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La Qualità della Vita (QoL) in soggetti affetti da obesità di grado elevato: ruolo dell’Educazione Terapeutica (ET)
Premesse: recenti revisioni della letteratura dimostrano che il decremento ponderale è correlato ad un
significativo miglioramento della QoL, valutata attraverso SF36, sotto il profilo somatico ma non mentale, con
possibili ripercussioni sull’esito del trattamento a medio e lungo termine.
Obiettivi: valutare, attraverso uno studio pilota, il ruolo di un intervento di gruppo multidisciplinare, definito
Educazione alla Scelta e Consapevolezza, basato sui principi dell’ET (Report of a WHO Working Group
1998), nell’aiutare i pazienti obesi, con o senza binge eating, a migliorare i propri comportamenti alimentari e
la QoL.
Metodi: 70 soggetti obesi (13M-45,9±9,8aa-BMI43,4±8,4kg/m2; 57F-46,5±11,2aa-BMI42,4±7,4kg/m2) sono
stati reclutati presso il C.A.S.C.O.; sono stati rilevati colesterolo totale, C-LDL, C-HDL,trigliceridi e glicemia
e analizzate le abitudini alimentari mediante FFQ; è stato delineato il profilo psicologico attraverso test SCL90
e BES e valutata la QoL attraverso SF36. Tutti i parametri sono stati valutati all’arruolamento (T0) e dopo 8
incontri di gruppo di ET a cadenza quindicinale (T8). Le differenze sono state confrontate assumendo un p
value < 0.05.
Risultati: al T8 si osserva un significativo miglioramento di tutti i parametri ematochimici esaminati e dello
score SF36 in entrambe le aree della QoL, somatica (57,1±23,4 vs 67,9±21,1) e mentale (58,7±21,7 vs
71,6±21); le scale di somatizzazione, ossessione-compulsione, ipersensibilità interpersonale e depressione
dell’SCL90, che al T0 presentano uno score >1 (patologico) risultano normalizzate, e lo score BES, borderline
al T0 (17,1±9,1) migliora significativamente al T8 (8,3±7,18); l’eccessivo consumo di alimenti di origine
animale e dolci si riduce significativamente, mentre aumenta l’assunzione di pesce, legumi, ortaggi e frutta,
sebbene il decremento ponderale risulti di soli 3,2±4,16 kg (BMI -1,19±1,55 kg/m2), senza differenze
statisticamente significative tra i 2 sessi.
Conclusioni: il percorso di ET ha determinato un significativo miglioramento della QoL, sia sotto il profilo
mentale che somatico, nonché delle abitudini alimentari. Tale risultato assume particolare rilevanza in
relazione al modesto decremento ponderale, riconducibile alla scarsa motivazione e dichiarata resistenza che i
soggetti hanno mostrato all’intervento dietoterapico. Occorre sottolineare la necessità di ottimizzare
l’integrazione del lavoro di nutrizionisti e psicologi, individuando nuove strategie d’intervento dietoterapico,
incentrate sul counseling, da utilizzare durante il percorso di ET
Educazione Terapeutica (ET): risultati di uno studio pilota condotto su un campione di soggetti obesi
P. 32 Educazione Terapeutica (ET): risultati di uno studio pilota condotto su un campione di soggetti obesi.
MF Calabria, G Casella, LM Donini, G Gavarini, A Genco, AM Gusti, L. Gnessi, G Guida,L Gulizia, S. Mariani, G Merola, A Pinto, G Polidoro, E Prosperi.
Centro di Alta specializzazione per la Cura e dell’Obesità (C.A.S.C.O.) – Dip Medicina Sperimantale e Dip. Scienze Chirurgiche dell’Azienda Policlinico “Umberto I”. Sapienza Università di Roma
Introduzione e Obiettivi: L’obesità è una patologia cronica complessa. Il trattamento multidisciplinare (restrizione calorica, esercizio fisico e modifica dello stile di vita>), pur adeguato nel breve temine, si rivela inefficace dopo un anno nell’80% dei casi. Analogamente alle altre patologie croniche, i risultati migliori si ottengono nei soggetti informati, in grado di gestire le oscillazioni del tono dell’umore e le fluttuazioni di ansia e stress. In tal senso ET rappresenta un consolidato paradigma di cura nel diabete. Attraverso uno studio pilota è stata valutata l’efficacia dell’ET in un campione di soggetti obesi.
Materiali e Metodi: E’ stato testato un percorso educativo, basato su metodologie di apprendimento mindful, con orientamento Cognitivo-Comportamentale di terza generazione, articolato in 8 incontri di gruppo, quindicinali, durante i quali sono state affrontate le seguenti aree tematiche: corpo, alimentazione, attività fisica, sensi, mente, emozioni: Presso il C.A.S.C.O. sono stati reclutati 22 pazienti (8M e 14F, età 49,3± 13 anni) e rilevati: parametri antropometrici (statura, peso, circonferenza vita-CV), ematochmici (colesterolo totale-CT, C-HDL, C-LDL, trigliceridi-TG, glicemia-G e psicologici ( test SCL90, SF36, BES). Le valutazioni sono state effettuate al T0 e ripetute alla fine del percorso (T8). I risultati a T1 e T8 sono stati confrontati mediante T-test (significatività p<0,05).
Risultati: T1: peso 122±28,7 Kg, BMI 43±8 kg/m2 e CV 124±15,3 cm; CT 200,8±45,8 mg/dl, C-HDL 54,2±19,4, C-LDL 126,5±49,4, TG 123±56,1 mg/dl e G 106,5±46,5; score SCL90 0,99±0,7, SF36 56,3±19,2, BES 14,4±7,5. Variazioni significative osservate al T8 (p<0,05): peso -4,7±6,9 kg; BMI -1,6±2,3 kg/m2; CV -4,1±6,9 cm; CT-8,2±15,2mg/dl; BES -6,6±5,3; SCL90Globale -0,2±0,3; SCL90Ansia -0,26±2,27; SCL90Depressione -0,33±33p; SF36 -11±11,5.
Conclusioni: Dai risultati emerge un significativo miglioramento dei parametri antropometrici, ematochimici, e dei test psicometrici, che corrisponde ad una significativa riduzione della percentuale di soggetti classificati come patologici o dubbi al T1 al BES e all’ SCL90. La percentuale di soggetti con uno score indicativo di bassa qualità di vita (SF36) si è ridotta ( 38,9% vs 11,1%) al T8 sebbene in misura non significativa (test , pχ2=0,06). Questo studio pilota costituisce, quindi, un’incoraggiante premessa per un successivo studio caso-controllo, finalizza a verificare l’efficacia dell’ET nell’ambito del trattamento multidisciplinare dell’obesit
A multi-element psychosocial intervention for early psychosis (GET UP PIANO TRIAL) conducted in a catchment area of 10 million inhabitants: study protocol for a pragmatic cluster randomized controlled trial
Multi-element interventions for first-episode psychosis (FEP) are promising, but have mostly been conducted in non-epidemiologically representative samples, thereby raising the risk of underestimating the complexities involved in treating FEP in 'real-world' services