venezia Giulia, analogamente a quanto fatto in altri Paesi. I dati contenuti all’interno del SIT possono inoltre essere utilizzati, insieme a quelli prodotti da altre realtà territoriali ed analogamente a quanto già fatto per la parte relativa alle concentrazioni di radon indoor nelle strutture scolastiche regionali, per la redazione di mappe interregionali, nazionali od europee.XXIII Ciclo196
PartÃculas radioativas no mel de abelhas(Apis mellifera L.)
A liberação de partÃculas radioativas artificiais para a natureza pode contaminar os insetos, seus produtos e, conseqüentemente, o homem. A apicultura é dependente das plantas, ficando as abelhas expostas aos poluentes liberados na natureza que as intoxicam e contaminam seus produtos. Dentre os produtos apÃcolas, o mel sempre despertou o interesse da população, sendo utilizado como alimento energético e na “medicina naturalâ€. Os objetivos da presente pesquisa foram investigar a presença de radiação gama, com ênfase ao Césio-137, nos méis provenientes do Brasil (Goiânia/GO) e Itália (região Friuli-Venezia Giulia - FVG). De acordo com os resultados, a amostra de mel brasileira não apresentou contaminação por Césio-137, mas apresentou Potássio-40. Por outro lado, as amostras de mel da Itália apresentaram Césio-137, bem como Potássio-40. Os nÃveis de Césio-137 encontrados nos méis italianos apresentaram grande variação, dependentes da origem botânica de coleta do néctar. Entretanto, os valores de Césio-137 encontrados no mel encontram-se abaixo dos limites considerados tóxicos, não oferecendo risco direto à saúde dos consumidores. Pode-se concluir que o mel pode ser utilizado no monitoramento da contaminação radioativa do ambiente
Partículas radioativas no mel de abelhas(Apis mellifera L.)
A liberação de partículas radioativas artificiais para a natureza pode contaminar os insetos, seus produtos e, conseqüentemente, o homem. A apicultura é dependente das plantas, ficando as abelhas expostas aos poluentes liberados na natureza que as intoxicam e contaminam seus produtos. Dentre os produtos apícolas, o mel sempre despertou o interesse da população, sendo utilizado como alimento energético e na €œmedicina natural€. Os objetivos da presente pesquisa foram investigar a presença de radiação gama, com ênfase ao Césio-137, nos méis provenientes do Brasil (Goiânia/GO) e Itália (região Friuli-Venezia Giulia - FVG). De acordo com os resultados, a amostra de mel brasileira não apresentou contaminação por Césio-137, mas apresentou Potássio-40. Por outro lado, as amostras de mel da Itália apresentaram Césio-137, bem como Potássio-40. Os níveis de Césio-137 encontrados nos méis italianos apresentaram grande variação, dependentes da origem botânica de coleta do néctar. Entretanto, os valores de Césio-137 encontrados no mel encontram-se abaixo dos limites considerados tóxicos, não oferecendo risco direto à saúde dos consumidores. Pode-se concluir que o mel pode ser utilizado no monitoramento da contaminação radioativa do ambiente