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    LA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA LEGATA AL RUSCELLAMENTO SUPERFICIALE NELLA CITTÀ DI MATERA TRA COMMISTIONE DI FORME URBANE E FORME DEL PAESAGGIO FISICO

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    The Matera town is located on a plateau made of Mesozoic limestone covered by a Pleistocene bioclastic calcarenite, moderately cemented and easily mouldable, as shown by the presence of the well-known cave-houses of the Sassi area. Water management has always been a central issue throughout the history of the city: for millennia, urban development has guaranteed the balance between humans and environment. Climate changes coupled to anthropic interventions sharply compromised such a relationship

    Into the Un(Known). Unveiling Science's intrinsic Art

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    Entrerete in un mondo nuovo e quasi astratto, apparentemente innaturale. Sarete circondati da suoni e immagini familiari e allo stesso tempo distanti dalla vostra quotidianità. Gli eventi in cui vi troverete immersi sono comuni nella vita di tutti i giorni, anche se non li riconoscete perché “silenziati”. Sono, infatti, fenomeni che acquistano importanza su scale molto grandi, cosmiche potremmo dire, e in condizioni fisiche incompatibili con la vita umana. A raccontarvi questo meraviglioso mondo sarà la “voce” familiare della luce, la radiazione elettromagnetica prodotta dalle varie sorgenti astrofisiche sparse nell’Universo, il principale canale di comunicazione a disposizione degli astronomi per indagare i più reconditi segreti del Cosmo. La luce, esploratrice instancabile, ci racconta gli scenari in cui è stata generata: esplosioni di Supernovae, materia che cade in un buco nero, brillamenti solari, e molto altro. Fenomeni lontani e misteriosi che sfuggono alla nostra esperienza diretta, ma che da anni sono al centro delle ricerche scientifiche più avanzate. Preparatevi ad entrare nell'ignoto, lasciate che la luce vi mostri l'invisibile

    Analisi sedimentologica del Sintema di M. Sirico (parte alta della successione del Bacino dell’Ofanto), Appennino Meridionale, Basilicata

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    Durante il Plio-Pleistocene l’evoluzione tettonica della catena sudappenninica ha determinato le condizioni per la formazione di bacini satellite documentate da spesse successioni terrigene, in alcuni casi ben esposte. Le unità attribuite al Bacino dell’Ofanto sono state, in recenti lavori, distinte in unità a limiti inconformi (UBSU), che rivelano il forte controllo tettonico sulla sedimentazione. Dal più antico al più recente sono stati definiti i supersintemi di Aquilonia, Ariano Irpino – Calitri e della Fiumara di Atella, a loro volta suddivisi in sintemi e subsintemi. Queste unità sono ben affioranti in sovrapposizione da ovest verso est. La successione del Supersintema della Fiumara di Atella affiora lungo il settore nod-est del bacino, in una struttura sinclinale successivamente fagliata. Il Supersintema della Fiumara di Atella è suddivisa nei Sintemi della Difesa e di Monte Sirico, il primo costituito da depositi di transizione, il secondo da depositi continentali. In questa nota si riportano i risultati dell’analisi stratigrafico-sedimentologica dei depositi attribuiti al Sintema di Monte Sirico. Tale unità, corrisponde ad una fase di ulteriore deformazione del Bacino dell’Ofanto che determinò un nuovo depocentro separato dall’avanfossa, confinato a ridosso dei thrust esterni e caratterizzato da sedimentazione fluvio-palustre. I terreni del Sintema di Monte Sirico poggiano, in discordanza, sia sulle unità plioceniche deformate del Bacino dell’Ofanto, sia sul substrato pre-pliocenico; hanno una età compresa fra il Pliocene superiore e il Pleistocene inferiore (sono sottostanti ai prodotti vulcanici del Monte Vulture di età compresa tra 6747 ka e 13212 ka). La successione stratigrafica del Sintema di Monte Sirico, spessa alcune centinaia di metri, è costituita da litofacies prevalentemente conglomeratiche lungo i margini del bacino, riferibili a sistemi alluvionali. La dispersione doveva essere di tipo centripeto: negli affioramenti sud-occidentali gli apporti sono dalle unità plioceniche precedentemente deformate e dalle unità mesozoiche delle unità lagonegresi, affioranti a San Fele; in quelli nord-orientali l’alimentazione è dalla dorsale appenninica in crescita. Nell’area depocentrale del bacino, invece, prevalgono i depositi siltoso-argillosi palustri, con intercalati conglomerati canalizzati

    Evoluzione sedimentaria della successione alluvionale e lacustre quaternaria del Bacino di Venosa (Italia meridionale)

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    Con la sedimentazione dei depositi della formazione dei Conglomerati di Irsina l’area di avanfossa plio-pleistocenica (Fossa Bradanica), compresa tra la catena sudappenninica - tratto in cui affiorano i depositi vulcanici di Monte Vulture - e l’avampaese apulo, passa da area in subsidenza ad area in sollevamento. Nella fase di sollevamento si alternarono periodi di modellamento a periodi deposizionali; questi ultimi sono legati anche all’apporto di sedimenti vulcanici provenienti dal vulcano Vulture. Nella stessa fase si forma la paleovalle del Bacino di Venosa (BV) impostata su una serie di faglie distensive a componente trascorrente, orientate in direzione N110°±5°, N130° ed est, ovest. Nella prima fase di modellamento della paleovalle si formano tre ordini di terrazzi alluvionali (subsintemi di Ciciriello, Pezza della Breccia e Masseria Impiso) raggruppati nel sintema di Sant’Angelo. Nel successivo evento deposizionale si forma, con spessore variabile da circa 35 m a poco più di 80 m, la successione del BV costituita da terreni a composizione prevalentemente vulcanica, di ambiente alluvionale e in minore percentuale lacustre, con subordinati strati di vulcaniti primarie di flusso piroclastico e di caduta separati da superfici di discontinuità. Queste ultime, associate a discordanze angolari sin sedimentarie e a spessi paleosuoli, permettono di suddividere la successione epiclastica in tre sintemi correlati, attraverso markers vulcanici, ai sintemi di Foggianello, Barile e Melfi, già distinti al Monte Vulture, e di raggrupparli insieme al sintema di Sant’Angelo nel supersintema di Monte Vulture (età compresa tra 687±8 ka e 530±22 ka). Lo studio dei caratteri deposizionali della successione epiclastica permette di attribuire i depositi del sintema di Foggianello a una piana alluvionale ghiaiosa di tipo braided, con paleo flusso nei quadranti orientali, e i depositi del sintema di Barile a piccoli bacini lacustri alimentati da canali ad elevata sinuosità. Segue una fase di intensa attività tettonica espressa nel BV da faglie sub-verticali orientate in direzione N90°±5° e N103°±2° su cui si imposta la successiva fase di reincisione dei depositi epiclastici. In questa ultima fase l’accrescimento del reticolo idrografico del Fiume Ofanto determina la cattura delle acque del BV e la formazione di altri tre episodi deposizionali individuati da tre unità terrazzate. Due delle tre unità (subsintemi di Toppo di Maggio e li Scafoni) sono comprese nel sintema del Torrente Olivento e una nel sintema di Caperroni; i due sintemi sono compresi nel supersintema di Monticchio. Alle tre fasi evolutive, infine, sono stati associati schemi paleogeografici, suddivisi per sintema, che consentono di raffigurare le fasi di modellamento, sedimentazione e reincisione del BV dal Pleistocene medio al Pleistocene superiore

    Late Pleistocene differential uplift inferred from the analysis of fluvial terraces (southern Apennines, Italy)

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    The stratigraphic architecture and morphological assemblage of the Pleistocene fluvial terraces contained in two contiguous fluvial valleys are used to understand the spatial distribution and the timing of the differential uplift that affected two different geological and geomorphological settings of an active orogen. The study areas, both placed in the eastern sector of the southern Apennines of Italy, are the Sant'Arcangelo sedimentary basin and the Valsinni Ridge anticline. Pleistocene uplift rate of 0.7–0.9 mm y−1 and historical earthquakes affecting those areas suggest active tectonics. Based on the synthem units used to classify the fluvial deposits in the field, several strath, fill, and fill-cut terraces have been mapped in the middle valleys of the Agri and Sinni rivers. Four Middle Pleistocene high terraces (Qes) are found in the Sant'Arcangelo Basin and cut its infill, and three Late Pleistocene lowterraces (Qt) are found at both the Agri and Sinni valley flanks. The Agri and Sinni rivers cross-cut the NW–SE-oriented fold-and-thrust belt of the southern Apennines from W to E, producing a transverse drainage. As a result, ten- to hundred-metre deep gorges and wide floodplains were created in the middle reach of the river valleys. Computation of the bedrock incision rates from the Qes1, Qes4, and SQt1 terraces, corresponding to 1.2 ± 0.2 mm y−1 at 400–240 ka and 0.8 ± 0.2 mm y−1 in the last 240 ka, together with the terrace profile arrangements in the Agri and Sinni valleys, allow for the documentation of i) the differential uplift of the study area and ii) the age of terrace abandonment corresponding to the beginning age of the vertical incision in the valley floor sediments to form the Qt terraces. The differential uplift is subsequently discussed in a space and time–sequence evolution of the Late Pleistocene to assess the complex morphotectonic development that occurred in the eastern threshold of the basin. The differential uplift of both the Sant'Arcangelo Basin and Valsinni Ridge would appear to indicate that buried fold-and-thrust structures that affect the Mesozoic–Cenozoic sedimentary nappes are still active, and they also controlled the slab retreat processes in the Mediterranean region during the Late Pleistocene
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