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EFFETTI DELLA TERAPIA CON LEPTINA UMANA RICOMBINANTE IN UN GRUPPO DI PAZIENTI AFFETTI DA LIPODISTROFIA
Le sindromi lipodistrofiche rappresentano un gruppo eterogeneo di malattie molto rare, caratterizzate dalla perdita più o meno estesa di tessuto adiposo sottocutaneo, in assenza di uno stato di deprivazione nutrizionale o di aumentato catabolismo.
Nei soggetti sani il tessuto adiposo, in qualità di organo endocrino, produce adipocitochine tra le quali leptina e adiponectina.
Nelle lipodistrofie l’assenza completa o parziale del tessuto adiposo sottocutaneo comporta una riduzione più o meno marcata della concentrazione sierica di leptina con conseguente iperfagia, simulando un quadro analogo a quello del digiuno prolungato.
La leptina è una proteina di 167 aminoacidi, viene prodotta prevalentemente dal tessuto adiposo bianco e la sua concentrazione nel sangue è direttamente correlata alla quantità di grasso corporeo, riflettendo l'entità dei depositi energetici.
Questo ormone agisce a livello ipotalamico dove induce il senso di sazietà , riduce l'introito calorico ed aumenta la spesa energetica, regolando la produzione di peptidi come l’-MSH, derivato dal clivaggio della pro-opiomelanocortina (POMC), il neuropeptide Y (NPY) e l’Agouti related protein AgRP. A livello periferico favorisce l'utilizzo del glucosio da parte del muscolo scheletrico.
Nei soggetti lipodistrofici, data la ridotta espandibilità del tessuto adiposo e quindi la sua incapacità di accumulare un surplus energetico anche a fronte di apporti calorici minimi, i lipidi tendono ad accumularsi in sedi ectopiche quali fegato, muscolo, pancreas e probabilmente altri organi.
Questi depositi ectopici contribuiscono in maniera rilevante all’insorgenza di numerose comorbidità principalmente di tipo endocrino-metabolico, cardiovascolare, epatico e pancreatico.
Avendo l’ipoleptinemia un ruolo cruciale nello sviluppo del quadro clinico dei pazienti lipodistrofici, si comprende come la terapia sostitutiva con Metreleptina (leptina umana ricombinante) sia la modalità di trattamento più fisiologica.
L’impiego della Metreleptina in tali quadri sindromici si è dimostrato estremamente efficace portando, nella maggior parte dei pazienti trattati, alla remissione o comunque al controllo delle comorbidità .
Per le lipodistrofie generalizzate (CGL e AGL) la Metreleptina è attualmente approvata negli Stati Uniti ed in Giappone; in quest’ultimo Paese è approvata anche per le forme parziali.
In Italia, invece, il trattamento con leptina è disponibile solo all'interno di programmi di terapia compassionevole o per disposizione dell'AIFA, in base alla legge 326 del 2003.
In questa tesi viene presentata la casistica di 5 pazienti affetti da lipodistrofia seguiti presso il Centro Obesità dell’U.O. Endocrinologia 1 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e trattati con Metreleptina.
Di questi 5 pazienti, 2 sono affetti da lipodistrofia generalizzata acquisita (AGL), 1 è affetto da lipodistrofia generalizzata congenita (CGL-1) e 2 presentano lipodistrofia acquisita parziale (APL).
In analogia con quanto riportato in letteratura, anche nella nostra casistica abbiamo potuto rilevare una notevole efficacia della terapia con Metreleptina potendo evidenziare dei marcati miglioramenti dei parametri ematochimici, antropometrici e strumentali.
Nello specifico, in riferimento ai principali parametri metabolici, abbiamo registrato in media una riduzione di circa il 70% dell’emoglobina glicata, di circa il 60% della trigliceridemia e di circa il 40% delle transaminasi rispetto ai valori pre-terapia. In tutti i pazienti trattati, inoltre, si è avuta una riduzione media di circa il 45% del volume epatico.
In conclusione, i risultati ottenuti nella nostra casistica di pazienti, sia in quelli affetti dalla forma generalizzata che da quella parziale, indicano che questa terapia con leptina umana ricombinante è molto efficace nel controllo delle comorbidità associate alle lipodistrofie
Presentazione clinica ed evoluzione delle sindromi lipodistrofiche: l'esperienza del centro di riferimento di Pisa
Le sindromi lipodistrofiche rappresentano un gruppo eterogeneo di malattie molto rare, caratterizzate dalla perdita più o meno estesa di tessuto adiposo sottocutaneo, in assenza di uno stato di deprivazione nutrizionale o di aumentato catabolismo. In base all’eziologia vengono distinte in congenite ed acquisite; in base all’entità della perdita del tessuto adiposo sottocutaneo vengono distinte in forme generalizzate e parziali. Le sindromi lipodistrofiche sono frequentemente associate a molteplici alterazioni ormonali e metaboliche quali: insulino-resistenza con precoce comparsa di diabete mellito, ipertrigliceridemia e steatosi epatica non alcolica (NAFLD). In alcuni casi queste alterazioni possono evolvere verso quadri clinici impegnativi come la pancreatite acuta dovuta alla grave ipertrigliceridemia e alla chilomicronemia, la cirrosi epatica, la nefropatia e la retinopatia diabetica nonchè patologie cardiovascolari ad insorgenza precoce. Nelle pazienti di sesso femminile, non di rado, è possibile riscontrare anche la sindrome dell'ovaio policistico. L’estrema rarità delle sindromi lipodistrofiche e la loro ampia variabilità fenotipica fanno sì che esse rimangano ancora oggi delle entità misconosciute e sotto-diagnosticate. Inoltre, le informazioni riguardo alla storia naturale, le morbilità e la mortalità dei pazienti affetti dalle varie forme di lipodistrofia sono tutt’ora esigue. In considerazione di quanto detto, lo scopo di questo elaborato è stato quello di valutare la storia naturale, le comorbidità e l’eventuale risposta alla terapia con Metreleptina nei pazienti affetti da lipodistrofia seguiti presso il Centro Obesità e Lipodistrofie dell’Unità di Endocrinologia 1 dell’Azienza Ospedaliero-Universitaria Pisana
Testicular tumors as a possible cause of antisperm autoimmune response
Objective: To evaluate the presence of antisperm antibodies in testicular cancer patients 1 month after orchiectomy and before radiotherapy or chemotherapy. Design: Clinical study. Setting: Department of andrology and seminology at a university hospital. Patient(s): One hundred ninety patients with testicular cancer. Intervention(s): Determination of semen parameters and autoimmune reaction evaluated on the sperm surface and in blood serum. Main Outcome Measure(s): Autoimmune reaction on the sperm surface by the direct immunobead test (IBT), and in blood serum by the indirect IBT and the gelatin agglutination test (GAT), was evaluated 1 month after orchiectomy and before beginning chemotherapy or radiotherapy. Result(s): Of the 190 patients, 11 (5.8%) were positive for antisperm antibody by GAT. On indirect IBT, 3 of the 11 GAT-positive patients were positive to IgG class only, with values of 22%, 24%, and 40%. Of the 11 GAT-positive patients, 4 showed no antibody bound to the sperm surface, and 3 were positive to IgG class only (28%, 21%, and 38%), with binding exclusively on the tail. Direct IBT could not be performed in the remaining 4 patients. Conclusion(s): Our data support the hypothesis that testicular cancer might not be a possible cause of antisperm autoimmunization and infertility. © 2009 American Society for Reproductive Medicine
ACLY as a modulator of liver cell functions and its role in Metabolic Dysfunction-Associated Steatohepatitis
Abstract Background Non-alcoholic Fatty Liver Disease (NAFLD), now better known as Metabolic (Dysfunction)-Associated Fatty Liver Disease (MAFLD) and its progression to Nonalcoholic Steatohepatitis (NASH), more recently referred to as Metabolic (Dysfunction)-Associated Steatohepatitis (MASH) are the most common causes of liver failure and chronic liver damage. The new names emphasize the metabolic involvement both in relation to liver function and pathological features with extrahepatic manifestations. This study aims to explore the role of the immunometabolic enzyme ATP citrate lyase (ACLY), with a critical function in lipogenesis, carbohydrate metabolism, gene expression and inflammation. Methods ACLY function was investigated in TNFα-triggered human hepatocytes and in PBMC-derived macrophages from MASH patients. Evaluation of expression levels was carried out by western blotting and/or RT-qPCR. In the presence or absence of ACLY inhibitors, ROS, lipid peroxidation and GSSG oxidative stress biomarkers were quantified. Chromatin immunoprecipitation (ChIP), transient transfections, immunocytochemistry, histone acetylation quantitation were used to investigate ACLY function in gene expression reprogramming. IL-6 and IL-1β were quantified by Lumit immunoassays. Results Mechanistically, ACLY inhibition reverted lipid accumulation and oxidative damage while reduced secretion of inflammatory cytokines in TNFα-triggered human hepatocytes. These effects impacted not only on lipid metabolism but also on other crucial features of liver function such as redox status and production of inflammatory mediators. Moreover, ACLY mRNA levels together with those of malic enzyme 1 (ME1) increased in human PBMC-derived macrophages from MASH patients when compared to age-matched healthy controls. Remarkably, a combination of hydroxycitrate (HCA), the natural ACLY inhibitor, with red wine powder (RWP) significantly lowered ACLY and ME1 mRNA amount as well as IL-6 and IL-1β production in macrophages from subjects with MASH. Conclusion Collectively, our findings for the first time highlight a broad spectrum of ACLY functions in liver as well as in the pathogenesis of MASH and its diagnostic and therapeutic potential value. Graphical Abstrac
A placebo-controlled double-blind randomized trial of the use of combined l-carnitine and l-acetyl-carnitine treatment in men with asthenozoospermia.
Objective: To determine the efficacy of combined L-carnitine and L-acetyl-carnitine therapy in infertile males with oligo-astheno-teratozoospermia. Design: Placebo-controlled double-blind randomized trial. Setting: University tertiary referral center. Patient(s): Sixty infertile patients (aged 20–40 years) with the following baseline sperm selection criteria: concentration, 10 to 40 106/mL; forward motility, 15%; total motility, 10% to 40%; and atypical forms, 80%. Fifty-six patients completed the study. Intervention(s): Patients were submitted to a combined treatment of L-carnitine (2 g/d) and L-acetyl-carnitine (1 g/d) or of placebo; the study design was 2 months’ wash-out, 6 months of therapy or of placebo, and 2 months’ follow-up. Main Outcome Measure(s): Variation in the semen parameters that were used for patient selection. Result(s): Even though increases were seen in all sperm parameters after combined carnitine treatment, the most significant improvement in sperm motility (both forward and total) was present in patients who had lower initial absolute values of motile sperm (4 106 forward or 5 106 total motile spermatozoa per ejaculate). Conclusion(s): Combined treatment with L-carnitine and L-acetyl-carnitine in a controlled study of efficacy was effective in increasing sperm motility, especially in groups with lower baseline levels
Partial Lipodystrophy and LMNA p.R545H Variant
: Laminopathies are disorders caused by LMNA gene mutations, which selectively affect different tissues and organ systems, and present with heterogeneous clinical and pathological traits. The molecular mechanisms behind these clinical differences and tissue specificity have not been fully clarified. We herein examine the case of a patient carrying a heterozygous LMNA c.1634G>A (p.R545H) variant with a mild, transient myopathy, who was referred to our center for the suspicion of lipodystrophy. At physical examination, an abnormal distribution of subcutaneous fat was noticed, with fat accumulation in the anterior regions of the neck, resembling the fat distribution pattern of familial partial lipodystrophy type 2 (FPLD2). The R545H missense variant has been found at very low allelic frequency in public databases, and in silico analysis showed that this amino acid substitution is predicted to have a damaging role. Other patients carrying the heterozygous LMNA p.R545H allele have shown a marked clinical heterogeneity in terms of phenotypic body fat distribution and severity of organ system involvement. These findings indicate that the LMNA p.R545H heterozygous variant exhibits incomplete penetrance and highly variable expressivity. We hypothesized that additional genetic factors, epigenetic mechanisms, or environmental triggers might explain the variable expressivity of phenotypes among various patients