15 research outputs found

    Caracterización experimental del comportamiento elasto-plástico con daño continuo de un suelo granular mejorado con fibras de polipropileno

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    El presente trabajo se limita a caracterizar de manera experimental el comportamiento elastoplástico con daño continuo en un suelo granular previamente reforzado con diferentes porcentajes de fibras de polipropileno, sometiéndolo a ciclos de carga y descarga.CONACYT – Consejo Nacional de Ciencia y Tecnologí

    Valore diagnostico dell’isteroscopia in office per la diagnosi precoce del carcinoma endometriale

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    Obiettivi: confrontare l'esperienza clinica da noi accumulata, nel campo della diagnostica isteroscopica, con i dati presenti in letteratura in termini di affidabilità diagnostica e accettabilità dell'isteroscopia "in office" con esclusivo approccio vaginoscopico; confrontare i dati circa l'accuratezza diagnostica per mezzo delle risposte istologiche che ci pervengono dalle sistematiche microbiopsie multiple mirate, nella diagnosi delle patologie neoplastiche dell'endometrio e dei precursori. Materiali e metodi: lo studio, condotto in maniera prospettica, ha coinvolto 223 donne, che sono state sottoposte ad isteroscopia od in seguito a diagnosi ecografica di ispessimento endometriale, o per sospetto di patologia neoformativa intracavitaria ed asintomatiche, o che riferivano perdite ematiche anomale (AUB). Tutti gli esami sono stati eseguiti in videoisteroscopia, con approccio vaginoscopico, e sono stati effettuati prelievi bioptici sistematici del tessuto endometriale sospetto. A tutte le pazienti è stato, infine, chiesto di valutare il discomfort provato nel corso dell’esame, secondo una scala analogico-visiva. Risultati: l'indagine condotta ha messo in evidenza che soltanto 3 donne (1,4%) hanno riferito un dolore tale da non consentire la prosecuzione dell'esame (3-4/5) e 21 (9,4%) un dolore moderato-intenso (2-3/5), contro le 87 donne (39%) per le quali il dolore è rientrato nel range della sopportabilità (1/5); 112 pazienti (50,2%), hanno riferito soltanto un dolore minimo o un leggero discomfort. Dei 223 casi, 4 sono stati positivi veri; 8 positivi falsi; 0 negativi falsi; 211 i negativi veri. È risultata quindi una sensibilità del 100% ed una specificità del 96,4%. Conclusioni: dai dati della letteratura si evince come la maggior parte degli Autori abbia rivolto la propria attenzione, nel testare l'accuratezza delle varie metodiche diagnostiche, solo su donne con AUB, quindi sintomatiche. L’isteroscopia moderna "eseguibile in office", esame di 2° livello, per la sua affidabilità diagnostica, ha modificato radicalmente l'atteggiamento diagnostico nei confronti delle patologie endometriali, specie nei soggetti a rischio. Rimane ancora qualche limite, dovuto al fatto che alcune aree neoplastiche insospettabili non vengono sottoposte a prelievo mirato, motivo per cui diventa fondamentale la collaborazione diretta e immediata con l’anatomopatologo durante l’esame

    Tecniche di diagnosi prenatale a confronto

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    Obiettivo: scopo del nostro lavoro è stato quello di confrontare e valutare le metodiche diagnostiche per la diagnosi prenatale. A causa delle incertezze delle indagini di screening, da una parte, e dei rischi legati alle procedure invasive dall’altra, c’è attualmente un considerevole interesse nello sviluppo di nuovi approcci finalizzati ad una diagnosi prenatale non invasiva. Il recupero, l’isolamento e lo studio di cellule fetali dal sangue materno rappresentano il più promettente mezzo diagnostico non invasivo. Materiale e metodo: abbiamo analizzato campioni di sangue di 50 donne gravide selezionate da sottoporre ad amniocentesi (alla 15ª- 18ª settimana) per una o più indicazioni. Risultati: confrontando i dati ottenuti con i risultati delle amniocentesi, si è visto che tutti quei casi dove fu rilevato un numero significativamente più alto di FNRBCs (coefficiente di significatività p<0,01) nel sangue materno, corrispondevano ad alterazioni genetiche identificate con l’amniocentesi Conclusioni: la ricerca delle FNRBCs (coefficiente di significatività p<0,01) nel sangue materno rappresenterebbe un significativo test di screening che da un lato aumenterebbe il numero di casi di diagnosi prenatale positiva e dall’altro diminuirebbe il numero di amniocentesi

    Paralisi cerebrale infantile: è realmente colpa del ginecologo-ostetrico?

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    Scopo del nostro studio è quello di saggiare le informazioni che hanno i medici specialisti sulle diverse cause di PCI e sui fattori ad essa correlati. Ciò alla luce dei più recenti dati della letteratura scientifica, che smentiscono la responsabilità dell’ostetrico-ginecologo, attribuendo alle cause antepartum il ruolo più importante

    Incidenza di gravidanza gemellare nei protocolli di fecondazione assistita

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    Obiettivo: lo studio è stato effettuato per evidenziare l'incidenza di gravidanze gemellari o plurigemellari, nei protocolli di fecondazione assistita presso il centro FIVET del reparto di ginecologia e ostetricia. Materiali e metodi: presso il nostro centro di fecondazione assistita del presidio ospedaliero Ascoli Tomaselli sono state esaminate, dal 1993 al 2002, 1.270 coppie di età compresa tra i 25 e i 40 anni, di cui 470 infertili per fattore maschile, 490 infertili per fattore femminile, 120 per cause di entrambi i partner e infine 190 sine causa. Tutte le coppie, divise in relazione alla causa di infertilità, sono state avviate per il 50% a protocollo FIVET, per il 30% a rapporto mirato e per il restante 20% a inseminazione intrauterina per un totale di 3 cicli. Risultati: nelle 1.270 coppie esaminate presso il nostro centro di fisiopatologia della riproduzione umana sono state ottenute 281 gravidanze, di cui 238 singole (84%), 41 gemellari (15%) e 2 trigemini (1%). Conclusioni: l'incidenza di gravidanza gemellare, con l’introduzione delle metodiche di fecondazione assistita,negli ultimi 25 anni è passata dall’1% al 15%

    Valutazione della cervice uterina nella minaccia di parto pretermine tramite l’ecografia transvaginale

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    Obiettivo: scopo del nostro studio è stato quello di mettere in evidenza una relazione significativa tra lunghezza della cervice uterina ed evento parto pretermine, dimostrando come l’utilizzo dell’ecografia transvaginale, nelle pazienti sintomatiche, fornisca informazioni importanti per distinguere il vero dal falso travaglio. Materiali e metodi: presso il nostro dipartimento sono state esaminate 1.516 cartelle ostetriche relative ai mesi gennaio 2003-dicembre 2004. Sono stati estrapolati 108 casi di donne con minaccia di parto pretermine che avevano un’età gestazionale compresa tra 24 e 36 settimane, l’età media 16-42 anni. Risultati: nel 79,6% delle 108 pazienti la lunghezza cervicale era � 15 mm ed il funneling era presente nel 34,9%. Nessuna di queste pazienti partorì entro 7 gg dal ricovero. Nel 20.4% delle pazienti che presentavano una lunghezza cervicale � 15 mm, il funneling era presente nell’81,8% dei casi. Il parto entro 7 gg ha avuto luogo nel 37% delle 22 pazienti. Conclusioni: il 7,4% delle 108 pazienti ricoverate con diagnosi di minaccia di parto pretermine ha partorito entro 7 gg dal ricovero. L’analisi statistica ha mostrato che l’unico elemento significativo per la determinazione del parto entro 7 giorni è risultata l’associazione tra la lunghezza cervicale � a 15 mm e la presenza di funneling

    Consenso informato: età ed istruzione possono influire?

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    Riassunto: influenza di fattori quali l’età e l’istruzione delle pazienti sulla comunicazione medico-paziente e sulla compliance nei confronti del consenso informato. Obiettivi: evidenziare la presenza di una relazione tra età, istruzione e stato emotivo delle pazienti con il grado di comunicazione medico-paziente e la compliance verso il consenso informato; rilevare una relazione tra il grado di comunicazione medico-paziente e la compliance nei confronti del consenso informato. Pazienti e metodi: il nostro studio è stato condotto nel reparto di Ginecologia ed Ostetricia del Plesso Ospedaliero “Ascoli-Tomaselli” di Catania, dal dicembre 2005 all’aprile 2006, su 100 pazienti che dovevano sottoporsi ad una procedura chirurgica, alle quali è stato somministrato un questionario, subito dopo la firma del relativo consenso informato, con la richiesta di rispondere alle domande, liberamente, in forma anonima, in assenza del medico e senza alcun limite di tempo. Le pazienti sono state suddivise, ai fini dell’analisi statistica, in 2 fasce d’età (pazienti dai 20 ai 40 anni e pazienti dai 40 anni in su) ed in 2 fasce in base al titolo di studio (medio-basso e superiore). Per testare la significatività dei risultati è stato utilizzato il test del chi quadrato con la correzione di Yates o, quando necessario, il test di Fisher, considerando il test da non significativo con valori di p>0,05 ad altamente significativo con valori di p<0,0001. Risultati: i risultati sono stati diversi. Tra questi si è visto che la compliance nei confronti del consenso informato presenta una relazione significativa sia con l’età delle pazienti considerate (p=0,01), sia con la loro istruzione (p<0,01). L’81% delle pazienti non rinuncerebbe al consenso informato, il 9% preferisce non essere informata ed il 10% non saprebbe cosa scegliere. Infine, altamente significativa, è risultata la relazione tra il grado di comunicazione medico-paziente e la compliance delle pazienti nei confronti della procedura del consenso informato (p<0,0001). Conclusioni: due fattori quali l’età e il grado d’istruzione della paziente possono influenzare la compliance nei confronti della procedura del consenso informato, poiché sono le pazienti di età superiore e con un titolo di studio medio-basso a porsi con atteggiamento più riluttante nei confronti di questa procedura. Abbiamo, infine rilevato quanto la qualità della comunicazione tra medico e paziente possa pesantemente influenzare la preferenza del paziente a sottoporsi al consenso informato

    Letters

    No full text
    Several letters to the editor are presented in response to articles in previous issues, including CPE is Broke; Let\u27s Fix It, by Nita J. Clyde in the December 1998 issue, A Replacement for CPE, in the March 1999 issue and It\u27s Time to Simplify Accounting Standards, by Dennis Beresford in the March 1990 issue

    Miomectomia in corso di taglio cesareo

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    Il fibroleiomioma è il più frequente tumore dell’utero e a volte può esser presente anche durante il periodo della gravidanza. In questo lavoro vengono riportati 11 casi di pazienti gravide con fibroleiomioma di diametro superiore o uguale ai 5 cm e sottoposte a miomectomia durante il taglio cesareo. Dopo l’intervento non si sono osservate complicazioni e solamente 2 pazienti hanno necessitato di emotrasfusione perché piastrinopeniche. Questo studio retrospettivo vuol sottolineare che la miomectomia può essere eseguita durante il taglio cesareo senza significativa morbilità, se effettuata con tecnica appropriata e rigorosa
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